spuntate difficoltà per la mia visita al castello. L'unica a fare difficoltà, pare impossibile, fu poi proprio la mia mamma. - Saranno gente di
un'altra ragazza in classe nostra l'aveva, a parte Ippolita. Ascoltando dischi ci siamo messe a parlar d'altro e dopo un po' fu quasi come se non fosse
contessa, che piangeva addirittura mentre me li dava; ma quel che mi fece piú piacere fu di sentirmi dire da Remigio: - Però, che brava! alla seconda volta
nuova voce fu: - Non me ne importa un fico della sua lettera. Adesso si mette a piangere, pensai. Non può dire questa cosa e continuare a star lí
pensata palpitante? Cosí non hai da dire bugie e si guadagna tempo lo stesso. Cosa te ne pare? Fu quello il vero momento della decisione, anche se
minestrone di pensieri che rni bolliva nel cervello, non sapevo neanch'io cosa dire. Fu di nuovo Ippolita a parlare. - Loro sanno bene, - disse, - che se
piú su delle nostre teste. Un giorno mi girò di difenderla, io e la Guasti ci pestammo nei gabinetti e fu cosí che diventammo amiche. Io e Ippolita
loro come gli occhi presero un'aria stupefatta. Fu allora che lei si rese conto di aver fatto un gravissimo sbaglio. Lo spiego dopo, che sbaglio fosse
manico della borsetta - forse aveva voglia di tirarmela in testa - e disse queste precise parole: - Piccola vipera! Fu la prima e l'ultima volta in vita
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piedi, dall'impazienza di farli decidere. - È laggiù, vi dico! Sono sicura che è laggiù! La prima a darmi retta fu la zia. Friggeva anche lei, si
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una cosa e l'altra. Ippolita adesso che il groppo si era sciolto non stava piú zitta come prima, anzi avrebbe parlato tutto il giorno. Fu allora che mi
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con gli occhi intanto mi accennava quelle finestre. Fu la prima avvisaglia. Un brividino minimo, a quella frasetta che pareva detta per scherzo. Meno
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mise da parte: diceva che poteva servirle per la vecchiaia. Prima però fece un bel regalo per uno a tutti noi nipoti. Il mio fu una bellissima
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guic! La prima cantina però fu un po' una delusione. C'erano solo bottiglie e damigiane, insomma le cose normali di tutte le cantine. La seconda, che
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riso, però fu ugualmente avventuroso, in un altro modo. Erano i posti, che erano avventurosi; misteriosi, ecco. La prima grotta magari non tanto; a
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La prima cosa che successe fu che si mise a piovere. Sorpresa sorpresa: chi ci pensava piú, con quel caldo. Uscendo dalla grotta non avevamo fatto
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Mica che lo continuassimo subito, il discorso. Anzi. Prima ci fu il pranzo: una morte civile, quel giorno. Ippolita non alzava gli occhi dal piatto
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sulla sponda del letto, che era il legno che avevo piú a portata di mano. Questo fu il nostro saluto. Adesso bisogna andare dietro a Ippolita: era lei che
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torna quasi subito, portando un bel vestitino con i calzoni corti: — Signorino, si vuol cambiare d'abito? Questo è quello che le fu regalato nel
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padre, invece, fu contentissimo lo stesso e decise di chiamarmi Delfina. E fece bene. Infatti, per merito di questo nome, sono molto brava nel nuoto e nei
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M. Fu.
Galeotto fu il Ruy Blas. Tra le sue rime baciate si incontrarono Sarah Bernhardt, che a 27 anni era già un'attrice famosa, e il padre del teatro
negozio di corso Buenos Aires di proprietà del Pio Albergo Trivulzio. Per mascherare la mazzetta, la somma fu incassata con cinque assegni circolari
corpo decapitato fu trovato sulla spiaggia di Puri. Ne sono convinti la polizia indiana e i familiari: «stato solo un terribile equivoco». Si è saputo che
intercettazioni si parlava anche di tangenti, ma alla fine la posizione di Paolo Pillitteri fu archiviata mentre l'ex assessore socialista Attilio Schemmari fu
Blas e Michela Cescon, uscita dalla scuola di Ronconi, in quello di Maria de Neuburg, l'infelice sovrana che fu interpretata anche Sarah Bernhardt.
seno un tatuaggio uguale a quello di Maddalena, fu uccisa infatti il 16 dicembre. La polizia indiana avrebbe accertato anche che Claudio Fabris, il
esterno fu tra l'altro quella di coltivare i «gentili» Jung (con cui dopo avrebbe rotto) e poi il suo futuro biografo Ernest Jones. È noto che tutte
portarselo a letto. Ruy Blas fu un trionfo ed entrò nel repertorio con cui la «divina » girò il mondo in ottant'anni.
In realtà, fu accolto con favore da molti intellettuali fascisti, i quali presero la condanna moraviana dell'ipocrisia come un contributo al nuovo
finanziamenti al Pci-Pds, Simonetti è già finito sotto inchiesta per abuso d'ufficio (nel suo computer fu trovato un archivio intitolato «preces» e
e solenni urlate agli arbitri. «Eppure in tanti anni — dice — rammento solo un torto enorme: fu all'Olimpiade di Montreal, dove la Collino per una
Award» per «Does a Tiger wear a Necktie?». Nel '69 Al Pacino ottenne una parte nel film «Me Natalie»; ma fu solo nel 1972 che. dopo aver interpretato
, tradotto, presentato e annotato con passione da Giorgio Milanetti. Il vasto poema fu composto in quartine fra il 1520 e il '40 in una delle lingue regionali
» è infatti il titolo del prossimo numero di Diorama Letterario, la rivista diretta da Marco Tarchi, che della «Nuova Destra» fu il fondatore. Non