| NANNA | OH... OH... |
«Topolino» 527 (2 gennaio 1966) -
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NINNA | NANNA | DI ROSINA Il sole dardeggia la campagna; è l'ora più calda |
I miei amici di Villa Castelli -
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accumulava per farne poi il letto nuziale della fanciulla E | Nanna | andava superba delle sue oche, e di quegli apparecchi fatti |
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E questo è bene soltanto nell'età dell'innocenza; e | Nanna | ha dieci anni, l'età dell'innocenza è passata. Martino |
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sei lire all'anno, che la famiglia spendeva per evitare a | Nanna | la comunanza di giochi coi piccoli mandriani. E Nanna |
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a Nanna la comunanza di giochi coi piccoli mandriani. E | Nanna | andava superba anche di questo, che le dava una certa |
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un piccolo personaggio di conto. Del resto l'orgogliuzzo di | Nanna | non le impediva di lavorare nell'orto nella misura delle |
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mercato di Trecate o di Novara. In quel cascinale, quando | Nanna | aveva dieci anni non c'erano altre bambine; e gli inquilini |
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casa a guisa di panca, e d'inverno nella stalla, era sempre | Nanna | che girellava intorno, un po' accanto all'uno, un po' |
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e selvatico, non attirava i vezzi; stava in disparte. Cosí | Nanna | si avvezzò ad occupare la gente di sé. Era naturalmente |
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in cui si trovava bene ed era contenta. Il tempo passò. | Nanna | venne su grande, e si fece bella. Non aveva una robustezza |
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di un bruno lieve e dorato. Ad onta di questi néi, però, | Nanna | era bella, e certo non figurava male accanto alle altre |
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d'andare nella stalla a veglia, la mamma disse: - Ora la | Nanna | è una giovane da marito. - Quanti anni ha? - domandò il |
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mistero. Poi riprese il discorso interrotto: - Dicevo che | Nanna | ha diciassette anni a momenti, e bisognerà comperarle gli |
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ce ne volevano ventiquattro. - Settantadue lire! - disse | Nanna | che aveva già fatto e rifatto a sazietà quel conto sulle |
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- Ha tutta l'aria d'un cittadino - dicevano. Ed ecco perché | Nanna | pensava e sognava gli spilloni d'argento. Quando vedeva |
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la testa a misura che avanzava l'una poi l'altra gamba, | Nanna | diceva tra sé: - Ah! Come cammina! Ecco; è cosí che debbono |
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c'era altri come Gaudenzio per saper vestire e farsi bello; | Nanna | ne era profondamente convinta. E Gaudenzio poi! Egli si |
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dei Don Giovanni. - Ah! Se avessi l'argento! - sospirava | Nanna | nel suo giovane cuore. Ma, l'avesse pure avuto, Gaudenzio |
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tutta la Turchia non c'era un turco piú bello di quello là. | Nanna | al vederlo ripensò con delizia che quel giorno il suo |
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sul petto. - È tutta fatica de' miei denti - rispose | Nanna | con piglio indifferente. - Ma quei commenti indiscreti |
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dal capo di casa, non s'era piú parlato di mettere a | Nanna | gli spilloni d'argento. Ma, finito il carnovale, si |
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guizzava intorno, l'avvolgeva tutta come per divorarla, e | Nanna | si piantava dinanzi al camino armata della mestola per |
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sua figliola. Tuttavia la sua donna pareva cosí offesa che | Nanna | a diciassette anni non avesse ancora trovato marito, ed |
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diciassette anni non avesse ancora trovato marito, ed anche | Nanna | se ne mostrava cosí mortificata, che il babbo ricominciò i |
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due ettogrammi e mezzo di pane di grano turco. Sul mercato | Nanna | e Pietro scontrarono vicini e conoscenti che erano venuti a |
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passando. - Ti piace lavorare in risaia? - domandò a | Nanna | una compagna. - Non ci sono mai stata; e neppure Pietro. Ci |
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lunga fila che prendeva tutta la strada. I giovani dietro. | Nanna | prese i suoi zoccoletti in una mano come le compagne, per |
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Addio mamma! - ripeterono un'ultima volta i ragazzi. E | Nanna | agitò in alto gli zoccoletti in segno di saluto, poi tutti |
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la risaia; ma gli attori sudavano a grosse goccie. | Nanna | si provò a cantare, ma non le riescí. Lo sforzo di |
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È il tuo innamorato? - Oh no! Non ho ancora l'argento. - E | Nanna | si sentí tutto il sangue salire al viso a quella domanda |
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lungo la via, uno accanto all'altro, e dirsi tante cose... | Nanna | non le sapea le cose che si dicono gli innamorati; ma era |
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di quei pensieri belli che le avevano alleviato il lavoro, | Nanna | era stanca a morte, e disse: - Io non ho voglia di danzare. |
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cortile, e la casa, e l'organetto e le danzatrici. Infatti | Nanna | sentí un umidiccio penetrarla fino alle ossa; ed il freddo |
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soffietti. Il giovedí, mezz'ora circa prima del desinare, | Nanna | udí ruotare un carro sulla strada maestra accanto alla |
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mano maestra. Non poteva essere che la mano di Gaudenzio. | Nanna | sussultò tutta quanta, e rimase col collo proteso, e la |
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tutto il volto. Quel Gaudenzio aveva tutte le attrattive! | Nanna | non poté frenare il suo entusiasmo. Si volse alla vicina e |
