Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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I bollettini della guerra 1915-1918

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AA. VV. 1 occorrenze

Fortunatamente non si ebbero a lamentare danni di sorta, alle persone, al materiale.

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I bollettini della guerra 1915-1918

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AA. VV. 11 occorrenze

Velivoli nemici lanciarono bombe sul Passo di Rolle, alla testata del Cismon (Brenta) e nella Conca di Agordo (Torrente Cordevole): vittime,

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Velivoli nemici lanciarono bombe su Preveni e Lapai senza fare vittime danni.

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Un velivolo nemico lanciò bombe su Auronzo e in Valle Ansiei, senza fare vittime danni.

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Non si ebbero vittime danni.

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Nell’Alto But la nostra artiglieria sconvolse le trincee del nemico e ne incendio i baraccamenti.

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Un velivolo nemico lanciò una bomba su Sondrio: vittime danni.

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Un velivolo nemico lanciò bombe su San Pietro (Gorizia), senza fare vittime danni.

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Nella zona fra Vallarsa e la testata del torrente Posina il nemico, dopo intenso bombardamento delle posizioni, da noi conquistate il giorno 10, ne

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Velivoli nemici lanciarono bombe su Auronzo senza farvi vittime danni. Alcuni idrovolanti, spintisi verso Ravenna, furono ricacciati dal fuoco

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In nessun punto si ebbero vittime danni.

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Velivoli nemici lanciarono qualche bomba su Montecchio Maggiore (Vicenza) e nella zona di Misurina (Alto Ansiei). vittime danni.

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I bollettini della guerra 1915-1918

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AA. VV. 3 occorrenze

, tenacemente difesa dalle brave truppe della XI divisione, non potè essere scossa, intaccata.

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mettere piede in uno di essi: ne fu subito scacciato.

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Nella serata del 26, velivoli nemici volarono sul basso Isonzo, colpendo con bombe alcuni nostri abitati senza produrre danni vittime.

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I bollettini della guerra 1915-1918

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AA. VV. 3 occorrenze

Ieri mattina nostri apparecchi raggiunsero Frenzensfeste e, scesi a bassissima quota, ne bombardarono con precisione ed efficacia gli impianti

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uomini d’una piccola guardia nemica, ne catturò le armi. Tra il Lago di Garda e la Val Lagarina le opposte artiglierie scambiarono frequenti e vivaci

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In Val Daone (sinistra del Chiese), in Vallarsa, in Val Ornic, nostre pattuglie penetrate nelle linee nemiche, ne danneggiarono le sistemazioni

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USI,COSTUMI E PREGIUDIZI DEL POPOLO DI ROMA

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Zanazzo, Giggi 32 occorrenze

Dite quer che vve pare, ma è una gran parola che a ddilla ce provamo una gran sodisfazzione! Quér chi sse ne…? ch’er Belli in un magno sonetto chiama

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schioppo, bbisogna che nun se ne faccino accorge; perchè si li serpi se ne incàjeno, j’inciàrmeno la porvere, ossia je l’incanteno, e la bbòtta je fa

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calor febbrile, allora tutti, quanti ce ne semo a Roma, se metteressimo a’ lletto co’ la frebbe. Un segno, qui da noi, che ne l’istate l’aria nun è

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Vende ombrelli vecchi raccomodati ed anche nuovi; e si offre di accomodare i guasti a chi ne ha: — Ombrellaio: chi ha ombrelli rótti d’accommodaree!

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Si la donna che vve sposate cià er vizzio de fumà’ ccome un ômo (e adesso ce ne so’ ttante!), state pur certo che nun ve farà ffiji.

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Iddio ne guardi a èsse’ scummunicati dar Papa! Se fa una vita tribbolata tribbolata, e ppiena de disgrazzie e dde malanni; e quanno se môre, se môre

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È un divertimento che i ragazzi si prendono spesso. Pigliano un pezzetto di specchio, lo collocano contro il sole, e ne ripercuotono i raggi entro le

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Quanno l’anno cià er bisesto, ciovè a ddì’, che ssarebbe quanno er mese de frebbaro, invece de 28 ggiorni, ne porta 29, pe’ lo ppiù in quell’anno

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poi a qual pro, se ad ogni passo, delle loro grida, ne abbiamo intronate le orecchie?

