soltanto per dire ai posteri che da esse il buon Dio lo salvò.
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perché in esse erano perfettamente previsti transiti, immersioni ed emersioni dei satelliti. Minor fortuna ebbe con Venere, cui attribuì una rotazione in
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Euclide (“un fascio di rette parallele intersecanti due trasversali determina su di esse classi di segmenti direttamente proporzionali”).
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sottili bande oscure che attraversano i colori dello spettro dal rosso al violetto. In esse si nascondeva l’atto di nascita dell’astrofisica. Wollaston
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a 3748 nel 1907. Di esse 277 sono sue scoperte, più quattro “nove” e una doppia spettroscopica.
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la velocità con cui esse si allontanano per definire sempre meglio quella che ora è chiamata “legge di Hubble”. Un paio di volte Einstein andò a
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stelle prodotte dal passaggio di pianeti davanti ad esse, e quello che sfrutta l’ingrandimento prodotto da microlenti gravitazioni interposte tra noi
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problemi. Per esempio, le stelle dovevano essere molto più lontane di quanto all’epoca si immaginasse, perché in esse non si notava alcuna parallasse
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Galileo fu, implicitamente, un precursore degli studi moderni sulla percezione visiva. Guardando le macchie solari si rese conto che esse sembrano
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servizio di un conte palatino in Polonia. Nel 1620 pubblicò un libro di sue composizioni per liuto. Di esse il musicologo Ruggero Chiesa ha scritto: “l
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deduce che la Via Lattea è un fitto aggregato di stelle lontane dal fatto che alcune di esse, le più luminose, gli appaiono separate l’una dall’altra
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quindi su di esse a sostegno delle proprie convinzioni copernicane.
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