Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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al monte Gianicolo, non lungi dalla fontana di Montorio,  era  posta la dimora di Clelia. La sua famiglia era di artisti
di Montorio, era posta la dimora di Clelia. La sua famiglia  era  di artisti in marmo, professione la quale permette in Roma
preti. Il padre di Clelia, già prossimo alla cinquantina,  era  uomo di costituzione robusta, serbata nel suo vigore da una
nel suo vigore da una vita laboriosa e sobria. La madre  era  pure di sana complessione, ma delicata. Essa aveva un cuore
e faceva le delizie della sua famiglia non solo, ma  era  adorata da tutti i vicini. Si diceva che Clelia accoppiava
del prelato nella sera dell’8 febbraio 1866. Gianni si  era  già presentato sulla soglia dell’onesto discepolo di Fidia
e col risveglio vennero la coscienza e il ricordo. Non  era  nel suo letto, nella sua casa. Era in casa di Nico Lusardi
e il ricordo. Non era nel suo letto, nella sua casa.  Era  in casa di Nico Lusardi e in un letto che non era nemmeno
sua casa. Era in casa di Nico Lusardi e in un letto che non  era  nemmeno quello di lui. Per fortuna. Proprio la
d'incubo oscuro e greve. Cercò di scomporre l'incubo.  Era  fatto di dolore, di delusione, di dispetto e di fastidio.
l'aveva tradita e aveva rischiato quello che adesso gli  era  capitato : di spezzare la propria vita famigliare e di
signor Venanzio è morto stanotte. Povero signor Venanzio!  Era  un po' uggioso, ne convengo, ma era un buon uomo e mi
Povero signor Venanzio! Era un po' uggioso, ne convengo, ma  era  un buon uomo e mi dispiace molto che se ne sia andato. Mi
del castello  era  superba e superbamente conservata. Le facciate esterne
molto tempo, oltre all’edera che lo tappezzava, il castello  era  pure nascosto dalle piante gigantesche che lo circondavano,
il castello aveva i suoi sotterranei in cui non solo  era  agevole il nascondersi, ma a traverso i quali si poteva
avvicinata colle sue damigelle all’orlo del bosco,  era  stata, a’ loro occhi veggenti, portata per aria dagli
veggenti, portata per aria dagli spiriti e più nulla se ne  era  saputo ad onta delle minute indagini fatte praticare dal
dottore  era  tanto impaziente di raccontarci la sua storia quanto noi di
la speciale gravità delle circostanze, il suo racconto  era  per sè stesso molto interessante. E tal sembrerebbe così
 era  bella la perla del Trastevere! Le treccie brune,
chi ardiva affissarla. A sedici anni il suo portamento  era  maestoso come quello di una matrona antica. Oh! Raffaello
rajah, un principe perverso, dedito a tutti i vizi, che  era  odiato da tutta la popolazione e soprattutto dai suoi
riveder l'alba del domani. Quel principe aveva uno zio che  era  capo di una tribù di kotteri, ossia di guerrieri, uomo
tutto il paese. Sapendosi mal visto dal nipote, il quale si  era  fisso in capo, senza motivi però, che congiurasse contro di
il trono e derubarlo delle sue immense ricchezze, si  era  ritirato fra le sue montagne, in mezzo ai fedeli suoi
piombava sull'Assam. Quell'anno nemmeno una goccia d'acqua  era  caduta ed il sole aveva arsi i raccolti. I bramini ed i
cercava di nascondermelo, ma non ci vedeva chiaro, ed  era  seriamente preoccupato del mio male. Che cosa fosse
anche poco consigliabile; dal dottor Dancenko, poi, non c'  era  molto aiuto da sperare. Così rimasi per vari giorni
la schiena e il petto, riuscì a distinguere un segno:  era  una pleurite secca, annidata insidiosamente fra i due
di molti quattrini e tempo libero, e che infine  era  italiano o quasi. Per verità, tutto quanto riguardava il
Per verità, tutto quanto riguardava il dottor Gottlieb  era  involto in una fitta nube di mistero. Parlava perfettamente
Fiume, da Vienna, da Zagabria e da Auschwitz. Ad Auschwitz  era  stato, ma in che qualità e condizione non disse mai, né era
