Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: nanna

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 NANNA  OH... OH...
NINNA  NANNA  DI ROSINA Il sole dardeggia la campagna; è l'ora più calda
accumulava per farne poi il letto nuziale della fanciulla E  Nanna  andava superba delle sue oche, e di quegli apparecchi fatti
E questo è bene soltanto nell'età dell'innocenza; e  Nanna  ha dieci anni, l'età dell'innocenza è passata. Martino
sei lire all'anno, che la famiglia spendeva per evitare a  Nanna  la comunanza di giochi coi piccoli mandriani. E Nanna
a Nanna la comunanza di giochi coi piccoli mandriani. E  Nanna  andava superba anche di questo, che le dava una certa
un piccolo personaggio di conto. Del resto l'orgogliuzzo di  Nanna  non le impediva di lavorare nell'orto nella misura delle
mercato di Trecate o di Novara. In quel cascinale, quando  Nanna  aveva dieci anni non c'erano altre bambine; e gli inquilini
casa a guisa di panca, e d'inverno nella stalla, era sempre  Nanna  che girellava intorno, un po' accanto all'uno, un po'
e selvatico, non attirava i vezzi; stava in disparte. Cosí  Nanna  si avvezzò ad occupare la gente di sé. Era naturalmente
in cui si trovava bene ed era contenta. Il tempo passò.  Nanna  venne su grande, e si fece bella. Non aveva una robustezza
di un bruno lieve e dorato. Ad onta di questi néi, però,  Nanna  era bella, e certo non figurava male accanto alle altre
d'andare nella stalla a veglia, la mamma disse: - Ora la  Nanna  è una giovane da marito. - Quanti anni ha? - domandò il
mistero. Poi riprese il discorso interrotto: - Dicevo che  Nanna  ha diciassette anni a momenti, e bisognerà comperarle gli
ce ne volevano ventiquattro. - Settantadue lire! - disse  Nanna  che aveva già fatto e rifatto a sazietà quel conto sulle
- Ha tutta l'aria d'un cittadino - dicevano. Ed ecco perché  Nanna  pensava e sognava gli spilloni d'argento. Quando vedeva
la testa a misura che avanzava l'una poi l'altra gamba,  Nanna  diceva tra sé: - Ah! Come cammina! Ecco; è cosí che debbono
c'era altri come Gaudenzio per saper vestire e farsi bello;  Nanna  ne era profondamente convinta. E Gaudenzio poi! Egli si
dei Don Giovanni. - Ah! Se avessi l'argento! - sospirava  Nanna  nel suo giovane cuore. Ma, l'avesse pure avuto, Gaudenzio
tutta la Turchia non c'era un turco piú bello di quello là.  Nanna  al vederlo ripensò con delizia che quel giorno il suo
sul petto. - È tutta fatica de' miei denti - rispose  Nanna  con piglio indifferente. - Ma quei commenti indiscreti
dal capo di casa, non s'era piú parlato di mettere a  Nanna  gli spilloni d'argento. Ma, finito il carnovale, si
guizzava intorno, l'avvolgeva tutta come per divorarla, e  Nanna  si piantava dinanzi al camino armata della mestola per
sua figliola. Tuttavia la sua donna pareva cosí offesa che  Nanna  a diciassette anni non avesse ancora trovato marito, ed
diciassette anni non avesse ancora trovato marito, ed anche  Nanna  se ne mostrava cosí mortificata, che il babbo ricominciò i
due ettogrammi e mezzo di pane di grano turco. Sul mercato  Nanna  e Pietro scontrarono vicini e conoscenti che erano venuti a
passando. - Ti piace lavorare in risaia? - domandò a  Nanna  una compagna. - Non ci sono mai stata; e neppure Pietro. Ci
lunga fila che prendeva tutta la strada. I giovani dietro.  Nanna  prese i suoi zoccoletti in una mano come le compagne, per
Addio mamma! - ripeterono un'ultima volta i ragazzi. E  Nanna  agitò in alto gli zoccoletti in segno di saluto, poi tutti
la risaia; ma gli attori sudavano a grosse goccie.  Nanna  si provò a cantare, ma non le riescí. Lo sforzo di
È il tuo innamorato? - Oh no! Non ho ancora l'argento. - E  Nanna  si sentí tutto il sangue salire al viso a quella domanda
lungo la via, uno accanto all'altro, e dirsi tante cose...  Nanna  non le sapea le cose che si dicono gli innamorati; ma era
di quei pensieri belli che le avevano alleviato il lavoro,  Nanna  era stanca a morte, e disse: - Io non ho voglia di danzare.