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tremenda gridò: - Ooh! Nanna! Ooooh! - Oooooh! - rispose | Nanna | con quanto fiato aveva in corpo facendosi un portavoce |
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fu lungo a passare. Se fosse stata a lavorare sul suo, | Nanna | avrebbe buttata là la zappa, e via! Ma lavorava per altri, |
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il mezzodí, e tutti i lavoranti si raccolsero sull'aja. | Nanna | ci andò cogli altri, affettando di camminar lenta, come se |
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il centro sulla punta della sua bacchetta, e farla rotare. | Nanna | era al colmo dell'entusiasmo. Guardava lui, poi si voltava |
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le prime settimane, per andare all'ospedale colle febbri. | Nanna | pure, al finire della giornata, si sentiva le ossa rotte e |
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fare anche la parte delle ammalate. Il penultimo sabato | Nanna | fu presa dai brividi mentre stava lavorando, e stentò molto |
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ed una cattiva. Ma in che stato le finí! Non era piú la | Nanna | di prima. Lungo la strada per tornare a casa si reggeva a |
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poche, ed il loro canto s'interrompeva per lunghi tratti. | Nanna | ansimava come un mantice. Aveva le labbra bianche. Non era |
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Appoggiati al mio braccio - le disse - faticherai meno. Ma | Nanna | non volle. Le pareva una cosa ridicola andare cosí a |
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li tolgo perché mi cadrebbero, coi piedi penzoloni cosí - E | Nanna | tirò via a quel modo, scalza, nell'umido e sotto la |
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e le pareva di stare sopra un letto di piume. Il lunedí | Nanna | stette male; ed il mercoledí peggio. Il babbo andò a |
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lire per l'argento. Null'altro. Cosí la mattina del giovedí | Nanna | fu trasportata all'ospedale di Novara sul carro del Comune, |
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i giovani li risana ed ai vecchi fa suonar la campana. | Nanna | era giovane, non c'era pericolo. - E poi la febbre se l'è |
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cos'è. Ma per lei quella considerazione era rassicurante. | Nanna | rimase all'ospedale circa due settimane; ed ogni giorno di |
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poté guarire in poco tempo. Martino andò anch'esso a veder | Nanna | ogni festa; sedeva accanto al letto, spesso stava zitto una |
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che potrebbero morire le malate dei letti vicini, e che | Nanna | si troverebbe distesa fra due morte. E brontolava: - |
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la causa per l'effetto; e che causa indiretta anche! Quando | Nanna | fu in grado di lasciar l'ospedale, la mamma andò a |
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bene avviluppato in una carta, e la carta in un fazzoletto. | Nanna | si rallegrò tutta. Svolse il piego sul letto, si vestí in |
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da marito - le diceva la mamma guardandola con amore. | Nanna | lo sentiva bene che quegli spilloni le aprivano una vita |
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riflessa tutta, in un bello specchio che ornava la parete. | Nanna | non si limitò a guardarsi alla sfuggita come avrebbe fatto |
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che le raggiava nel volto, impedirono al babbo di | Nanna | ed ai conoscenti di osservar troppo che era magra, |
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mi pare che qui vi sia passata la pialla di San Giuseppe. | Nanna | s'era confusa e, voltando le spalle, era fuggita in cucina. |
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alla mondatura. Intanto s'era ai primi di giugno, e | Nanna | s'impazientava di quella lunga assenza. Si provò a dire ai |
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sulla paglia del fienile, e si addormentavano ridendo. | Nanna | finí per addormentarsi anch'essa; ed era tanto stanca, che |
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pianura era avvolta in un vapore grigio e pesante. | Nanna | provò un senso di ribrezzo nell'entrare nella risaia; e |
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Ragazza! Cosa si fa? - Le gridò l'assistente dei lavori. | Nanna | si curvò in fretta e si pose a mondare il riso dalle male |
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il puzzo delle acque si faceva piú insopportabile. | Nanna | aveva la nausea. Si rizzò cogli occhi iniettati e le vene |
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le mondatrici si unirono a quella voce e formarono un coro. | Nanna | pure cantò la prima strofa. Ma aveva troppa nausea; non |
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Ma vedete un po' quanto sangue vi fanno perdere! - osservò | Nanna | accennando le gambe brune delle fanciulle che grondavano |
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da galeotto, quel cibo di cui i galeotti non hanno idea. | Nanna | non poté ingoiare la minestra. Mangiò un pezzo di pane col |
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fino a Novara alla messa, ed a vendere le sanguisughe. | Nanna | avrebbe amato assai di rimanere dell'altro distesa sulla |
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nudità avariate non ispiravono piú peccati di desiderio. | Nanna | al ritorno era sfinita; il suo sconforto aumentava ogni |
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sussurrarono: - Nanna: il carro! - Dove? - domandò | Nanna | che non ebbe bisogno d'altre spiegazioni per capire di qual |
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ed originale. Poi Gaudenzio andò a piantarsi davanti a | Nanna | colle mani sui fianchi, e dimenando il capo tornò a |
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io; voi non siete una donna da lavoro - osservò Gaudenzio. | Nanna | si sentí mortificata, e rispose: - Oh perché? Faccio |
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volte descritta quella triplice fatica delle montanare, che | Nanna | l'aveva sempre in mente. Ma le pareva che l'asino si |
