Noi non facciamo molta differenza tra la «Memoria dell’uomo del Lager» di Luciano Minguzzi (benché la medesima angoscia e forse ancor più trasalente
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Nella medesima sala è un’altra litografia a colori, «Ragazzi ebrei», dove nonostante la pietà del tema per un artista così sensibile ai lager come è
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paura, che finisce per travolgere, malgrado ogni buona intenzione razionale, buoni e cattivi, ebrei dei lager e signore a passeggio, aristocratiche con
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psicologica», quel trasferire il passato dei lager nel presente della realtà «pacifica» in città, torturando di filo spinato, di squarci e di muffe le
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» (che noi preferiamo anche ai motivi di impegno sociale e politico, per altro assai interiorizzati, del tipo di «Memoria dell’uomo del lager»). In un
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Tra i grafici, il migliore è di gran lunga Giuseppe Guerreschi, che presenta incisioni dei due cicli suoi più famosi, quello dei lager e della
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