cortile, e la casa, e l'organetto e le danzatrici. Infatti  Nanna  sentí un umidiccio penetrarla fino alle ossa; ed il freddo
soffietti. Il giovedí, mezz'ora circa prima del desinare,  Nanna  udí ruotare un carro sulla strada maestra accanto alla
mano maestra. Non poteva essere che la mano di Gaudenzio.  Nanna  sussultò tutta quanta, e rimase col collo proteso, e la
tutto il volto. Quel Gaudenzio aveva tutte le attrattive!  Nanna  non poté frenare il suo entusiasmo. Si volse alla vicina e
tremenda gridò: - Ooh! Nanna! Ooooh! - Oooooh! - rispose  Nanna  con quanto fiato aveva in corpo facendosi un portavoce
fu lungo a passare. Se fosse stata a lavorare sul suo,  Nanna  avrebbe buttata là la zappa, e via! Ma lavorava per altri,
il mezzodí, e tutti i lavoranti si raccolsero sull'aja.  Nanna  ci andò cogli altri, affettando di camminar lenta, come se
il centro sulla punta della sua bacchetta, e farla rotare.  Nanna  era al colmo dell'entusiasmo. Guardava lui, poi si voltava
le prime settimane, per andare all'ospedale colle febbri.  Nanna  pure, al finire della giornata, si sentiva le ossa rotte e
fare anche la parte delle ammalate. Il penultimo sabato  Nanna  fu presa dai brividi mentre stava lavorando, e stentò molto
ed una cattiva. Ma in che stato le finí! Non era piú la  Nanna  di prima. Lungo la strada per tornare a casa si reggeva a
poche, ed il loro canto s'interrompeva per lunghi tratti.  Nanna  ansimava come un mantice. Aveva le labbra bianche. Non era
Appoggiati al mio braccio - le disse - faticherai meno. Ma  Nanna  non volle. Le pareva una cosa ridicola andare cosí a
li tolgo perché mi cadrebbero, coi piedi penzoloni cosí - E  Nanna  tirò via a quel modo, scalza, nell'umido e sotto la
e le pareva di stare sopra un letto di piume. Il lunedí  Nanna  stette male; ed il mercoledí peggio. Il babbo andò a
lire per l'argento. Null'altro. Cosí la mattina del giovedí  Nanna  fu trasportata all'ospedale di Novara sul carro del Comune,
i giovani li risana ed ai vecchi fa suonar la campana.  Nanna  era giovane, non c'era pericolo. - E poi la febbre se l'è
cos'è. Ma per lei quella considerazione era rassicurante.  Nanna  rimase all'ospedale circa due settimane; ed ogni giorno di
poté guarire in poco tempo. Martino andò anch'esso a veder  Nanna  ogni festa; sedeva accanto al letto, spesso stava zitto una
che potrebbero morire le malate dei letti vicini, e che  Nanna  si troverebbe distesa fra due morte. E brontolava: -
la causa per l'effetto; e che causa indiretta anche! Quando  Nanna  fu in grado di lasciar l'ospedale, la mamma andò a
bene avviluppato in una carta, e la carta in un fazzoletto.  Nanna  si rallegrò tutta. Svolse il piego sul letto, si vestí in
da marito - le diceva la mamma guardandola con amore.  Nanna  lo sentiva bene che quegli spilloni le aprivano una vita
riflessa tutta, in un bello specchio che ornava la parete.  Nanna  non si limitò a guardarsi alla sfuggita come avrebbe fatto
che le raggiava nel volto, impedirono al babbo di  Nanna  ed ai conoscenti di osservar troppo che era magra,
mi pare che qui vi sia passata la pialla di San Giuseppe.  Nanna  s'era confusa e, voltando le spalle, era fuggita in cucina.
alla mondatura. Intanto s'era ai primi di giugno, e  Nanna  s'impazientava di quella lunga assenza. Si provò a dire ai
sulla paglia del fienile, e si addormentavano ridendo.  Nanna  finí per addormentarsi anch'essa; ed era tanto stanca, che
pianura era avvolta in un vapore grigio e pesante.  Nanna  provò un senso di ribrezzo nell'entrare nella risaia; e
Ragazza! Cosa si fa? - Le gridò l'assistente dei lavori.  Nanna  si curvò in fretta e si pose a mondare il riso dalle male
il puzzo delle acque si faceva piú insopportabile.  Nanna  aveva la nausea. Si rizzò cogli occhi iniettati e le vene
le mondatrici si unirono a quella voce e formarono un coro.  Nanna  pure cantò la prima strofa. Ma aveva troppa nausea; non
Ma vedete un po' quanto sangue vi fanno perdere! - osservò  Nanna  accennando le gambe brune delle fanciulle che grondavano
da galeotto, quel cibo di cui i galeotti non hanno idea.  Nanna  non poté ingoiare la minestra. Mangiò un pezzo di pane col
fino a Novara alla messa, ed a vendere le sanguisughe.  Nanna  avrebbe amato assai di rimanere dell'altro distesa sulla
nudità avariate non ispiravono piú peccati di desiderio.  Nanna  al ritorno era sfinita; il suo sconforto aumentava ogni
sussurrarono: - Nanna: il carro! - Dove? - domandò  Nanna  che non ebbe bisogno d'altre spiegazioni per capire di qual
ed originale. Poi Gaudenzio andò a piantarsi davanti a  Nanna  colle mani sui fianchi, e dimenando il capo tornò a
io; voi non siete una donna da lavoro - osservò Gaudenzio.  Nanna  si sentí mortificata, e rispose: - Oh perché? Faccio
volte descritta quella triplice fatica delle montanare, che  Nanna  l'aveva sempre in mente. Ma le pareva che l'asino si
