maestro? Le affermazioni già ricordate del biografo napoletano, non basterebbero ancora per farci pensare a Caracciolo. Ma v'è qualche ragione più forte.
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allievo napoletano di Caravaggio, e operante a Napoli. Vaccaro no, ch'egli non fu mai vero caravaggesco; vediamo di avviarci più risolutamente verso
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cancelliere di bronzo nella penombra - vero paglietta napoletano - o l'altro nel farsetto di chi sostenta per le ascelle il risorto.
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Non spendo troppe parole per ribadire la mia attribuzione all'artista napoletano **. Nessuno, salvo Caracciolo, avrebbe pensato a quell'accordo
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Eppoi, chi non conosce ormai lo sviluppo particolare che il napoletano imprime agli accenni plastici del maestro? Al maestro non spiaceva stringer il
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Ora che abbiamo seguito con tanta diligenza, magari con tanta prolissità, lo svolgimento dell'arte del Napoletano, la nostra conclusione sarà
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E, per occuparci fugacemente del seguito di Caracciolo, diremo subito che questo grave patriarca bronzeo del'600 Napoletano - forse l'unico
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capolavori; primo il Borgianni col San Carlo orante alla Trinità 56, e con la Peste di Milano) poi Caracciolo napoletano che lo amò particolarmente e
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documenti pubblicati mesi fa 64. Sono anzi tentato di riportare l'opera molto addietro nel periodo napoletano e forse prima, tanto evidente è la volontà
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Assai presto nel primo periodo napoletano deve cadere anche la Mezza figura di Donna *[figura 134; tavola XVII] che al Prado porta ancora giustamente
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La Susanna ci porta, supponiamo, verso il termine del primo periodo napoletano della Gentileschi che si chiuse con la sua andata a Londra nel 1638
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sopraffine in pittura. L'opera è firmata AG (ad intreccio) F, e per questo metodo di siglare, creduto spagnolo, invece schiettamente napoletano, se
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La bellissima, calda Mezza figura di giovine che si suppone autoritraoto di Salvator Rosa, è troppo bella cosa per il pittore napoletano così stento
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far credere all'Ente autonomo della pittura napoletana; proprio lui veleggia il suo cuore napoletano via nel mare del più generico e decorativo
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allora mi pareva di un settecentista austriaco [ed oggi forse di un napoletano: Traversi?].
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Se si volesse poi riferire lo sviluppo di Antonello all'ambiente artistico napoletano o siciliano, si cadrebbe in un errore assai più grave che se si
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