era stato, ma in che qualità e condizione non disse mai, né  era  uomo a cui fosse facile porre domande. Né era facile capire
disse mai, né era uomo a cui fosse facile porre domande. Né  era  facile capire come in Auschwitz fosse sopravvissuto, poiché
un uomo facoltoso e il medico più stimato di Katowice.  Era  un personaggio mirabilmente armato. Emanava intelligenza e
tutte le direzioni a un tempo. Che fosse un medico abile,  era  evidente al primo contatto. Se poi questa sua eccellenza
della nuvola che lo avvolgeva e che si spostava con lui.  Era  una nuvola quasi visibile, che rendeva mal decifrabili il
ingegno del dottor Gottlieb, tutto teso a fini pratici, non  era  tuttavia disumano. Era così abbondante in lui la sicurezza,
tutto teso a fini pratici, non era tuttavia disumano.  Era  così abbondante in lui la sicurezza, l' abitudine alla
volta, in cui mi disse: _ Alzati e cammina _. Il dolore  era  scomparso, il mio respiro era libero; ero molto debole e
Alzati e cammina _. Il dolore era scomparso, il mio respiro  era  libero; ero molto debole e avevo fame, ma mi alzai, e
distrutto, dalla feroce Polonia del maresciallo Beck.  Era  triste stare fra quattro muri, mentre fuori l' aria era
Era triste stare fra quattro muri, mentre fuori l' aria  era  piena di primavera e di vittoria, e dai boschi non lontani
odori stimolanti, di muschio, di erba nuova, di funghi; ed  era  umiliante dover dipendere dai compagni anche per le
ma il personaggio di maggior formato, il più notevole,  era  il decano fra loro, il Moro di Verona. Doveva discendere da
tenacemente legata alla terra, poiché il suo vero nome  era  Avesani, ed era di Avesa, il sobborgo dei lavandai di
legata alla terra, poiché il suo vero nome era Avesani, ed  era  di Avesa, il sobborgo dei lavandai di Verona celebrato da
Aveva più di settant' anni, e li dimostrava tutti:  era  un gran vecchio scabro dall' ossatura da dinosauro, alto e
giunture nodose. Il suo cranio calvo, nobilmente convesso,  era  circondato alla base da una corona di capelli candidi: ma
una corona di capelli candidi: ma la faccia scarna e rugosa  era  di un olivastro itterico, e violentemente gialli e venati
contro se stesso e contro noi, contro il giorno quando  era  giorno e contro la notte quando era notte, contro il suo
contro il giorno quando era giorno e contro la notte quando  era  notte, contro il suo destino e tutti i destini, contro il
destini, contro il suo mestiere che pure aveva nel sangue.  Era  muratore: aveva posato mattoni per cinquant' anni, in
di nuovo in Italia, infine in Germania, e ogni suo mattone  era  stato cementato con bestemmie. Bestemmiava in
Che fosse cinto da una disperata demenza senile, non v'  era  dubbio: ma c' era grandezza in questa sua demenza, e anche
da una disperata demenza senile, non v' era dubbio: ma c'  era  grandezza in questa sua demenza, e anche forza, e una
meccanismo del vituperio si rimetteva in movimento. Fra noi  era  rispettato, e temuto di un timore vagamente superstizioso.
classe alla scuola di Loreto. Ma nella nostra camerata non  era  lui il solo membro della confraternita di San Vittore: essa
lui il solo membro della confraternita di San Vittore: essa  era  rappresentata notabilmente anche dal Trovati e da Cravero.
Trovati detto Tramonto, non aveva più di trent' anni;  era  di piccola statura, ma muscoloso e agilissimo; "Tramonto",
ma muscoloso e agilissimo; "Tramonto", ci aveva spiegato,  era  un nome d' arte: ne andava fiero, e gli si attagliava a
ne andava fiero, e gli si attagliava a pennello, perché  era  un uomo ottenebrato, che viveva di fantasiosi espedienti in
di un altro, recita una parte; e il teatro, a sua volta ,  era  un gran simbolo oscuro, uno strumento tenebroso di
cui lui Tramonto aveva combattuto da sempre, e sempre  era  stato sopraffatto, ma ogni volta era eroicamente risorto.
