, un pensiero del Guarini: quello, cioè, che non esiste un’architettura religiosa né un’architettura sacra, ma sempre e soltanto una architettura
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Il Guarini è l’inventore di una tecnica trascendentale, cioè di una tecnica che trascende se stessa come momento pratico dipendente e integrativo
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adulatrice, che dunque può servire, celebrare, magnificare ma non, in nessun caso, manifestare e rappresentare l’autorità divina. Nessuno più del Guarini ha
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della tecnica del Guarini, come tecnica dell’invenzione non meno che dell’attuazione formale, va cercato piuttosto nel trattato che nelle opere costruite
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Guarini è nettamente antiromana. Si deve biasimare il liberale mecenatismo di Urbano VIII, che imponeva all’architetto di preoccuparsi soltanto della
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» di chi la percepisce. Il processo matematico è implicito, ma non viene «espresso» dal fenomeno. Il Guarini è troppo filosofo per non sapere che l
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Uomo di pensiero e di scienza, il Guarini è cosciente della distinzione tra i diversi campi del sapere; non può più pensare che l’arte sia conoscenza
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L’atteggiamento, che potremmo chiamare pre-fenomenologico, del Guarini è chiaro già dalla cura con cui elimina dalla progettazione ogni pregiudiziale
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Muovendo da queste premesse radicali il Guarini scarta necessariamente quei sistemi proporzionali dati come sperimentati e perfetti che sono le
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Questo interesse alla realtà sociale si può spiegare con la posizione religiosa del Guarini: intransigente sul punto del dogma, ma aperto e
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come rappresentazione, il Guarini non può non dedurne che un’architettura tutta fenomeno è un’architettura tutta ornato. Dà piacere alla vista, ma è
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qualitativo dell’invenzione. È vero che il Guarini non può fare a meno di trattare degli ordini architettonici, che costituivano pur sempre la morfologia
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sonora delle legge armoniche secondo le quali è imbastita e sviluppata la trama della composizione, Che il Guarini avesse una qualche cultura musicale è
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Di questo processo di assimilazione tematica senza alcuna indagine o nozione del significato «storico» delle forme, il Guarini stesso ha dato l
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I disegni del Guarini riflettono un procedimento metodico, lucido, estremamente preciso: sono veri e propri disegni esecutivi, che non tradiscono
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. Lo spazio (e qui il fenomenismo del Guarini s’accorda con l’assunto religioso) è concepito come pura luce: se anche il miracolo è, in definitiva, un
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cui ogni forma-fenomeno rimanda immediatamente alla successiva. Si è già veduto, a proposito della ondulazione, come il Guarini arrivi fino a
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: poteva mai ignorare, il Guarini, che per il razionalismo architettonico classico una soluzione siffatta era quanto di più arbitrario, anzi di assurdo
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Guarini, è omaggio, cerimonia, tributo, adulazione. Lo è perché per il Guarini, teologo, l’architettura non è rivelazione del divino — con o senza la
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invalicabili limiti della tecnica il Guarini, frate e teologo, è il primo a capite che non ci può essere un’architettura sacra o religiosa, ma soltanto
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l’architettura, che ridiventa (dopo la filosofia e la matematica del Guarini) imitativa o descrittiva: ma esattamente come può essere descrittivo un
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, non limita: di tutti gli architetti piemontesi che corrono nella scia dei due grandi ospiti, Guarini e Juvarra, soltanto il Vittone elabora un
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In fatto di planimetria, gli fa da guida il Guarini. Un ottimo, recentissimo libro di Mario Passanti (Nel mondo magico di Guarino Guarini. Toso
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del Guarini e la poesia metastasiana del Juvarra, la vena architettonica di Vittone trova uno stile di racconto che non rappresenta ma intuisce e
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solo a darsi da fare per tirar fuori una vulgata edilizia dal linguaggio aulico del Juvarra e dal filosofico argomentare del Guarini; ma nella schiera
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, l’Alfieri aveva ricondotto un precedente disegno del Juvarra verso la tematica guariniana; ed era un ritorno dall’aulico all’ufficiale. Dal Guarini
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