Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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e pestando i piedi): o!  Noi  No! Non voglio mutata la testa!
sé): La disgrazia è di  noi  Ministri, ora che il Re non dorme più!
Re): Cominciamo  noi  ad augurare ogni bene agli sposi. Dicono che gli auguri dei
da Milano, non deve dispensarsi dalla salita al Duomo da  noi  citata a pag. 14,
onta di tante circostanze a  noi  sfavorevoli. A Mentana, io ho veduto i mercenari fuggire
Marco Lucullo edificò il suo castello era lo stesso in cui  noi  lasciammo la nostra Clelia coi compagni e forse alcuna fra
al di sotto del punto di rugiada. Ci assicurò che contro di  noi  non aveva alcun risentimento personale, ma che la legge,
pernottare, era inutile che insistessimo (in realtà,  noi  non avevamo insistito per nulla), dovevamo tornare
nessuno vi vede. Come facciamo? Io dissi che anche  noi  avevamo il massimo rispetto per la legge, ma che l'
noi, spettava decidere il da farsi. Oltre a tutto, il testo  noi  non lo conoscevamo neppure. A mano a mano che la vicenda si
disposto a prendere i provvedimenti opportuni affinché  noi  non evadessimo, la legge sarebbe stata salva, e in fondo
evadessimo, la legge sarebbe stata salva, e in fondo anche  noi  avremmo raggiunto il nostro scopo di respirare aria buona,
avrebbe mandato uno dei suoi uomini a verificare che  noi  salissimo effettivamente sulla prima corriera del giorno
giorno dopo, quella delle undici, e tutti andammo a letto.  Noi  due ci svegliammo al mattino dopo freschi e riposati, ed
lieve vaghiamo. La nostra Fata seco ci mena: Quante miserie  noi  confortiamo! (Si vede sorgere lentamente la fata Rosabianca
che la complessione del Villano non potrebbe essere a  noi  più propizia, poiché egli ha avuto in sorte da Natura una
e disadatti davanti alle trivialità dell' agire concreto.  Noi  saremmo quindi incapaci di procurarci un sostentamento più
della nostra nobiltà? Chi potrebbe disconoscere in  noi  il coronamento ed il vertice della Creazione? Il nostro
ci rinnovi (a quale prezzo, sorelle!) ripristinando in  noi  quelle facoltà positive ed attive che noi oggi detestiamo
ripristinando in noi quelle facoltà positive ed attive che  noi  oggi detestiamo ed irridiamo nelle specie vili di cui ci
di non essere io al posto suo. Barbara si aggirava tra  noi  come un rinoceronte. - Facciamo la votazione, allora! Non
vedere -. Si è messo a sghignazzare aspettandosi che anche  noi  avremmo fatto lo stesso, ma non è stato cosi. Siamo rimasti
nella valle. Era una penitenza esagerata. Nessuno di  noi  aveva voglia di vedere la fessa di Barbara. Era una
- Non dite niente voi? - ha piagnucolato. - Siete come lui!  Noi  zitti. - Va bene. Ma non mi vedrete mai più. Lo giuro sulla
convoglio centosettantaquattromila; ventinove soltanto fra  noi  hanno sopravvissuto fino all' ottobre, e di questi, otto
ventuno, e l' inverno è appena incominciato. Quanti fra  noi  giungeranno vivi al nuovo anno? Quanti alla primavera? Da
hanno distribuito cappotti se non a qualche privilegiato;  noi  siamo un Kommando specializzato, il quale, in teoria, non
il quale, in teoria, non lavora che al coperto: perciò  noi  siamo rimasti in tenuta estiva. Noi siamo i chimici, e
che al coperto: perciò noi siamo rimasti in tenuta estiva.  Noi  siamo i chimici, e perciò lavoriamo ai sacchi di fenilbeta.
squame bruciate. Poi le incursioni si sono interrotte, e  noi  abbiamo riportato i sacchi nel magazzino. Poi il magazzino
i sacchi nel magazzino. Poi il magazzino è stato colpito, e  noi  abbiamo ricoverato i sacchi nella cantina del Reparto
limitati a questi: gli altri hanno ricevuto i cappotti e  noi  no; gli altri portano sacchi di cinquanta chili di cemento,
gli altri portano sacchi di cinquanta chili di cemento, e  noi  sacchi di sessanta chili di fenilbeta. Come pensare ancora
Bau 939, ed è corsa la voce che sarebbero stati scelti fra  noi  gli analisti per il reparto Polimerizzazione. Adesso basta,
risposta è una: le forze non ci basteranno. Tutto intorno a  noi  parla di disfacimento e di fine. Metà del Bau 939 è un
davanti all' avanzata dei russi: hanno portato fino a  noi  la voce della lotta leggendaria nel ghetto di Varsavia, e
coll' arrivo dei convogli di Lodz e di Transilvania,  noi  abbiamo superato l' effettivo di cinquanta Häftlinge, il
dire di un cesso a due posti riservato al nostro Kommando.  Noi  non siamo insensibili a questo segno di distinzione, che fa
il Kapo registra ed è soddisfatto. Non restiamo ormai che  noi  diciotto della fenilbeta, oltre ai prominenti del Kommando.
