’eleganza dell’abbigliamento. In esso si incontravano, fondendosi senza stridori, due modalità di rappresentazione apparentemente di segno opposto: quella
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copiosamente innevato. Davanti ad esso, al di là del fossato che lo circonda, dame e signori elegantemente abbigliati giocano senza alcuna remora a tirarsi
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nell’area tosco-emiliana, anch’essa svolge lo stesso concetto, ma inglobando in esso un’allusione ad un’altra pia leggenda relativa alla natività di
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di un titolo errato, perché il vero soggetto del dipinto è un altro, e per decifrarlo occorre rifarsi alla formula iconografica cui esso s’ispira. Si
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Cortona in Palazzo Barberini, esse dilagarono anche nelle regge e nei palazzi nobiliari, celebrando il potere sacro e profano ovunque esso si manifestasse
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rendere questa concentrazione drammatica attraverso il contatto fisico. Si osservi il mantello di Abramo: esso va ad impigliarsi nel tronco di un
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qualifica di bánausoi, si può riportare un aneddoto tramandato da molte fonti antiche. In esso si narra che Alessandro Magno, accortosi che nel ritrarre
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», solcato da «fili più grossi» che formano una griglia quadrettata. Esso funge, in sostituzione del quadro, da «intersecazione» della piramide visiva. Il
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«sportello» risiede nel fatto che esso consente di ottenere disegni prospettici solo di oggetti vicini. Oltre ad una certa distanza, infatti, lo spago
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casi Donatello ricorre al graffito, cioè ad un rilievo «in negativo», che scava il piano marmoreo, anziché aggettare rispetto ad esso.
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obbedisce ad una logica scenografico-prospettica: esso, infatti, costituisce il baricentro e il fuoco prospettico della piazza, spettacolarmente
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. Attualmente esso è custodito tra le raccolte della Galleria Nazionale in Palazzo Ducale, ma da un manoscritto settecentesco apprendiamo che in quell’epoca
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inteso rappresentare in esso la prima volta in cui Cristo lascia i discepoli per andare a pregare da solo. Ciò non toglie che sussista un margine di
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spaziale che è propria dell'immagine: se vediamo un personaggio che compare due o anche più volte in una stessa scena, esso deve essere rappresentato in
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’artista compose il Canone, un trattato di cui si sono conservati solo pochi frammenti. In esso Policleto esponeva la sua teoria del bello, incarnata nella
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pacificamente e gioiosamente. Il lavoro, del resto, non sembra comportare particolari fatica e sudore, ma si presenta anch’esso come «libera occupazione
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secolo scorso; ma per poterlo liberare dalle scorie che si erano accumulate su di esso e reintrodurlo utilmente nel dibattito storiografico e critico
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carattere dispregiativo. Esso deriva dal termine barrucco, che in spagnolo antico stava a designare sia quelle perle «mostruose» che, non avendo la canonica
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caravaggeschi, che non ha nulla a che fare né con il Barocco né con il Classicismo seicentesco e reclama esso stesso un posto di rilievo nelle definizioni
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definire spregiativamente, in quanto frivole, artificiose e vanamente capricciose, le tendenze artistiche in auge nel primo Settecento cui esso
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per fare un esempio, fiorisce tra il 1690 e il 1730-40 circa, ma ciò non toglie che esso si prolunghi ben oltre quest’ultima data con artisti anche
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Gotico, anche in rapporto alle correnti stilistiche cui esso si era contrapposto e che aveva soppiantato.
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