indovino dalla tua bocca. Eravamo in paradiso, seduti l'uno accanto all'altra sotto un baldacchino, in mezzo a un prato fiorito, e le fanciulle e i
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, a chi appartengono, come vivono. Per lo più gente poverissima anche oggi. Quando questi bambini nacquero eravamo poveri tutti. E tutti orribilmente
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, l'autunno, e c'incontravamo in una precoce giornataccia d'inverno. Ma non voleva dir nulla. Eravamo soli, lontani cento miglia dalla città, in un posto
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per l'accento con cui ella le aveva dette e per l'affettuosissimo sguardo con cui le aveva accompagnate. Le presi il braccio, e poco dopo eravamo alla
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pranzo dal mio amico Batocchi che non vedevo da un pezzo. Compagni di collegio e di università, ci eravamo poi perduti di vista. Io in America, lui in
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non ti parrà stramba". "Com'è che tu hai avuto paura?" "Ecco: eravamo nel mio studio, io e lei, con l'uscio aperto sul corridoio. Ella cominciò a
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ingenuità ... Quanto eravamo diversi allora dai giovinetti del giorno d'oggi! E di quanto poco ci appagavamo! Emilio, quando dopo molti stenti riusciva
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(come Noi forse eravamo di questa) o l'incontrollàbil passione; e, più ancora, pensando che - data la pena - quella di morte, sarebbe stata o troppa o
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sentivano allontanarsi. Lo ripeto, non c’era da burlare, né da far consigli di guerra per pigliare una decisione. Dalla parte ove eravamo entrati, cercar
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diversa da quella di udire delle storie. Anzi di lì a non molto, tutti come per mutuo consenso, cominciammo a russare al posto stesso ove eravamo
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perché ella dovesse piegarsi a' miei desiderii. - Eravamo uscite un po' tardi dal circolo ... Luce e Viola mi hanno invitata ad accompagnarle fino al
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tornava eravamo stanche, e non ci sentivamo di sfacchinare per ordinare la casa. C'era una serva che veniva alle otto del mattino, e se ne andava verso le
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soltanto. Ci eravamo trovati per caso a mensa, alla mensa per gli stranieri di una fabbrica molto lontana a cui ero stato condotto dal mio mestiere di
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mai, e noi due ci eravamo messi in cammino attraverso la foresta con l' intenzione di raggiungere il fiume prima del buio: quando cessava il fruscio
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. Forse che non eravamo in vacanza? Bene, Dubrovka era proprio il posto che ci voleva per noi, c' erano boschi, prati, ci si poteva comprare burro
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fuga lasciando incompiuto il loro dovere e la loro opera. Nell' infermeria del Lager di Buna-Monowitz eravamo rimasti in ottocento. Di questi, circa
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neve, senza un tetto, senza un albero. Passarono altre ore: nessuno di noi aveva un orologio. Come ho detto, eravamo una decina. C' era un
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esempio, organizzando un gran pranzo all' italiana, a base di spaghetti al burro, di cui eravamo digiuni da tempo immemorabile. Entrammo in un negozio di
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tragico, di fronte alla molto più grave prospettiva della partenza imminente per una destinazione sconosciuta. Privi come eravamo del talento estemporaneo
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notizia provocò un certo subbuglio. In dieci giorni, più o meno bene, a Sluzk ci eravamo ambientati, e soprattutto temevamo di lasciare la stravagante
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nuda terra, ci svegliammo al mattino in ottimo umore e salute. Eravamo contenti perché c' era il sole, perché ci sentivamo liberi, per il buon odore che
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: vagoni merci, piuttosto sgangherati, in sosta sul binario morto. Li invademmo con furia giubilante, e senza controversie; eravamo millequattrocento
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, dopo di aver percorso più di ottocento chilometri in terra rumena, eravamo alla frontiera ungherese, presso Arad, in un villaggio chiamato Curtici. Sono
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delle traversine impregnate, dei freni caldi, del carbone combusto, ci affliggevano di un disgusto profondo. Eravamo stanchi di ogni cosa, stanchi in
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eravamo noi trenta, ma loro, i nostri esaminatori: erano una équipe di psicologi in prova, e i test somministrati a noi erano il loro esordio, quello