sia perché ne trarrà lui pure dei vantaggi: infatti  noi  due siamo ormai legati da uno strettissimo patto di
in glottologia; tuttavia è lui il capo-laboratorio. Con  noi  non parla volentieri, ma non sembra mal disposto. Ci chiama
la temperatura è meravigliosa: il termometro segna 24ä.  Noi  pensiamo che ci possono anche mettere a lavare la vetreria,
pur di restare qui dentro, e il problema dell' inverno per  noi  sarà risolto. E poi, a un secondo esame, anche il problema
la sorte, battendo strade insospettate, ha fatto sì che  noi  tre, oggetto di invidia per i diecimila condannati, non
le selezioni. In queste condizioni, persone meno esperte di  noi  delle cose del Lager potrebbero anche essere tentate dalla
speranza di sopravvivere e dal pensiero della libertà.  Noi  no, noi sappiamo come vanno queste faccende; tutto questo è
di sopravvivere e dal pensiero della libertà. Noi no,  noi  sappiamo come vanno queste faccende; tutto questo è un dono
delle squadre, il Kapo chiama prima di tutti gli altri  noi  tre del Laboratorio, "die drei Leute vom Labor". In campo,
Qui è diverso. Di fronte alle ragazze del laboratorio,  noi  tre ci sentiamo sprofondare di vergogna e di imbarazzo. Noi
noi tre ci sentiamo sprofondare di vergogna e di imbarazzo.  Noi  sappiamo qual è il nostro aspetto: ci vediamo l' un l'
di fango e del grasso regolamentare. E poi, al nostro odore  noi  siamo ormai avvezzi, ma le ragazze no, e non perdono
"così giovane e già puzzi!", così si usa accogliere fra  noi  i nuovi arrivati. A noi queste ragazze sembrano creature
puzzi!", così si usa accogliere fra noi i nuovi arrivati. A  noi  queste ragazze sembrano creature ultraterrene. Sono tre
le unghie, rompono molta vetreria e poi cercano di darne a  noi  la colpa; quando scopano ci scopano i piedi. Con noi non
a noi la colpa; quando scopano ci scopano i piedi. Con  noi  non parlano, e arricciano il naso quando ci vedono
nomi, e sulla sua natura molto pensano e discutono: ma per  noi  la questione è più semplice. Oggi e qui, il nostro scopo è
per i nostri corpi indifesi, e tutto è grigio intorno, e  noi  siamo grigi; al mattino, quando è ancor buio, tutti
al sole le spalle aguzze: il peggio è passato. Accanto a  noi  è un gruppo di greci, di questi ammirevoli e terribili
anche una fila di colline basse, verdi di foreste: e a  noi  si è stretto il cuore, perché tutti sappiamo che là è
che là sono finite le nostre donne, e presto anche  noi  vi finiremo: ma non siamo abituati a vederlo. Per la prima
donne ucraine, il Lager dei francesi volontari, e altri che  noi  non conosciamo. Il nostro Lager (Judenlager,
lavoratori, che vengono da tutte le nazioni d' Europa; e  noi  siamo gli schiavi degli schiavi, a cui tutti possono
sommità è raramente visibile in mezzo alla nebbia, siamo  noi  che l' abbiamo costruita. I suoi mattoni sono stati
l' odio e la discordia, come la Torre di Babele, e così  noi  la chiamiamo: Babelturm, Bobelturm; e odiamo in essa il
nostri padroni, il loro disprezzo di Dio e degli uomini, di  noi  uomini. E oggi ancora, così come nella favola antica, noi
noi uomini. E oggi ancora, così come nella favola antica,  noi  tutti sentiamo, e i tedeschi stessi sentono, che una
a cui per quattro anni i tedeschi si adoperarono, e in cui  noi  soffrimmo e morimmo innumerevoli, non uscì mai un
tutto l' inverno ci era parso l' unico nemico, è cessato,  noi  ci siamo accorti di avere fame: e, ripetendo lo stesso
si potrebbe pensare di non aver fame? il Lager è la fame:  noi  stessi siamo la fame, fame vivente. Al di là della strada
di cui è grave, e ricomincia. Appoggiati alle nostre pale,  noi  stiamo a guardare affascinati. A ogni morso della benna, le
(era così buona, gialla, solida) e abbiamo smesso,  noi  sciocchi, noi insensati: se avessimo saputo! E se ci
così buona, gialla, solida) e abbiamo smesso, noi sciocchi,  noi  insensati: se avessimo saputo! E se ci dovesse succedere
Grossi Numeri conservano in tasca il loro pane; nessuno di  noi  anziani è in grado di serbare il pane per un' ora. Varie
della Cucina di Fabbrica. Oggi i litri sono cinquanta, e  noi  siamo quindici, Kapo e Vorarbeiter compresi. Sono tre litri
le miserie di Parigi, quali si manifestano a' dì nostri.  Noi  potremmo visitare, scriveva il Gaulois molti quartieri.
molti quartieri. Cosa strana, anche nei quartieri ricchi,  noi  troveremo dei miserabili; la stamberga del povero presso al
favolosi. Andiamo piuttosto verso le estremità; è là che  noi  troveremo delle viuzze larghe due metri, dei vicoli ciechi
donne mancanti di pane e di biancheria e che lavorano!  Noi  abbiamo la scelta tra le rovine, che datano da ieri, e
della Commissione di vigilanza sulle abitazioni insalubri;  noi  abbiamo pure il quartiere dorato, che ha la sua celebrità
indurre a queste creazioni da spirito di fratellanza.  Noi  non abbiamo nulla a dire dei loro sentimenti, nè delle loro
loro sentimenti, nè delle loro persone: non si tratta per  noi  che dei loro alloggi. Tutte queste abitazioni sono
nel suo covile, sotto pretesto di carità o di riforma. Ma  noi  non vi troveremo punto nè ammalati, nè donne. Anzitutto
ammalati, nè donne. Anzitutto un'abitazione è una stanza.  Noi  troviamo, quasi dappertutto più inquilini in una sola
dà al prigioniero, al condannato. Il signor Du Mesnil che  noi  abbiamo interrogato, propone di fornirci, a centinaia delle
l'indirizzo, delle stanzette che misurano otto metri cubi.  Noi  ne troviamo una nel suo rapporto che ne ha 6,41. Essa è
additano due camerette aventi metri cubi 4 e 80.  Noi  diciamo: Aria e spazio. È un orrore. Spazio se voi volete.
