Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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La sorte

247914
Federico De Roberto 14 occorrenze
  • 1887
  • Niccolò Giannotta editore
  • Catania
  • Verismo
  • UNICT
  • w
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, don Giacomo. Vi do carta bianca. Mi raccomando, trovatemi denaro. Scusate, mi aspettano... - Vendiamo? - proponeva don Giacomo, trattenendola. - Si, si

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indifferente - E che dicevate? - Mi diceva che suonate come un angelo. Quella sera Salvatore chiuse la sua bottega più presto del solito e si mise a

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quartiere fuori mano.... - Lo troverete anche voi! Io non ho pratica d'affari; mi metto interamente nelle vostre mani. Agostino trovò un'offerta, e

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, rossa in viso, col fiato che sentiva di vino. - Dove sei stata, fin'ora? - Dove mi piace! Come Salvatore, cercava di farlesi vicino, lei lo respinse

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bastone, girando da una parte all'altra. - Quello mi par di conoscerlo - pensava Salvatore, guardando da lontano. E un giorno s'avvicinò. - Agostino

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- e vedremo come ti finisce! - Come mi finisce? Come mi deve finire? Questa è una porcheria, il cane tra le gambe; vorrei vedere un altro! E non mi

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ciarlare, ed a ragione?.. - Basta!.. se la mia malasorte non m'avesse fatto nascere illegittimo, mi sarebbe bastato l'animo di raddrizzare questa casa e

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barone era stato male e non avrebbe passata la giornata, assicurava il medico. - Ora possono finire i miei guai!.. Se mio fratello mi lascia

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dall'altra, e disse, pipando: - Scirocco a levante. Di sopra, la padrona chiamava: - Vincenza.... Vincenza.... - Vengo, mi dia tempo - rispose la fantesca

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Vedendo la sua casa ridotta a mal partito, la principessa aveva finalmente deliberato di rifarla da cima a fondo. - Mi occorrono dieci mila lire

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d'esser condannato. - Sai che c'è? - andò a dire a Santo Vacirca - Quella buona donna di Anna Laferra mi ha dato querela, per la parola che le dissi la

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che mi dai? - si lamentava lei. Allora egli montava su tutte le furie. - Ah, di questo v'importa? È per quelle lire della settimana che vi duole? Donna

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cuore alla speranza. - Non mi par vero - diceva alla vicina Santa - come il mio ragazzo si sia liberato da quella strega! - S'è liberato perchè quella

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tre mesi... è stata lei; io non c'entro, com'è vero... - Prima di quando mi cacciò? - ...Prima... Subitamente Alfio si mise a piangere. - Perchè

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Gazzetta Piemontese

382168
AA. VV. 7 occorrenze

— Ebbene, — seguita Franchine,— ho fatto come voi; mi sono lasciata rapire da un bel giovane (oh! ne ignoro il nome davvero!) che mi ha condotto allo

Colla massima stima mi pregio riverirla, ripetendomi

Dovrebbe in quella parte della cittadinanza torinese che studia, od almeno ha studiato, con serietà, e questa parte mi giova credere non sia poi così

: Reminescenze storiche italiane e turche. Per cortesia dell'autore, la cui amicizia altamente mi onora, ho potuto leggere alcuni brani del nuovo

considerare gli scrittori latini come strumenti di tortura, apprenderanno, mi pare, non senza soddisfazione, che se ne può ricavare diletto, e che le

somma, farà opera patriottica, e poi, diciamo pure la verità, anche giusta, perché mi pare, che i contribuenti italiani non debbano passare

antichi. Gli attori si servivano di maschere parziali che si adattavano artifiziosamente al volte... né mi parve, non ostante la piccolezza del teatro

STORIE ALLEGRE

662824
Collodi, Carlo 29 occorrenze

. IDA: Perché un dramma? ALFREDO: Perché i drammi mi piacciono di più. GINO: Anch'io mi diverto di più ai drammi: almeno si piange. Ma, più di tutto

riconosciuto. "E voi come vi chiamate?" "Mi chiamo... io!" "Questa voce la riconosco!", masticò il cieco fra i denti: quindi soggiunse: "Ditemi, mio

gloria passeggera. Dopo due ore appena di regno, per una delle mie solite birichinate, il maestro mi fece scendere dal seggio imperiale, e fui

ragazzo, come lei, col cappello a tuba, mi parrebbe di vedere un fungo porcino." "Povera donna! ti compatisco ... " "La mi compatisca quanto la vuole

