Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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le straordinarie avventure di Caterina

215644
Elsa Morante 40 occorrenze
  • 2007
  • Einaudi
  • Torino
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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grandezza, ma di uguale importanza, e un certo numero di fratelli e sorelle minori di lei. Costoro erano gli unici lettori suoi, a quel tempo: e fra quei

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tavola. — Nell'angolo del soffitto! Tit guardò sul soffitto. — Vicino alla finestra! Tit guardò vicino alla finestra, ma non vide proprio nessuno

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? — brontolò Tit. Il povero mercante, vedendoli da lontano insieme alla sua Grigia, diventò di tanti colori; ma in fretta Tit gli gridò: — Tutto male! Il

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Bellissima e alla sua casa, e chiamava Tit nella speranza che egli rispondesse; ma Tit non parlava! Due volte al giorno un Nano si affacciava e posava un

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una delle piú straordinarie, e non sembra vera. Ma Rosetta e Caterina sono mie amiche e non dicono le bugie. Poi ho parlato anch'io con la vecchia

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, ma pensava che quel viaggio l'aveva stancato, e quel bitorzolo sul naso gli faceva male. Pensava alla sua casa col terrazzo sul tetto, e a tante

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! — Tutti si voltarono, ma nessuno capiva di dove venisse quel chicchirichí. E cosí ogni tanto il corteo si fermava, e tutti i signori chiedevano: — Ma chi

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- Sí, - fece Bellissima. Caterí andò ad aprire, ma era il vento che aveva voluto fare uno scherzo. - Sei una sciocca, Bellissima, - disse Caterí

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erano scomparsi. Sulla tavola c'era un soldo bucato. — Bellissima! Bellissima! — chiamò Caterí. Aprí la porta e guardò, ma non c'era nessun ornino sulla

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Caterinuccia, col suo soldo in mano. Poi ebbe paura della strada vuota, richiuse la porta e accese la candela. Proprio allora si sentì: Toc, toc! ma

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d'argento, regalatagli un tempo dalla Principessa delle Querce, e che ora non suona piú; ma Tit la teneva sempre per ricordo. — Chi sei? — chiese

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, proprio poco. E ora l'ornino l'ha portata via. — Capisco, disse Tit. — Ma perché non mi hai detto prima che hai un soldo? Io qua vedo un soldo. — Sí

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tristezza vedere la faccia delusa di Tit, tanto che Caterí disse per consolarlo: — Non importa, Tit, — ma egli si morse le labbra perché soffriva, e si mosse

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: — Infinite scuse, — disse l'impiegato, — ecco il biglietto. Tit parve molto felice, e non cosí pallido come prima. Stava per suonare la sua tromba, ma si

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. — Come? Come? — strillò il gallo, — avete forse qualcosa da dire, voi, contro le bandiere e i Capitani? — Ma per carità, — disse la rondine.

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si era accorto finora, — Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. — Che rapporto hanno le pentole e i coperchi con questa storia? — disse

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con affetto indescrivibile la trombetta d'argento. — La mia piú grande impresa... — disse. — Racconta, — gridarono tutti. Ma Tit non volle raccontare

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— Buona sera! — disse ella cordialmente. — Ma chi siete ? Tit? — Sí, - dichiarò Tit. Subito i due cingallegrini lo guardarono con curiosità e

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I letti erano di legno, e stavano appesi al soffitto. A terra era posato un cesto di briciole dolci, e Tit e Caterí mangiarono con molto appetito. Ma

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servetta le meravigliava. — Porta sempre un fazzoletto in testa, — continuava la Regina, — e ubbidisce sempre. Ma è sempre un po' triste. — Forse non

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La Signora del Pineto aveva cantato proprio bene, e tutti si felicitarono con lei. Ma alcune dissero: — Che boria! — e non le rivolsero neppure la

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pugnale in mano, invece che fra i denti, per poter gridare: — Mani in alto! E cosí gridarono. Terrorizzata, Caterí sollevò subito le braccia, ma Tit non

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almeno che ci muoviamo per andarcene, — borbottò Pic. Ma Sbarraponti, che era il piú orgoglioso e il piú astuto dei tre, non poté sopportare la vergogna

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: — Chi sa, — disse, — quanti strilli avrebbe fatto la Signora se Pic avesse rubato! — A quest'idea, batté le mani, ed anche Caterinuccia rise. Ma in

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grembiule era cosí lungo che strisciava in terra ed ella dovette rimboccarne le maniche, ma per fortuna non c'era nessuno per canzonare la misera

