natura , e una causa esterna che chiama arte (1). A queste ne aggiunge due altre, il caso e la fortuna , che nascono dalla privazione delle due prime
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sufficiente: l' appetito universale della natura non basta a spiegarli. Aristotele ricorse dunque al caso e alla fortuna, cioè, come egli stesso confessa
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formare di quelli che erano affatto privi di beni di fortuna. Nella terza classe dovevano esser posti quelli che acquistavano beni di fortuna, ma
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, coi nostri beni di fortuna, ecc.. Ma per adempiere la seconda l' uomo non trova nella sua natura alcun mezzo, perchè non è opera umana ma divina; non
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formare di quelli che erano affatto privi di beni di fortuna. Nella terza classe dovevano esser posti quelli che acquistavano beni di fortuna, ma
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cadde ella prima e poscia il marito nella colpa, e col frutto mangiato si unì colla grandezza diabolica da cui s' era data a sperare sì gran fortuna
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tutta quella erudizione che gli uomini ammirano, e mettono in conto di egregia fortuna. Ma la stessa Religione poscia condiscende ai bisogni ed alle
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che potrebbero andar bene inserite nelle tavole mnemoniche de' Lullisti, ma che nel secolo nostro non possono far fortuna. Così egli trova nell
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favilla di suo pensiero; e con fedele amore e con oblio della fortuna alimentarla; e raccomandare a quella luce il suo nome e morire. La vita publica
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e non incolpi nessuno. Era naturale che così dicessero infatti. E questo pensiero delle classi privilegiate di fortuna, riguardo alle classi povere
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, sono lasciate al caso della fortuna e all'arbitrio di chi sceglie l'educatore. Gli uomini che si dichiarano avversi all'unità della educazione
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