speculazione economica, la perdita di valori, la cultura che langue. Si fantastica che, insieme a un critico e a un gallerista compiacente, si possa
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un collezionista, di un gallerista o anche di un critico che non pone sul piatto denaro, ma la sua credibilità. Come ha affermato Pier Luigi Sacco in
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Philadelphia. Pensiamo a Robert Morris, che, due anni dopo, organizzò Nine, allestita in una warehouse newyorkese fatta affittare al gallerista Castelli. Vi
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. Lo dimostrano due dei volti più scaltri del contemporaneo: Jeffrey Deitch, prima gallerista a Soho e ora direttore del Museum of Contemporary Art di
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prima di altri pur non essendo famosi, ma garantiscono all’artista e al suo gallerista dei fringe benefits quali il passaparola e il prestigio.
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. Non bisogna fidarsi ciecamente di quelle informazioni che potremmo chiamare «modellanti», ovvero costruite su misura da un gallerista o da un critico
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, sarebbe miope. Anche perché un gallerista e un collezionista, al pari di un curatore, non avrebbero alcun motivo per scegliere e favorire
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