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rifiutavano o deridevano con protervia, altri (la maggior parte) se lo lasciavano scorrere addosso come una pioggia noiosa. Noi no. Eravamo cinque o sei, ed in
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la condizione umana anche solo venti anni fa. Non eravamo così disarmati, o meglio, lo eravamo ma non ce ne accorgevamo. Da sempre, vivevamo di
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procurarseli; mancavano gli uomini capaci, ed eravamo invece sommersi da un diluvio di gente squalificata, in buona e in mala fede, che arrivava lassù
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Eravamo sei a raschiare e pulire l' interno di una cisterna interrata ; la luce del giorno ci giungeva soltanto attraverso il piccolo portello d
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9. non ci eravamo stupiti che le promesse fatteci e l' esame di chimica superato non avessero portato a conseguenze: né stupiti, né rattristati oltre
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, e le minacce nel caso che Enrico avesse contravvenuto. Infine ed insomma: le chiavi c' erano, dopo mesi di attesa; Enrico ed io eravamo ben decisi a
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ii anno. Eravamo entrati nella vasta sala affumicata e buia come chi, entrando nella Casa di Dio, riflette ai suoi passi. Il laboratorio precedente
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È cosa risaputa che i torinesi trapiantati a Milano non vi allignano, o vi allignano male. Nell' autunno 1942 eravamo a Milano sette amici di Torino
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da noi. La disperazione e la speranza si alternavano con un ritmo che avrebbe stroncato in un' ora qualsiasi individuo normale. Noi non eravamo
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di guerra". Noi eravamo molto prudenti, e guardavamo solo quando eravamo sicuri che nessuno se ne accorgesse, perché avevamo capito che c' era sotto
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Può stupire che in Lager uno degli stati d' animo più frequenti fosse la curiosità. Eppure eravamo, oltre che spaventati, umiliati e disperati, anche
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pezzi: sommando i due corredi, il nostro assortimento era di tutto rispetto. Al Meccano eravamo complementari; Carlo aveva una buona abilità manuale
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alla stessa squadra, ambiziosamente denominata "Kommando Chimico", ma lui chimico non era, e neppure eravamo stati particolarmente amici. Tuttavia
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, sia io, eravamo stati deportati, e a tutti gli effetti eravamo spariti dalla faccia della terra (il fidanzato non tornò mai più). La sua militanza non
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qui che è successo: eravamo in viaggio, a Beirut. C' era in albergo uno, non so chi fosse, anche perché eravamo ubriachi tutti e due; aveva una vilmy
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è morto. Dopo tanti anni, e tante lettere da lui scritte per me, eravamo diventati amici, e non c' era più bisogno che io gli spiegassi ogni volta
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miscelato la vernice con l' inchiostro da stampa: l' inchiostro copriva un po' meno, ma gli errori di tipografia erano scomparsi. Se non eravamo capaci di
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_ Da quanto tempo non ci vediamo? _ mi chiese Guido. Ci eravamo incontrati tre anni prima, ad un congresso, e forse anche cinque anni prima, alla
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eravamo in contravvenzione: ci accorgemmo allora che ubriaco non era, voglio dire non di vino, bensì dell' "esercizio delle sue funzioni"; come è noto, è
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Rokoff facendo un gesto disperato. - Sing-Sing morto! Ah! Ma dove siamo noi? ... Ieri sera non eravamo in questa stanza! ... Rokoff! Che cosa è successo
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i Tuareg a distruggere la vostra carovana?" "Si, signore. Ci hanno sorpreso l'altra sera, mentre ci eravamo appena accampati ed il loro assalto fu
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protezione appariva magicamente colorito: e a un tratto, io, come gli altri, eravamo colpiti dalla grazia, e innanzi a lei ci sentivamo stupiti e
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Oggi, mentre eravamo a colazione, Pietro il cameriere è venuto a dire a Collalto: - Professore, c'è la marchesa Sterzi, che desidera parlar con lei
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tornasse più! Mi metterei l'anima in pace... Iersera, mentre l'accompagnavo all'uscio, ed eravamo soli nella stanza d'ingresso, voleva baciarmi la
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nulla. Dopo ho saputo che a una svoltata della strada eravamo andati contro una casa, che la violenza dell'urto era stata tale, che io e Cecchino
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