che a ciò gl'inquilini di queste case si abituino, ma  noi  pensiamo piuttosto che ne muoiono. I cessi danno sulle
or non ha guari esclamava: " Ecco ciò che esiste vicino a  noi  nella nostra città, nella nostra grande Parigi, nella
mescolandovi i ricordi di visite che vi avevamo fatte; ma  noi  temiamo di nausearvi dicendovi tutto. Non parliamo della
in gran numero? Poveri fanciulli! Trovate voi giusto che  noi  facciamo tante discussioni per la politica, che noi
che noi facciamo tante discussioni per la politica, che  noi  pensiamo a tante cose, che potrebbero bene attendere, e non
Eh! no, risponderemo ancora coll'articolista del Gaulois  Noi  parliamo ai nostri lettori, e questi non abitano in locande
mai le nostre parole potrebbero provocare dei risentimenti?  Noi  nulla possiamo insegnare sulle locande insalubri a coloro
ne conoscono tutte le miserie, nè hanno bisogno che  noi  le additiamo loro. Ma fortunatamente per Milano, città non
il passo e l' allineamento: ogni tanto qualcuno davanti a  noi  incespica e rotola nel fango nero, bisogna stare attenti a
araldico: Henri sta diventando nostro amico e parla con  noi  da pari a pari; L. ha assunto un tono paterno e
questo? sia lui che noi, sappiamo bene che è difficile che  noi  torniamo. Bisognerebbe fare qualcosa subito; potremmo
fra ordini di idee apparentemente estranei?) che per tutti  noi  Häftlinge la doccia è una faccenda assai sgradevole per
dei crematori di Birkenau è stato fatto saltare. Nessuno di  noi  sa (e forse nessuno saprà mai) come esattamente l' impresa
i frutti del loro odio. L' uomo che morrà oggi davanti a  noi  ha preso parte in qualche modo alla rivolta. Si dice che
sono bastati. Possono venire i russi: non troveranno che  noi  domati, noi spenti, degni ormai della morte inerme che ci
Possono venire i russi: non troveranno che noi domati,  noi  spenti, degni ormai della morte inerme che ci attende.
un altro metallo del nostro, se questa condizione, da cui  noi  siamo stati rotti, non ha potuto piegarlo. Perché, anche
siamo stati rotti, non ha potuto piegarlo. Perché, anche  noi  siamo rotti, vinti: anche se abbiamo saputo adattarci,
impallidendo. - So già che si cerca di gettare su di  noi  il sospetto d'aver assassinato il povero Sing-Sing, ma noi
noi il sospetto d'aver assassinato il povero Sing-Sing, ma  noi  vi proveremo l'insussistenza d'una tale mostruosa accusa. -
Rokoff? - chiese Fedoro. - Tutti sono convinti che  noi  abbiamo assassinato Sing-Sing e tutte le prove stanno
segreta, i quali hanno agito in modo da far ricadere su di  noi  questo infame delitto. Giunti nella stanza, il magistrato
assassinato un cinese: vi condannerà un tribunale cinese. -  Noi  protesteremo. - Fatelo. - Non ci lasceremo assassinare da
faccenda? - Ci hanno intimato l'arresto. - Ah! Bricconi! E  noi  obbediremo? - A che cosa servirebbe ribellarci? Sono i più
i suoi uomini. - Siamo pronti a seguirvi, però pensate che  noi  siamo europei, che siamo innocenti e che qualunque violenza
o carnefice che fosse, prendendo una posa da pugilatore. -  Noi  siamo europei - gridò. - Giù le mani! ... I due carcerieri
farci fucilare che lasciarci imprigionare. - No, amico,  noi  riacquisteremo presto la libertà perché la nostra innocenza
ai vostri uomini che siano meno brutali - rispose Fedoro. -  Noi  non siamo stati ancora condannati. - Darò gli ordini
minacciosamente. - Si tortura - rispose Fedoro. - E  noi  lasceremo fare? - Non spetta a noi intervenire. - Io non
- rispose Fedoro. - E noi lasceremo fare? - Non spetta a  noi  intervenire. - Io non posso tollerare ... - Devi resistere,
dell'azione, urlate nelle piazze i vostri entusiasmi;  noi  nei nostri gabinetti calcoliamo i mezzi di riuscita - voi
i mezzi di riuscita - voi fidate nell'intervento di Dio:  noi  numeriamo i nostri cannoni e le nostre navi corazzate - voi
dite: popolo, come direste venti milioni di combattenti;  noi  passiamo in rassegna l'esercito, e contiamo trecentomila
di tutti gli oppressi, di tutti i malcontenti di Europa;  noi  domandiamo l'appoggio o la neutralità di potenti nazioni -
neutralità di potenti nazioni - voi minacciate e sfidate,  noi  destreggiamo perchè ci lascino fare - voi vi fate beffe
ci lascino fare - voi vi fate beffe della diplomazia;  noi  ci facciamo diplomatici per ischermircene. «Ecco perché ci
ci chiamate moderati, uomini della paura! Moderati? Oh sì!  noi  lo siamo ... La moderazione è da esseri ragionevoli - i
giustizia, voi la chiamereste prudenza. Una sola cosa  noi  temiamo: perdere il frutto del sangue versato a prezzo di
traditori! Abbiamo fatto il callo alle vostre invettive!  Noi  aspetteremo fino a quando la convinzione del poter fare non
giorni della attesa non saranno sprecati per opera nostra.  Noi  non turberemo la fede del popolo con suggestioni nefande;
a divenire nazione. «Non è malva, non è oppio quello che  noi  spargiamo nei circoli, nelle associazioni degli operai,
nelle associazioni degli operai, nelle scuole gratuite da  noi  favorite e protette. Noi insegniamo la libertà ogni
operai, nelle scuole gratuite da noi favorite e protette.  Noi  insegniamo la libertà ogni qualvolta voi non ci
progresso i molti che finora le guardarono con isgomento.  Noi  vogliamo persuadere gli onesti di tutte le classi che
al banchetto delle nazionalità redente, e vengano con  noi  a celebrare la Pasqua di riconciliazione. Non è vero,
a quella libertà che è il dono più prezioso del Signore,  noi  vi difenderemo! Alessandro, Alessandro! Pietro vince in
queste chiese; il suo nome non vi verrà mai fatto.  Noi  in comunione coll'antipapa? Mai! Viva Alessandro! Il
era tanto impaziente di raccontarci la sua storia quanto  noi  di ascoltarla. La strada c'era sembrata lunga. Perciò non
sai bene, sorella mia - affrettossi a dire l'Albani - che  noi  non abbiamo diritto di chiamarci sposi dinanzi alla
della solitudine e dell'amore. «In meno di dieci anni,  noi  apprendiamo tutta la scienza vera - in meno di due mesi,
vera - in meno di due mesi, per mezzo dei palloni aerei,  noi  vediamo tutto il globo nella sua vasta circonferenza, noi
noi vediamo tutto il globo nella sua vasta circonferenza,  noi  conosciamo i costumi di tutti i popoli; nulla più ci resta
pubblicata la mia domanda ... Per un mese e tre giorni  noi  vivremo disgiunti, come impongono le leggi di petizione.