da sempre, e sempre era stato sopraffatto, ma ogni volta  era  eroicamente risorto. Era la Società che era discesa a
stato sopraffatto, ma ogni volta era eroicamente risorto.  Era  la Società che era discesa a cercarlo, a sfidarlo. Lui
ma ogni volta era eroicamente risorto. Era la Società che  era  discesa a cercarlo, a sfidarlo. Lui viveva nell' innocenza,
Lui viveva nell' innocenza, nel paradiso terrestre:  era  barbiere, padrone di bottega, ed era stato visitato. Erano
paradiso terrestre: era barbiere, padrone di bottega, ed  era  stato visitato. Erano venuti due messaggeri a tentarlo, a
ceduto, e con in mano l' indirizzo del teatro di posa si  era  messo a girare per Milano. Ma l' indirizzo era falso, da
di posa si era messo a girare per Milano. Ma l' indirizzo  era  falso, da ogni porta lo rimandavano a un' altra porta;
da ogni porta lo rimandavano a un' altra porta; finché si  era  accorto della congiura. I due messaggeri, nell' ombra, lo
loro a farlo tramontare, e a battezzarlo "Tramonto". Così  era  finita per lui: era nelle loro mani. Il negozio venduto,
e a battezzarlo "Tramonto". Così era finita per lui:  era  nelle loro mani. Il negozio venduto, contratti niente,
strada uno dei suoi seduttori, e lo aveva accoltellato: si  era  reso reo di omicidio polposo, e per questo suo delitto era
era reso reo di omicidio polposo, e per questo suo delitto  era  stato trascinato in tribunale. Ma non aveva voluto
avvocati, perché il mondo intero, fino all' ultimo uomo,  era  contro di lui, e lui lo sapeva. E tuttavia era stato così
ultimo uomo, era contro di lui, e lui lo sapeva. E tuttavia  era  stato così eloquente, e aveva esposto così bene le sue
parte. Ma l' imputato, e ad un tempo l' avvocato difensore,  era  sempre e solo lui, e quando ad ogni replica giungeva l' ora
veleno! Il terzo di San Vittore, il torinese Cravero,  era  invece un furfante compiuto, incontaminato, senza
Todt aveva lavorato soltanto un mese, a Berlino, poi  era  sparito, mimetizzandosi agevolmente sul fondo buio della
piantando in asso la donna che si scioglieva in lagrime. Ma  era  stato ugualmente raggiunto dalla rapida avanzata, e di
raggiunto dalla rapida avanzata, e di campo in campo  era  finito a Katowice; tuttavia non vi rimase a lungo. Fu
a tentare il rimpatrio coi propri mezzi. Avvezzo com'  era  a vivere al di fuori di ogni legge, l' ostacolo delle molte
scrivere una lettera per mio conto nei paesi d' occidente,  era  impallidita e aveva cambiato discorso. Cravero, partito da
in urgente bisogno di aiuto; secondo la sua opinione,  era  indispensabile provvedere immediatamente. Certo l' impresa
provvedere immediatamente. Certo l' impresa non  era  facile: ma lui Cravero, mio amico fraterno, era lì a
impresa non era facile: ma lui Cravero, mio amico fraterno,  era  lì a disposizione. Se mia madre gli avesse consegnato
di ripassare di lì a qualche giorno, perché la somma non  era  disponibile. Cravero scese le scale, rubò la bicicletta di
in cui Tramonto ci esentava dalla ripetizione del processo,  era  spesso di scena il Signor Unverdorben. Rispondeva a questo
duplice esistenza avventurosa, e come il Moro e Tramonto  era  prigioniero di un sogno, anzi di due. Era inesplicabilmente
Moro e Tramonto era prigioniero di un sogno, anzi di due.  Era  inesplicabilmente sopravvissuto al Lager di Birkenau, e ne
flemmone a un piede; perciò non poteva camminare, ed  era  il più assiduo e il più ossequioso fra coloro che mi
offrivano compagnia e assistenza durante la mia malattia.  Era  anche molto loquace, e se non si fosse spesso ripetuto,
confidenze potrebbero costituire un romanzo a sé stante.  Era  musicista, un grande musicista incompreso, compositore e
composto un' opera lirica, "La regina di Navarra", che  era  stata lodata da Toscanini; ma il manoscritto giaceva
si ritrovassero identiche nei Pagliacci. La sua buona fede  era  ovvia, lampante, ma su queste cose la legge non scherza.
