bellissimo sorriso. — E smettila di abbaiare! — continuò Massimo. — È il mio stomaco che abbaia, io non ne ho colpa, — rispose il povero Piuma. Per
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: — Viva il Re! — e il Re, tutto soddisfatto, si tirava i suoi bei baffoni. Un giorno gli disse: — Paolo Pietro, spara venti colpi di cannone perché io
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Tit diventò pallido e chiese, con un fremito delle labbra: — Chi ha parlato? — Io no, — mormorò Caterinuccia. — Neanch'io, — strillò la solita voce
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stanze. — E dov'è Rosetta? — chiese Caterí. — Io sono un'amica di Rosetta, — rispose la donnina, — Rosetta non viene mai, ora. — E perché? — chiese
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Sebbene la casa di Caterí sembri, a vederla, una casa come tutte le altre, io vi debbo raccontare la sua storia perché, fra centomila che ne so, è
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altre cose che, io, come potrei sapere? Ma insomma basti dire che stava li solo in un canto, mentre passava quel bel corteo, e la bella Maria Rosina cosí
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non ritorni con qualche cosa, Caterí. - No, no, — disse Caterina. - Non farlo, ti prego, Rosetta. Non è vero che io abbia fame. Non parlo di
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che le diceva Caterinuccia. - Sei stupida e anche brutta, - diceva Caterinuccia, - con solo quattro capelli e gli occhi di filo rosso! Io vorrei una
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. - Tutta di sacco, sei, e ti credi bella. È vero che ti credi bella? - Sì. - E io ti butterò nella spazzatura, con la faccia in giú. Ci si sta bene nella
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specie di re. E chi ti dice che io non sia ricco? Guarda, questo è argento. — No, dicevo cosí, perché il tuo giacchettino mi pareva un po' scucito
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, proprio poco. E ora l'ornino l'ha portata via. — Capisco, disse Tit. — Ma perché non mi hai detto prima che hai un soldo? Io qua vedo un soldo. — Sí
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molto cattiva, e la mia mamma mi diceva sempre: « Se continui, chiamo il Gran Topo nero ». Io tremavo, e stavo zitta. Ma una volta continuai, e il Gran
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zampetta? » Io gliela porsi tremando. Egli mangiò la briciola piano piano, poi si sedette e si mise a fare la calza, e se ne andò. — E poi? — chiese
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— E forse, — strillò sempre piú severo il gallo, — anche contro i galli e le galline? — Non sia mai, — disse la rondine, — Però, voi, signore... — Io
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neri non hanno piú il perfido capitano! Corse sulle navi dei pirati e sali sui piú alti pioppi. E chi non ha udito la sua tromba d'argento? Io vi dirò
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si mosse. Guardò Pic con uno sguardo sprezzante, e chiese con calma: — E se io le tenessi giú, le mani? Pic non rispose, ma semplicemente si levò di
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— E ora, se vi movete, mi avanzo io, — dichiarò. Tutto il mondo sa che non si può competere con un Tit armato. Quei tre non si mossero. — Lascia
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smorfia amara. — Ci vuole un'infermiera, — dichiarò il vecchio, — che stia qui il giorno e la notte. — Io, — disse Caterina facendosi coraggio, con un filo
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impresa. — La Principessa delle Querce, — disse Tit guardando quelle grandi cupole, — doveva sposare il Principe Felice. Io conoscevo il Principe
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combattere le tigri e la morte era certa. Allora io senza dir niente presi una spada e andai verso la Macchia delle Tigri. Conoscevo questa Macchia e
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la Principessa ed io ci prendemmo per mano e andammo insieme attraverso la macchia fino al Bosco. Lucertole, scoiattoli, le rondini e le cingallegre
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potesse essere una specie di madre per me, — disse il povero Tit. Caterí congiunse le mani e avrebbe voluto dire: « Sarò io tua madre », ma al solito, non
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modesta, che sta sempre zitta. Figuratevi che io le dissi di scegliere fra tutte queste magnifiche stoffe ed ella scelse un grembiule grigio e un
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, io non sono il solo, dunque, che conosca í suoi meriti! — gridò il povero mercante di stoffe. — È la donna dei miei sogni. Non parla mai, sta sempre