disgiunti, come impongono le leggi di petizione. Fra  noi  ogni comunicazione sarà sospesa ... E quand'io tornerò a
cristiani morti dagli Ariani al tempo di Sane Ambrogio; ma  noi  non dubitiamo a supporre vengano dall'ospedale del Brolio
con un poco di buona volontà, non si possa provvedere da  noi  largamente e con piú giudizio ai semplici desiderî del gran
dimostrato già a quest'ora le due cose, cioè che anche da  noi  si saprebbe fare come gli altri, e col tempo forse molto
mesi prima, contavamo ormai fra gli anziani. Come tali,  noi  del Kommando 9. non ci eravamo stupiti che le promesse
prova si rivelavano ironicamente inconsistenti e vani.  Noi  avevamo creduto che ogni cosa sarebbe stata preferibile
pezzi intorno a noi, come colpita da una maledizione in cui  noi  stessi ci sentivamo coinvolti. Abbiamo dovuto sudare fra la
raddoppiò. Nessun tedesco poteva ormai dimenticare che  noi  eravamo dall' altra parte: dalla parte dei terribili
con le percosse, a cui non dolgono più le percosse. A  noi  l' accesso ai rifugi corazzati era vietato. Quando la terra
caso non è stato il solo; come già si è detto, altri fra  noi  avevano rapporti di vario genere con civili, e ne traevano
essere in grado di superare la barriera di casta. Infatti,  noi  per i civili siamo gli intoccabili. I civili, più o meno
nostra vita, per essere ridotti a questa nostra condizione,  noi  dobbiamo esserci macchiati di una qualche misteriosa
abiezione. Chi potrebbe distinguere i nostri visi? per loro  noi  siamo "Kazett", neutro singolare. Naturalmente questo non
cionnullameno, vissero da regine, e verrà giorno, quando  noi  avrem vinto la non ardua battaglia, verrà giorno, ripeto,
della rivolta saran collocate sugli altari. Ciò che  noi  vogliamo è noto, la nostra unica aspirazione è quella di
di posizione sociale, uguaglianza di trattamenti.  Noi  siamo elettrici; ma quante restrizioni a nostro disfavore!
siamo elettrici; ma quante restrizioni a nostro disfavore!  Noi  paghiamo il nostro diritto di votare con sacrifizii, i
una minoranza quasi impercettibile; in ogni lotta legale  noi  ci troviamo deboli, quasi impotenti; le nostre aspirazioni
sommissione volontaria, la nostra condiscendenza codarda.  Noi  siamo più forti di lui! Tale la coscienza, tale la
etére che dominarono il maschio nei tempi più difficili.  Noi  possediamo la forza della bellezza, delle attrazioni
un monosillabo, in un No assoluto e irrevocabile. Ciò che  noi  propugniamo, ciò che voi, consorelle, dovete esigere, è
viva la selezione! Ottenuta l'abolizione del matrimonio,  noi  potremo rallegrarci di aver raggiunto il massimo grado di
forzose repressioni degli istinti più simpatici, era per  noi  l'unica valvola di salvezza. Gli uomini legislatori ci
sociali ugualmente stolide e spietate. Vi sembra morale?  Noi  stesse ne conveniamo: è abbominevole. Può mai scaturire da
umana natura, e poi fingeste inorridire ogni qual volta  noi  fummo indotte a violarlo. Ma, infine, quali erano le vostre
prova di comprendere l'amore? La tirannia che esercitate su  noi  non è che stupido orgoglio. Non permettete che si rechi
i sensi e mettono il ghiaccio nei cuori! Il Dio è in  noi  quando amiamo; non è più mestieri di invocarlo. Fra due che
a discostarci quando il torrente della passione irrompe da  noi  coll'impeto massimo? Ogni unione generata dal libero amore
i propri torti. Egli griderà con meraviglia e dolore:  noi  fummo stolti, noi fummo barbari! abbiamo creduto vincolare
Egli griderà con meraviglia e dolore: noi fummo stolti,  noi  fummo barbari! abbiamo creduto vincolare la fedeltà, e
prima voce che s’udì nel loggione era voce d’uno da  noi  conosciuto: la voce di Attilio. Attilio, l’intemerato, a
a sicura rovina. Di fuori i nostri amici son pronti e  noi  accusano di neghittosi. L’esercito, meno la parte legata
dell’unanime eroica vostra risolutezza per l’opera santa!  Noi  felici, cui la sorte affidò la redenzione dell’antica
prete al popolo. Per Dio, lo dobbiamo a lui se la metà di  noi  porta il gobbo, od ha la spina dorsale curvata! La lotta
era, piuttosto che voi, colpèvole o la vostra miseria (come  Noi  forse eravamo di questa) o l'incontrollàbil passione; e,
quella Ingiustizia pietosa, che ha nome Clemenza. «E così  Noi  vi perdonammo la scure, mutàndola in un eterno esilio, in
la Nostra Clemenza, nè poteva cessare, poichè, per essa,  Noi  volevamo, non prolungarvi la morte, ma il vìvere. E però
il cielo e le belve, armi a difesa di quella vita, che  Noi  ci rifiutammo di tôrvi. Risparmiata v'è dunque la prima
consueta, i molti modi assurdi che adottiamo per rendere  noi  stessi infelici gratis, e le fonti di felicità che sono
mezzogiorno Carlo Pezzi aveva già distribuito a ciascuno di  noi  un involtino nel quale sono dei granellini minutissimi come
una pietanza di più e cioè il pesce con la maionese, e così  noi  altri soci della Società segreta abbiamo messo un
era proprio fatta col brodo della rigovernatura, e allora  noi  insorgeremo. - Che ingegno ha il Barozzo! Egli prevede
troppo importuni. - Levateci di qui - disse Fedoro. -  Noi  non siamo dei cinesi per assistere alle vostre barbarie.
