in cui si trova il famoso lago sacro. Il monastero che si presentava agli sguardi stupiti di Fedoro e del cosacco, era degno della sua fama. Era un
. - Chi siete voi? - chiese Fedoro, che cominciava a diventare assai inquieto per la brutta piega che prendevano le cose. - Un magistrato della giustizia
me e che mi colpiranno al cuore. - I bravi della hoè! - esclamò Fedoro impallidendo. - Della "Campana d'argento" - aggiunse Sing-Sing, con un sospiro
Fedoro, quantunque provasse una sensazione non meno terrificante, spinto da una viva curiosità, si era approssimato al pertugio, il quale, trovandosi
Appena terminata la colazione, Rokoff e Fedoro prendevano i fucili per andare in cerca dell'orso, mentre il capitano andava a gettare le sue reti per
bisbigli. Rokoff, Fedoro e la loro scorta percorsero cinque o seicento passi, salendo di quando in quando delle gradinate, poi giunsero dinanzi a una
facciano sparire! . . . . . . . . . . . . . . . Fedoro e Rokoff erano rimasti come inebetiti dall'orrore, dinanzi all'atroce scena che si svolgeva sotto
che contrastavano vivacemente con quelle agili e decise del compagno. - Ebbene, Fedoro, ci si arriva? - chiese ad un tratto l'uomo tozzo, sbuffando
rosso. Dopo aver inforcato un paio d'occhiali di quarzo, di dimensioni straordinarie, il cinese si avanzò verso Fedoro stendendogli la mano
si era arrestato un solo istante, aveva già attraversato almeno un terzo del deserto, il capitano mostrò a Fedoro e a Rokoff una catena di altissime
Fedoro riuscivano a comprendere. A mezzanotte lo "Sparviero" passava, colla rapidità d'una freccia, al disopra di Balloah, una delle ultime città di
Quanto Rokoff e il suo amico Fedoro dormirono? Non lo seppero mai e non si curarono nemmeno di saperlo, perché una sorpresa ben più interessante li
, volgendosi a Fedoro. - Si direbbe che su questi alberi è nevicato. - I pe-lah hanno lavorato - rispose il russo. - I pe-lah! Ne so meno di prima
Quando Rokoff e Fedoro, dopo una tranquilla dormita, uscirono dal fuso, videro il capitano che stava esaminando attentamente le piante del tè che
Il veliero segnalato da Fedoro, era una di quelle massicce navi che i cinesi chiamano ts' tao ch' wan, che il governo imperiale ha ormai relegate sui
metteranno fuori combattimento. - Bada - disse Fedoro. - Sono robusti e coraggiosi. - Che ci siamo ingannati? - si chiese il capitano. - Non mi pare che
alzarsi verso l'estremità del lago e che mi sembra satura di elettricità. - Se prendessimo terra prima che scoppiasse? - chiese Fedoro. - Siamo in una
dei cinesi, i due prigionieri condannati a morte. Rokoff e Fedoro, appena usciti dalla tenda, si erano arrestati mandando un duplice grido di sorpresa
. Sono meno superstiziosi e più coraggiosi. - E poi ci hanno veduti - aggiunse Fedoro. - Avranno pensato che un drago non si lascia montare dagli uomini
saltato - disse Fedoro. - Che uomini sono quelli delle steppe! - Lasciamo i salti e anche le steppe e pensiamo a trarci da questa situazione che non è
cannocchiale. - Siamo sui confini dell'antico impero cinese; al di là vi è la Mongolia. - Andremo a vederlo? - chiese Fedoro. - Anzi, seguiremo per qualche
inservibile, la rovineremo del tutto. Macchinista: arresta la corsa. - Avete anche della dinamite a bordo? - chiese Fedoro. - Per che cosa farne? Non ho
assassinare! Per le steppe del Don! Non siamo ancora morti. Anche Fedoro, che una bella collera bianca aveva reso furioso, non stava inoperoso. Era già
queste spiegazioni che Fedoro gli aveva dato sui Buddha viventi, aveva perduto gran parte del suo appetito e non aveva più osato assalire i pasticci
Buddha? - chiese Fedoro. - Tale è la loro credenza - rispose il capitano. - Gl'indiani le gettano nel Gange ed i tibetani nel Tengri-Nor. - Sì, signor
? - chiese Rokoff. - No ... non era un orso ... pareva una tigre. - È impossibile! - esclamò il capitano. - Vi dico invece che è possibile - disse Fedoro
Se Fedoro e il capitano non erano pronti a trattenerlo, il cosacco aveva già preso lo slancio per fuggire verso lo "Sparviero", piantando in asso la
pensiero era stato quello di abbandonare subito il monastero assieme a Fedoro, ma il tempo gli era mancato, perché i monaci avevano invaso
bruscamente, rovesciandosi su un fianco o sull'altro, con gran terrore di Rokoff e di Fedoro, che temevano di vederlo precipitare in quel baratro
trecento metri d'altezza, in meno d'un minuto toccò il suolo a soli cinquanta passi dall'accampamento. Rokoff, Fedoro e il comandante, dopo essersi
Mentre Fedoro e Rokoff venivano scaraventati nel lago dalla scarica elettrica che aveva colpito la prora del fuso e si salvarono miracolosamente
e ne vide altri allontanarsi velocemente. - Ciò non è naturale - disse. S'avvicinò allo "Sparviero" sul cui ponte il capitano, Fedoro e gli altri due
cavaliere, e tornarono verso lo "Sparviero". Il macchinista aiutato da Fedoro e dallo sconosciuto, aveva allora terminato d'inchiodare il feltro sui
qualche palla fischiare - disse Fedoro. - Non mi stupisco - rispose il capitano - eppure ci troviamo a milletrecento metri. Non sono i moschettoni a