Penombre
- Ecco un battesimo nella città ; mio saggio demone, che mai sarà? - Rispose: - All'ombra di quel velo bianco, in mezzo al cor di un tuo fratello
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natura, nella tua dolcezza chi mai le sventurate anime arresta?.. Il poeta languìa per l'amarezza, come un uom che morisse in una festa.
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, e le date monotone del chiostro vi serba il giallo inchiostro. Ond'è che a notte, leggendo il poeta nella mia stanza queta, balzo repente, e
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, belle, ridenti, tiepide, nella tranquilla stanza tornano le memorie del luglio e dell'aprile, a colorir lo stile del pallido pittor. E accosciata in
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morti gonnellin di legno fatto a pennello, gonnellino di moda eternamente!... Vanne fanciulla, e oblìa nella tempesta delle note e dei salti il mar
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sguardi indovini - di un sonno legger. Il giuoco accendevasi nei turpi ridotti; e maghi e sedotti,- con strana virtù, già ungean nella bile dell'anima
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, tutti all'aperto! Presto, rotonda - e rubiconda nella bonaccia, la bella faccia risplenderà. Corna a ponente, luna crescente! Betulla e salice, olmo ed
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turberan, scontrandola, l'ironia del mio viso; nell'orgia e nella nebbia fui di un mio sogno in traccia, né ho mai guardato in faccia i corpi intorno a me
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della chiesa, e un requie di più. L'altra tornò nella sua casa stretta, oscura, pudica come la bara della estinta amica. E più di quella restò forse
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nato il bambinello, candido, vispo, vigoroso e bello. É nato il bambinello, il sospirato, il Messia della placida casetta: egli è là: nella culla è
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l'Accidia, l'Accidia anima pia, soave primogenita del ciel; e verrà spesso nella stanza mia perché le aggiusti sulla faccia il vel. Poi la Lussuria: le
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O bella donna di latte e di rosa, donna sdegnosa, m'han raccontato che nessun ti agguaglia nella battaglia ; che hai di ferro le braccia, e che il
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stolto e profano il basso incenso dell'ossequio umano! O bella creta passa nella festa poiché sei tanto bella e tanto mesta, in mezzo all'orgia delle
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Il marchio aspetto delle bianche chiome, a cinque lustri errando nella vita, vecchio come una quercia, e affranto come un sibarita. E lo sa Iddio se
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azzurro strano! Affediddio!...battiamoci a quartine, o nella botte entriamo a teste chine, o diam di fiato a qualche tromba che assordi il creato
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del solingo prete. O settantenne fante - zoppicante nella queta dimora, certo, tanto l'amavi. Sei morta seco per servirlo ancora: senti, io scordai
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alla sua gonna, come si attacca un fior, e della sua celeste anima d'ava farne rugiada benedetta ancor! Ella è discesa nella fredda terra, e dal buio
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abbaglianti, ammiccan gli occhi i santi e parlano fra lor. - Ahimè! - sussurra il martire che da una nicchia brilla: - uno spruzzo acidissimo mi entrò nella
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ancora, tanto sono accorti, e tanto ponno! Bussano ancora alla finestra mia, e: - Apri, gridano, apri ai vecchi amici; abbiam pescato nella tenebrìa rime
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dice di sì, chi dice di no... Gli è il coro dei matti che Adamo intonò! Eppure costì finiscono i dì: andrem nella luna, negli astri, o nel sol? Non
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della scienza duce, nella beata luce barcolleremo insiem! E chiederem l'Ippocrate che insanguinò le mani, palpando nelle viscere i patimenti umani; e
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morta, appena, appena! Era la lista delle cose buone ch'ella offria nella sua stanza serena. E: - Inchiodala sull'uscio - io le avea detto, un sigaro