- rispose il giudice. - Sono cose d'altronde che riguardano  noi  e non voi. - Non possiamo resistere a simili infamie. Il
sdegnosamente. - Sì, se siete colpevoli. - Tu sai meglio di  noi  che noi non abbiamo commesso quell'abominevole delitto. -
- Sì, se siete colpevoli. - Tu sai meglio di noi che  noi  non abbiamo commesso quell'abominevole delitto. - Il
sia un interprete dell'ambasciata russa. - Tradurrete voi;  noi  non vogliamo stranieri qui, all'infuori dei colpevoli. -
non vogliamo stranieri qui, all'infuori dei colpevoli. -  Noi  non siamo sudditi cinesi, quindi voi non avete alcun
- L'odio che tutti gli europei nutrono verso di  noi  e ... - Mentite! - E poi quello di derubarlo, perché il suo
il suo forziere è stato trovato vuoto. - E dove volete che  noi  abbiamo nascosto il suo denaro? - Chi mi assicura che non
- urlò, battendo furiosamente il pugno sul tavolo. -  Noi  siamo innocenti e per di più europei. - Se siete innocenti,
ci hanno vestiti così? - Onde nessuno possa sospettare che  noi  siamo europei. - E come ci faranno morire? - Non so ... ma
nei piedi o indisposto, non si sentisse di seguirci, torni.  Noi  non gliene faremo un addebito; gli diremo: a rivederci in
diremo: a rivederci in Roma». «Nella vita e nella morte,  noi  vi seguiremo» risposero ad una voce quei tortissimi ed uno
ogni momento. «Che importa! - dicea l’intrepido Enrico. -  Noi  siamo qui venuti per pugnare e non torneremo senza aver
di loro; forse sono mendicanti che trovarono un tetto, ma  noi  ricchi di cuore e di cervello, ci abbassiamo dalla nostra
nostra altezza per compatirli. E forse sono fantasmi e  noi  sorridiamo e desideriamo che ciò sia; noi li amiamo i
sono fantasmi e noi sorridiamo e desideriamo che ciò sia;  noi  li amiamo i fantasmi, noi viviamo con essi, noi sogniamo
e desideriamo che ciò sia; noi li amiamo i fantasmi,  noi  viviamo con essi, noi sogniamo per essi e per essi noi
ciò sia; noi li amiamo i fantasmi, noi viviamo con essi,  noi  sogniamo per essi e per essi noi moriremo. Noi moriremo per
noi viviamo con essi, noi sogniamo per essi e per essi  noi  moriremo. Noi moriremo per essi, col desiderio di vagolare
con essi, noi sogniamo per essi e per essi noi moriremo.  Noi  moriremo per essi, col desiderio di vagolare anche noi sul
Noi moriremo per essi, col desiderio di vagolare anche  noi  sul mare, per le colline, sulle rocce, nelle chiesette
partite in piena notte per sorprendere un' altra banda, di  noi  ben più potente e pericolosa, annidata nella valle
minoranza di ingenui e di illusi si ostinò nella speranza:  noi  avevamo parlato a lungo coi profughi polacchi e croati, e
la giustizia, e, insieme con la punizione, il perdono. Ma a  noi  questo non fu concesso, perché eravamo troppi, e il tempo
per la lamentazione, e tutta notte pregarono e piansero.  Noi  sostammo numerosi davanti alla loro porta, e ci discese
buoni delle nostre case. Molte cose furono allora fra  noi  dette e fatte; ma di queste è bene che non resti memoria.
percuotere un uomo senza collera? I vagoni erano dodici, e  noi  seicentocinquanta; nel mio vagone eravamo quarantacinque
ché pochi sono gli uomini capaci di questo, e  noi  non eravamo che un comune campione di umanità. Gli
loro ufficio di ogni giorno. In meno di dieci minuti tutti  noi  uomini validi fummo radunati in un gruppo. Quello che
accadde degli altri, delle donne, dei bambini, dei vecchi,  noi  non potemmo stabilire allora né dopo: la notte li
che in quella scelta rapida e sommaria, di ognuno di  noi  era stato giudicato se potesse o no lavorare utilmente per
coi nostri bagagli, e a salire e scendere dai vagoni vuoti.  Noi  ci guardavamo senza parola. Tutto era incomprensibile e
Questa era la metamorfosi che ci attendeva. Domani anche  noi  saremmo diventati così. Senza sapere come, mi trovai
iniziativa privata del nostro caronte. La cosa suscita in  noi  collera e riso e uno strano sollievo.
