, lascia appena trasparire sulle labbra «il disprezzo e lo sdegno che egli in sé richiude, gli dilata le narici e sale all’altera fronte, ma resta
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— se lo chiedono gravemente — i «mostri» che Picasso ha dipinto a profusione, mostri-signore, mostri-bambini, mostri-mamme? Bocche, narici, cappelli
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specie di trofeo di espressioni sorretto dal collo a triangolo, sormontato dal cappellino, narici, orecchie, occhi, è la impressione che proviamo
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? Teste a zatta, con le narici taurine, le mani e i piedi immensi; perfino i fiocchi nei capelli di certe pupe, paion corde; e poi — per continuare nel
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blandi e pietosi ove il pennello è passato come una carezza, da quelle narici d’un taglio sì fine, da quelle labbra ove la mano s’è intrattenuta a
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giovanili alquanto arricciati, per le narici oblique che rendono talora men amabili le fisonomie, per angoli di bocche volti all’insù; Innocenzo ha
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D’accosto a quello, che non sapeva di rose, c’era un altro dipinto, che una signorina smorfiosa avrebbe potuto guardare senza turarsi le narici
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dente e d’ogni grandezza, e tutto intorno scaglie di marmo, e un polverio bianco, leggiero leggiero, che entra in bocca e nelle narici, e inaridisce la
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