ereditario, ch'è terzogenito d'un ramo cadetto, mentre di me, di me che sono figlio d'un re, che son principe ereditario d'un regno come quello di Fantasia
, in semplice prosa, in prosa da processo verbale. E andavo, andavo, andavo sempre diritto innanzi a me, ripetendomi il verso famoso:
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una mia maligna allucinazione, e che tuttavia mi fece tanto male: mi sembrò che quei due si guardassero con un sorriso di beffa. Si beffavano di me. La
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? Si fermò, fermandomi per il braccio. Trassi il taccuino e scrissi: "Ho bisogno di lavorare,,. Ma egli non sapeva leggere; e me lo fece sapere in modo
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a meno che non fossero di un valore serio e indiscutibile! Ecco dunque la conversazione scritta fra me e lui: Tobia: tutto questo va bene; ma, caro, è
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coltivarlo. Ella si scosse tutta, e mi sembrò sulle prime si rallegrasse all'idea di liberarsi di me: poi le vidi gli occhi pieni di lagrime. In quel
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dai mietitori, non osavo affermarlo neppure a me stesso. E se mi ingannavo? Avevo un rispetto della giustizia così forte, per la stessa ingiustizia che
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. Ma io avevo dentro di me il mio segreto e questo di giorno in giorno si faceva più grave e mi tirava giù e mi atterrava. V'erano dei giorni in cui
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scacciava, non mi rimproverava neppure: perchè? Mi venne in mente il dubbio che ella avesse paura di me: e infatti, sì, qualche volta avevo avuto impeti di
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Mi svegliai sulla sabbia: sopra di me il cielo era tutto cremisi, e una figura che mi pareva sospesa su questo sfondo come una nuvola dalle strane
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quell'atmosfera gelida che prima gravava su di me sciogliersi, intiepidirsi come l'aria a primavera. La zia aveva pietà di me. Pietà, luce dell'anima nostra
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sorpresa; si assicurò che il foglio era veramente quello, poi me lo offrì. Io feci cenno di no: no, non lo volevo. Ella guardò il padre; il padre
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rinata in me. Sentivo che bastava domandare aiuto per ottenerlo: e qualche altra cosa di più profondo, di più misterioso, che ancora non confessavo a
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sentivo che era ben altra la mia passione. Me ne stavo di nuovo a casa, di nuovo con un senso misterioso d'attesa: solo la mattina presto andavo a far le
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adesso, maturato dal dolore: tutto potevo fare, ma non commettere più una colpa d'amore. Eppure mi arrabbiavo contro me stesso per questa mia onestà: e la
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fondo già la coscienza mi tumultuava e qualche cosa ghignava in me, di faccia al mio creditore: eppure sentivo pietà di lui. Fui invitato a colazione
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di fronte a me è bella su quello sfondo, dolce e succosa come un frutto maturo: e basta che io la tocchi con la punta del piede per farla tremare
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Così cominciò per me una lotta profonda. Riamavo Fiora solo perchè l'altra mi tentava. E il vero peccato mi sembrava questo: mi sembrava che Fiora
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mentre questi stava davanti a me perplesso, stringendo nel pugno l'orologio quasi per fermarne l'ora, i più diabolici progetti passavano nella mia mente
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donna: mi pareva avessero tutti fatto lega contro di me, la famiglia del nano con la famiglia del gigante, per togliermi quanto avevo, proprietà, onore
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scendeva, e io avevo l'impressione che l'ombra veramente si addensasse, si ammucchiasse intorno a me, fino ad accecarmi, a soffocarmi. Perchè, infine
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credermi vittima e non colpevole. Me l'avevano presa, la bimba, come mi avevano preso i denari, come mi avrebbero preso il terreno, come volevano
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prendermi la bambina. Null'altro oramai esisteva per me: non pensavo più alle donne, all'amore, al mio avvenire: volevo la bambina perchè era mia
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Andai via, naturalmente senza aspettare il ritorno del dottore e senza lasciare i denari. Questi bisognavano a me, adesso, per ogni occorrenza, e non
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piano superiore. Io camminavo guardando davanti a me senza vedere nulla pensavo che rimettendo la bimba nella culla la balia avrebbe chiuso la
