Milano (dove doveva trascorrere tutta la vita salvo per il periodo fascista in cui fece ritorno in Argentina), Fontana diede vita, già nel periodo
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novecentesco ancora imperniato sui nomi di artisti attivi durante il ventennio fascista.
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storia: in tutti quei paesi dove è stata sovvenzionata dallo Stato, la libertà creativa ha dovuto fare i conti con i dogmi ideologici; dall'Italia fascista
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Quello che passa per “stile fascista”, in particolare per quanto riguarda pittura e scultura, è in realtà parte di un gusto e una tendenza condivisi
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retorica che solo il Ventennio fascista aveva potuto determinare. Ma se gli edifici potevano essere almeno analizzati, la scultura e gran parte delle
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Non vi fu dunque uno “stile fascista” ma una cifra estetica trasversale che toccava l’Occidente di qua e di là dall’Atlantico, nell’architettura
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della Conciliazione, che riduce la basilica a fondale scenografico, è un'opera del regime fascista). Esso non si presentava come un organismo chiuso ma
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smaccatamente professionali: infatti, fra lui pittore e il mondo in cui, fin dal 1928 fu necessitato a vivere, Torino e l’Italia fascista, era una perpetua
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sopruso, che vuol vivere in pace nel mondo, senza manganelli e cortei, senza falò e teschi di morto, che il fascista Rosai diventasse in sostanza
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sapremmo facilmente come definirlo; se un anarchico di destra, o un liberale mancato, o un ex fascista dal più bonario cupio dissolvi, o un ex frondista
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A nostro avviso, Maccari è un uomo che, come molti altri della generazione degli zii, ha patito la nostra provincia; egli è stato fascista, più o
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la scelta dei testi novecentisti non poteva mai apparire opera apologetica dell’«arte fascista». Si, scriveva in altre parole Castelfranco, è vero che
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peggior romanticismo costarono lotte e fatiche... Le loro tele dimesse continuano a contrastare col ricordo (del Novecento fascista)... Nella lotta di
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’Italia fascista; ma il fervore romantico di uno Scipione, il cordiale assenteismo di Mafai, la passionalità della Raphael, stanno a indicare un diverso
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antico più considerato era Mantegna, poi dimenticato perché erroneamente considerato “fascista” per la sua dimensione atemporale. Nel dopoguerra, Mantegna
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