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ne parlate ve trovate a ssede) tienè’ le gamme incrociate; perchè, ccome sapete, le streghe de la croce hanno pavura. Si ppoi volete un antro rimedio

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: — Ciavete una pila grande? — Come la volete così? — E con le dita ne misura la grandezza. — No: è troppa grande. — Allora — misurandone la grandezza come

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Pe’ pprovalli, metteteveli la notte sotto ar cuscino; e ssi ne la notte v’insognate un sogno che vve corisponne esatto a quelli medemi nummeri che

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magnasse li capélli, schiatta e assieme a llui se ne va a ll’antri carzoni l’affatturato.

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’er monno è mmonno, quanno se ne vanno a ll’antri carzoni, se n’hanno da partì’ a ttre ppe’ ttré.

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. Quanno poi se ne so’ sservite, che cciovè, hanno partorito bbene, pijeno la scópa e sse metteno a scopà’ ccasa dicenno: "Fôra Maria de li cristiani!" .

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Quanno a ccasa avete messa una o ppiù ccoppie de piccióni, nun bisogna che li levate ppiù; si nnó cco’ l’annà’ vvia de li piccióni, vve se ne va dda

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de la pila d’acqua ce ne rimani la metà. Firtrate quell’acqua, imbottijàtela, bbevételala mmatina a ddiggiuno, e nun avete pavura de gnente.

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A Roma se dice pe’ pproverbio: "L’acqua de Trèvi è una gran acqua". "Chi ha bbevuto l’acqua de Trèvi nun se ne scorda". "Chi vviè’ a Roma e assaggia

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, de quéllo de la chiavétta!). E sse ne bbeve mezza fojetta la mmatina, mezza a mmezzoggiorno, e mmezza la sera; insinenta a ttanto che uno nun sii

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a ttanto che dde quell’acqua se ne cunsumi ppiù dde la metà. Poi imbottijàtela e bbevètevene mezzo bbicchiere la mmatina, mezzo bbicchiere a

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Se faceva anticamente, e sse fa ppuro adesso. Consiste in de l’annà’ a vvisità le sette Bbasiliche, per acquistà’ l’indurgenza. Se ne ponno visità

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ne contenga pochi altri, la maggior parte di essi è però esclusivamente composta di giuochi fanciulleschi.

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caso costui deve avere altrettanti sassetti o fagiuoli o altro quanti egli ne serra nel pugno.

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La domenica nun se deve mai fa’ bbulle er callaro de la bbucata; perchè si nnó artrimenti, ne soffreno l’anime der purgatorio. E aricordateve che la

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ne va in porvere. La saétta, invece, è una pietruccia fatta come una lancetta, che indove capita, sfónna, sbucia, ferisce e ammazza.

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Er Padrone, come ve faremo vede ne la regola de le bbevute, arimane padrone der vino ammalappena hanno bbevuto la Conta cor Sótto. Er Padrone se pô

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; ne fa tre, quattro, cinque parti, maggiori o minori, a piacimento; e senza farsi vedere dai giocatori, nasconde quelle piccole somme sotto a qualcuno

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sse forma, se ne dà uno o ddu’ cucchiarini a la cratura, quanno sta a lletto e cche nun pô attaccá’ ssonno.

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gambe, va attorno e grida, p. es.: — Carbonaro! Chi vô er carbone? Un compratore finge di volerne un soldo e gli dice: — Me ne date un bajocco

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braccia e dice: "Mi padre fa er carzolaro; Tutti li ggiorni ne fa un paro. E quanno è ’r vennardì, Pija uno str... e ffa ccusì!" e in così dire

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Altro passatempo che si fa tra due fanciulli. Per esempio uno di essi ha in mano qualcosa di buono, supponiamo un confetto. Colui che ne è il

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le se ne vadi via. ‘Sto rimèdio è ttanto mai sicuro che nun passa er giorno che uno l’ha ffatto che ggià nun se senti mejo. Er giorno appresso poi pô

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