, nell'espressione più tragica, negli occhi lucidi di lacrime che, quasi, scorrevano. Sul cranio, erano appena accennati, dipinti, dei capelli oscuri: il resto
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improvvisa aveva diseccato le loro lacrime, e calmato i loro singhiozzi: l'aridità della pietà inane, della pietà vana, della pietà che non può diventare
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dolore segreto le strappavano. Vide una pena immensa sul viso di Domenico, scorse gli occhi di quel misero riempirsi di lacrime; nel giorno delle sue
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lacrime. Credeva che quel segno, quella voglia, le deturpasse il viso: e non voleva che le fosse ricordato, mai. - Io mi chiamo Gelsomina - diceva
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