, immagino, se ci fossero state. Allora anche a me venne la smania nelle mani, dalla voglia di tuffarle là dentro. È una sensazione che bisogna averla
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rimasi con la testa nelle nuvole per tutta l'ora di matematica. Ho dimenticato di dire che questi discorsi li facevamo a scuola durante la ricreazione
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n'è piú di sgabellini nelle auto di adesso. Questa era molto bella, dentro, come un salottino tutto foderato di velluto. C'era perfino un vasetto smilzo
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tututún, il cuore. Tutto come quella volta della nostra prima esplorazione, ma molto peggio, perché adesso ero sola. Sola nelle catacombe coi pipistrelli
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magari ci fosse, solo che purtroppo non l'avevamo fatto (fuorché in cantina e nelle grotte). Ci senti la mia mamma e disse: - E pensare che proprio qui
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era vero, Ippolita, che da privatista aveva fatto faville, nella nostra scuola raggiungeva appena appena il sei, erano molto tirati allora nelle scuole
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sempre lí a pensare ai guai di famiglia di Ippolita e ad avercela con gli zii. Ci divertivamo insieme, eccome, nelle ore che lei aveva libere da compiti e
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invece successe poi. Lo stesso vale per quell'altra volta, quando siamo andate nelle grotte. Lí anzi successe ancora meno, non abbiamo neppure cantato né
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veniva di nuovo giú il finimondo. Nelle sale scure del castello, i grandi alzavano gli occhi verso i vetri inondati e dicevano, come si usa in questi
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volata per quei viali parigini con tanti alberi che si vedono nelle cartoline.) Aveva il suo valigino in mano e una borsetta bianca a tracolla, scelta
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