essenziali fu sempre preferita l’essenza di trementina, che se pure evaporando trascina qualche cosa dell’olio che scioglie, ciò non avviene che in
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dipingere, senza riguardo ad alcun desiderato estetico, interviene il tempo a risolverla colla sua immancabile azione alteratrice dei colori cui fu
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Nel rinascimento però tempera fu il nome privilegiato del sistema italiano di mescolare i colori col torlo d’uovo per la pittura in tavola ed in muro
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con un vellutato simile a quello delle tappezzerie di carta che imitano il velluto, o tele similmente ridotte, fu illustrato dal Vibert in modo così
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cui fu assunto.
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D’altronde fu questa impossibilità di provvedere personalmente a tutto, condizione comune a tutte le epoche dell’arte e ad ogni lavoro umano, nè si
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Il bianco di zinco (ossido di zinco). — Questo bianco fu pure conosciuto dagli antichi sotto il nome di lana filosofica, bianco assoluto, nil album
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del cadmio, metallo che per la prima volta fu osservato nel 1818 da Hermann di Magdeburgo esaminando un precipitato giallo risultato dal trattamento
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pitture murali, nelle decorazioni delle tombe e delle casse contenenti le mummie. In Grecia Teofrasto assicura che fu scoperto dall’ateniese Callios nell
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nericcia contenente tutte le materie coloranti della radice, che fu detta garanzina. Da questa generalmente ricavasi la lacca del commercio con determinante
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di un valore inestimabile per le preparazioni al dipinto, e fu specialmente usata dai vecchi maestri nelle carni, ed anche da sola facendosene dei
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Il nome di cromo (colore) fu dato da Vauquelin a questo metallo per la proprietà che ha di colorire le combinazioni in cui entra, nè si poteva farlo
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Verde di cromo (ossido di cromo). — Il metallo cromo fu scoperto dal prof. Klaproth nel 1797 e quasi contemporaneamente da Vauquelin nel piombo di
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impiegare il cobalto per la fabbricazione dei vetri azzurri e nelle pitture sul vetro. Il cobalto allo stato metallico fu ottenuto per la prima volta da
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quale ascese talvolta il prezioso minerale, spiegherebbe da solo l’entusiasmo col quale fu accolta l’invenzione dell’ingegnere Guimet, che nel suo
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Il processo Guimet non fu mai pubblicato, ma altri, partendo dagli stessi criteri che servirono di guida all’inventore, combinando la silice
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Questa inettitudine però non fu rilevata se non quando la chimica potè analizzare le resine se non compiutamente, assai meglio tuttavia che non lo
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risposto alla difesa dei dipinti, onde la mira di ridurle a vernice fu incessante. Senonchè, non sciogliendosi queste resine che a fuoco nudo e non
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singolarissime di quei popoli, fu anzi il germe di una delle più caratteristiche debolezze del settecento — la moda di verniciare — costata all’arte
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Fu usata moltissimo dagli antichi come sussidio per un rapido essiccarsi dei colori ad olio, ridotta in forma di vernice, e si vede consigliata da
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L’ambra specialmente fu come la pietra filosofale dei manipolatori di ingredienti pittorici, e non sapere sciogliere l’ambra pare la confessione più
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, sviluppando una sostanza volatile che irrita vivamente gli occhi e gli organi della respirazione. Questa sostanza fu chiamata da Berzelius aereolina
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in Italia fu l’abete, il pioppo, l’oppio ed il salice.
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Nelle tele che i Veneti preferirono alle tavole generalizzandone l’uso, del quale uno dei più antichi esempi fu il ritratto gigantesco ordinatosi da
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concetto generale del procedimento del lavoro, come si può arguire per quanto fu scritto nei più autorevoli trattati dell’arte, l’impiego del materiale
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quale il Vasari non fu giusto estimatore, ma ineccepibile rispetto ai consueti rapporti che passano fra i restauratori ed i maestri dell’arte.
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— per fortuna dell’arte nuova e che fu — non necessario alla conservazione dei dipinti e alla razionale esecuzione del restauro presente ed avvenire.
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Degli antichi pittori uno dei più manomessi fu certo il Giambellino. Dall’opera del senatore Morelli: Della pittura italiana, si hanno questi
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grande scoperta impiastrarli con colori ad olio; segreto per cui fu famosissimo un restauratore Corradi, verso la fine del secolo XVIII; anzi, l’abate
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L’impulso istintivo il più semplice, il primo, in presenza di un guasto qualsiasi, pel possessore di un quadro, dovette essere, come fu, rabberciare
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Questo azzurro fu macinato ad olio di lino o di noce cotto o reso più seccativo coi consueti ossidi metallici, come anticamente si usava. Oltre la
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che parve, almeno sino adesso, ragione sufficiente per scorticare quanti quadri fu mai possibile, potendosi accertare a colpo d’occhio in qualsiasi
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dipingere che rispondettero e alle prove manifeste di una lunga resistenza alle azioni del tempo ed a quella varietà di applicazioni che fu la
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consistenza vitrea, M. Ettore Leroux ritiene che si mescolasse del miele alle tempere, poichè è indubitato che la tempera fu usitatissima dagli Egizi
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fra i metodi di dipingere degli antichi fu certamente l’encausto, perchè reclamava, oltre il concorso principale della cera e dei colori
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bastoncino senza interruzione e trattenendola al fuoco fino al bollore: la ritirai schiumosa, e gonfia; e dopo che fu questa massa bianca raffreddata restò la
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tecnico. Poi fu la notte delle invasioni barbare, appena rischiarata per l’arte dal luccichio dei mosaici a fondo dorato.
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Così si avviava per gradi la pittura murale al più completo sviluppo dell’affresco, del quale fu pure una sosta lo strano metodo dei Giotteschi di
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’arricciato fu così presto abbandonata, tanta era la forza delle tradizioni scolastiche in quei tempi, e quanto dice il Vasari, nella vita di Simone e Lippo
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La lunga ed incomoda pratica di eseguire il cartone sull’arricciato fu sostituita dall’uso di disegnare la composizione su carta sostenuta e, bucati
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sia sfuggito al Thènard che fu il primo a scoprire l’acido silicico; ma in ogni modo dal lato pittorico basta sapere che è questa cristallizzazione
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dell’artista fu l’intelligibile espressione del tema.
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principio il metodo: tomo di tempo avanti il quale non fu mai dato rintracciare opera dipinta ad olio, mentre d’allora in poi, il procedimento venne
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Il minio usavasi generalmente schietto, e la lacca dirobbia, uno dei colori più appariscenti e conservati della pittura fiamminga, fu monopolio dell
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L’asfalto fu in grande uso fra i colori bruni, come la mummia ed il bruno d’Anversa; ed il nero di vacca marina, di corno di cervo bruciato e di
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L’aere tetro che circonfuse la calunniata memoria di Andrea del Castagno non fu che una invenzione dei romantici delle tecniche della pittura, forse
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Ma indipendentemente dal dipingere sulle tavole o sulle tele fu carattere perspicuo differenziale dell’arte italiana dalla fiamminga l’abbozzare con
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svariatissimi di applicarla sino a farsene quasi un’arte a sè, tanta fu la prevalenza che ebbe sull’impiego dei colori a corpo.
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; sì come ancora fu Antonio da Correggio, Tiziano, Gaudenzio ed il Boccaccino il quale fu veramente grandissimo coloritore ed acuto nel disegno
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’un ferro caldo (il $$$ dei Greci e il Vericulum dei Romani) fintanto che non si principiò a dipingere le navi. Allora fu aggiunta una terza maniera
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