no. Quattro battute sono un plagio. Il Signor Unverdorben  era  troppo signore per sporcarsi le mani con gli avvocati e le
le querele: aveva virilmente dato l' addio all' arte, e si  era  fatta una esistenza nuova come cuoco di bordo sui
di D' Agata. D' Agata non aveva tempo di sognare, perché  era  ossessionato dal terrore delle cimici. Queste incomode
del nostro sangue, ci saremmo rassegnati di buon grado:  era  meno facile abituarsi a sentirle correre furtive sul viso e
prima che quelle altre si risvegliassero. D' Agata, che  era  un minuscolo, sobrio, riservato e pulitissimo muratore
sobrio, riservato e pulitissimo muratore siciliano, si  era  ridotto a dormire di giorno, e passava le notti appollaiato
Teneva stretto in mano un aggeggio rudimentale, che si  era  costruito con un bastoncello e un pezzo di rete metallica,
e un pezzo di rete metallica, e il muro accanto a lui  era  coperto di una lurida costellazione di macchie sanguigne.
con una traccia di invidia; perché, fra tutti noi, D' Agata  era  il solo il cui nemico fosse concreto, presente, tangibile,
 era  contenta di essere stata fatta come i cervi e i daini. Le
Le spiaceva un poco per l' erba, i fiori e le foglie che  era  costretta a mangiare, ma era felice di poter vivere senza
erba, i fiori e le foglie che era costretta a mangiare, ma  era  felice di poter vivere senza spegnere altre vite, come
d' alto fusto per non ferirli. Anche suo padre Brokne s'  era  sempre condotto così; di sua madre non aveva memoria. Per
gelo negli inverni rigidi. Il pascolo preferito di Danuta  era  una valle verde e profonda, ricca d' erba e d' acqua; il
valle verde e profonda, ricca d' erba e d' acqua; il fondo  era  percorso da un rio, e questo era scavalcato da un ponte di
erba e d' acqua; il fondo era percorso da un rio, e questo  era  scavalcato da un ponte di pietre. Danuta passava lunghe ore
il loro territorio, che girava più di cento miglia, non c'  era  niente di simile. Non poteva averlo scavato l' acqua, né
l' arcobaleno. Doveva essere molto vecchio, perché  era  ricoperto di licheni gialli e neri sulle parti esposte al
Un giorno chiese a Brokne come, quando e da chi il ponte  era  stato fatto, ma Brokne le rispose di malumore che il mondo
non dormirebbe e forse diventerebbe matto. Quel ponte c'  era  sempre stato; era bello e strano, ebbene? Anche le stelle e
e forse diventerebbe matto. Quel ponte c' era sempre stato;  era  bello e strano, ebbene? Anche le stelle e i fiori sono
fulmine, perché splendeva il sole da molti giorni, e Danuta  era  sicura di non averlo urtato lei stessa inavvertitamente. Si
urtato lei stessa inavvertitamente. Si avvicinò, e vide che  era  stato reciso con un taglio netto, si vedeva a terra il
che fuggiva a tutta forza verso la balza delle caverne.  Era  diritto e correva con due gambe; buttò a terra un arnese
le mani tese, ma l' animaletto non accennava ad uscire. Le  era  sembrato grazioso, e doveva anche essere abile se da solo
sembrato grazioso, e doveva anche essere abile se da solo  era  riuscito ad abbattere un faggio; Danuta fu subito sicura
In una delle prime notti fredde Danuta sognò che la foresta  era  in fiamme e si svegliò di soprassalto; l' incendio non c'
in fiamme e si svegliò di soprassalto; l' incendio non c'  era  ma l' odore dell' incendio sì, e Danuta vide sull' altro
un giorno in cui Danuta ebbe fortuna. Il piccolino si  era  fatto meno timido, forse si era abituato alla presenza di
fortuna. Il piccolino si era fatto meno timido, forse si  era  abituato alla presenza di Danuta, e si mostrava di
passi gli fu addosso e lo intrappolò fra i cavi delle mani.  Era  piccolo ma fiero: aveva con sé quel suo arnese lucente, e
con un dito sulla testa. Si guardò intorno: nel torrente c'  era  un isolotto lungo pochi passi dei suoi; si sporse dalla
