!... In questo momento la prende... la legge... No, non ancora! Addio Torvaldo!... Addio, figliuolini miei!...
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rendesse doppiamente cara ai miei occhi! Dimentica quelle parole che mi sono scappate nel primo momento di terrore, quando mi sembrava che il mondo
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Quali tu credi che siano i miei sacri doveri?
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Non oso credere ancora ai miei occhi.
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Mio Dio, mio Dio, Cristina, che dolcezza, che delizia vivere ed essere felici. Ah! Ma è un orrore! Io non parlo d'altro che dei miei affari!
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di lavoro, senza punto riposo. Ora è finita, Nora mia! La mia povera mamma non ha più bisogno di me: se n'è andata! I miei fratelli nemmeno; sono già
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ch'ero una stordita, che il suo dovere di marito gl'imponeva di non secondare le mie fantasie e i miei capricci. Bene, bene! - dissi tra me - lo
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Naturalmente. Ed era giusto. Ogni volta che Torvaldo mi dava del danaro pei miei abiti, ne spendevo la metà: compravo le stoffe più a buon mercato
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Certamente: l'amo. Misero qual sono, voglio assolutamente soffrire il più lungamente possibile. Tutti i miei malati hanno un ugual desiderio. Questa
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Via, via, non ti spaventare. Tu non potevi sapere che Torvaldo mi ha proibito di mangiarne. Ti dirò: teme pei miei denti. Puh! Una volta può passare
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E osa domandarmelo, lei subordinato di mio marito? Poichè me lo domanda glielo dirò. Avrà un posto e pei miei buoni uffici, signor Krogstad. Eccovi a
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credo di non aver fatto peggio di tanti altri. I miei figli crescono; e per essi ho bisogno di quanta più stima è possibile. Questo posticino alla
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Depravare i miei bambini! Avvelenare la casa!
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E se i miei bambini mi perdessero, io son sicura che tu!... Sciocchezze, che mi passano pel capo!...
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Di chi mai? Perchè mentire a me stesso? Io sono il più misero di tutti i miei malati, cara signora. Oggi ho fatto un esame generale del mio stato
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Me lo provi. Pensi ai miei bambini!
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Suo marito si è dato pensiero dei miei? Ma non importa. Volevo dire: via, non prenda la cosa in tragico. Primieramente, io non sporgerò querela
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Canegallo. Presentai questa interrogazione d'accordo con alcuni miei colleghi, desiderosi quanto me di veder finita una buona volta la vertenza
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Di San Donato. Ringrazio l'onorevole presidente della Camera di aver perfettamente interpetrati i miei sentimenti.
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Io, ed i miei amici, che con me hanno firmato l'interpellanza, crediamo di sì. Noi crediamo che il pericolo ci fosse ed andiamo più in là, crediamo
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Dico dunque che, secondo me ed i miei egregi amici, che hanno firmata l'interpellanza, il pericolo, non solo ci era, ma dura, e durerà fino a quando
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I miei amici personali Sacchi ed Altobelli, i quali sono andati interpretando questo o quell'articolo dello Statuto, questa o quella disposizione del
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Vedete che qua io ho portato nelle mie osservazioni più elementi, dirò così, siciliani, che non elementi soggettivi miei…
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Saporito. Onorevoli colleghi, dopo i lunghi discorsi dei miei onorevoli amici Nasi, Di San Giuliano e Comandini, non posso più intrattenermi a lungo
