maneggiare delle materie la cui natura non comporta un frettoloso lavoro, avevano contratto là quelle abitudini di precisione e di pazienza, i cui
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i colori, perchè non arrivino sino a imbeverne la tela, e rassegnandosi allo stento del primo lavoro, pure di assicurare sin dall’inizio del dipinto
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La ripresa del lavoro riapre il problema dell’aderenza dei nuovi colori sull’abbozzo, il quale, comunque condotto, viene a presentare una condizione
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, quasi eventualità insignificante del dipingere ad olio, ma in fatto di una importanza rilevante e nella condotta del lavoro per l’impedimento che
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Lo stimolo di provvedere sommariamente all’impellente accidentalità dell’esecuzione è uno dei caratteri spiccati del lavoro tumultuoso d’ispirazione
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frequenza come mezzo d’esecuzione per veri quadri, grazie l’enunciata rapidità del lavoro, il bell’opaco che presenta e quella chiarezza complessiva di tono
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Il grande divario che presentano i colori bagnati da quando sono asciutti, rende difficilissima la ripresa del lavoro, specialmente su figure da
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cambiare e ridipingere senza lasciare traccia di rappezzo. Però la tempera, bagnata per un insistente lavoro, presenta l’inconveniente di sciogliere
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Data una superfice di lavoro così conveniente come seppe e sa offrirla l’industria al pastello nelle varie carte e tele preparate, l’aderenza del
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lavoro dell’artista.
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le dimenticate cautele per la durabilità del lavoro condurranno a pietosa rovina.
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preparazioni grossolane e bagnate che in pochi giorni assorbono e neutralizzano l’opera di mesi, costringendolo a rifare il lavoro o recedere dall’impresa.
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delle più frequenti circostanze nelle quali il colore è ridotto dal lavoro pittorico in condizioni misere di volume che non in strati considerevoli
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sarebbero il mezzo indicato per conservare le sostanze coloranti poste sul dipinto nello stato in cui uscirono dal lavoro pittorico.
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D’altronde fu questa impossibilità di provvedere personalmente a tutto, condizione comune a tutte le epoche dell’arte e ad ogni lavoro umano, nè si
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Fra artisti e scienziati corre un secolo di lavoro, di intenti e di linguaggio diverso, onde giunti per imprevedute vie alla convinzione che
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delle quali l’una sgretolasse sotto mano ad ogni minima pressione, mentre l’altra anzichè tingere graffiasse e rovinasse tutto il piano di lavoro.
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anche questo materiale di lavoro.
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ed alla ripresa del lavoro l’accoglienza fatta al balsamo copaive e alla moltitudine dei seccativi di Muller, di Coutrai, d’Harlem e via dicendo.
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della vischiosità degli oli cotti ed è sempre sentito l’inciampo al lavoro per l’inevitabile passaggio dei colori dallo stato molle a quello resistente
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gesso prolungando il lavoro sino alla notte, se occorreva, in modo che non si abbandonasse la tavola che ad opera compiuta.
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concetto generale del procedimento del lavoro, come si può arguire per quanto fu scritto nei più autorevoli trattati dell’arte, l’impiego del materiale
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, unito ad una vigilanza compatibile coll’attenzione richiesta dal lavoro pittorico, è bastevole a sottrarre, per quanto lo comporti l’indole dei
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propostasi o il vero che copia. Così astrazione fatta dalle forme e dall’armonia generale, parte delle correzioni da portare al lavoro saranno dipendenti
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affatto al materiale colorante di molte riprese del lavoro che implicano cautele speciali perchè non venga ostacolato il lavoro successivo dalle improprie
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superficie di lavoro sia possibile provvedere avanti di accingersi al còmpito artistico.
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L’arte non procede da un sistema metodico di lavoro, nè dal solo impulso della volontà, ma da un entusiasmo iniziale che pure attraverso i più grandi
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di coesione fra gli strati dei colori ed il piano di lavoro; rapporti evidentemente impliciti nel veicolo appiccicante proprio di ciascun processo.
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materiale dei dipinti, il principio di conservazione, riesce però a distruggerlo od alterarlo profondamente nei rapporti estetici coll’intruso lavoro
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’arte antica da ogni lavoro apocrifo di pennello se i restauratori avessero contrapposto alle invettive plateali e generiche subite tutte le
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Accesi di tale entusiasmo alcuni restauratori compiono dei miracoli di resistenza ad un lavoro improbo ed irto di mille difficoltà tecniche, senza
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rispetto dovuto all’integrità dell’opera altrui, il lavoro d’arte da conservare, ogni tentativo, per quanto circospetto che approdi o meno al risultato
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sostanze colle quali si procede tanto alla rimozione di una vernice che a qualsiasi altro lavoro di restauro, ma nella inesorabile esclusione di ogni azione
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, due per la difficoltà dell’esecuzione si impiegavano per piccoli dipinti, mentre il terzo, derivato dalla maniera di dipingere le navi, e lavoro
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presumibilmente il lavoro possibile in una giornata (1). L’esame di frammenti di epoche posteriori affidati anche a scienziati illustri, come lo Chevreul
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tutto il lavoro sottoposto dovette oscurare.
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frutto diretto di un lavoro assiduo e intelligente: soltanto che non lo si erigeva a sistema, ricorrendovi soltanto quando si ritenesse indispensabile
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scrupolosa attenzione che presiede tutti i preparativi del lavoro.
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All’epoca del Cennini quella pratica del rinnovare il disegno dell’arricciato sull’ultimo smalto diminuiva il tempo utile della giornata pel lavoro
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pennello, salvo l’evitare le grossezze eccessive da colore, e non adoperare che velature man mano che la giornata di lavoro volge al finire.
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velature che appunto si devono impiegare per condurre a fine il lavoro prefisso da compiere nella giornata.
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’imposizione assoluta come quella che può essere fatta da chi ordina il lavoro può trattenere l’artista amante della propria arte dal ritoccare occorrendo
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, la grossezza dell’arricciato e del secondo intonaco e la frequenza delle bagnature col progredire del lavoro, sempre più assottigliando le tinte sino
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Onde non ostante la vastità degli spazi compresi fra le commettiture che separano ogni ripresa di lavoro una pittura si può ritenere condotta a
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che poi un lavoro minuzioso a tratti modella tentando raggiungere il finito pezzo per pezzo, come si vede in molte opere rimaste incompiute. Infine
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di colori e la maestria di quei tocchi decisi che risolvono l’opera e danno l’illusione di un lavoro venuto di getto e così conservato come fosse
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Lorenzo Ghiberti, testificando che Giotto lavorò in olio, viene a dare gran peso alla generale opinione che questo processo si conoscesse e
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evidente della condotta progressiva del lavoro dell’arte fiamminga (1), metodo affatto simile a quello che si scorge nei quadri incompiuti di Giovanni
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contrariare non poco all’abitudine di ripassare all’infinito il lavoro della tempera, privilegio inapprezzabile di questo processo di dipingere: onde attenuasi
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Coll’olio giorno per giorno umettavasi il margine del lavoro interrotto: olio per togliere i prosciughi ed olio per distendere facilmente le velature
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