me pare ovvio che il cartello è una beffa, "essi" sanno che  noi  moriamo di sete, e ci mettono in una camera, e c' è un
l' inferno deve essere così, una camera grande e vuota, e  noi  stanchi stare in piedi, e c' è un rubinetto che gocciola e
è un rubinetto che gocciola e l' acqua non si può bere, e  noi  aspettiamo qualcosa di certamente terribile e non succede
fretta, chiede: _ Wer kann Deutsch? Si fa avanti uno fra  noi  che non ho mai visto, si chiama Flesch; sarà lui il nostro
tedesco, e dice di mettere le scarpe in un certo angolo, e  noi  le mettiamo, perché ormai è finito e ci sentiamo fuori del
spaiate. La porta dà all' esterno, entra un vento gelido e  noi  siamo nudi e ci copriamo il ventre con le braccia. Il vento
(stasera o ieri sera?); ma questi sono robusti e floridi.  Noi  facciamo molte domande, loro invece ci agguantano e in un
chiede se penso che anche le nostre donne siano così come  noi  in questo momento, e dove sono, e se le potremo rivedere.
idea è che tutto questo è una grande macchina per ridere di  noi  e vilipenderci, e poi è chiaro che ci uccidono, chi crede
cominciato a soffrire prima di noi. Il tedesco se ne va, e  noi  adesso stiamo zitti, quantunque ci vergogniamo un poco di
cortese, cerca di rispondere a tutte le nostre domande.  Noi  siamo a Monowitz, vicino ad Auschwitz, in Alta Slesia: una
_ No, _ dice lui con semplicità, _ io sono un criminale.  Noi  gli facciamo molte domande, lui qualche volta ride,
zuppa stessa è acquosa quanto basta per soddisfare la sete.  Noi  lo preghiamo di procurarci qualcosa da bere, ma lui dice
a vederci di nascosto, contro il divieto delle SS, perché  noi  siamo ancora da disinfettare, e deve andarsene subito; è
gli italiani, e perché, dice, "ha un po' di cuore".  Noi  gli chiediamo ancora se ci sono altri italiani in campo, e
anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in  noi  la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa
di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di  noi  quali eravamo, rimanga. Noi sappiamo che in questo
qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.  Noi  sappiamo che in questo difficilmente saremo compresi, ed è
Solo molto più tardi, e a poco a poco, alcuni di  noi  hanno poi imparato qualcosa della funerea scienza dei
l' intero processo di inserimento in questo ordine per  noi  nuovo avviene in chiave grottesca e sarcastica. Finita l'
che ci guardiamo l' un l' altro sogghignando; nasce in  noi  un' ombra di sollievo, forse tutte queste cerimonie non
una scodella di lamiera grande quasi come un catino. Anche  noi  nuovi arrivati ci aggiriamo tra la folla, alla ricerca di
mi tormenta, in questo momento, è la sete. _ Bere, acqua.  Noi  niente acqua, _ gli dico. Lui mi guarda con un viso serio,
capito. Abbiamo appreso il valore degli alimenti; ora anche  noi  raschiamo diligentemente il fondo della gamella dopo il
mangiamo il pane per non disperderne le briciole. Anche  noi  adesso sappiamo che non è la stessa cosa ricevere il
estreme; perciò, a seconda del loro carattere, fra di  noi  gli uni si sono convinti immediatamente che tutto è
il viso tumido al mattino e incavato a sera; qualcuno fra  noi  ha la pelle gialla, qualche altro grigia: quando non ci
a riconoscerci l' un l' altro. Avevamo deciso di trovarci,  noi  italiani, ogni domenica sera in un angolo del Lager; ma
d’esserlo, ma non esprimeva le sue opinioni che con  noi  e coi nostri intimi; come ha potuto destare sospetti nella
mezz' ora buona, con insistenza, e allora, sa come siamo  noi  femmine, io ho finto d' essere stanca e mi sono lasciata
tengo nell' addome. Lavoro di rubinetto e di pompa, perché  noi  ce li abbiamo incorporati: ogni uovo tre o quattro spermii,
quell' istante di amore? R. È difficile dirlo. Vede, per  noi  il dovere viene prima di tutto; e poi, in fondo, io qui
nido anche dieci o venti regine: è una vergogna che qui da  noi  non s' è mai vista. Che si provi, una delle mie operaie, a
 Noi  già dicemo che Roma è la terra classica delle belle arti.
nel lasciare ai futuri della carta e dei debiti! Ognuno di  noi  deve aprire un solco in quella terra in cui i figli hanno a
i monaci, lo credo tale - rispose Fedoro. - Dobbiamo anche  noi  inginocchiarci? Ci penso poco io. - No, come figli di
- Perché lo spirito del male aveva scatenato contro di  noi  i venti e le folgori, onde impedirci di compiere la nostra
folgori, onde impedirci di compiere la nostra missione. -  Noi  vi avevamo veduti ieri sera lottare contro la tempesta
del male pareva che in quel momento fosse più forte di  noi  e chi sa dove ci avrebbe spinti se noi non ci fossimo
fosse più forte di noi e chi sa dove ci avrebbe spinti se  noi  non ci fossimo lasciati cadere fra le onde del lago. - Voi
scaldavano presso il caminetto. - Devono averle portate per  noi  - disse. - Getta via le tue vesti e indossa queste. Ti
si fonde. Ma ... per le steppe del Don! Che figura faremo  noi  vestiti da monaci! - Superba, Rokoff - disse Fedoro,
figli di Buddha! - Non so ancora quale posizione veramente  noi  occupiamo, ma altissima di certo, al rispetto che ci
- chiese Rokoff. - Hanno fatto forse un'eccezione a  noi  - rispose Fedoro. - E noi mostreremo che i figli di Buddha
Hanno fatto forse un'eccezione a noi - rispose Fedoro. - E  noi  mostreremo che i figli di Buddha non sdegnano i pesci. Che
a riprenderci. - Avrà osservato dove siamo caduti? - Come  noi  abbiamo veduto, il monastero non gli è sfuggito agli
vedervi. Fedoro aggrottò la fronte, fingendosi indignato. -  Noi  non siamo i servi del Lama di Dorkia - disse con voce acre.
