le cause e prospettarne gli effetti; ma la stessa luce che lo rivela lo fissa come irrevocabile e ne manifesta la gravità. Se questa non suggerisce
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conoscitivo ogni illusione è soltanto un falso. Ma poiché s'è visto che lo scopo della persuasione non è il vero, ma l’utile, e il vero si constata o
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fatti nell’attualità e nella realtà del loro accadere; ma gli stessi critici del Seicento riconoscono il suo legame, nella prima fase della sua opera
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oltre la cortina ingannevole della natura, e al di là della morte fisica non c’è la gloria dei cieli ma il buio, il freddo, la solitudine della tomba
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dimensione della vita, perché è definita dalla vita vissuta dall’umanità, ma non è più una costruzione razionale disposta dalla provvidenza né la
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’immagine di un dipinto, finzione della finzione. Nasce, insomma, non già come rappresentazione della natura, ma della pittura. Infine, la pittura può
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funzione statica è indipendente dall’equilibrio dei valori plastici. Ma poiché quegli elementi conservano la configurazione che avevano come componenti di
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Se l'edificio non riproduce più la legge costruttiva dello spazio ma fenomenizza lo spazio nella infinita varietà delle sue forme possibili, esso non
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è più la rappresentazione o il parallelo della natura, ma è la creazione di una seconda e diversa natura. Perché mettere un limite alla fantasia
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natura. è vero che l’arte deve nascondere l'arte, ma non nel senso di simulare la natura bensì nel senso di nascondere le difficoltà dell’arte: questa
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forma unica (la natura) e delle specie infinite, tante sono le forme quante le specie. Ma v'è una gerarchia, dal particolare all'universale: come
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degli Innocenti, tenta la sintesi: non costruisce il fatto su uno schema prospettico, ma secondo una ragione o un ordine interni, una severa struttura
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senza immaginazione. Tutta l’arte è imitazione: ma l’imitazione della realtà come dovrebbe essere o si vorrebbe che fosse richiede un “esercizio dell
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mobile, insieme centrale e periferico, apparentemente insignificante, ma interferente con tutti gli altri punti, gli altri individui, e tale che il suo
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Il ritratto, comunque, non è che una figura occasionalmente isolata da un contesto: e il contesto non è, o solo raramente, un’azione “storica”, ma la
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correnti dell’arte del Seicento: il ritratto è l’immagine del protagonista, l’eroe di una storia immaginaria. Ma non basta: il ritratto implica comunque
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La pittura di Frans Hals è, di fatto, più sciolta che libera: all’opposto di quella di Velázquez, non costruisce, ma frammenta, disintegra la forma
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Hals ma, appunto, non c’è medaglia senza un rovescio. Rembrandt sente la presenza della società ben più profondamente di Hals: ogni suo ritratto la
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, non eliminano, ovviamente, la presenza fisica della natura e il relativo problema. L’indagine della natura prosegue, ma si riconosce che la indagine
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, l'opera dei due francesi “cartesiani” a Roma segna il grande congedo dalla natura e dalla storia. Il classicismo non è più una concezione del mondo, ma un
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, il luogo delle forze misteriose e demoniche; è il luogo dei portenti, dove il mito s’avvera e tutto può accadere; ma il villano col berretto calato
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, dolorosamente nell’attesa di una causa di sofferenza, di passione; ma rimarrà sospesa in quell’ansia, perchè la causa del patire è interna e non si conosce
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. Ritroviamo, inattesa, la cubatura prospettica, la cristallizzazione volumetrica di Poussin; ma senza traccia di mito, senza richiamo alla storia, anzi con una
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Ma c’è la valutazione della situazione pratica, di fatto, che non va oltre la constatazione ed eventualmente la determinazione di una linea di
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di accademia della natura morta, ma che poi, nel 1617, aveva lasciato Roma per Madrid, dove s'occupò soprattutto d’architettura, benché, stando alle