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, signora! — e cominciò a traballare per la gioia, — io credo che... — e lentamente allontanò le mani dal viso di Grigia; questa aveva i capelli e gli
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e uno d'insalata. — Mangiamo! Mangiamo! — strillarono. Ma Bellissima stette a guardare. — Figurati, Caterì, — disse Rosetta, — che io ero tanto
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stufato e insalata. — Sono una pincipessa spelduta, — continuò a spiegare la Principessa. — Il mio alioplano è scappato e io volevo inseguillo ma le
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Principe Felice! — Automobile! — gridò Tit. — Preparati ! Bisogna andare ai palazzi rossi. Principessa, vi accompagno io da vostro padre. Entrò un grande
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tutti i bambini conoscono, quando alla sera partono per il Palazzo del Sogno, e che è inutile io vi dica, perché anche voi le conoscete. Al Palazzo del
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di andare presto al Palazzo del Sogno, questa sera; così potrete incontrare tutti. Per questo io vi lascio e vi auguro la buona notte. Eh, che cosa
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Salumaio. — Permette, signore, che io faccia il salumaio insieme a lei? — Sei solo? — No, signore. Ho un somaro. — Bene, bene. Mi servirà per fare la
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Passai io, e dissi, in tono severo e solenne: — Figli miei, perché mai state qui senza far niente, mentre tutti lavorano? Non sapete che l'ozio è il
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parola, gli dava un calcio. — Bene, — dissi io. — Ora lavorerete e sarete onesti. Che cosa vi piacerebbe di fare? — Io il campione, — rispose Massimo
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miei piedi? Non sapete chi sono io? — Eh, che arie! — rispose la terza baronessa. — Appena arriverò, dirò tutto al Re. — Si accomodi pure. S'immagini
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come un angolo di pagina. Io e il mio papà andiamo a trovarlo spesso. Suona benissimo i bonghetti, il tamburo e la batteria Ha insegnato anche a me
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. Maristella ed io saltiamo sulle bici e ci lanciamo all'inseguimento. Nerone ci segue senza un attimo di esitazione. Nelle curve la borsa si inclina
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avevo paura. Ma io volevo risponderle col silenzio. È andata via borbottando, convinta della sua idea. Hanno suonato di nuovo. Questa volta era
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matti. Io un po' mi vergognavo e un po' ero contento di farli divertire, così ho cominciato a fare il pagliaccio, anzi il pinguino, ho camminato in
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Aldo è il più ricco della classe. Dice che ha una bella camera con tante cose da far vedere, ma che di rado viene qualcuno a vederle. - Io le vedrei
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Oggi sono interrogato in geografia. La maestra mi chiede i nomi dei pianeti del sistema solare, ma io sono distratto e non me li ricordo. - Giove
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? Io? - Bene, benissimo! Ora sentiamo un altro. Mi e proprio andata bene! Torno sempre allegro da scuola. - Bravo, Nadir. Se torni così allegro dalla
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. - Sono qui apposta — penso io e sto per dirlo, ma poi sto zitto, sorrido e vado a cercare qualche altro signore col carrello. Una commessa all'entrata
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maestra. Vorrei averlo scritto io! - Hai visto bene? Dentro non c'è qualche luogo comune? - Neanche uno, Nadir. Neanche uno.
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ascoltarmi quando suono il tamburo. Lei fa danza moderna e a volte balla mentre io suono. Mi chiede spesso della mia città d'origine, Casablanca. A
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- Posso fare io una domanda? - Certo, Nadir. - Perché gli extraterrestri si chiamano così? - Perché non abitano sulla Terra. Extraterrestri, infatti
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me e così io cado seduto in una morbida cassata siciliana. Mentre Nerone continua ad ingozzarsi, Maristella ed io ci buttiamo alla disperata ricerca
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e si spengono. La porta si apre e io mostro la borsa alla mamma di Maristella, che quasi sviene per l'emozione. Comincia subito a dire dov'era, l'ho
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e religione uguale ai bambini arabi. La mia amica Maristella dice che sono come disegnato a matita, non so cosa voglia dire. In Italia sono diverso io
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