Brokne. Neppure Brokne sapeva che farsene. Brontolò che lei  era  proprio una ragazza fantastica; il bestiolino mordeva,
ragazza fantastica; il bestiolino mordeva, pungeva e non  era  buono da mangiare, che Danuta gli desse il largo, altro da
da fare non c' era. Del resto, stava scendendo la notte,  era  ora di andare a dormire. Ma Danuta non volle sentire
Ma Danuta non volle sentire ragione, l' aveva preso lei,  era  suo, era intelligente e carino, voleva tenerselo per
non volle sentire ragione, l' aveva preso lei, era suo,  era  intelligente e carino, voleva tenerselo per giocare, e poi
intelligente e carino, voleva tenerselo per giocare, e poi  era  sicura che sarebbe diventato domestico. Provò a
dall' altra parte. Brokne sogghignò che tanto domestico non  era  e che in prigionia sarebbe morto, e si stese in terra già
e l' altro dormiva; verso l' alba però anche il piccolino  era  addormentato. Danuta ne approfittò per osservarlo con calma
ne approfittò per osservarlo con calma e da vicino, ed  era  veramente molto grazioso: aveva viso, mani e piedi
Insomma, in pochi giorni si vide che Brokne aveva ragione:  era  uno di quegli animali che quando si sentono prigionieri
sentono prigionieri rifiutano il cibo. D' altra parte, non  era  possibile andare avanti così, a tenerlo in mano giorno e
dei giunchi, ma le sue dita erano grosse e maldestre, e ne  era  venuto fuori un brutto lavoro. Il piccolino, benché
lavoro. Il piccolino, benché indebolito dalla fame, si  era  arrampicato in un lampo su per uno dei tronchi, aveva
lampo su per uno dei tronchi, aveva trovato una lacuna ed  era  saltato a terra all' esterno. Brokne disse che era tempo di
ed era saltato a terra all' esterno. Brokne disse che  era  tempo di lasciarlo andare dove voleva; Danuta scoppiò a
alberi. Brokne disse: _ Va bene così. Lo avresti amato, ma  era  troppo piccolo, e in qualche modo il tuo amore lo avrebbe
dovettero tornare indietro tossendo e lacrimando, l' aria  era  intossicata, non si poteva passare. Nel frattempo, la
non si poteva passare. Nel frattempo, la radura si  era  popolata di animali di tutte le specie, anelanti ed
marmo prezioso, ornate di grandi scudi di bronzo e di oro,  era  innondata di una luce tepida, che usciva da due grandi
vegliava un bellissimo schiavo greco. Il pavimento di marmo  era  celato da soffici tappeti, ed in mezzo alla stanza sorgeva
Ho sognato! Gli dei immortali siano ringraziati. Il sogno  era  stato terribile davvero. Aveva sognato di essere stato
divino Apollo, rispose. La quarta vigilia. L'alba non  era  ancora spuntata sul ciclo. Egli si era coricato, che la
vigilia. L'alba non era ancora spuntata sul ciclo. Egli si  era  coricato, che la terza vigilia stava per finire. Aveva
significato, mormorò e tese la destra verso il ciclo.  Era  il Pontefice Massimo che supplicava gli dei, era Apollo,
il ciclo. Era il Pontefice Massimo che supplicava gli dei,  era  Apollo, l'immortale, che invocava gl'immortali. Già. Egli
Apollo, l'immortale, che invocava gl'immortali. Già. Egli  era  un dio, era lo stesso Apollo. Glielo avevano dichiarato in
che invocava gl'immortali. Già. Egli era un dio,  era  lo stesso Apollo. Glielo avevano dichiarato in Grecia le
Glielo avevano dichiarato in Grecia le mille volte. Non  era  egli forse il signore del dolce canto? Non lo avevano
egli destato l'applauso infinito della folla delirante, ed  era  ritornato dalla Grecia a Roma con un bottino, quale nessuno
tutti i rivali colla potenza del suo genio immortale? Egli  era  grande come imperatore; il più grande tra i Cesari, ma più,
Neronia, la sua città. Pensò alla casa di oro che si  era  fatta costruire e dove abitava. Giove grande, ti ho
per ricordare i suoi grandi trionfi nella Grecia. La festa  era  stata degna di lui. Quale profusione dei cibi più rari;