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Ebbi subito l'impressione di essere inseguito. Forse non lo ero ancora, ma bastò l'impressione per farmi camminare più rapido stringendo a me il
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offrivo a lei, alla vita. Quel peso adesso I'avevo sulle braccia, fatto carne e spirito; ma adesso lo difendevo, lo volevo tutto per me, lo contendevo
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rumore dei miei passi, il fruscio delle foglie, e un suono lontano che dapprima mi sembrò fosse dentro di me: il mormorio del mare. Poi d'un tratto mi
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Finalmente ebbi l'idea di uscirmene davvero, da questa vita, con la mia creatura in braccio. Non c'era più posto per me nella vita. E andai di nuovo
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: sentivo che la nostra voce doveva avere qualche cosa di anormale, di animalesco: preferivo tenere con me un taccuino sul quale scrivevo quello che volevo
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assassini ignoti fossero tutti dei disgraziati come me. Poi a poco a poco l'indigestione mi cominciò a passare e l'ubriachezza si fece tenera. Sentivo
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Nulla forse sarebbe accaduto, io me ne sarei tornato triste e inquieto ma ancora innocente a casa della zia, se il diavolo stesso non avesse spinto
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potè liberarsi di me fuggì. Dapprima credetti che andasse a denunciarmi alla sua famiglia: a farmi prendere e uccidere; e non mi mossi; ero pronto a
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Ma al sopraggiungere dell'estate, coi primi calori, sentii qualche cosa ribollire in me, come se il sangue intorpidito mi si sciogliesse d'un tratto
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silenzio. Dio mi perdoni, ma credo ch'ella mi preferisse e mi mantenesse più che per pietà perchè non parlavo: perchè me ne stavo nel cortiletto e
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azione, consegno al congresso il mio mandato e quello di tutta la commissione provvisoria che insieme con me nei primi difficili passi ha guidato e
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questioni economici da trattare in pubblico e di cui ha detto così poco e, me lo lasci dire, così male. Sono due aspetti di una questione identica.
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consuetudine che, ella lo sa meglio di me, è parte integrante di quella più larga consuetudine, su cui posa il regime parlamentare.
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A me pare evidente la opportunità che la Camera attenda, per discutere, la costituzione del nuovo Governo, cioè che si rimandi la discussione della
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, avendo gli onorevoli colleghi, che hanno parlato prima, attribuito a me opinioni che non ho espresse.
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Monti-Guarnieri. L'ordine del giorno presentato da me e da altri colleghi conteneva due desideri; il primo che sia adottato lo scrutinio di lista; il
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qualche mia opinione troppo recisa avrebbe potuto ferirlo. D'altra parte, rideva dentro di me del caso singolare; e la nervosità insolita di donna
respingere? Che cosa dite? - esclamò Clara attonita. - Subito, dalla vostra bocca escono offese? Ella stava veramente preparandosi pel teatro: me lo
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rapidamente, e tornò verso di me. - Che fai? - dissi. - Tutti sanno che tu sei con me.... - Non importa, non importa, rispose Clara. - Non m'importa più di
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realtà, non aveva alcun bisogno di me, per essere sola; così ella m'aveva detto un giorno, molto tempo addietro, con la sincerità crudele e rara ch'ella
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tuttora innamorata di me, come io era innamorato di lei; e poiché ella non sapeva fingere, non mi prometteva un entusiasmo straordinario, io
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mi salutò. Egli aveva visto Clara salire da me, ed or vedeva me salire in una carrozza. Io fuggiva la donna, arrivatami in casa nel pomeriggio freddo
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, l'impazienza, mi ridussero a non aver nè fede alcuna nell'opera mia, nè limpidità di pensiero. Dopo le dieci, se il caso me l'avesse fatto
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romanzi a me! Un colpo di stile in pieno petto non mi avrebbe fatto più male di quelle poche frasi, che le labbra della giovane pronunciarono con
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che io non avrei più varcato la soglia, la quale conduceva alla donna, ormai per me lontana. Ma più d'ogni altra cosa, mi turbavan le sue parole. Ella
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