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non siete una donna da lavoro. - E rideva tanto forte che | Nanna | si svegliò. Suonavano infatti alte risate giú nell'aja: ma |
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sogno. Era tardi nel pomeriggio, e si ballava coll'organo. | Nanna | sorrise all'idea di danzare con Gaudenzio, e s'alzò per |
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opposta dell'aja per pigliare un'altra ballerina. | Nanna | si sentí avvilita. Egli la disprezzava, ed apprezzerebbe |
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il dorso, come se volesse slogarle le giunture. E | Nanna | gli posava languidamente sulla spalla la mano sinistra, |
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lo slancio come una trottola, e poi seguitasse a girare. | Nanna | non ne poteva piú. Quasi involontariamente si chinò sulla |
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si concertarono tra loro, poi la medichessa si accostò a | Nanna | e le disse: - Nanna, hai la febbre alla testa, e potrebbe |
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la spesa d'una gallina nera. La massaia ne ha parecchie. | Nanna | mise un lungo sospiro. Pensava: "Ecco, ci si rimette la |
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Sciolse il nodo, ne trasse il denaro delle sanguisughe che | Nanna | ci aveva risposto, e s'avviò al pollaio, dicendo alle altre |
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ed una gamba la povera vittima che chiocciava paurosamente. | Nanna | aveva già deposto l'argento, ed aveva i capelli raccolti |
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paglia con quella cuffia straordinaria. Durante la notte | Nanna | ebbe una febbre violenta; la prese il delirio. Aveva il |
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contagiose. Né quella settimana, né l'altra, né la terza, | Nanna | riconobbe la madre. Dopo quattro settimane soltanto |
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dei mesi, quando tutto fu finito, la bella testa bionda di | Nanna | era spelata e lucida come un ginocchio. Questa volta il suo |
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- Ma! - tornò a sospirare il pover'uomo. - Poi guardò | Nanna | a lungo con un senso di pietà, e finí col dire: - Una |
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vuoi che ne facciamo ora? - ed accennò col capo la ragazza. | Nanna | si sentí una stretta al cuore. La sua piuma, il ricco |
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- Anche lei trova che sono rovinata per sempre - pensò | Nanna | ed anche la mamma le parve crudele. E nascondendosi il |
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donna aveva ragione; e non si parlò piú della malattia di | Nanna | e delle sue conseguenze come se quella catastrofe non fosse |
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come se quella catastrofe non fosse mai avvenuta. E | Nanna | s'indignò di quel silenzio, lo interpretò a rovescio, e |
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piú raccomandarle d'aver cura della sua persona; ed allora | Nanna | pensò: - Ecco; perché sono brutta non si danno piú pensiero |
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brutta non si danno piú pensiero di me. Quand'ero bella, | Nanna | di qua, Nanna di là; Nanna non andar fuori colle oche; |
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si danno piú pensiero di me. Quand'ero bella, Nanna di qua, | Nanna | di là; Nanna non andar fuori colle oche; Nanna metti |
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pensiero di me. Quand'ero bella, Nanna di qua, Nanna di là; | Nanna | non andar fuori colle oche; Nanna metti l'argento; e non ti |
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di qua, Nanna di là; Nanna non andar fuori colle oche; | Nanna | metti l'argento; e non ti affaticar troppo; e non ti |
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il primo non s'imbrocca si va sghimbescio fino all'ultimo. | Nanna | finí per vedere in ogni parola una canzonatura, un |
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godo, Che gioia che provo A vederti ciccar. Tutto novembre | Nanna | passò le lunghe serate a filare sola in cucina al freddo, |
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o l'altra bisognerà pure che ti faccia vedere. E a dir vero | Nanna | non spingeva la suscettività fin a non volersi mostrare. A |
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- Ed ho forse domandato d'accendere il fuoco io? - ribatté | Nanna | con mala grazia. - No, ma perché vuoi intirizzirti qui |
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puoi filare: e poi ci vuole una lucerna tutta sera per te. | Nanna | saltò in piedi come una molla che scatta; buttò indietro la |
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- Le disgrazie o che fanno santi, o che rendono cattivi. - | Nanna | non l'hanno fatta santa - disse Martino il cui animo giusto |
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ci andò appena una volta. Ma in quella sola volta | Nanna | trovò tanta amarezza, da avvelenare tutte le centoventi |
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le disse coll'usata brutalità: - Oh! Nanna! E l'argento? | Nanna | alzò le spalle e tirò via a filare. - Se lo vorrete mettere |
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suoi umori malsani. Cosí passarono sette anni. I capelli di | Nanna | non ricrebbero mai. Il medico l'aveva detto e pur troppo |
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pure era stato buon profeta. E tutta l'antica bellezza di | Nanna | era svanita col raggio di bontà disappensata che l'aveva |
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per quella parte di bene che le pareva rapito a lei. Cosí | Nanna | s'era allontanata tutte le simpatie; i parenti stessi, |
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- Ma che! Non la vedete la mia testa? - aveva ribattuto | Nanna | con piglio irritato, quasi quasi a rimproverargli d'averla |
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ce li avete anche voi. - Ho quelli che ho - aveva detto | Nanna | alzando le spalle, e continuando a lavorare. Ma il discorso |
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verrà da sé. - Sí! Aspetta che venga! - aveva detto | Nanna | ponendosi il pollice sul naso ed agitando le dita. In quel |
