che aveva preso. Ma è anche certo che nel giuoco, a furia di piccole concessioni, di facili accomodamenti e d'elegantissime transazioni, io ero
impetuoso ed impulsivo sollevò i tre famosi incidenti diplomatici e lo fece richiamare indisponibilmente a disposizione del Ministero. Io ero segretario
tre recitavamo dalla sera prima. Ebbi un bel dire che io ero in una posizione indiavolatamente difficile, che rischiavo di perdere per una sciocchezza
La collezionista d' "elle. Decisamente, per la diplomazia io non avevo la vocazione necessaria. Ero entrato nella carriera senza sapere perchè e ne
bandiere e punteggiavano il mare e il cielo con le leggere architetture d'oro delle loro illuminazioni. Io ero rimasto verso poppa, appoggiato al parapetto
del Consiglio — è grave. Poi guardò la poltrona ov'io m'ero modestamente rannicchiato in attesa degli avvenimenti e osservò: — Quantunque si tratti
del giovane re s'era di nuovo oscurato e la sua voce aggiungeva: «Ero, ne son certo, alla vigilia della resa». A queste parole seguì un lungo sospiro
. Ci volle invece un'ora e mezza. Questa volta ero disoccupato, e, disteso su un divano, fumando, potevo anche meglio della prima volta avere esatta
ero, fresco di nomina, addetto all'Ambasciata di Fantasia; nel gabinetto del mio ambasciatore ebbi l'onore di stringere per la prima volta la mano di
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, cominciò a fare dei segni maliziosi con la testa. Intesi quello che diceva: che non ero tanto colpevole come l'uomo affermava; che forse la ragazza mi
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avesse cacciato di casa: mi fece dispiacere quel modo di trattare i miei affari, ma in fondo ero disposto a tutto, pur di trovare lavoro. II droghiere
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Verso la una ero davanti alla drogheria deserta, accecato dal sole della strada, dal barbaglio del mare che pareva uno specchio mosso, e dai miei
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del fieno, mi avvolse, mi confortò. Questa volta sentii che proprio ero nato per vivere all'aperto, foglia tra le foglie, granellino di terra nella
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pienava di gente. I bambini s'affollavano intorno a me come intorno ad un annegato: io restavo indifferente. Chiudevo gli occhi, li riaprivo: ero di nuovo
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odio e male idee contro di lei. Un brivido mi fece tremare l'anima al pensiero che forse ero capace davvero di farle del male. Ancora una volta mi
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orribile dove mi ero accorto del furto. Dissi come il droghiere mi aveva prestato i denari, a usura, e come mi erano stati rubati. E accennavo, senza
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tristezza infinita mi avvolgeva: adesso sì, ero davvero sordo e muto anche dentro. Poi, a tratti, balzavo con furore, come una fiamma sospinta dal vento, e
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. Vergogna di averlo richiesto con ingratitudine al vecchio: vergogna sopratutto di apparire alla donna quello che non ero: un ingrato. Ma lei non pareva molto
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Ma ero un altro uomo oramai; non che sperassi davvero di pagare il debito, o avessi altre speranze concrete, ma perchè la speranza in sè stessa era
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Così cominciai a frequentare la casa del mio creditore. Del resto non ero io solo a sedere intorno alla tavola di marmo che formava come un altare
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alla moglie del droghiere la mia avventura con Fiora, senza nominare la fanciulla, e l'impegno che m'ero preso di ritirare la creatura; e mi pareva
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Sentivo che desideravo la donna: e che le piacevo: che bastava stendere solo la mano per prenderla, se io volevo. Ma io non volevo. Ero un uomo
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che la moglie del mio creditore non faceva nulla per favorire la nostra passione. Era una donna timida, casta e buona. Mi voleva perchè ero giovane e
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non poteva risolversi di fuori. A poco a poco mi calmai, mi stesi in faccia al mare. Ero stanco come dopo una lotta: vincitore e vinto nel medesimo
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fondo ero contento della sua malattia, che m'impediva di tornare in casa del nostro creditore: un odio sordo mi vinceva per quella gente, compresa la
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, avevo riconfermato la mia promessa, ma non ero deciso in cuor mio a mantenerla. Ecco, nei momenti in cui la zia mi sembrava assopita, mi scuotevo da