non siete una donna da lavoro. - E rideva tanto forte che  Nanna  si svegliò. Suonavano infatti alte risate giú nell'aja: ma
sogno. Era tardi nel pomeriggio, e si ballava coll'organo.  Nanna  sorrise all'idea di danzare con Gaudenzio, e s'alzò per
opposta dell'aja per pigliare un'altra ballerina.  Nanna  si sentí avvilita. Egli la disprezzava, ed apprezzerebbe
il dorso, come se volesse slogarle le giunture. E  Nanna  gli posava languidamente sulla spalla la mano sinistra,
lo slancio come una trottola, e poi seguitasse a girare.  Nanna  non ne poteva piú. Quasi involontariamente si chinò sulla
si concertarono tra loro, poi la medichessa si accostò a  Nanna  e le disse: - Nanna, hai la febbre alla testa, e potrebbe
la spesa d'una gallina nera. La massaia ne ha parecchie.  Nanna  mise un lungo sospiro. Pensava: "Ecco, ci si rimette la
Sciolse il nodo, ne trasse il denaro delle sanguisughe che  Nanna  ci aveva risposto, e s'avviò al pollaio, dicendo alle altre
ed una gamba la povera vittima che chiocciava paurosamente.  Nanna  aveva già deposto l'argento, ed aveva i capelli raccolti
paglia con quella cuffia straordinaria. Durante la notte  Nanna  ebbe una febbre violenta; la prese il delirio. Aveva il
contagiose. Né quella settimana, né l'altra, né la terza,  Nanna  riconobbe la madre. Dopo quattro settimane soltanto
dei mesi, quando tutto fu finito, la bella testa bionda di  Nanna  era spelata e lucida come un ginocchio. Questa volta il suo
- Ma! - tornò a sospirare il pover'uomo. - Poi guardò  Nanna  a lungo con un senso di pietà, e finí col dire: - Una
vuoi che ne facciamo ora? - ed accennò col capo la ragazza.  Nanna  si sentí una stretta al cuore. La sua piuma, il ricco
- Anche lei trova che sono rovinata per sempre - pensò  Nanna  ed anche la mamma le parve crudele. E nascondendosi il
donna aveva ragione; e non si parlò piú della malattia di  Nanna  e delle sue conseguenze come se quella catastrofe non fosse
come se quella catastrofe non fosse mai avvenuta. E  Nanna  s'indignò di quel silenzio, lo interpretò a rovescio, e
piú raccomandarle d'aver cura della sua persona; ed allora  Nanna  pensò: - Ecco; perché sono brutta non si danno piú pensiero
brutta non si danno piú pensiero di me. Quand'ero bella,  Nanna  di qua, Nanna di là; Nanna non andar fuori colle oche;
si danno piú pensiero di me. Quand'ero bella, Nanna di qua,  Nanna  di là; Nanna non andar fuori colle oche; Nanna metti
pensiero di me. Quand'ero bella, Nanna di qua, Nanna di là;  Nanna  non andar fuori colle oche; Nanna metti l'argento; e non ti
di qua, Nanna di là; Nanna non andar fuori colle oche;  Nanna  metti l'argento; e non ti affaticar troppo; e non ti
il primo non s'imbrocca si va sghimbescio fino all'ultimo.  Nanna  finí per vedere in ogni parola una canzonatura, un
godo, Che gioia che provo A vederti ciccar. Tutto novembre  Nanna  passò le lunghe serate a filare sola in cucina al freddo,
o l'altra bisognerà pure che ti faccia vedere. E a dir vero  Nanna  non spingeva la suscettività fin a non volersi mostrare. A
- Ed ho forse domandato d'accendere il fuoco io? - ribatté  Nanna  con mala grazia. - No, ma perché vuoi intirizzirti qui
puoi filare: e poi ci vuole una lucerna tutta sera per te.  Nanna  saltò in piedi come una molla che scatta; buttò indietro la
- Le disgrazie o che fanno santi, o che rendono cattivi. -  Nanna  non l'hanno fatta santa - disse Martino il cui animo giusto
ci andò appena una volta. Ma in quella sola volta  Nanna  trovò tanta amarezza, da avvelenare tutte le centoventi
le disse coll'usata brutalità: - Oh! Nanna! E l'argento?  Nanna  alzò le spalle e tirò via a filare. - Se lo vorrete mettere
suoi umori malsani. Cosí passarono sette anni. I capelli di  Nanna  non ricrebbero mai. Il medico l'aveva detto e pur troppo
pure era stato buon profeta. E tutta l'antica bellezza di  Nanna  era svanita col raggio di bontà disappensata che l'aveva
per quella parte di bene che le pareva rapito a lei. Cosí  Nanna  s'era allontanata tutte le simpatie; i parenti stessi,
- Ma che! Non la vedete la mia testa? - aveva ribattuto  Nanna  con piglio irritato, quasi quasi a rimproverargli d'averla
ce li avete anche voi. - Ho quelli che ho - aveva detto  Nanna  alzando le spalle, e continuando a lavorare. Ma il discorso
verrà da sé. - Sí! Aspetta che venga! - aveva detto  Nanna  ponendosi il pollice sul naso ed agitando le dita. In quel
se ho da venire a domandarvi chi ha vinto la scommessa. E  Nanna  aveva indicata la cascina, e la strada per giungervi, ed
un partito per lei a quell'ora. Fu una reazione salutare.  Nanna  tornò dalle risaie piú trattabile, meno irritata. Qualche
- C'è voluto un po' di fatica, ma s'è rassegnata. E  Nanna  invece era piú lontana che mai dalla rassegnazione. I suoi
estate, finirono i raccolti, e di sposo nemmeno l'ombra.  Nanna  si fece mesta e pensosa. Ma non ricadde nell'avvilimento.
