Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: michelangiolo

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per piacevolezze umane d'ordine inferiore, il blocco  Michelangiolo  perduri a fior d'acqua, sotto il crespo di Puget, via fino
passi del Paradise Lost, il Macbeth, Ossian e  Michelangiolo  furono messi in un sol mazzo, e l’emozione destata da
l’antico, sono i caratteri salienti della poetica di  Michelangiolo  e, dopo di lui, delle poetiche del «genio» o del furor. Ma
volte si è detto, il vero finito, mentre il non-finito di  Michelangiolo  è tale rispetto a un’altra opera, in perpetua gestazione,
tragica del genio. Ora l’opera incompiuta, lo scacco di  Michelangiolo  è veramente un’opera ideata e più volte incominciata e
come rappresentazione storico-allegorica.  Michelangiolo  non è stato il primo a proporre il tema ideale del
a dirsi, nei primi anni del Cinquecento si ripete tra  Michelangiolo  e Bramante la stessa polemica sull’idea e il valore della
della Consegna delle chiavi del Perugino (e si rammenti che  Michelangiolo  si è formato nello stesso ambiente neoplatonico del
verità dommatica certa come la struttura stessa del cosmo;  Michelangiolo  vuole un’architettura-scultura, in cui ogni elemento possa
freschi se il barocco - che ha dentro  Michelangiolo  - finisse nelle pillacchere di Pollock e se un pezzo di
felice di arte e cultura, ma ora rettifica quel giudizio:  Michelangiolo  è «sublime», anche in ciò (e non è poco) che nella sua arte
sarà ancora più esplicito: simpatizziamo con Raffaello, ma  Michelangiolo  è sublime. Sente il bisogno di giustificarsi di fronte al
di fronte al suo predecessore: «Reynolds, dicendo che  Michelangiolo  aveva più immaginazione e Raffaello più fantasia, intendeva
di altri lavori, in primo luogo affreschi della Sistina.  Michelangiolo  li intraprende contro voglia, per puro spirito
non fa che complicare le cose: infatti, ad ogni ripresa,  Michelangiolo  cambia tutto), dal programma iconografico alla concezione
iniziale. Quanto al fatto che tutte le opere compiute da  Michelangiolo  tra il 1505 e il 1545 attingano e portino motivi al
1542, quando partecipa all’esecuzione del disegno finale)  Michelangiolo  ha messo mano all’esecuzione della tomba; e gli Schiavi, il
sviluppo del precedente, ma un ritorno all’idea del 1516.  Michelangiolo  si obbliga a terminare i lavori in tre anni e s’impegna a
o l’equilibrio della forma. Quando lavora agli Schiavi,  Michelangiolo  ha già in mente il Giudizio Finale (lo comincerà infatti
la ricerca della plastica libera, anti-architettonica, che  Michelangiolo  aveva affrontato negli Schiavi quando, terminata la pittura
negli Schiavi quando, terminata la pittura del Giudizio,  Michelangiolo  torna ad occuparsi della tomba, cancella quella che, poco
quasi da uno stato di estasi. La conversione religiosa di  Michelangiolo  è ormai un fatto compiuto: l’artista vive nel fervore della
poesia religiosa del Tasso. Ma in essi, per la prima volta,  Michelangiolo  fa una pittura che non ripete l’ideale plastico della
e compendiari da distruggere la plasticità dell’immagine.  Michelangiolo  non considera più la pittura come un’arte subalterna, ma
spirituale più che una scelta stilistica. Al culto di  Michelangiolo  lo inizia Carlo Maderno, suo maestro e parente. Ma non
del Borromini è amaro e quasi espiatorio, perché il mito di  Michelangiolo  era ormai tramontato e il mito classico del Bernini era di
il Caravaggio pensa che i manieristi non capiscano  Michelangiolo  e Raffaello: ma, per Annibale, non ne capiscono la
che, con il progetto del 1513,  Michelangiolo  si sia coscientemente proposto una sintesi formale di
con la sua esistenza: e questo è il fatto nuovo che pone  Michelangiolo  alla radice di tutta una tradizione di pensiero al cui
 Michelangiolo  comincia a lavorare agli Schiavi dell’Accademia, ha appena
a suo modo può aspirare al termine di genio»), l’arte di  Michelangiolo  ha la qualità suprema della poesia e quindi le spetta la
dominante nel Caravaggio, come già in Michelangiolo. Ma per  Michelangiolo  la morte era liberazione e sublimazione, per il Caravaggio
Shakespeare, altrettanto alto, è molto diverso da quello di  Michelangiolo  che stringe tutti aspetti del mondo e tutti moti dell’anima
«sublime». Non seguì il maestro nell’imitazione fanatica di  Michelangiolo  e si volse invece, attraverso il Canova, allo studio
è già tramontata tre anni dopo, nel 1516. In questo momento  Michelangiolo  è già impegnato in un’opera specificamente architettonica,
X e il cardinale Giulio de' Medici decidono di affidare a  Michelangiolo  e a Baccio d’Agnolo la stesura del progetto definitivo. La
di vista tipologico, l’invenzione della facciata è nuova:  Michelangiolo  la concepisce come un organismo indipendente da quello
e i santi patroni della casata medicea: perciò, forse,  Michelangiolo  poteva dire che la facciata sarebbe stata «lo specchio di
nel suo discorso di congedo, Reynolds aveva paragonato  Michelangiolo  a Omero e Shakespeare che come lui avevano «esplorato le
questa evoluzione dell’ispirazione implica il problema, che  Michelangiolo  aveva appena affrontato nella Sistina, dell’integrazione di
questo momento l’interesse di  Michelangiolo  per quella che doveva essere l’opera suprema della sua vita
ma preciso: nella primavera di quello stesso anno  Michelangiolo  aveva messo mano all’esecuzione delle sculture per la
 Michelangiolo  non era amico del Bramante; tuttavia, quando, trent’anni
accingersi a studiare un proprio progetto per la basilica,  Michelangiolo  non può dimenticare che il suo disegno era stato il seme da
linea serpentina dal motivo eroico che aveva ispirato a  Michelangiolo  la torsione «serpentinata» di certe sue ligure. E Reynolds,
la soluzione puramente pratica di San Pietro in Vincoli,  Michelangiolo  si libera finalmente dall'angoscia dell’opera rimasta
devote sono l’opposto delle figure sforzate (il richiamo a  Michelangiolo  è evidente), quindi la historia devota deve essere “fedele,
una spazialità ideale come archetipo dello spazio naturale,  Michelangiolo  ritrova la spazialità ideale al di là, o nel superamento,
poetica del «Sublime», nata dall’interpretazione che di  Michelangiolo  si dà nel tardo Settecento, specialmente in Inghilterra, e
porta la guerra nel campo avversario. I manieristi imitano  Michelangiolo  e Raffaello, ma non li capiscono; fanno pittura «di storia»
dei «grandi»; riprende l’impostazione di alcune figure  Michelangiolo  (e, nel primo San Matteo dipinto per San Luigi dei
 Michelangiolo  l’arte è la totalità dell’esistenza perché discende dalla
conclusione plastica di un equilibrato sistema di volumi.  Michelangiolo  aveva cercato di legarla alla dinamica delle masse
della nave maderniana al santuario centrale di  Michelangiolo  in S. Pietro), riducendoli così a una spazialità una e
 Michelangiolo  concepisce la prima idea della tomba si propone di creare,