mente, impedisce di ragionare. Se un cane ti corre incontro per morderti e tu hai paura, che fai? Chiudi gli occhi, rimani li impalato, e il cane ti
non mi sentivo contento di quel che avevo fatto; mi rimproveravo: — Hai negato poco fa un soldo a un poveretto che forse aveva fame, e ora ne hai
, domandò alla maggiore, col 'tono burbero che gli era abituale: — Dov'è quella strega di tua zia ? — l fuori di casa. — Glie l'hai detto: Don Paolo non vuole
). Entro; tu domandami con chi l'ho? ELENA. «Con Chi l'hai ? » GINO. «Al solito, con quella grulla della Nina che mi fa aspettare un' ora dietro la porta di
: — Parola di babbo, hai detto ! E aveva le lagrime agli occhi, dalla paura che il babbo non volesse più adempire la solenne promessa. ***
! — singhiozzò Ida per iscusarsi. — Hai ragione, — conchiuse la mamma ; — mi sono spiegata male. Il Signore non muore mai. Quello che hai visto nei
. Ed io parlo sciolto! Grazie signor mago! (Escono). SCENA. IV. Il Mago e il Reuccio. IL MAGO. Hai spaccato la legna ? IL REUCCIO. L'ho spaccata. IL
aprire. Gli altri bambini lo guardavano costernati. — Hai paura? — gli domandò Lello. — Ma che paura! Non mi garba stare in carcere. — E noi ci divertiamo
: — Non hai fatto colazione; prendi, intingivi questi biscotti. Il bambino questo poi non se l'aspettava davvero. Scombussolato, vinto dai rimorsi, si levò
Pagina 153
vederlo mangiare! — Si, proprio oggi che hai fatto tanto la bizzosa! Enrichetta rimase a testa china, imbroncita. E una volta che la mamma l'aveva
Pagina 158
stacciava, stacciava, ripetendo: - Hai capito? Si prende così, e si scote girandolo torno torno fra le mani. Vediamo se riesci; ma prima avvolgiti un
Pagina 28
desinato due ore fa! — Abbiamo già desinato?... È vero, hai ragione. Stava un momentino esitante, e zitto zitto sparecchiava. Poi, da lì a un mese, non si
Pagina 48
toccava col capo la volta. — Aiuto! Soccorso! Sentiva picchiare forte a uscio, sentiva gridare: — Apri! Apri! Che hai? Che è stato? — ma non poteva
Pagina 62
." "Quando?" "A passeggio." "Dove sei stata, a passeggio?" "Dal signor Ladroni." (Lo zio le aveva facilitato il nome del professore così.) "E hai
professore non intese queste ultime parole, si accostò al lume e lesse ad alta voce: Torino, 18 febbraio 1859. Luisa mia, Sai che non mi hai scritto da
strinse a sé, le parlò sui capelli, bagnandoli di poche lagrime ardenti che a quando a quando gli rompevan la voce: "Povera Luisa mia, no, non l'hai
qui e io là." Luisa tacque e l'albergatore se n'andò. "Non vedi che hai l'alcova come a casa?" Non gli veniva in mente, all'uomo patriarcale, che per
galantomone che, soffocando in un viluppo di cautele e di dissimulazioni, vi mena dentro due gran gomitate, se ne disbriga e respira: "Vedo che hai
t'incarico di pubblicare se la prima non viene fuori. Hai capito? Basta, e quando mi vedrai ti è assolutamente proibito di rompermi ... col darmi
mi hai parlato di mia madre? Ho trovato il mio medico condotto alla fontana di "Pèll sora", fra le pecore, come un patriarca. Gli ho fatto visitare la
testamento che potrebbe valere?" "Sì" "E tu non l'hai voluto far valere?" "No." "Perché, Franco?" "Ecco!", esclamò Franco, pigliando fuoco. "Vedi? Lo sapevo
porgeva. "Grazie, signori," balbettò. "Hai fame?" gli chiese l'ingegnere. "Tanta, signore," rispose il naufrago. "Sono tre settimane che vivo con un
, Simone!" disse rivolgendosi verso il negro, che continuava a battere i denti e a sgranare i suoi grandi occhi spaventati. "Vedo che non hai dimenticato
sull'asta sostenente la scialuppa. "Hai paura?" gli chiesero O'Donnell e l'ingegnere. "Se ti coglie un principio di vertigine, scendi." "Il vuoto non mi
polsi. Bhârata si collocò al suo fianco, mettendosi dinanzi un paio di pistole. - Tu adunque hai detto di conoscermi, - disse il capitano Macpherson