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se ho da venire a domandarvi chi ha vinto la scommessa. E | Nanna | aveva indicata la cascina, e la strada per giungervi, ed |
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un partito per lei a quell'ora. Fu una reazione salutare. | Nanna | tornò dalle risaie piú trattabile, meno irritata. Qualche |
IN RISAIA -
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- C'è voluto un po' di fatica, ma s'è rassegnata. E | Nanna | invece era piú lontana che mai dalla rassegnazione. I suoi |
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estate, finirono i raccolti, e di sposo nemmeno l'ombra. | Nanna | si fece mesta e pensosa. Ma non ricadde nell'avvilimento. |
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qualche volta è stata un po' brusca. - Sí Menghina - disse | Nanna | - se v'ho offesa vi domando perdono. - Ma che! Ma che! |
IN RISAIA -
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questo alloggio rimanesse libero, per metter casa a parte. | Nanna | non rispose altro a questa supposizione di Maddalena, e |
IN RISAIA -
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lavoro. Mezz'ora dopo si udí da lontano cigolare un carro. | Nanna | alzò il capo e stette in ascolto. La memoria di Gaudenzio |
IN RISAIA -
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di Gaudenzio. - Ecco i nuovi vicini che giungono - disse | Nanna | E, puntando i gomiti sulle ginocchia, ed il mento sui pugni |
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inquilino giungendo nel cortile aveva riconosciuto Nanna, e | Nanna | aveva riconosciuto lui. Era il giovane che l'aveva |
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pallida, sofferente, vicino alla prima crisi materna. | Nanna | guardò la donna con curiosità. Ella non aveva punto amato |
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credevo di trovarvi qui. - Avete la memoria corta - rispose | Nanna | con un po' d'acrimonia - No; mi ricordavo quello che mi |
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noi. Intanto la sposa s'era mossa per scendere dal carro, e | Nanna | era accorsa col marito per aiutarla. La povera giovinetta, |
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non fece piú la menoma allusione al suo incontro con | Nanna | in risaia; ed ella comprese che s'era ingannata allora, ed |
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due anni. Una sera Maddalena aveva scodellata la minestra. | Nanna | s'era seduta sul gradino dell'uscio per mangiarsela in |
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È del suo paese; una bella giovane, ed ha della roba anche. | Nanna | udiva tutto e le balzava il cuore, e le tremava la mano da |
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fa un po' da sensale, e ne combina parecchi di matrimoni. | Nanna | gettò convulsamente la scodella sul gradino e si rizzò |
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volentieri per togliere di mezzo quell'ostacolo. | Nanna | tornò ad allontanarsi, e vagolando sola nell'orto fra le |
IN RISAIA -
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vergogna, le parve ormai una benedizione. Nel pomeriggio | Nanna | stava alla fonte mondando gli ortaggi che Maddalena doveva |
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affettate, che aveva preparato per la minestra. - Addio | Nanna | - disse immergendo il paniere che si riempí d'acqua e |
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- E lo sapete che mio fratello vuole ammogliarsi? - domandò | Nanna | interrompendo egoisticamente quello sfogo di dolore |
IN RISAIA -
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io ve lo trovassi, lo sposo? - tornò a domandare Pacifico. | Nanna | si curvò maggiormente mordendosi le labbra. Gongolava. Era |
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pigliereste? - Provate a cercarlo e poi si vedrà - rispose | Nanna | facendo la preziosa; e gli sorrise maliziosamente e fuggí |
IN RISAIA -
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Bisogna finirla. Quel ragazzo non ha la testa a segno. - E | Nanna | tornava a vedere il fantasma della cognata, e tremava. |
IN RISAIA -
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a Martino con una cert'aria misteriosa che prometteva bene. | Nanna | che era indietro un tratto s'affrettò per passare accanto |
IN RISAIA -
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diceva Pacifico. - Volete che andiamo a berne un bicchiere? | Nanna | udí, e passò dinanzi sogghignando senza guardarli. - Buondí |
IN RISAIA -
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udí, e passò dinanzi sogghignando senza guardarli. - Buondí | Nanna | - le gridò Pacifico. Ella si voltò, rise e tirò via. Il suo |
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- Hai voglia o no di maritarti? - Oh, per me... - disse | Nanna | alzando le spalle e volgendo il dorso in atto vergognoso, |
IN RISAIA -
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la fantasia. - Lo sposo ci sarebbe - soggiunse il babbo. | Nanna | si appese coll'immaginazione al braccio del giovinotto, dal |
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stava zitto tirando lunghe boccate di fumo dalla pipa. | Nanna | era impaziente di saper altro. Si voltò a mezzo, e guardò |
IN RISAIA -
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in testa, e potesse far da mamma alla sua creaturina. | Nanna | si sentí venir freddo al cuore. Il giovinotto, il garofano, |
IN RISAIA -
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diceva di pigliarla perché era matura e punto bella. | Nanna | non aveva espansioni. Gioia, dolore, dispetto, racchiudeva |
IN RISAIA -
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e le disse: - Via, vieni qui; parla. Lo vuoi o non lo vuoi? | Nanna | strappò con mal garbo il braccio a quella stretta e gridò: |
IN RISAIA -
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che insidiano le ragazze, signora no; non si deve andare. | Nanna | non era donna da prendere una risoluzione da sé. Tenne il |
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la stanza accanto alla sua, dissopra alla cameretta di | Nanna | ed al forno, lavò il pavimento e dispose tutto per ricevere |
IN RISAIA -
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dispose tutto per ricevere il letto e la cassa della sposa. | Nanna | disse ai parenti che voleva andare alla mietitura del riso |
IN RISAIA -