qualche volta è stata un po' brusca. - Sí Menghina - disse  Nanna  - se v'ho offesa vi domando perdono. - Ma che! Ma che!
questo alloggio rimanesse libero, per metter casa a parte.  Nanna  non rispose altro a questa supposizione di Maddalena, e
lavoro. Mezz'ora dopo si udí da lontano cigolare un carro.  Nanna  alzò il capo e stette in ascolto. La memoria di Gaudenzio
di Gaudenzio. - Ecco i nuovi vicini che giungono - disse  Nanna  E, puntando i gomiti sulle ginocchia, ed il mento sui pugni
inquilino giungendo nel cortile aveva riconosciuto Nanna, e  Nanna  aveva riconosciuto lui. Era il giovane che l'aveva
pallida, sofferente, vicino alla prima crisi materna.  Nanna  guardò la donna con curiosità. Ella non aveva punto amato
credevo di trovarvi qui. - Avete la memoria corta - rispose  Nanna  con un po' d'acrimonia - No; mi ricordavo quello che mi
noi. Intanto la sposa s'era mossa per scendere dal carro, e  Nanna  era accorsa col marito per aiutarla. La povera giovinetta,
non fece piú la menoma allusione al suo incontro con  Nanna  in risaia; ed ella comprese che s'era ingannata allora, ed
due anni. Una sera Maddalena aveva scodellata la minestra.  Nanna  s'era seduta sul gradino dell'uscio per mangiarsela in
È del suo paese; una bella giovane, ed ha della roba anche.  Nanna  udiva tutto e le balzava il cuore, e le tremava la mano da
fa un po' da sensale, e ne combina parecchi di matrimoni.  Nanna  gettò convulsamente la scodella sul gradino e si rizzò
volentieri per togliere di mezzo quell'ostacolo.  Nanna  tornò ad allontanarsi, e vagolando sola nell'orto fra le
vergogna, le parve ormai una benedizione. Nel pomeriggio  Nanna  stava alla fonte mondando gli ortaggi che Maddalena doveva
affettate, che aveva preparato per la minestra. - Addio  Nanna  - disse immergendo il paniere che si riempí d'acqua e
- E lo sapete che mio fratello vuole ammogliarsi? - domandò  Nanna  interrompendo egoisticamente quello sfogo di dolore
io ve lo trovassi, lo sposo? - tornò a domandare Pacifico.  Nanna  si curvò maggiormente mordendosi le labbra. Gongolava. Era
pigliereste? - Provate a cercarlo e poi si vedrà - rispose  Nanna  facendo la preziosa; e gli sorrise maliziosamente e fuggí
Bisogna finirla. Quel ragazzo non ha la testa a segno. - E  Nanna  tornava a vedere il fantasma della cognata, e tremava.
