Avezzano, quando il terremoto ridusse quelle città in cumuli di macerie, sterminandone gli abitanti. Non vi è opera di carità, cui la Regina Elena non dia
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pesantemente tra le nere macerie, mentre sferzate di una pioggerella minuta entrano dalle occhiaie vuote delle finestre. Lontano echeggiano dodici rintocchi di
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cantina senza finestre del macello ridotto a un mucchio di macerie... I tre ragazzi passano di nuovo sotto un lampione. La luce velata basta appena
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tra le macerie e invasi dall'erba e bussa alla porta sbarrata da pesanti chiavistelli. Nessuno viene ad aprire, né si ode alcuna voce. Nulla... Senza
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! Dunque, via le orecchie dalle fessure! Il cappellano fa uno scherzoso gesto di minaccia, e con i suoi ragazzi se ne va a gran passi tra le macerie
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la testa, o il busto. Qua e là, fucili a fascio, carri rovesciati, tavole, arnesi di ogni sorta e macerie affumicate. A Cuddu pareva di fare un brutto
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qua e là si scorgevano ancora le rovine dell'esplosione. Buon numero di manovali, infarinati come pagliacci, lavoravano alla rimozione delle macerie
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