schiave tra le molte, che possedeva e la sua scelta  era  stata felice, perché egli s'intendeva di bellezza
felice, perché egli s'intendeva di bellezza femminile. Ne  era  il più profondo conoscitore. Eppoi.... eppoi.... Ricordava
Lo avevano supplicato di cantare. Ed egli, finalmente, si  era  arreso ed aveva cantato, destando, più che entusiasmo, vero
avevano adorato come una rivelazione celeste; eppoi l'orgia  era  continuata. Le più belle fanciulle si erano gettate tra le
non vedere, di ignorare. Ma sarebbe venuto il suo giorno!  Era  venuto per Messalina, sua madre: sarebbe venuto anche per
gettate, pazze di amore, al suo petto! Quanto lo amavano!  Era  impossibile vederlo e non amarlo, e non gettarsi tra le sue
la maggiore tra le grazie, il più desiderato tra i doni,  era  impossibile vederlo, e non adorarlo. Ma egli sentiva una
volta ... Non la poteva dimenticare quella fanciulla. Non  era  più bella delle altre, tutt'altro, ma era la prima che non
fanciulla. Non era più bella delle altre, tutt'altro, ma  era  la prima che non gli si fosse offerta, che non avesse
gli si fosse offerta, che non avesse mendicato amore. Gli  era  venuto un vivo desiderio di possederla, una vera frenesia.
l'era fatta portare nel palazzo ed aveva voluto farla sua.  Era  la prima volta che aveva lottato; che aveva dovuto
di conquistarne il cuore. Lui, Nerone, il divino Apollo, si  era  abbassato a lei, aveva supplicato affetto, aveva mendicato
aveva mendicato amore. E lei aveva resistito; non si  era  arresa; aveva fatto la sorda alle sue promesse, alle sue
veder scorrere il sangue. Ma quando l'aveva vista morta  era  montato su tutte le furie; aveva voluto richiamarla in
alla propria autorità, perché l'aveva fatta morire! Perché  era  Cesare, era Augusto, era Apollo, era dio, eppure non poteva
autorità, perché l'aveva fatta morire! Perché era Cesare,  era  Augusto, era Apollo, era dio, eppure non poteva richiamarla
l'aveva fatta morire! Perché era Cesare, era Augusto,  era  Apollo, era dio, eppure non poteva richiamarla in vita
fatta morire! Perché era Cesare, era Augusto, era Apollo,  era  dio, eppure non poteva richiamarla in vita quella bella?
pari a lui. Volevano ricordargli ... già, che egli non  era  un sovrano assoluto; che sopra di lui v'era un Dio; che
Avrebbe perdonato se si fossero piegati avanti a lui.  Era  questo che voleva da loro; che riconoscessero la sua
pena di vivere? Che cosa gli poteva offrire ancora la vita.  Era  sazio di tutto: di guadi e di' amori... Ma il suo canto, il
sbalorditi. Buna-Monowitz, coi suoi dodicimila abitanti,  era  un villaggio al confronto: quella in cui entravamo era una
era un villaggio al confronto: quella in cui entravamo  era  una sterminata metropoli. Non "blocks" di legno a un piano,
rettilinee e perpendicolari, a perdita d' occhio. Il tutto  era  deserto, silenzioso, schiacciato sotto il cielo basso,
un bagno, per noi in quelle condizioni, fosse opportuno:  era  anzi necessario, e non sgradito. Ma in esso, ed in ciascuno
Ma in esso, ed in ciascuno di quei tre memorabili lavacri,  era  agevole ravvisare, dietro all' aspetto concreto e
esperte. Ci condussero in uno degli impianti del Lager che  era  stato sommariamente rimesso in efficienza, ci spogliarono,
gruppo. Nessuno di noi sapeva chi fosse costui, perché non  era  in grado di parlare. Era una larva, un ometto caldo, nodoso
chi fosse costui, perché non era in grado di parlare.  Era  una larva, un ometto caldo, nodoso come una vite,
dorso, al che egli emise strida acute da topo: del resto,  era  fatica inutile, le sue membra cedevano elasticamente sotto
alla scena con pietà e orrore. Mentre una delle braccia  era  distesa, si vide per un istante il numero tatuato: era un
era distesa, si vide per un istante il numero tatuato:  era  un 200000, uno dei Vosgi. _ Bon Dieu, c' est un franc6ais!