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per risparmiare un disgusto alla figliola disgraziata. E | Nanna | partí tanto piú volentieri, perché Pacifico, durante quegli |
IN RISAIA -
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forte come una colonna, vispa come un'allodola. Il cuore di | Nanna | era tutto fiele per quella cognata. Si abbandonò a pensare |
IN RISAIA -
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una dozzina di scope. - Ha scavalcato la scopa? - esclamò | Nanna | coll'aria piú scandolezzata che poté assumere come avesse |
IN RISAIA -
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voglia di essere casalinga; ecco! Non ha presa la scopa! E | Nanna | gustava tutte le acri voluttà del male, in quel piccolo |
IN RISAIA -
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ancora ed ancora le meraviglie della loro giovane compagna, | Nanna | gridò con disprezzo: - Sí eh? Bella moglie, che non ha |
IN RISAIA -
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per stabilire i preliminari della pace fra le due cognate e | Nanna | tornò a casa piú che mai inviperita contro la sposa. |
IN RISAIA -
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neppure una figurina elegante, ideale, com'era stata | Nanna | a diciassette anni. Ma una bella contadinotta, bianca, |
IN RISAIA -
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vergognava, e gli rispondeva con una risata. Quando giunse | Nanna | dalla risaia, la sposa era nell'orto. - Rosetta! - gridò |
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dall'altra, le saltò al collo e la baciò sulle guancie. | Nanna | si lasciò fare, freddamente, senza ricambiare |
IN RISAIA -
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dei Lavatelli. - Come va, Gaudenzio? - gli disse una volta | Nanna | con amarezza. - Avevate dimenticata la strada di casa |
IN RISAIA -
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quel fatuo. - Ora che avete la cognata bella ci vengo. | Nanna | se la legò al dito. Era uno scherzo impertinente in cui la |
IN RISAIA -
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in cui la sposa non aveva che una parte passiva. Ma | Nanna | gliene addossò tutta la responsabilità, e vi soffiò dentro |
IN RISAIA -
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graziosità della bella sposa. C'erano parecchie fanciulle; | Nanna | sedeva con esse a filare; ma il suo capo ravvolto nella |
IN RISAIA -
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lasciarsi impaurire nemmeno per ombra dalla sua severità. E | Nanna | sentiva, nel suo cuore inviperito che la cognata era felice |
IN RISAIA -
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mentre invece era tutto galanteria per la cognata. Oh, se | Nanna | avesse potuto allontanarlo per sempre, far nascere una lite |
IN RISAIA -
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di non aver mai preso una medicina. - Precisamente come | Nanna | - diceva con ironia Gaudenzio. Era un tormento. Quando poi |
IN RISAIA -
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una conferma del suo giudizio: matura e punto bella. E | Nanna | si faceva ogni dí piú sospettosa e cattiva. Odiava la |
IN RISAIA -
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buona sera - senza scomodare né sé né il suo cavaliere e | Nanna | si legò al dito anche questa. - Mamma - disse Pietro a |
IN RISAIA -
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e, se voleste, la manderebbe qui da voi, con sua sorella. | Nanna | ebbe un nuovo sussulto. Lo dissi già; in tutte le donne |
IN RISAIA -
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E le notti ch'io passerò a casa, starà nel letto con Nanna. | Nanna | fremette all'udire quella combinazione. Ma non ebbe neppure |
IN RISAIA -
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sottomesse, e sarebbe sembrata una stravaganza da parte di | Nanna | il non voler dividere il suo letto con quella fanciulla che |
IN RISAIA -
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dalla preferenza d'un uomo a preferirlo, poco ci corre. | Nanna | s'accorgeva di tutto questo. Dell'inganno della bimba, |
IN RISAIA -
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la forestiera. Nel ricondurre a posto la giovinetta vide | Nanna | piú avvilita del solito per quello sfregio patito e le |
IN RISAIA -
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per voi, Nanna? - Io non ho voglia di ballare - gli rispose | Nanna | che cercava di salvare almeno l'apparenza. Ma con Gaudenzio |
IN RISAIA -
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con lei, alla sua maniera sguaiata e compromettente. | Nanna | ricusò la gentile offerta di Lucia e seguí con occhio |
IN RISAIA -
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perché l'apprezzava come una superiorità. La parola di | Nanna | bastò a fargli volgere su Gaudenzio quella vaga gelosia. |
IN RISAIA -
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ardentemente l'aspirazione ad un amore esclusivo. Ma | Nanna | si vendicava di non poterlo inspirare. Pietro invece, |
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di mettere i punti sulle i. E li pose troppo chiari. | Nanna | capí. Ed anche Lucia, nella sua semplicità, capí che in |
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- Che! Potrebbe non averla? Un bel giovane cosí! - rispose | Nanna | acremente. - E chi è? - tornò a dire con voce insinuante la |
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di speranza. Ella aveva interpretato tutto il discorso di | Nanna | in suo favore. Le ironie non avevano trovato la via nel suo |
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troppo smaliziata - disse Gaudenzio ridendo. - Lo metterà | Nanna | il paniere; lei ci crede ancora a Santa Lucia; vero, Nanna? |
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vero, Nanna? - Io credo tutto, sono una scema - rispose | Nanna | risentita. - Eh sí! Scema voi! Ne sapete da menarci a |
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per indurla ad approvare la proposta dei panieri. | Nanna | sorrise a quel complimento che le era fatto dinanzi a tanta |
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Neppure nei tempi andati Gaudenzio aveva mai parlato a | Nanna | con tanta deferenza; non l'aveva mai pregata cosí. Non |
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per la prima volta, finí di far perdere la testa a | Nanna | - Sí: metterò fuori il paniere - disse. E senza ragionarvi |