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Felice che era bello e alto e tutto vestito di ferro, ma non conoscevo la Principessa delle Querce. La notte del matrimonio erano venute tutte le

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potesse essere una specie di madre per me, — disse il povero Tit. Caterí congiunse le mani e avrebbe voluto dire: « Sarò io tua madre », ma al solito, non

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illuminate e ogni bambino vi possiede un appartamento. Vi sembrerà strano, ma spesso i bambini che sembrano i piú poveri qui dove siamo, hanno invece

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Ma è Grigia! — esclamarono insieme Tit e Caterí. — Come? Voi la conoscete? — Tutti la conoscono di fama. La Regina delle Fate ne parla sempre. — Ah

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marito, — dichiarò appena Tit le ebbe detto la ragione della visita. E chiamò: — Grigia! Si sentirono dei passettini, ma non si vide nessuno. — O

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strofinaccio. Ma sí, era proprio Bellissima. Non volete crederci? — Ma chi poteva immaginare che Grigia si chiamasse Bellissima? Guarda un po'! — diceva

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e uno d'insalata. — Mangiamo! Mangiamo! — strillarono. Ma Bellissima stette a guardare. — Figurati, Caterì, — disse Rosetta, — che io ero tanto

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essa era tanto piccola che non sapeva ancora parlare; ma era tanto bella quanto una principessa grande e loro le fecero molti inchini e le offrirono

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Oh, povela pincipessa! Sono una povela pincipessa! — e piangeva sempre. Sperava che essi avessero almeno sentito notizie del suo aeroplano, ma si

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bellissima Principessa. Ma prima molto gentilmente volle fare una suonatina sulla chitarretta che aveva al collo. La canzone diceva:

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una vocetta un po' raffreddata, ma gentile. Disse: — Questa è una nuova canzone di Tit, in onore della Eccellente Signora Caterina; che lo assisté con

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facendo: Miau! Miau! — Bene! — gridò Negretti, — bene! — E cavalcò sul suo asinino, cantò e mangiò banane. Poi tornarono verso il teatro, ma non

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asciugargliele. Poi scappava e si nascondeva e faceva: Bu! Bu!, dietro una pietra. Negretti correva dietro la pietra, ma intanto si accorgeva che il

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lire, correva piú di tutti. — Ladro e sfruttatore di galantuomini! — strillava Massimo, e Piuma aggiungeva: — Ladro e sfruttatore! — ma era inutile

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Per la strada suonava con la tromba l'inno del Re, e tutte le ragazze si affacciavano; ma alcune avevano il naso troppo lungo, altre i piedi troppo

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Pane arabo a merenda

219817
Antonio Ferrara 10 occorrenze
  • 2007
  • Falzea Editore
  • Reggio Calabria
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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Oggi sono interrogato in geografia. La maestra mi chiede i nomi dei pianeti del sistema solare, ma io sono distratto e non me li ricordo. - Giove

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Aldo è il più ricco della classe. Dice che ha una bella camera con tante cose da far vedere, ma che di rado viene qualcuno a vederle. - Io le vedrei

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. Così ha detto. È strano, scrivere. Le gioie e le tristezze le penso in arabo e le scrivo in italiano. Ma vengono fuori lo stesso, è questo che conta.

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cucina, ma non per mangiare: si siede sul pavimento e si mette a picchiare con entrambe le mani su tutte le pentole, i bricchi, i mestoli e tutto

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fin quasi a cadere, ma poi miracolosamente resta sempre in equilibrio. A un semaforo rosso mollo la bici sul marciapiede, tiro fuori il fazzoletto e

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la massima attenzione. Di tanto in tanto inclinava la testa da un lato, come se si sforzasse di capire bene, ma questo succedeva soltanto quando la

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davanti alla porta, in corridoio. La mamma pensa sempre a tutto. Ecco, sono pronto. Esco nella nebbia del mattino. Arrivo davanti alla scuola, ma il

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leggera mi sfiora il collo, ma non riesce più a far sventolare la bandiera, appesantita dall'innaffiatura.

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? - Pure loro. - Anche George Bush? - Beh ... sì, anche lui. - Ma allora pure Bill Gates, quello dei computer! - Pure quello. - Mitico! Bill Gates

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, è naturale, perché in Italia quasi tutti i bambini sono italiani, ma se un bambino viene in vacanza in Marocco è diverso lui, perché nelle scuole

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