su quella donna. - Ma a quale scopo? - Certamente per ucciderlo. - Hai veduto tu quegli esseri? - Coi miei propri occhi. - Sono uomini o spiriti
, ed i rinoceronti? - Li disprezzo. - Sai, giovinotto, che hai del coraggio? - Lo credo. - Hai incontrato qualcuno? - Delle tigri, ma non hanno ardito
. - Cosa hai fatto?- chiese Tremal-Naik. - Fuggi, fuggi! - gridò Nagor. - Abbiamo i sipai alle calcagna. I due indiani risalirono la scala e corsero a
questa Kâlì? Io l'ho udito ancora questo nome. - Sì, l'hai udito la notte che cadesti sotto il pugnale di Suyodhana. Ah! ... ah!.. che bel colpo fu
presso alla feritoia, esaminando attentamente le traccie, accorse. - Eccomi, sergente, gli disse. - Hai esaminato bene le traccie? - gli domandò Bhârata
. - Aghur, - disse il maharatto, sgomentato. - Hai udito nulla questa notte? - Assolutamente nulla. - Nemmeno un gemito? - No, perché? - Hanno ucciso
, Kammamuri. Questa notte non ci arresteranno tutti gl'indiani delle Sunderbunds. Da' mano ai remi ed arranca con quanta forza hai; forse arriveremo prima
camera comune, la quale in quel momento era deserta. - Ebbene? - chiese brevemente Hider. - Nessuno ha sospettato di nulla. - Hai contato le botti
quell'uomo hai mancato ai tuoi doveri. Buon per te che quell'uomo non ardì alzare le sue mani su di te. - Tu menti! tu menti! - ripeté la giovanetta, smarrita
chiese l'indiano, con voce commossa. La tigre per tutta risposta aprì la bocca e lambì le mani ed il volto dell'indiano.. - Hai sfidato un gran pericolo
, una visione, un fantasma! - Una donna! - esclamò Kammamuri sorpreso. - Una donna hai detto? Tremal-Naik crollò il capo in senso affermativo e si
stermineremo tutti, tutti! - Che? ... - esclamò Kammamuri, con ispavento. Noi ritornare in quell'isola? ... Padrone, cosa dici? - Hai paura tu? - No, ma
, hai parlato, hai tutto confessato. - Quando? - Poco fa. - Tu sei pazzo, Bhârata. - No, Saranguy, ti abbiamo dato da bere la youma e tu hai confessato
ingannarsi. - Cosa pensi che sia? - L'ignoro, ma lo sapremo. - Padrone, qui c'è qualche terribile mistero. - Hai paura? - No, sono maharatto. - Allora
quelle parole, ma il volto dell'indiano rimase impassibile. - Hai compreso, Bhârata? - gli domandò. - Perfettamente. - Ebbene? - Tira innanzi
. - Ah padrone! Cosa hai fatto! - disse il povero maharatto. - Li avremo tutti addosso e ci strangoleranno come il disgraziato Hurti. - Ho vendicato il
vivamente. - Chi sei? - chiese questi sottovoce, puntandogli sul petto una pistola. - Hai udito? - domandò Tremal-Naik. - Ah! sei tu, padrone? Sì, ho udito
avvicinandosi bruscamente ad Aghur, gli disse: - Hai udito mai il ramsinga? - Sì, padrone, rispose l'indiano, - ma una sola volta. - Quando? - La notte che
le unghie non gli lascio intero un pezzettino grande come una rupia. Ingannare così noi, cacciatori di serpenti! Sai, padrone, che l'hai scampata per
rabbia, le lagrime. - Era tanto tempo che non piangeva. Ciò mi fa bene, qualche volta. - Continuate, se non vi dispiace. - Hai ragione, - disse
, - disse il capitano, nel momento che entrava con Bhârata, - se hai fame, fatti additare la cucina; se vuoi dormire, scegli quella stanza che meglio ti
era ancora tornato in sé, e ve lo stese sopra. - Andiamo e silenzio, - comandò Kammamuri. - Hai il canotto? - Sì, è arenato sulla sabbia, - rispose
erano avariate e appena calate in acqua andarono a picco. - Hai fame? - Sono dodici ore che ho mangiato il mio ultimo biscotto. - Olà, mastro Brown
. - Hai visto qualche ombra? - No, ma fui urtato da una lancia. La punta mi toccò il petto e per poco non mi ferì. - Eppure Darma non dà segni
. - Vieni, mio valoroso Tremal-Naik la mia Ada è tua sposa! ... Tu l'hai ben meritata. E si misero a ritirarsi, ma prima che uscissero dall'immenso