a Martino con una cert'aria misteriosa che prometteva bene.  Nanna  che era indietro un tratto s'affrettò per passare accanto
diceva Pacifico. - Volete che andiamo a berne un bicchiere?  Nanna  udí, e passò dinanzi sogghignando senza guardarli. - Buondí
udí, e passò dinanzi sogghignando senza guardarli. - Buondí  Nanna  - le gridò Pacifico. Ella si voltò, rise e tirò via. Il suo
- Hai voglia o no di maritarti? - Oh, per me... - disse  Nanna  alzando le spalle e volgendo il dorso in atto vergognoso,
la fantasia. - Lo sposo ci sarebbe - soggiunse il babbo.  Nanna  si appese coll'immaginazione al braccio del giovinotto, dal
stava zitto tirando lunghe boccate di fumo dalla pipa.  Nanna  era impaziente di saper altro. Si voltò a mezzo, e guardò
in testa, e potesse far da mamma alla sua creaturina.  Nanna  si sentí venir freddo al cuore. Il giovinotto, il garofano,
diceva di pigliarla perché era matura e punto bella.  Nanna  non aveva espansioni. Gioia, dolore, dispetto, racchiudeva
e le disse: - Via, vieni qui; parla. Lo vuoi o non lo vuoi?  Nanna  strappò con mal garbo il braccio a quella stretta e gridò:
che insidiano le ragazze, signora no; non si deve andare.  Nanna  non era donna da prendere una risoluzione da sé. Tenne il
la stanza accanto alla sua, dissopra alla cameretta di  Nanna  ed al forno, lavò il pavimento e dispose tutto per ricevere
dispose tutto per ricevere il letto e la cassa della sposa.  Nanna  disse ai parenti che voleva andare alla mietitura del riso
per risparmiare un disgusto alla figliola disgraziata. E  Nanna  partí tanto piú volentieri, perché Pacifico, durante quegli
forte come una colonna, vispa come un'allodola. Il cuore di  Nanna  era tutto fiele per quella cognata. Si abbandonò a pensare
una dozzina di scope. - Ha scavalcato la scopa? - esclamò  Nanna  coll'aria piú scandolezzata che poté assumere come avesse
voglia di essere casalinga; ecco! Non ha presa la scopa! E  Nanna  gustava tutte le acri voluttà del male, in quel piccolo
ancora ed ancora le meraviglie della loro giovane compagna,  Nanna  gridò con disprezzo: - Sí eh? Bella moglie, che non ha
per stabilire i preliminari della pace fra le due cognate e  Nanna  tornò a casa piú che mai inviperita contro la sposa.
neppure una figurina elegante, ideale, com'era stata  Nanna  a diciassette anni. Ma una bella contadinotta, bianca,
vergognava, e gli rispondeva con una risata. Quando giunse  Nanna  dalla risaia, la sposa era nell'orto. - Rosetta! - gridò
dall'altra, le saltò al collo e la baciò sulle guancie.  Nanna  si lasciò fare, freddamente, senza ricambiare
dei Lavatelli. - Come va, Gaudenzio? - gli disse una volta  Nanna  con amarezza. - Avevate dimenticata la strada di casa
quel fatuo. - Ora che avete la cognata bella ci vengo.  Nanna  se la legò al dito. Era uno scherzo impertinente in cui la
in cui la sposa non aveva che una parte passiva. Ma  Nanna  gliene addossò tutta la responsabilità, e vi soffiò dentro
graziosità della bella sposa. C'erano parecchie fanciulle;  Nanna  sedeva con esse a filare; ma il suo capo ravvolto nella
lasciarsi impaurire nemmeno per ombra dalla sua severità. E  Nanna  sentiva, nel suo cuore inviperito che la cognata era felice
mentre invece era tutto galanteria per la cognata. Oh, se  Nanna  avesse potuto allontanarlo per sempre, far nascere una lite
di non aver mai preso una medicina. - Precisamente come  Nanna  - diceva con ironia Gaudenzio. Era un tormento. Quando poi
una conferma del suo giudizio: matura e punto bella. E  Nanna  si faceva ogni dí piú sospettosa e cattiva. Odiava la
buona sera - senza scomodare né sé né il suo cavaliere e  Nanna  si legò al dito anche questa. - Mamma - disse Pietro a
e, se voleste, la manderebbe qui da voi, con sua sorella.  Nanna  ebbe un nuovo sussulto. Lo dissi già; in tutte le donne
E le notti ch'io passerò a casa, starà nel letto con Nanna.  Nanna  fremette all'udire quella combinazione. Ma non ebbe neppure
sottomesse, e sarebbe sembrata una stravaganza da parte di  Nanna  il non voler dividere il suo letto con quella fanciulla che
dalla preferenza d'un uomo a preferirlo, poco ci corre.  Nanna  s'accorgeva di tutto questo. Dell'inganno della bimba,
la forestiera. Nel ricondurre a posto la giovinetta vide  Nanna  piú avvilita del solito per quello sfregio patito e le
per voi, Nanna? - Io non ho voglia di ballare - gli rispose  Nanna  che cercava di salvare almeno l'apparenza. Ma con Gaudenzio
con lei, alla sua maniera sguaiata e compromettente.  Nanna  ricusò la gentile offerta di Lucia e seguí con occhio
perché l'apprezzava come una superiorità. La parola di  Nanna  bastò a fargli volgere su Gaudenzio quella vaga gelosia.
ardentemente l'aspirazione ad un amore esclusivo. Ma  Nanna  si vendicava di non poterlo inspirare. Pietro invece,
di mettere i punti sulle i. E li pose troppo chiari.  Nanna  capí. Ed anche Lucia, nella sua semplicità, capí che in
- Che! Potrebbe non averla? Un bel giovane cosí! - rispose  Nanna  acremente. - E chi è? - tornò a dire con voce insinuante la
di speranza. Ella aveva interpretato tutto il discorso di  Nanna  in suo favore. Le ironie non avevano trovato la via nel suo
troppo smaliziata - disse Gaudenzio ridendo. - Lo metterà  Nanna  il paniere; lei ci crede ancora a Santa Lucia; vero, Nanna?
