formazione artistica è fatta di affinità elettive e di aspre reazioni. Si prefigge come modello Michelangiolo; ma è una vocazione spirituale più che una
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, bandolo di un ritmo: qualcosa di simile al gesto appena abbozzato e tuttavia terribilmente preciso che, nelle figure di Michelangiolo, realizza d’un
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pressioni dall’esterno: premente come quello di Michelangiolo, formante come quello del Greco, ma nello stesso tempo lucido e deludente come una dimostrazione
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, così come avevano dovuto scegliere tra Raffaello e Michelangiolo; non hanno potuto fare a meno di accettare e rivivere nella propria coscienza
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originaria di San Pietro, con il culto di Borromini per Michelangiolo, a cui pure risaliva in gran parte la responsabilità della soluzione centrale? Era
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, il Palladio, Michelangiolo, il Vignola. Ma non credo che si possa parlare di un ritorno programmatico; si tratta piuttosto della raccolta di un
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Il non-finito è una qualità dello stile plastico di Michelangiolo, una esigenza della sua poetica neoplatonica, l’espressione della sua insofferenza
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Già nella poetica del «Sublime», nata dall’interpretazione che di Michelangiolo si dà nel tardo Settecento, specialmente in Inghilterra, e poi più
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Per Michelangiolo l’arte è la totalità dell’esistenza perché discende dalla storia, si attua nella realtà naturale del presente, tende a un fine d
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, sono i caratteri salienti della poetica di Michelangiolo e, dopo di lui, delle poetiche del «genio» o del furor. Ma questi motivi non nascono da un
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combinare i due sistemi (si pensi all’aggiunzione della nave maderniana al santuario centrale di Michelangiolo in S. Pietro), riducendoli così a una
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sostanza, si concretano nell’assunzione di altri lavori, in primo luogo affreschi della Sistina. Michelangiolo li intraprende contro voglia, per puro
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e quella del grande pontefice regnante: quanto a Michelangiolo, questo proposito di fondere il tema storico-ideologico a quello della vittoriosa
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Michelangiolo, nei rincassi laterali), ma in nessun modo illusiva o scenografica: una spazialità, infine, che ammette anche le grandi distanze, e lo prova lo
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base della cultura neoplatonica di Michelangiolo. Le figure alternate di Vittorie e di Schiavi, nel primo ordine, rendevano manifesta, ad un tempo, l
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, né con la terribilità di Michelangiolo, né con la loro somma (algebrica) caravaggesca. L’ispirazione del pittore (e giustamente Tolnay ha veduto che
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latente sotto la cultura classica di Michelangiolo; ma questa evoluzione dell’ispirazione implica il problema, che Michelangiolo aveva appena affrontato
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Il progetto seguente, del 1532, non è uno sviluppo del precedente, ma un ritorno all’idea del 1516. Michelangiolo si obbliga a terminare i lavori in
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Da questo momento l’interesse di Michelangiolo per quella che doveva essere l’opera suprema della sua vita va sempre più declinando. Nel 1524, quando
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Rimane da vedere quale peso abbia avuto, nell’esistenza artistica di Michelangiolo, la presenza costante, ossessiva, quasi persecutoria dell’idea
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opere nascono da un’assorta meditazione religiosa, quasi da uno stato di estasi. La conversione religiosa di Michelangiolo è ormai un fatto compiuto: l
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In questo stesso momento, però, i pensieri di Michelangiolo si orientano sempre più verso l’architettura, come arte puramente speculativa, che può
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Quando Michelangiolo concepisce la prima idea della tomba si propone di creare, come s’è già detto, un «monumento» nel senso classico del termine
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e «angoli acuti» in cui s’articola, fino all’affettazione, la tensione ideale di Michelangiolo. A sua volta Hogarth, sia pure attraverso un
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dell’architettura, come rappresentazione storico-allegorica. Michelangiolo non è stato il primo a proporre il tema ideale del «monumento»: pochi anni
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Michelangiolo non era amico del Bramante; tuttavia, quando, trent’anni dopo la morte di lui, succede al Sangallo nella direzione della fabbrica di
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«Certi passi del Paradise Lost, il Macbeth, Ossian e Michelangiolo furono messi in un sol mazzo, e l’emozione destata da quelle opere si definì
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del genio, l’incontro felice di arte e cultura, ma ora rettifica quel giudizio: Michelangiolo è «sublime», anche in ciò (e non è poco) che nella sua
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papa distesa sul cataletto in uno scorcio palesemente pittorico. È questo, certamente, il momento in cui Michelangiolo punta più decisamente a una
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L’ipotesi che, con il progetto del 1513, Michelangiolo si sia coscientemente proposto una sintesi formale di architettura, scultura e pittura trova
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La vagheggiata sintesi delle tre arti maggiori, però, è già tramontata tre anni dopo, nel 1516. In questo momento Michelangiolo è già impegnato in un
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’eredità di un nome: Michelangiolo. Nel 1772 il suo giudizio non era senza riserve: «Alla domanda su chi debba avete il primo posto, Raffaello o
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Quando Michelangiolo comincia a lavorare agli Schiavi dell’Accademia, ha appena finito le sculture della cappella Medicea. Spinge a fondo il
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. Infine, Brunelleschi postula una spazialità ideale come archetipo dello spazio naturale, Michelangiolo ritrova la spazialità ideale al di là, o nel
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La pittura di Reynolds doveva molto a Raffaello, ai veneti, agli emiliani, pochissimo a Michelangiolo. Nella scuola, il primo presidente dell
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concepito l’ideale di un classicismo tenebroso e in qualche modo piranesiano. Il suo nume era Michelangiolo, il solo che avesse sentito che l’arte classica
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V’è un punto, nell’apologia di Michelangiolo pronunciata da Reynolds, che Fuseli non avrebbe sottoscritto volentieri: la riserva, prudentemente
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Il genio di Shakespeare, altrettanto alto, è molto diverso da quello di Michelangiolo che stringe tutti aspetti del mondo e tutti moti dell’anima
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Michelangiolo è solo come una vetta; Shakespeare è il frutto incredibilmente ricco di una scuola e, benché tutti altri sovrasti, i modi della scuola
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pratica di San Pietro in Vincoli, Michelangiolo si libera finalmente dall'angoscia dell’opera rimasta incompiuta, immediatamente si pone il problema
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lastra di marmo. Suppongo che di Michelangiolo, Fuseli amasse specialmente le sculture che, per lo più impropriamente, si dicono non finite: quelle
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audacemente col moderno. (Perciò, se per Fuseli, Michelangiolo è il genio fuori del tempo, Leonardo è il vero creatore dell’arte moderna). L’apparizione delle
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Michelangiolo, che vedeva immagini prigioniere nel masso («non ha l'ottimo artista alcun concetto / ch’un marmo solo in sé non circoscriva»); ma qui l
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