mandare qui i suoi guerrieri e farci tutti prigionieri. -  Noi  dobbiamo aspettare qui il nostro terribile uccello e anche
Ce lo promettete? - Ve ne dò la mia parola. - Come andremo  noi  a quel convento? - Il Bogdo-Lama ha mandato dei cavalli e
dei cavalli e una numerosa scorta. - Chi l'ha avvertito che  noi  siamo scesi qui? - Su tutte le spiagge del lago si è sparsa
è potentissimo e potrebbe ricorrere alla forza. Potremmo  noi  resistere a tutti i suoi guerrieri, che ascendono forse a
saltasse il ticchio di tenerci prigionieri? - O fare di  noi  dei Buddha viventi? - disse Fedoro. - Prenderemo a pugni il
appendendole alle canne dei loro moschettoni. - Decisamente  noi  stiamo per diventare personaggi celesti - disse Rokoff,
ospitati ci nascondesse, facendo poi spargere la voce che  noi  eravamo tornati in cielo. - Che questi signori monaci
né sono mai stati veduti volare sul dorso d'un uccello. - E  noi  ci lasceremo sequestrare tranquillamente? - Pel momento ci
tibetani, Rokoff. Se avessero il più piccolo sospetto che  noi  siamo degli europei, chissà quanti orribili tormenti ci
sarebbero iperboli a rovescio. Adesso sta a noi, a tutti  noi  spettatori, e come tali anche un poco attori, pensarci
dubbio i nostri lontani progenitori e gli eroi omerici.  Noi  siamo insieme simili e diversi: l' audacia da cui l'
sempre fatto così", con la pigrizia e con la stanchezza, in  noi  e intorno a noi. Combatte con altre armi, portentosamente
in qualche modo, e non del tutto ingiustamente, ognuno di  noi  se ne sente partecipe. Come ogni uomo, anche il più
dunque, quando il nostro generale ci disse: "Avanti!"  noi  tutti si rispose: "Andiamo!". "Andiamo? Ma dove volevate
"E perché la chiamate Cartagine?" "Bella forza! Perché  noi  siamo i Romani e andiamo sempre a bastonarla." "Ora ho
dunque, lui, secondo il solito, volle andare avanti, e  noi  tutti dietro a passo di corsa. Quando tutt'a un tratto, che
feroci, e la vicinanza del nostro simile scatena anche in  noi  uomini, come in tutti gli animali, il meccanismo atavico
genere umano, due uomini calpesteranno il suolo della Luna.  Noi  molti, noi pubblico, siamo ormai assuefatti, come bambini
due uomini calpesteranno il suolo della Luna. Noi molti,  noi  pubblico, siamo ormai assuefatti, come bambini viziati: il
rapido susseguirsi dei portenti spaziali sta spegnendo in  noi  la facoltà di meravigliarci, che pure è propria dell' uomo,
dell' uomo, indispensabile per sentirci vivi. Pochi fra  noi  sapranno rivivere, nel volo di domani, l' impresa di
organiche dalle quali risulta la vitalità ... La scienza di  noi  profani non giunge a tanto. Vedete voi la vostra anima,
Oggimai non vi è legge dell'organismo umano che a  noi  sia ignota, non vi è forza della natura che abbia potuto
salutari che rispondono alle umane fralezze. «Possiamo  noi  inorgoglirci degli stupendi risultati? «Possiamo noi
noi inorgoglirci degli stupendi risultati? «Possiamo  noi  esultare dei nostri trionfi, mentre gettando uno sguardo
la perfezione dei singoli elementi cosmici, in verità  noi  dovremmo chiamare assurda ed improvvida questa grande
pensante. «Dalle cattedre, dai libri, dai giornali  noi  abbiamo reagito costantemente contro l'invadenza di uno
vasto manicomio. «Ma questi signori vi diranno: ciò che a  noi  importa è la salute delle anime! Orbene! (e così parlando
Virey si volse a fratello Consolatore) non vi par tempo che  noi  interveniamo? «Vorrete poi permetterci di tentare qualche
della superbia umana? E fino a quando proseguiremo  noi  ad insultare la natura, a pervertirci, a suicidarci, per la
e le nostre credenze si avversano, ciò non impedisce che  noi  ci chiamiamo fratelli. - Fratelli! - ripetè il Levita
alla cura dei feriti ed al nobile e gentile loro aspetto,  noi  riconosciamo le nostre eroine: Clelia, Giulia ed Irene. La
v’è da dedurre ch’essi non tarderanno a muoversi contro di  noi  colle truppe fresche che ingrossano di continuo». «Non
sessanta, bensì sessantuno. In coda al treno viaggiava con  noi  verso l' Italia un vagone nuovo, stipato di giovani ebrei,
venti mesi? Che cosa avremmo ritrovato a casa? Quanto di  noi  stessi era stato eroso, spento? Ritornavamo più ricchi o
di tutto il capo più alto della folla, avanzare verso di  noi  una figura, un viso noto, il Moro di Verona. Veniva a
_ Questo è russo, disse Gedale indicando Piotr; _ tutti  noi  siamo ebrei, russi e polacchi. Ma come ci hanno
Mendel. _ Inquieti. Come quelli delle bestie inseguite. _  Noi  non siamo più bestie inseguite, _ disse Line. Molti dei
sua razione di patate, poi disse: _ Ragazza, le cose qui da  noi  non sono così semplici. In questo villaggio, per esempio,
