Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Angiola Maria

207126
Carcano, Giulio 33 occorrenze
  • 1874
  • Paolo Carrara
  • Milano
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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nelle mani di S. M. il portafogli. » Ma bravo! così avrei fatto anch'io! deporre il portafogli! bravo il mio lord***! » « Se la crisi si verificasse

spalla di lui, e lasciandovi cadere la testa, con voce sommessa gli disse: « Non crediate, Carlo, che non m' incresca di vedervi andar via; ma, se

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fatto suo; da un par d' anni poi ne son contentone. Quest' oggi, vedete, m' ha regalato un bel pezzo di stufato fumante, con certe cipollette in sugo, che

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Non mi chiamate Noemi (cioè bella), ma chiamatemi Mara (cioè amara), perché l' Onnipotente m' ha ricol- mata di grandi amarezze. Nel libro di Ruth.

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coraggio d'andare a gettarmi nelle sue braccia. E le damigelle, che m' han dimostrata tanta affezione, che per tanto tempo mi tennero quasi come sorella

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mie parole; forse mi credi un uomo senza cuore, senza nessuna fede. Ma rassicúrati! Tu non sai nè puoi immaginare quanto bene m' abbia fatto il

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sacro entusiasmo: - Lo spirito di Dio è sopra di me, perchè Dio m' ha consacrato, e mi mandò a portar la sua parola a' mansueti di cuore, a medicare gli

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: « Signore, la prego, m' ascolti! » Il lord, scosso alquanto dalla serietà di quest' accento, levò il capo, e guardò il prete, senza parlare. Ma

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che vi pigliate giuoco di me, signore; io nulla domando a voi! Volesse egli anche togliermi la creatura che mio padre m' ha consegnata, vi dichiaro che

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vicino, mi rivolse uno sguardo tranquillo, e disse: - Caro signor Giosuè, a rivederci. » « La cosa non è dunque tanto seria, com' io credeva!... » « Non m

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ancora, e m' è dolce dirla, più che ad ogni altro, a voi, mio maestro ed ora amico venerato e caro: che umili saranno bensì e scarse di pregio le

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che m' ha fatto, da poco tempo, il nostro Carlo! E queste parole mi sembrare quasi le sue.... mi ricordo che fu lui che me le fece leggere un giorno

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, dopo tutto il bene che m' ha fatto, mi vuoi dare questa mortificazione? No, no, l'assicuro, signora Giuditta, quel che le ho detto è proprio il

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quelle occhiate non fosse molto propizio alla nostra Maria, se le prime parole che la dama le rivolse, furono: « M'avevano prevenuta che una povera

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fortuna; se non è venuta, vuol dire che non è la tua ora. » « E io sento in vece che l' ora è questa.... Ma ascolta una buona volta, che piacere tu m

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poco, s' innamorò da vero della fedele sua dea del terzo piano. « Senti, mio caro! » diceva in quella sera Ghita all'amico; « l'altro giorno, tu m' hai

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ricordarmi del passato senza sgomento e senza rimorso. È possibile che mio padre, mio padre m' abbia maledetto?... Dio! sostieni l' anima mia, dammi

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salvatore, m' aveva letto in cuore; e, veduto che la mia deliberazione era più d' entusiasmo che di convincimento, non assentì. Ma, congedandomi con lagrime

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vuole! Egli, che m' ha ajutata sempre, non vorrà abbandonarmi adesso! Quanto a voi, non putro che ricordarmi sempre del servizio che m'avete fatto

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scoprire a nessuno, neppure a lui, a lui che.... ah il suo nome non potrò dirlo mai!... Perdonatemi, o mia buona mamma! Dio m' ha castigata

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; guardami! dimmi una parola sola.... Non m' ami più? ah! non importa.... sarò infelice; ma tu ascoltami, non morire, oh non morire!... Ti sono forse

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vicecurato: la quale io aveva udito raccontare alcuni anni innanzi, e m' aveva dato di poter scrivere nella pace della giovanile mia stanza un libro

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quell'uomo alla casa del vicecurato. Io, che fo sempre di cuore un servigio al prossimo, dicendo al giovine che mi tenesse dietro, m' incamminavo lungo la ripa

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voleva poter amare come fratelli, e che invece mi attraversarono la via più che nemici, m' insidiarono come lupi bramosi! Ora li abbandonai, forse per

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avviene qualche volta, negli antichi terrori, in quelle fatali malinconie che m' avvelenarono l' anima non ancora del tutto guarita. Ohimè! basta un

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parte. Amico mio. - M' è di grande consolazione il poter tornare a te in questi giorni d'amarezza e di prova, ne' quali anch'io, come Colui che portò

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7 d'aprile 18.... Eterno Iddio! abbi compassione della mia vita!... Ho ricevuto or ora una lettera di mia sorella. M' annunzia che il mio povero e

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due lunghe ore, allorchè, rientrando nel salottino con que' pochi fogli, che, per dir vero, senza soverchio scrupolo m' intascai, lo vidi risvegliarsi

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signor conte!.. E dire, che anche lui, il signor conte, quel re degli uomini, è morto già da tant' anni!... Oh se Dio m' avesse almeno chiamata lassù, me

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però ringrazio la fortuna che m' ha fatto incontrar con lei. » « Signore, non so veramente a che io debba questa sua gentilezza. » « Signor abate, lei

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ritorno innocente alla giovinezza gia passata per me, la quale non m' è più che una memoria. Che volete? Noi Italiani, noi figli di questo cielo e di questa

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atto di sì profonda occupazione, che non s'accòrse del venir suo, lentamente gli s'avvicinò. « Arnoldo, voi m' avete aspettato, non è vero? » « Siete

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ALL'ABATE CLEMENTE BARONI. Già più di vent'anni passarono da quel tempo, che ora la memoria sola accarezza, quando nell' età mia giovanile voi m

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