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chiuso la porticina: io ero solo e maledetto in mezzo al mondo. Poi fui riassalito dalla rabbia: ecco che adesso ricominciavo a invertire le parti, a
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intravidi la balia con una grande scodella in mano: mi guardò con l'avidità con cui mangiava: avidità di sapere perchè ero lì. La padrona la chiamò, le
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più; ed io, che in fatto di piccoli debiti ero orgoglioso e volevo non se ne avesse, feci notare alla zia che bisognava pagargli le visite: ella non
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mio, le dirò ogni cosa, alla zia, e lei sara contenta. Intanto ero contento anch'io, d'una contentezza strana, grottesca, da folle: oltre alla
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lettuccio, nella sua cameretta bianca e umida come una tomba. Tornai di là, contento ch'ella non mi avesse chiesto nulla della mia gita: così ero sempre a
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Ebbi subito l'impressione di essere inseguito. Forse non lo ero ancora, ma bastò l'impressione per farmi camminare più rapido stringendo a me il
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Quei, lumi si avvicinavano, o per meglio dire io andavo verso di loro senza badare ad altro: mi sembrava di sentir l'aria rinfrescarsi; forse ero
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: ero già libero della parte più gravosa della mia angoscia: della paura. Deposi l'involto sulla sabbia e mi sdraiai accanto. Così piccolo
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? ero disperso, ero prigioniero, ma vivo: come potevo morire quando sapevo che mi aspettavate? Quella notte, il bambino smarrito si era mischiato ai suoi
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dirlo? di far nulla. D'altra parte la zia, presso la quale ero tornato ad abitare, non m'incitava al lavoro: mi considerava ancora come un bambino
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brividi, sapori, visioni di cose e di luoghi fantastici. In quel giardino ebbi la prima rivelazione dell'amore. Avevo tredici anni; ero felice e
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la ragazza sui miei passi. Io m'ero alzato, ancora stordito dal vino e dai mali sogni, e andavo lungo la siepe, guardando dal di fuori il mio terreno
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sdegno feroce, ed io sentivo di amarla per tutta la vita. Ma lei non perdonava. Invano mi ero inginocchiato davanti a lei e le baciavo la veste: appena
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l'acqua col piede: no, non si poteva andare oltre; bisognava o affogare o tornare in casa della zia. Mi buttai sulla sabbia, disperato, come mi ero buttato
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invece, in fatto di mineralogia non ho che un ricordo: il ricordo del mio professore di liceo, al quale ero vivamente antipatico. All'esame non ha avuto il
alla causa come un semplice curioso, ero rimasto colpito veramente da alcuni dati di fatto quasi inverosimili. Il barone non era comparso, trovandosi
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massaio, la svelta e bruna Anastasia, aveva gustato molto alcuni scherzi che mi ero permesso con lei, mentre i giurati giravano per la villa con aria
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d'appendice. Avevo fatto cantare Anastasia e m'ero formato una così ferma opinione della odiosa complicità morale del barone Lorenzo che se non lo feci
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? - Il Boldrella? Certo, per una settimana, ho passato lunghe ore a due passi da lui, perché col mezzo di certi amici avvocati m'ero fatto dare un posto
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abituavo all'idea di vederla sposa ad un altro e mi promettevo di non turbare la sua nuova felicità; ero virtuoso, infine, e quasi rassegnato. Ma la
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io andava a coglierlo nel suo romantico asilo, a gridargli che non v'era più speranza per lui, che tra la sua concupiscenza e Clara m'ero posto io, e
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incontrare, non avrei forse osato parlargli, perché non ricordavo più quel che volevo dirgli: ero esausto. " Ma sì, la sposi - dicevo a me stesso, tornando
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Lorenzo, Clara stanca di conbattere, decisa a finirla con uno dei suoi due carnefici; e quell'uno ero io. - I servi e le serve, - mormorai intimidito
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, i miei occhi vi sì, fermarono un attimo; mi guardai e rimasi inchiodato a quel posto. Ero pallido, tremante, con lo sguardo smarrito, le labbra
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