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di buon'ora dalla stalla. Aveva i suoi preparativi da fare. | Nanna | cercò di congedar presto le vicine perché l'impazienza la |
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fuori il paniere. - Non sono di casa - disse. Lo posero | Nanna | e Rosetta all'unica finestra della cucina che dava |
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salirono coi vecchi, e si ritirarono nella loro stanza, e | Nanna | entrò anch'essa nella sua. Ma depose soltanto il lume, poi |
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del paese, vuol dire rimaner zitellona. In quell'oscurità, | Nanna | arrossí come una vampa. Se avesse avuto sotto mano |
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attentamente qualche cosa. Forse la pezzuola di Rosetta. | Nanna | provò un momento di amara soddisfazione. L'aveva fatto |
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per non dire d'avergli parlato da sola. Ed allora lei, | Nanna | le direbbe dinanzi a tutti, il babbo, la mamma, il marito |
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presso la siepe, Rosetta mise un grido: - Ecco! È qui! - | Nanna | fu tutta scossa. Nella sua idea fissa, credeva di vedere |
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la grazia di toccare il cuore al ladro - suggerí Maddalena. | Nanna | lasciò dire, e si propose di vendicarsi in altro modo. - Li |
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per cui non aveva messo il suo paniere cogli altri due. - | Nanna | e Rosetta sono piú grandi di me, e l'hanno pur messo fuori |
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avesse fatto come le altre, le disse: - Dunque Rosetta e | Nanna | l'hanno avuta la strenna? - Síí! - gridò Rosetta - Bella |
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fatte delle nostre questa settimana - disse al marito. - | Nanna | ed io abbiamo messo fuori il paniere per Santa Lucia. - E |
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Pietro guardava sospettosamente le due donne. Capiva che | Nanna | aveva l'intenzione di accusare sua moglie. Ma di che? Forse |
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aspettavi di trovarci? Lo spillo della salumaia? - domandò | Nanna | con ironia. Gaudenzio, che aveva scoperto studiando Rosetta |
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nulla dello spillo dato e respinto, a quella parole di | Nanna | si confermò nel sospetto già concepito contro di lei. |
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tutte cosí. Un gioiello ed un bell'uomo, e addio virtú. | Nanna | dal canto suo, aveva bisogno che quel dono si facesse, per |
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gialli. Non si possono confondere. La vigilia di Natale, | Nanna | disse a Maddalena: - Mamma, me la lasciate fare a me la |
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da Pietro. - Sí - disse Lucia con entusiasmo. - Sí - disse | Nanna | fingendo la stessa animazione. Rosetta non disse nulla. |
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E s'avviò per uscire riprendendo la sconcia canzone. | Nanna | che era accanto alla porta udí un sospiro represso, e vide |
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. . . . Poi se ne andò cantando sempre, senza avvedersi di | Nanna | che era celata nell'oscurità. Quell'abbraccio fece |
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cucina. Rosetta si voltò al rumore degli zoccoli, vide che | Nanna | era dietro a lei, e capí che aveva assistito a quella scena |
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nella sua stanza, prese la lucerna che era sulla tavola. | Nanna | le si accostò per accendere la sua. La luce le rischiarò |
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la sua. La luce le rischiarò tutte e due in volto. | Nanna | fissò la cognata negli occhi; questa li abbassò. Si sentiva |
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di strenne, di fiori d'argento, d'amori, di nozze. | Nanna | rimase sola, e s'affrettò a porre le mani in pasta per la |
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come una spugna, grazie all'energia febbrile con cui | Nanna | maneggiò la pasta, stirandola, battendola, ravvoltolandola |
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finestra del forno. Gaudenzio era già entrato nella siepe. | Nanna | lo seguí coll'occhio fino alla finestra accanto, ed il suo |
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nell'ombra presso il muro tra le due finestre, ed aspettò. | Nanna | udiva il respiro affannoso del carrettiere traverso le |
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casa, e s'avviò rapidamente traverso l'orto alla siepe. | Nanna | aveva indovinato. L'innamorato correva alla messa per non |
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lento avanzarsi verso il cortile dalla parte del viale. | Nanna | balzò in cucina, nell'idea di impadronirsi dello zoccolo di |
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di Rosetta, c'era ancora il famoso fiore in filigrana. | Nanna | alzò la mano per pigliarlo, ma in quella l'uscio della |
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al vedere la sorella là accanto alla finestra. Anche | Nanna | fu turbata sulle prime. Non si aspettava quella venuta |
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tavola un involtino leggero. Il piú difficile era detto. | Nanna | si fece pallida di rabbia; ma Pietro senza darle tempo di |
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tasca del farsetto. Poi si alzò, e si avviò verso l'uscio. | Nanna | fu atterrita. In quel momento soltanto vide tutta |
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cercato di punire nessuno. Ma avrebbe ucciso sé stesso. | Nanna | lo indovinò dalla sua disperazione; e tutte le passioni |
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poveri vecchi! - Pietro, dove vai? Cosa pensi? - gridò | Nanna | correndo a lui. - Eh! A nulla; va là - disse Pietro |
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poi sussurrò: - È meglio finirla che vivere a questo modo. | Nanna | ebbe bisogno in quel momento di tutta la forza del suo |
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gli occhi sbarrati dallo stupore. L'eccitazione nervosa di | Nanna | era ben dissimulata dal ridere convulso. Un raggio di |