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difenderò da questo posto oggi e, se occorrerà, ritornerò in mezzo ai miei elettori a difenderli ancora. Ma se voi volete, ripeto, che la efficacia
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casi miei. Non mi parvero accidentali, dopo che intrapresi a studiarli anche negli altri. "Qui sotto c'è una legge! - esclamai. - Bisogna scoprirla!" E
schiarisce; e veggo i miei personaggi, osservo i loro atti, odo la loro voce, quasi avvenga in me una se mplice operazione di memoria, piú che di
tua. Vengo a chiederti il grave sacrificio di essere per parecchi anni l'amministratore dei miei beni". "Intraprendi un lungo viaggio?" domandai. "No
innocenti. "Ah, Nonnino! Nonnino!" ella mi sgridava, minacciando con l'indice della mano destra. Ma subito rideva. Ora, uno dei miei piú piacevoli
espressione e di forza. Me la sentivo vibrare dentro, dalla testa ai piedi, come se tutte quelle voci scaturissero dai miei nervi in tumulto, dalle mie
. - Certissimo. Non ho conosciuto un uomo piú savio di ... (Mi avvedo che bisogna ribattezzare i miei personaggi per evitare confusione) di Roberto
sa?" gli domandai. "Le ho già portato due boccette dei miei preparati. Guardate qui. Non scorgete nulla?" E indicava le gote. "Nulla". "Credevo che i
: - Mi compaccio di apprendere che ho ancora qualcosa da insegnare ai miei amici -. Io gli dissi - Tu hai paura di sembrare commosso a chi fai pena
?" "Non si avvererà!" "Penserai tu ai miei funerali?" "Penserò io ai tuoi funerali". "E me li farai splendidi?" "Splendidissimi". "Bada a campare! Se no
, silenziosa, con case che paiono villini - e suonava a un portoncino. Si era voltata al rumore dei miei passi, un po' contrariata, mi parve, che qualcuno
stento il permesso" disse la evocat rice. "Da chi?" domandai. "Dai miei superiori - rispose semplicemente. - Questo signore è un incredulo - soggiunse
osservato dietro la lente, scattò dalla seggiola, quasi si fosse sentito traballar il terreno sotto i piedi: - È castigo di Dio, signori miei! Pei nostri
miei sensi? - se era avvenuto, bisognava crederlo un fatto naturale simile a tanti altri che l'abitudine di ogni giorno, di ogni minuto, ci fa stimare
diventa madre è una creatura sbagliata. In mio marito io amavo anticipatamente i miei figli. - A venticinque anni si può ricominciare ad amare un
legnate per insegnargli l'educazione. - Voi, voialtri mi stuzzicate. Io sto pei fatti miei, a godermi il sole -. Spesso quel sole se lo godeva tanto
dei miei peccati! ... Intanto la panciaccia te la riempi, e il vino lo vuoi! ... Se continui a questo modo, le monache ci manderanno via dalla casa e
, talis figlia! - Tenetevi il vostro latino per voi - gli rispose Nino una volta. - Ai fatti miei bado io. Dalla spina nasce la rosa, dice il motto, e
! - riprese il dottore, come cercando un pretesto. - Bisogna che io vada via ... I miei ammalati ... - Ah! il muletto! - esclamò il giovane, ricordandosi. E
' a fare il fra Formica per voi. Io già penso ai fatti miei -. Fra Formica, che non aveva inteso a sordo, pensava ora anche lui ai fatti propri, da
. - Siamo qui perchè la tempesta ci ha gettati, malgrado tutta la nostra buona volontà per non approdarvi. - Ah! I miei fratelli sono stati disgraziati
pagherebbero cara, poichè i miei compatrioti non la lascerebbero impunita. Presto fuggite, o sarà troppo tardi. Il tenente si levò l'orologio e lo diede al
! - rispose. - Provi qualche cosa tu? - Si, signor Hostrup. Mi pare che il mio capo giri e che i miei polmoni funzionino molto male. Tò! Che cos'ha la
sparso da mano amica, nè una lagrima versata dai vostri cari. Addio, capitano Weimar, addio, miei poveri camerati: noi non vi dimenticheremo. - Riposate
fermo finchè raggiungiamo la riva. - Vi confesso che non ne posso più. Queste acque sono diabolicamente fredde e sento che a poco a poco i miei muscoli
pentoloni e casseruole da cui uscivano appetitosi profumi. - Evviva al sig. Hostrup! - urlò l'equipaggio. - Ragazzi miei, lasciate gli evviva in fondo alle