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non soltanto la “specialità” ma lo stile distingue, in Italia, un Ruoppolo da un Baschenis; in Francia, un Baugin da un Linard, in Olanda un van der Ast
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la sensazione, ma sempre la nozione: l'oggetto non è visto come nota luminosa o macchia colorata ma come bicchiere, piatto, frutto, fiore: è dunque
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problematica, che appena si profilava, della libera comunicazione tra gli uomini; e, senza alcun riferimento all’arte del suo tempo, ma con l'anima intenta al
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epoche razionaliste. Ma tra il razionalismo del Rinascimento e quello dell’Illuminismo vi sono differenze profonde; inoltre, la cultura illuministica
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legge divina a priori ma la struttura della mente umana che li percepisce e coordina. Ciascun fenomeno si presenta ora come un fatto a sé, limitato
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pregiudizio dommatico. E la conoscenza della natura può servire a vivere nel mondo, non a salvare l'anima. Per Giorgione la natura è una realtà di fatto, ma
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’immagine, in se, non è né buona né cattiva, ma ci si può servire delle immagini per un fine buono o perverso. Non è questione di vero e di falso, ma di
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Ora, l’immagine non agisce né sull’azione né sulla decisione, ma agisce sulle intenzioni; non fornisce schemi o modelli, ma sollecitazioni
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vedova, dalla zitella, dalla maritata; non soltanto, ma occorre adattare la pratica della devozione alle forze, ai doveri, agli impegni di ciascuno in
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chiusa. Ma questa tesi avrebbe portato acqua al mulino protestante; allora si afferma che la rivelazione è chiusa, ma che spetta ai cristiani portarla a
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minore che nel secolo precedente, quando era il protetto, il famigliare, il consigliere di pontefici, principi, signori; ma in compenso la sua autonomia
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il problema dell’attività produttrice d’immagini e della discriminazione tra immagini utili e nocive. Ma è importante notare che questa distinzione
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La Rettorica è il trattato dell’arte di persuadere o del discorso; ma, specifica Aristotele, del discorrere nell’Areopago, cioè della discussione
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Stato non si sopprimono ceto il carattere, il temperamento, le passioni, le virtù, i vizi degli individui; ma tutti questi fatti vengono considerati non
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, non più come un libero comune, ma come un piccolo Stato sovrano: la città non era soltanto la sede del principe e lo strumento della sua politica
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’arte della capitale, aperte a tutti gli scambi internazionali, e una cultura e un’arte di provincia, talvolta di livello elevato, ma in posizione
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della capitale si ferma, o quasi, con la morte di Sisto V e l’allontanamento di Domenico Fontana; ma il tema ideale della città-capitale come
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propagandistico, ma si fonda sul presupposto ideologico che la comunità dei fedeli, anzi l’ecumene cristiana, costituisca il corpo stesso della Chiesa e sia
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La lunga navata del Maderno distrugge indubbiamente la drammatica unità del tormentato blocco michelangiolesco, ma prolunga la basilica nello spazio
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nella città-capitale; ma ha un raggio infinitamente più largo, una fenomenologia praticamente illimitata, un’immensa varietà di aspetti. L’idea di
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: con quale processo, s’è visto nel modo con cui il Bernini allegorizza nel colonnato il motivo simbolico della cupola. Ma il Bernini ha fatto qualcosa
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“monumentale” nasce dalla combinazione degli effetti proprii delle tre arti: vi sono finte architetture, finte sculture. Ma tutto si fonde nell'effetto
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resto non viene più considerata il modo di costruire ma solo di raffigurare lo spazio. A Bologna sorge perfino una scuola di pittori di prospettive, i
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le scale metriche e questo spiega perché lo stesso artista possa darci una natura morta vicina o una visione ultraterrena. Ma se vi sono tante scale di
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Il nuovo spazio immaginario, che l'arte realizza come spazio reale, non è soltanto dimensione e proporzione, ma anche direzione. In generale, la
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