carriera, ci fossero rasi i capelli a zero. Il barbiere  era  un gigante bruno, dagli occhi selvaggi e spiritati:
urgenza in un nuovo "Reparto Infettivi". Questa infermeria  era  tale nelle intenzioni, e inoltre perché effettivamente
ospiti del campo. Il locale a cui venni assegnato  era  una camerata enorme e buia, piena fino al soffitto di
sofferenze e di lamenti. Per forse ottocento malati, non vi  era  che un medico di guardia, e nessun infermiere: erano i
e tormentato da una sete atroce: quinto giorno la febbre  era  sparita: mi sentivo leggero come una nuvola, affamato e
leggero come una nuvola, affamato e gelato, ma la mia testa  era  sgombra, gli occhi e gli orecchi come affinati dalla
col mondo. Nel corso di quei pochi giorni, intorno a me si  era  verificato un mutamento vistoso. Era stato l' ultimo grande
intorno a me si era verificato un mutamento vistoso.  Era  stato l' ultimo grande colpo di falce, la chiusura dei
noi, del più innocente, di un bambino di Hurbinek. Hurbinek  era  un nulla, un figlio della morte un figlio di Auschwitz.
parlare e non aveva nome: quel curioso nome, Hurbinek, gli  era  stato assegnato da noi, forse da una delle donne che aveva
delle voci inarticolate che il piccolo ogni tanto emetteva.  Era  paralizzato dalle reni in giù, ed aveva le gambe atrofiche,
tomba del mutismo La parola che gli mancava, che nessuno si  era  curato di insegnargli, il bisogno della parola, premeva nel
parola, premeva nel suo sguardo con urgenza esplosiva:  era  uno sguardo selvaggio e umano ad un tempo, anzi maturo e
e giudice, che nessuno fra noi sapeva sostenere, tanto  era  carico di forza e di pena. Nessuno, salvo Henek: era il mio
tanto era carico di forza e di pena. Nessuno, salvo Henek:  era  il mio vicino di letto, un robusto e florido ragazzo
accanto alla cuccia di Hurbinek metà delle sue giornate.  Era  materno più che paterno: è assai probabile che, se quella
"mass-klo", "matisklo". Nella notte tendemmo l' orecchio:  era  vero, dall' angolo di Hurbinek veniva ogni tanto un suono,
parola. Non sempre esattamente la stessa, per verità, ma  era  certamente una parola articolata; o meglio, parole
d' Europa: ma la parola di Hurbinek rimase segreta. No, non  era  certo un messaggio, non una rivelazione: forse era il suo
No, non era certo un messaggio, non una rivelazione: forse  era  il suo nome, se pure ne aveva avuto uno in sorte; forse (
questa lingua. Hurbinek, che aveva tre anni e forse  era  nato in Auschwitz e non aveva mai visto un albero;
Hurbinek, il senza-nome, il cui minuscolo avambraccio  era  pure stato segnato col tatuaggio di Auschwitz; Hurbinek
di lui: egli testimonia attraverso queste mie parole. Henek  era  un buon compagno, ed una perpetua fonte di sorpresa. Anche
di sorpresa. Anche il suo nome, come quello di Hurbinek,  era  convenzionale: il suo nome vero, che era Ko5nig, era stato
di Hurbinek, era convenzionale: il suo nome vero, che  era  Ko5nig, era stato alterato in Henek, diminutivo polacco di
era convenzionale: il suo nome vero, che era Ko5nig,  era  stato alterato in Henek, diminutivo polacco di Enrico,
Henek-König, solo del nostro microcosmo di afflizione, non  era  né malato né convalescente, anzi, godeva di una splendida
anzi, godeva di una splendida sanità di corpo e di spirito.  Era  di piccola statura e di aspetto mite, ma aveva una
Il Lager, trappola mortale, "mulino da ossa" per gli altri,  era  stato per lui una buona scuola: in pochi mesi aveva fatto
insieme, mi narrò l' essenziale della sua breve vita.  Era  nato ed abitava in una fattoria, in Transilvania, in mezzo
disarmante. Anche loro, ogni tanto, sparavano a noi.  Era  stato catturato, e deportato ad Auschwitz con tutta la