vero, Nanna? - Io credo tutto, sono una scema - rispose  Nanna  risentita. - Eh sí! Scema voi! Ne sapete da menarci a
per indurla ad approvare la proposta dei panieri.  Nanna  sorrise a quel complimento che le era fatto dinanzi a tanta
Neppure nei tempi andati Gaudenzio aveva mai parlato a  Nanna  con tanta deferenza; non l'aveva mai pregata cosí. Non
per la prima volta, finí di far perdere la testa a  Nanna  - Sí: metterò fuori il paniere - disse. E senza ragionarvi
di buon'ora dalla stalla. Aveva i suoi preparativi da fare.  Nanna  cercò di congedar presto le vicine perché l'impazienza la
fuori il paniere. - Non sono di casa - disse. Lo posero  Nanna  e Rosetta all'unica finestra della cucina che dava
salirono coi vecchi, e si ritirarono nella loro stanza, e  Nanna  entrò anch'essa nella sua. Ma depose soltanto il lume, poi
del paese, vuol dire rimaner zitellona. In quell'oscurità,  Nanna  arrossí come una vampa. Se avesse avuto sotto mano
attentamente qualche cosa. Forse la pezzuola di Rosetta.  Nanna  provò un momento di amara soddisfazione. L'aveva fatto
per non dire d'avergli parlato da sola. Ed allora lei,  Nanna  le direbbe dinanzi a tutti, il babbo, la mamma, il marito
presso la siepe, Rosetta mise un grido: - Ecco! È qui! -  Nanna  fu tutta scossa. Nella sua idea fissa, credeva di vedere
la grazia di toccare il cuore al ladro - suggerí Maddalena.  Nanna  lasciò dire, e si propose di vendicarsi in altro modo. - Li
per cui non aveva messo il suo paniere cogli altri due. -  Nanna  e Rosetta sono piú grandi di me, e l'hanno pur messo fuori
avesse fatto come le altre, le disse: - Dunque Rosetta e  Nanna  l'hanno avuta la strenna? - Síí! - gridò Rosetta - Bella
fatte delle nostre questa settimana - disse al marito. -  Nanna  ed io abbiamo messo fuori il paniere per Santa Lucia. - E
Pietro guardava sospettosamente le due donne. Capiva che  Nanna  aveva l'intenzione di accusare sua moglie. Ma di che? Forse
aspettavi di trovarci? Lo spillo della salumaia? - domandò  Nanna  con ironia. Gaudenzio, che aveva scoperto studiando Rosetta
nulla dello spillo dato e respinto, a quella parole di  Nanna  si confermò nel sospetto già concepito contro di lei.
tutte cosí. Un gioiello ed un bell'uomo, e addio virtú.  Nanna  dal canto suo, aveva bisogno che quel dono si facesse, per
gialli. Non si possono confondere. La vigilia di Natale,  Nanna  disse a Maddalena: - Mamma, me la lasciate fare a me la
da Pietro. - Sí - disse Lucia con entusiasmo. - Sí - disse  Nanna  fingendo la stessa animazione. Rosetta non disse nulla.
E s'avviò per uscire riprendendo la sconcia canzone.  Nanna  che era accanto alla porta udí un sospiro represso, e vide
. . . . Poi se ne andò cantando sempre, senza avvedersi di  Nanna  che era celata nell'oscurità. Quell'abbraccio fece
cucina. Rosetta si voltò al rumore degli zoccoli, vide che  Nanna  era dietro a lei, e capí che aveva assistito a quella scena
nella sua stanza, prese la lucerna che era sulla tavola.  Nanna  le si accostò per accendere la sua. La luce le rischiarò
la sua. La luce le rischiarò tutte e due in volto.  Nanna  fissò la cognata negli occhi; questa li abbassò. Si sentiva
di strenne, di fiori d'argento, d'amori, di nozze.  Nanna  rimase sola, e s'affrettò a porre le mani in pasta per la
come una spugna, grazie all'energia febbrile con cui  Nanna  maneggiò la pasta, stirandola, battendola, ravvoltolandola
finestra del forno. Gaudenzio era già entrato nella siepe.  Nanna  lo seguí coll'occhio fino alla finestra accanto, ed il suo
nell'ombra presso il muro tra le due finestre, ed aspettò.  Nanna  udiva il respiro affannoso del carrettiere traverso le
casa, e s'avviò rapidamente traverso l'orto alla siepe.  Nanna  aveva indovinato. L'innamorato correva alla messa per non
lento avanzarsi verso il cortile dalla parte del viale.  Nanna  balzò in cucina, nell'idea di impadronirsi dello zoccolo di
di Rosetta, c'era ancora il famoso fiore in filigrana.  Nanna  alzò la mano per pigliarlo, ma in quella l'uscio della
al vedere la sorella là accanto alla finestra. Anche  Nanna  fu turbata sulle prime. Non si aspettava quella venuta
tavola un involtino leggero. Il piú difficile era detto.  Nanna  si fece pallida di rabbia; ma Pietro senza darle tempo di
tasca del farsetto. Poi si alzò, e si avviò verso l'uscio.  Nanna  fu atterrita. In quel momento soltanto vide tutta
cercato di punire nessuno. Ma avrebbe ucciso sé stesso.  Nanna  lo indovinò dalla sua disperazione; e tutte le passioni
poveri vecchi! - Pietro, dove vai? Cosa pensi? - gridò  Nanna  correndo a lui. - Eh! A nulla; va là - disse Pietro
poi sussurrò: - È meglio finirla che vivere a questo modo.  Nanna  ebbe bisogno in quel momento di tutta la forza del suo
gli occhi sbarrati dallo stupore. L'eccitazione nervosa di  Nanna  era ben dissimulata dal ridere convulso. Un raggio di
rischiarò il volto di tanta espressione di conforto, che  Nanna  se ne sentí incoraggiata e prese a sghignazzare piú forte.