che erano stati loro a vendere Cristo e a crocifiggerlo.  Noi  non abbiamo mai sparso il loro sangue, ma quando sono
a massacrare gli ebrei, e invece gli ucraini sparavano a  noi  e ci portavano via il bestiame, e quando i partigiani russi
senza dargli da mangiare né bere, e sparavano a quelli di  noi  che avevano compassione e cercavano di passargli qualcosa
e loro li hanno uccisi sulla piazza, e hanno ordinato a  noi  di seppellirli tutti, quelli della piazza e quelli rimasti
come noi, e che i tedeschi avrebbero finito col fare a  noi  quello che avevano fatto a loro; ma se vi devo dire la
le cose che ci hai raccontate non ci sono nuove, ma abbiamo  noi  cose nuove da raccontare a te. Forse noi vi sembriamo
nuove, ma abbiamo noi cose nuove da raccontare a te. Forse  noi  vi sembriamo strani: devi sapere che un ebreo vivo è un
lasciano vivo uno. _ Non sono nuove, le cose che mi dici.  Noi  non abbiamo neppure la radio, ma le notizie arrivano lo
non le crederesti: eppure avvengono non lontano da qui. Di  noi  si salvano solo quelli che hanno scelto la nostra via. _
_ Anche le nostre cose non sono semplici, _ disse Gedale. _  Noi  siamo ebrei e siamo russi e siamo partigiani. Come russi,
parenti in America: la nostra America non è così lontana.  Noi  combatteremo fino alla fine della guerra, perché crediamo
nei ghetti, ma come alleati non ci accettano, disse Dov. _  Noi  faremo la nostra strada, _ disse Gedale; _ decideremo il da
per loro. Dobbiamo andare sul posto: partire subito. _  Noi  quattro e chi? _ chiese ancora Line, che sembrava ansiosa
spalle. Gedale esitò: _ Dov no: Dov resta col grosso. Da  noi  non ci sono gradi, ma di fatto è il vicecomandante. E fra
non ci sono gradi, ma di fatto è il vicecomandante. E fra  noi  è quello che ha più esperienza. Dov non manifestò alcun
e che Dov stesso li aveva compresi e ne era rattristato. _  Noi  tre, Piotr, Mottel e Arié, _ propose Mendel. _ Non Arié: è
Ne ha bisogno come del pane e dell' aria che respira. E  noi  abbiamo bisogno di lui: è stato prigioniero dei tedeschi,
Qualcuno sarà pure rimasto, a sorvegliare questo lavoro, e  noi  lo dobbiamo uccidere _. "Piotr è il migliore", pensò
in conseguenza. Mendel disse: _ In qualunque maniera  noi  li attacchiamo, la prima cosa che faranno sarà di uccidere
lavoravamo per la Luftwaffe. Ci hanno messi da parte,  noi  dieci, e hanno ammazzato tutti gli altri. Ci hanno messi da
e un rischio inutile _. Gedale e Mendel erano incerti. _  Noi  chi? _ chiese Mendel: _ Noi sei? O tutta la banda? O tutti
e Mendel erano incerti. _ Noi chi? _ chiese Mendel: _  Noi  sei? O tutta la banda? O tutti quelli che ... _, ma Mottel
Goldner: ma la sua voce mancava di convinzione. _ Ognuno di  noi  farà la sua scelta, _ disse Goldner, ma io non verrò. Non
a uccidere Leonid, e neppure Gedale. _ Chi allora? _  Noi  due. Line disse: _ Andiamo a cantare anche noi. Attorno a
ma diffidano dei russi, e diffidano anche di noi. _  Noi  siano pochi e deboli. I russi non si interessano più molto
buona scusa". Non vorrai farci credere che vuoi stare con  noi  perché credi in Cristo. Sei un partigiano e un comunista, e
ha detto: - Stasera tieni pronto: mentre tutti dormiranno  noi  ci occuperemo del riso... e rideremo! -
sfollati in campagna per sottrarsi ai bombardamenti, e  noi  facevamo vita ampiamente comune. Euge era architetto,
steppe d' Ucraina, non sarebbe finita mai. Ciascuno di  noi  faceva il suo lavoro giorno per giorno, fiaccamente, senza
ricchi e potenti, avevano le portaerei e i "Liberators".  Noi  no, ci avevano dichiarato "altri" e altri saremmo stati;
pestilenza che stava per sommergerci non era giunta a  noi  alcuna notizia precisa, solo cenni vaghi e sinistri portati
dalla Grecia o dalle retrovie del fronte russo, e che  noi  tendevamo a censurare. La nostra ignoranza ci concedeva di
il suo cammino. Nel giro di poche settimane ognuno di  noi  maturò, più che in tutti i vent' anni precedenti. Uscirono
circondati dalla repubblica: loro erano trecento, e  noi  undici, con un mitra senza colpi e qualche pistola. Otto
Otto riuscirono a fuggire, e si dispersero per la montagna:  noi  non riuscimmo. I militi catturarono noi tre, Aldo, Guido e
per la montagna: noi non riuscimmo. I militi catturarono  noi  tre, Aldo, Guido e me, ancora tutti insonnoliti. Mentre
tutto intorno, seduti ed in piedi, che non badavano a  noi  e continuavano a cantare. Uno, proprio davanti a me, mi
destituiti, desiderosi che tutto finisse e di finire  noi  stessi; ma desiderosi anche di vederci fra noi, di
insomma, faccio diversi lavori, ma nessuno sotto padrone.  Noi  siamo gente libera: era così anche mio padre e mio nonno e