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rischiarò il volto di tanta espressione di conforto, che | Nanna | se ne sentí incoraggiata e prese a sghignazzare piú forte. |
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l'ebbe dato gli tornò il dubbio angoscioso, ed afferrando | Nanna | pel braccio le domandò a bassa voce: - Ma l'altro? Hai |
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può essere nel tuo, Nanna. Quest'ultima parola era crudele. | Nanna | ne risentí una fitta al cuore. Ma aveva veduto troppo |
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Mi sarei ammazzato! E scoppiò in un pianto convulso. | Nanna | a quella vista, al pensiero ch'era stata sul punto di |
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nello zoccolo di Lucia; giuralo! - gridò Pietro con impeto. | Nanna | aveva già la mano sullo zoccolo di Rosetta per deporvi il |
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messa per esser sicura che tutti gli uomini fossero fuori. | Nanna | a quell'ora doveva aver finito di preparare la torta, ed |
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e la cognata, e si fermò esitante non osando entrare. | Nanna | comprese che, se non l'aiutava, quella comparsa avrebbe |
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il fiore, allungò la mano per gettarlo a terra di fuori. Ma | Nanna | le tirò dentro rapidamente il braccio e le sussurrò: - Non |
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sarebbe del fiore di quell'altro? Intanto Pietro rientrava. | Nanna | spinse di nuovo la cognata verso di lui, e disse: - Ne vuoi |
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credeva che la cognata le preparasse una perfidia. Ma | Nanna | ripigliò: - Non istar a negarlo. Forse che non t'ho visto |
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voi, uomo, siete contento? - E lo abbracciò e poi abbracciò | Nanna | esclamando: - Avremo sponsali in famiglia; saremo tutti |
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nulla, si sentiva riconciliata con sé stessa ed era felice. | Nanna | lasciò soli gli sposi ed uscí nel cortile. Dopo tanta |
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stupore. Vide una lucerna sulla cassa ai piedi del letto; e | Nanna | inginocchiata accanto alla culla della bambina. Pietro si |
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il mio dono di ceppo, e ne ringrazio il Signore - disse | Nanna | alzandosi. - Egli s'è ricordato anche di me, sebbene io sia |
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comprese tutto. E colla sua espansione spontanea, abbracciò | Nanna | e le disse: - Iddio ti benedica, Nanna, per quello che fai |
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me vi voglio bene - disse Pacifico. - Davvero? - domandò | Nanna | con un lampo di gioia nello sguardo. - Non lo sapete forse? |
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- E dicevate che ero vecchiotta e punto bella... - disse | Nanna | con un po' d'ironia, incapace di sacrificare quel meschino |
IN RISAIA -
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voluto bene a voi. - Ma allora questa bambina...? Disse | Nanna | quasi in atto di respingere la culla. - Non ha piú né babbo |
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io pure gliene vorrò, e sarà come se fosse nostra - mormorò | Nanna | curvandosi verso la bimba addormentata, e baciandola sulla |
IN RISAIA -
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figliola. Pacifico, lasciamo stare. Era sempre a guardare | Nanna | colla bocca aperta, e tratto tratto le diceva: - Dunque |
IN RISAIA -
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- Io non burlavo, lo puoi ben credere. Volevo la mia | Nanna | e cento vite di vecchie non mi avrebbero certamente |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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gridandomi lamentevolmente un: per amor di Dio! La mia | Nanna | o vi mando all’inferno con tutti i diavoli! rispos’io. Per |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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Oh! Marzio, essa esclamò e le lagrime della mia | Nanna | innondavano il mio volto. Sono troppo corsaro da non |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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tenendo la mia cara per mano, richiusi la porta e chiesi a | Nanna | se esisteva un altro uscio in quella prigione. Essa rispose |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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a un tratto una fanciulla dell’età in circa della mia | Nanna | si avvicinò a me, con voce commossa: "Oh! voi non mi |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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sola in questo carcere, caro signore, io seguirò la mia | Nanna | sino alla morte". E la Nanna a me: "Sì, Marzio! per carità |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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signore, io seguirò la mia Nanna sino alla morte". E la | Nanna | a me: "Sì, Marzio! per carità non lasciamo questa infelice |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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di tutti i popoli! «Salvata sì portentosamente la mia | Nanna | e reduce tra i miei coraggiosi compagni, io avea ragione |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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e di favori? Ebbene! il mostro s’era innamorato della mia | Nanna | e mai mi perdonò l’affetto con cui mi ricambiava |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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era riuscito a guadagnarsi gli animi nella famiglia di | Nanna | e ad inviperirli. I quattro fratelli di lei come ella mi |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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| Nanna | e Maria (tale era il nome della compagna di Nanna) s’erano |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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dall’orribile supplizio. Per fortuna di tutti la mia | Nanna | mi scosse coll’esclamare oh! una chiave! e veramente con |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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ceduto e liberavo le membra intirizzite del giovane quando | Nanna | mi afferrò per il braccio e timorosa indicommi nella |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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che tenne dietro al giorno in cui conobbi la dimora della | Nanna | entrai in Roma solo: solo, perché mi sembrava vergognosa |
Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico -
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Ora che la natura non è più una struttura Essa come la | nanna | creata, può essere riammessa come continuo mutare e |
Da Bramante a Canova -
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bella bolla molle 53 Un buffo omino s'abboffa 54 La ninna | nanna | a Tonno 55 Se papà prende il caffè 56 M'hanno detto che sul |
Ridi ridì -
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Bettina e Lolò rispondono al babbo . . .59 La ninna | nanna | della bambola (poesia) . . . . » 61 La nostra bella Italia |
Gemme - Corso completo di letture -
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treccie per disciolte spalle, vino d'Italia... la ninna | nanna | non la fa la balia! Dite, amici, giochiamo a |
Penombre -
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noce, senza veli né ornamenti, e non rimaneva mai vuota. | Nanna | era ancora una bella donna, con gli occhi castani di cane |
Cosima -
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Più in Ià un'altra voce femminile cantava la ninna | nanna | a un bambino, con una cantilena strana, e una modulazione |
Sull'Oceano -
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suoi forti denti il pane duro e una crosta di formaggio. | Nanna | gli va appresso supplichevole, con la tazza colma in mano: |
Cosima -
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proverbi dell'estate ivi Si fa alle formiche? 111 La ninna | nanna | di Rosina 115 Un guardiano da nulla 116 Un buon guanciale |
I miei amici di Villa Castelli -
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della propria sventura, vecchio zio Pera vizioso, Efes e | Nanna | disgraziati, Rebecca infelice, Maestro Pane stravagante, |
CENERE -
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piedi, col gattino intorno al collo. «Un calcio sul viso!» | Nanna | lo guardò: i suoi piccoli occhi rifulgevano stranamente. |
CENERE -
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gridando: «Puzzate come una botte! Lontana da me!». | Nanna | traballò; qualche confetto cadde e rotolò sul pavimento. |
CENERE -
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io ne morrei di dolore ... » Per impedire la morte di | Nanna | egli prese l'involtino; poi trasalì sentendo sulla sua |
CENERE -
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canticchiando una poesia amorosa del poeta Luca Cubeddu; | Nanna | estirpava male erbe, aiutata da zio Pera; ed Efes Cau, |
CENERE -
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verde, profumi e suoni sfumati nell'aria calda. Ogni tanto | Nanna | si sollevava, con una mano sulla schiena, con l'altra |
CENERE -
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si trovi sempre lì, buttato per terra come un cane morto». | Nanna | emise una specie di grugnito, raccogliendosi fra le gambe |
CENERE -
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di aiutarci ... ». Efes fece atto di sollevarsi, ma subito | Nanna | si ribellò: «Ed io me ne vado! Perché deve egli fingere di |
CENERE -
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raccogliere come un confetto ... » Questa espressione, che | Nanna | ripeteva dappertutto, fece ridere e calmò Anania; ma egli |
CENERE -
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turchini e la barba rossa, congiuravano per far ubriacare | Nanna | onde ella dicesse ciò che sapeva sul conto di zio Pera; e |
CENERE -
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sei brutto!», disse Maestro Pane, sempre parlando fra sé. | Nanna | prese il bicchiere, bevette e cominciò a raccontare brutte |
CENERE -
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sfiorata dal soffio e dal rombo della civiltà! Anche zia | Nanna | non era più la donna orribile e nauseante di un tempo; |
CENERE -
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il lembo Levossi in piè con di fior pieno un grembo. | Nanna | ascoltava, senza capire una parola, e apriva la bocca per |
CENERE -
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tutto ciò che è accaduto a Nuoro durante quest'anno.» | Nanna | cominciò, ritornando ogni tanto a Margherita. Ella era la |
CENERE -
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a dondolarla. E le cantava, ridendo di sé stesso, una ninna | nanna | rimastagli in mente: Suonno che 'ngannaste a lu leone |
GIACINTA -
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occhi, narrava al marito gli avvenimenti della giornata. | Nanna | l'ubriacona era caduta sul fuoco, Efes Cau aveva un paio di |
CENERE -
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usava riunirsi nel molino: zio Pera col randello, Efes e | Nanna | costantemente ubriachi, il bel calzolaio Carchide, |
CENERE -
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e mentre orlava gli stivaletti, canticchiava la ninna | nanna | per i due bimbi; mentre orlava gli stivaletti, mandava |
IL VENTRE DI NAPOLI (VENTI ANNI FA - ADESSO - L'ANIMA DI NAPOLI) -
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un bel giar... din... ( sonnecchia ) te faroo una bella | nanna | de bomba... sina; te daroo el lattin col bis... cott |
LE DUE MARIANNE - I CONIUGI SPAZZOLETTI -
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e parlava fra sé a voce alta. - Efes passava barcollando, - | Nanna | lo seguiva, - i bambini laceri giocavano coi cani, i gatti, |
CENERE -
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fu di proporre alla banda di far una serenata alla | Nanna | e la banda acconsentí. Dato ognuno di mano al suo |
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857) -
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le valli selvaggie, il dolce orizzonte, il viso paonazzo di | Nanna | venuta ad incontrarlo alla stazione. Ella aspettava da più |
CENERE -
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Il rumore monotono delle ruote, l'abballottolìo, la ninna | nanna | delle carrozze, ma più di tutto i fumi ed i calori della |
LE DUE MARIANNE - I CONIUGI SPAZZOLETTI -
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