l'ebbe dato gli tornò il dubbio angoscioso, ed afferrando  Nanna  pel braccio le domandò a bassa voce: - Ma l'altro? Hai
può essere nel tuo, Nanna. Quest'ultima parola era crudele.  Nanna  ne risentí una fitta al cuore. Ma aveva veduto troppo
Mi sarei ammazzato! E scoppiò in un pianto convulso.  Nanna  a quella vista, al pensiero ch'era stata sul punto di
nello zoccolo di Lucia; giuralo! - gridò Pietro con impeto.  Nanna  aveva già la mano sullo zoccolo di Rosetta per deporvi il
messa per esser sicura che tutti gli uomini fossero fuori.  Nanna  a quell'ora doveva aver finito di preparare la torta, ed
e la cognata, e si fermò esitante non osando entrare.  Nanna  comprese che, se non l'aiutava, quella comparsa avrebbe
il fiore, allungò la mano per gettarlo a terra di fuori. Ma  Nanna  le tirò dentro rapidamente il braccio e le sussurrò: - Non
sarebbe del fiore di quell'altro? Intanto Pietro rientrava.  Nanna  spinse di nuovo la cognata verso di lui, e disse: - Ne vuoi
credeva che la cognata le preparasse una perfidia. Ma  Nanna  ripigliò: - Non istar a negarlo. Forse che non t'ho visto
voi, uomo, siete contento? - E lo abbracciò e poi abbracciò  Nanna  esclamando: - Avremo sponsali in famiglia; saremo tutti
nulla, si sentiva riconciliata con sé stessa ed era felice.  Nanna  lasciò soli gli sposi ed uscí nel cortile. Dopo tanta
stupore. Vide una lucerna sulla cassa ai piedi del letto; e  Nanna  inginocchiata accanto alla culla della bambina. Pietro si
il mio dono di ceppo, e ne ringrazio il Signore - disse  Nanna  alzandosi. - Egli s'è ricordato anche di me, sebbene io sia
comprese tutto. E colla sua espansione spontanea, abbracciò  Nanna  e le disse: - Iddio ti benedica, Nanna, per quello che fai
me vi voglio bene - disse Pacifico. - Davvero? - domandò  Nanna  con un lampo di gioia nello sguardo. - Non lo sapete forse?
- E dicevate che ero vecchiotta e punto bella... - disse  Nanna  con un po' d'ironia, incapace di sacrificare quel meschino
voluto bene a voi. - Ma allora questa bambina...? Disse  Nanna  quasi in atto di respingere la culla. - Non ha piú né babbo
io pure gliene vorrò, e sarà come se fosse nostra - mormorò  Nanna  curvandosi verso la bimba addormentata, e baciandola sulla
figliola. Pacifico, lasciamo stare. Era sempre a guardare  Nanna  colla bocca aperta, e tratto tratto le diceva: - Dunque
- Io non burlavo, lo puoi ben credere. Volevo la mia  Nanna  e cento vite di vecchie non mi avrebbero certamente
gridandomi lamentevolmente un: per amor di Dio! La mia  Nanna  o vi mando all’inferno con tutti i diavoli! rispos’io. Per
Oh! Marzio, essa esclamò e le lagrime della mia  Nanna  innondavano il mio volto. Sono troppo corsaro da non
tenendo la mia cara per mano, richiusi la porta e chiesi a  Nanna  se esisteva un altro uscio in quella prigione. Essa rispose
a un tratto una fanciulla dell’età in circa della mia  Nanna  si avvicinò a me, con voce commossa: "Oh! voi non mi
sola in questo carcere, caro signore, io seguirò la mia  Nanna  sino alla morte". E la Nanna a me: "Sì, Marzio! per carità
signore, io seguirò la mia Nanna sino alla morte". E la  Nanna  a me: "Sì, Marzio! per carità non lasciamo questa infelice
di tutti i popoli! «Salvata sì portentosamente la mia  Nanna  e reduce tra i miei coraggiosi compagni, io avea ragione
e di favori? Ebbene! il mostro s’era innamorato della mia  Nanna  e mai mi perdonò l’affetto con cui mi ricambiava
era riuscito a guadagnarsi gli animi nella famiglia di  Nanna  e ad inviperirli. I quattro fratelli di lei come ella mi
 Nanna  e Maria (tale era il nome della compagna di Nanna) s’erano
dall’orribile supplizio. Per fortuna di tutti la mia  Nanna  mi scosse coll’esclamare oh! una chiave! e veramente con
ceduto e liberavo le membra intirizzite del giovane quando  Nanna  mi afferrò per il braccio e timorosa indicommi nella
