a gara a spogliarmi, scherzando, ridendo del mio cicaleccio. Poi, già sotto le coltri, mi facevo ripetere dalla Baronessa le cose che più m'avevano
prosa letteraria
. E da quell'istante mi facevo dell'umana giustizia un concetto chiaro, definitivo, che non s'è mutato più mai. In carrozza, tra mio padre e mia madre
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or sono - ne avevo otto - ed ero coetaneo di Vittorino, il nipote del conte; facevo con lui la terza elementare in quella triste scuola dei Padri
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