tanti poderi ... e poi, tutti i quattrini che mi rimanessero in tasca, li darei alla mamma per le spese di casa ... Eppure! ... se avessi coraggio

ci ho un bel carrettino di legno a quattro ruote: lei c'entri dentro, e farà da padrone, e io farò da cavallo e tirerò il carretto." "Codesti mi

metà al capoccia Tonio. "Mi dispiace", disse il contadino tutto complimentoso, "mi dispiace di non poter fare onore alle sue grazie ... " "Perché

il bisognevole." "Dimmi Pipì; le dici mai le bugie?" "Qualche volta ... specialmente quando mi vergogno a dire la verità ... " "Ti fa torto: le bugie

, voltandosi verso Arnolfo, gli domandò: "Mi dici perché te la prendi sempre con me?". "Io me la prendo con te? Neanche per sogno. Eppoi, anche se me la

, babbo, che cosa mi ha fatto il maestro?". "Che ti ha fatto?" "Con la scusa che ho sbagliato a rispondere nell'Aritmetica, mi ha messo in penitenza

: "Dimmi, Veronica, mi faresti un piacere?" "Si figuri!" "Ma prima mi devi promettere ... " "Che cosa?" "Di non dir nulla alla mamma." "Si comincia male

trovo altro, mi rassegnerò a mangiare questo scimmiottino, che ho qui in tasca." Il povero Pipì, udendo tali parole, cominciò dalla passione a grattarsi

ingiustamente, e tenne fra sé e sé questo curioso ragionamento: "Tutti mi sgridano ... tutti l'hanno con me! ... E la ragione? Alla fin de' conti, io faccio quel

un'aurora! ... " "Mi avvedo, caro scimmiottino, che tu hai molto spirito e molto ingegno: e per questo ti voglio bene" disse Golasecca commosso. "Scendi

scolari mi piacciono, come te, tutti coperti di macchie e di frittelle. Ti darò sei meriti per quella bella macchia di caffè e latte. Ne meriterebbe di

un amico, avrai il coraggio di abbandonare la tua povera famiglia? Senza di te, noi moriremo tutti di dolore!" "Oh! non dite così: se no mi metterete

dolente e mortificato, diceva con voce di piagnisteo: "Scusa, sai: mi pareva che tu avessi in testa il cappello a tuba! ... Non lo farò più! ... ". Il

, sbadigliando e allungandosi. "Svegliatevi, e rizzatevi subito in piedi! Non vi vergognate?" "A dir la verità, quando ho sonno davvero non mi sono mai

compagno di viaggio?" "Perché credevo che fosse una cosa ... e invece è un'altra." "Vuoi dunque proprio andartene?" "Anche subito ... Ma lei mi faccia il

fratelli: quanti quattrini avete?" "Nemmen'uno." "Allora il più ricco di tutti sono io ... " "O tu quanto hai?" "A me", rispose Pipì, "mi mancano

di più o un anno di meno? Sono forse un vecchio? Ho appena nove anni, e non mi manca il tempo per ricattarmi." Sissignori! Quel monello, quando era

, son bono a stare sveglio fino a domani." "O io?", disse Pierino. "Quando devo andare al teatro, non c'è caso che mi addormenti mai." Lascio pensare a

rispondere, ci pensò un poco, e poi disse: "Una volta sola. E sai chi fu che mi fece andare su tutte le furie? Fu uno scimmiottino, su per giù, della

siccome Leoncino è un prepotente per la ragione che ha la sciabola dorata e la striscia bianca al berretto, allora mi saltò addosso col dire: "Il

elefante ... però, quella brutta bestia, a vederla lì fra l'erba, mi fece una certa impressione ... un certo non so che ... Ma questo, siamo giusti

foglie di ortica? E quella brutta serpe, che or ora mi è scappata di mano? Eccola sempre lì, eccola sempre lì! ... Guardatela! ... " "Chi?" "La serpe

... il nome! ... " "Volete proprio saperlo?", disse allora Pipì. "Mi dispiace doverlo confessare in pubblico: ma l'unico che sia degno di essere eletto

volpe non mi fa paura." "Guarda un po' quanto coraggio hai messo fuori tutt'a un tratto: o chi te l'ha prestato?", disse Arnolfo ridendo. "Arnolfo

arrabbiandosi sempre di più, "ma perché se ti dico "guardami" allora mi guardi; e se ti dico "buon giorno" non mi rispondi?" E Pulcinella, zitto! "Brutto

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