che tenne dietro al giorno in cui conobbi la dimora della  Nanna  entrai in Roma solo: solo, perché mi sembrava vergognosa
Ora che la natura non è più una struttura Essa come la  nanna  creata, può essere riammessa come continuo mutare e
bella bolla molle 53 Un buffo omino s'abboffa 54 La ninna  nanna  a Tonno 55 Se papà prende il caffè 56 M'hanno detto che sul
Bettina e Lolò rispondono al babbo . . .59 La ninna  nanna  della bambola (poesia) . . . . » 61 La nostra bella Italia
treccie per disciolte spalle, vino d'Italia... la ninna  nanna  non la fa la balia! Dite, amici, giochiamo a
noce, senza veli né ornamenti, e non rimaneva mai vuota.  Nanna  era ancora una bella donna, con gli occhi castani di cane
Più in Ià un'altra voce femminile cantava la ninna  nanna  a un bambino, con una cantilena strana, e una modulazione
suoi forti denti il pane duro e una crosta di formaggio.  Nanna  gli va appresso supplichevole, con la tazza colma in mano:
proverbi dell'estate ivi Si fa alle formiche? 111 La ninna  nanna  di Rosina 115 Un guardiano da nulla 116 Un buon guanciale
della propria sventura, vecchio zio Pera vizioso, Efes e  Nanna  disgraziati, Rebecca infelice, Maestro Pane stravagante,
piedi, col gattino intorno al collo. «Un calcio sul viso!»  Nanna  lo guardò: i suoi piccoli occhi rifulgevano stranamente.
gridando: «Puzzate come una botte! Lontana da me!».  Nanna  traballò; qualche confetto cadde e rotolò sul pavimento.
io ne morrei di dolore ... » Per impedire la morte di  Nanna  egli prese l'involtino; poi trasalì sentendo sulla sua
canticchiando una poesia amorosa del poeta Luca Cubeddu;  Nanna  estirpava male erbe, aiutata da zio Pera; ed Efes Cau,
verde, profumi e suoni sfumati nell'aria calda. Ogni tanto  Nanna  si sollevava, con una mano sulla schiena, con l'altra
si trovi sempre lì, buttato per terra come un cane morto».  Nanna  emise una specie di grugnito, raccogliendosi fra le gambe
di aiutarci ... ». Efes fece atto di sollevarsi, ma subito  Nanna  si ribellò: «Ed io me ne vado! Perché deve egli fingere di
raccogliere come un confetto ... » Questa espressione, che  Nanna  ripeteva dappertutto, fece ridere e calmò Anania; ma egli
turchini e la barba rossa, congiuravano per far ubriacare  Nanna  onde ella dicesse ciò che sapeva sul conto di zio Pera; e
sei brutto!», disse Maestro Pane, sempre parlando fra sé.  Nanna  prese il bicchiere, bevette e cominciò a raccontare brutte
sfiorata dal soffio e dal rombo della civiltà! Anche zia  Nanna  non era più la donna orribile e nauseante di un tempo;
il lembo Levossi in piè con di fior pieno un grembo.  Nanna  ascoltava, senza capire una parola, e apriva la bocca per
tutto ciò che è accaduto a Nuoro durante quest'anno.»  Nanna  cominciò, ritornando ogni tanto a Margherita. Ella era la
a dondolarla. E le cantava, ridendo di sé stesso, una ninna  nanna  rimastagli in mente: Suonno che 'ngannaste a lu leone
occhi, narrava al marito gli avvenimenti della giornata.  Nanna  l'ubriacona era caduta sul fuoco, Efes Cau aveva un paio di
usava riunirsi nel molino: zio Pera col randello, Efes e  Nanna  costantemente ubriachi, il bel calzolaio Carchide,
e mentre orlava gli stivaletti, canticchiava la ninna  nanna  per i due bimbi; mentre orlava gli stivaletti, mandava
un bel giar... din... ( sonnecchia ) te faroo una bella  nanna  de bomba... sina; te daroo el lattin col bis... cott
e parlava fra sé a voce alta. - Efes passava barcollando, -  Nanna  lo seguiva, - i bambini laceri giocavano coi cani, i gatti,
fu di proporre alla banda di far una serenata alla  Nanna  e la banda acconsentí. Dato ognuno di mano al suo
le valli selvaggie, il dolce orizzonte, il viso paonazzo di  Nanna  venuta ad incontrarlo alla stazione. Ella aspettava da più
Il rumore monotono delle ruote, l'abballottolìo, la ninna  nanna  delle carrozze, ma più di tutto i fumi ed i calori della