anni e di essere muratore, mentre ne aveva quattordici ed  era  studente. Così era entrato a Birkenau: ma a Birkenau aveva
muratore, mentre ne aveva quattordici ed era studente. Così  era  entrato a Birkenau: ma a Birkenau aveva invece insistito
ma a Birkenau aveva invece insistito sulla sua età vera,  era  stato assegnato al Block dei bambini, ed essendo il più
dei bambini, ed essendo il più anziano e il più robusto  era  diventato il loro Kapo. I bambini erano a Birkenau come
Henek aveva subito capito la situazione, e da buon Kapo si  era  "organizzato", aveva stabilito solide relazioni con un
solide relazioni con un influente Häftling ungherese, ed  era  rimasto fino alla liberazione. Quando c' erano selezioni al
liberazione. Quando c' erano selezioni al Block dei bambini  era  lui che sceglieva. Non provava rimorso? No: perché avrebbe
per sopravvivere? Alla evacuazione del Lager, saviamente si  era  nascosto: dal suo nascondiglio, attraverso la finestrella
nel fango e nella neve senza sfasciarsi: a notte, Henek  era  uscito con un sacco, e aveva radunato un fantastico tesoro
condizione di malato e alla misura dei miei servizi. Non  era  Hurbinek il solo bambino. Ce n' erano altri, in condizioni
molto chiuso e riservato, in cui l' intrusione degli adulti  era  visibilmente sgradita. Erano animaletti selvaggi e
non parlava con nessuno e non aveva bisogno di nessuno.  Era  un bel bambino biondo e robusto, dal viso intelligente e
e impassibile. Al mattino scendeva dalla sua cuccetta, che  era  al terzo piano, con movimenti lenti ma sicuri, andava alle
la mascotte di Buna-Monowitz. Tutti lo conoscevano a Buna:  era  il più giovane dei prigionieri, non aveva che dodici anni.
giovane dei prigionieri, non aveva che dodici anni. Tutto  era  irregolare in lui, a partire dalla sua stessa presenza in
e ad un tempo tutti lo sapevano fin troppo. Irregolare  era  la sua condizione, poiché non marciava al lavoro, ma
vistosamente irregolare, infine, il suo aspetto.  Era  cresciuto troppo e male: dal busto tozzo e corto sporgevano
enorme mandibola più prominente del naso. Il Kleine Kiepura  era  l' attendente e il protetto del Lager-Kapo, il Kapo di
lo fuggivano. Ora il Lager-Kapo, destituito di ogni potere,  era  in marcia verso occidente, e il Kleine Kiepura,
Kiepura parlava da solo, come in sogno: e il suo sogno  era  di avere fatto carriera, di essere diventato un Kapo. Non
di un cadavere, e la compassione che egli suscitava in noi  era  commista ad orrore. Tentammo invano di strapparlo al suo
mansioni di infermiere, si chiamavano Hanka e Jadzia. Hanka  era  una ex Kapo, come si poteva dedurre dalla sua chioma non
modi protervi. Non doveva avere più di ventiquattro anni:  era  di media statura, di carnagione olivastra e di lineamenti
per superare in autorità una creatura così dimessa. Jadzia  era  una ragazza piccola e timida, dal colorito roseo malato; ma
colorito roseo malato; ma il suo involucro di carne anemica  era  tormentato, lacerato dall' interno, sconvolto da una
sotto il microscopio. Il suo obiettivo primo e principale  era  naturalmente Henek: ma Henek non la voleva, la scherniva,
Tuttavia, da quel ragazzo pratico che era, non si  era  disinteressato del caso, e ne aveva fatto cenno a Noah, suo
camerata, anzi, non abitava in nessun luogo e in tutti.  Era  un uomo nomade e libero, lieto dell' aria che respirava e
lieto dell' aria che respirava e della terra che calcava.  Era  il Scheissminister di Auschwitz libera, il Ministro delle
(che d' altronde egli aveva assunto volontariamente) non c'  era  nulla di turpe in lui, o se qualcosa c' era, era
non c' era nulla di turpe in lui, o se qualcosa c' era,  era  sopraffatto e cancellato dall' impeto del suo vigore
e cancellato dall' impeto del suo vigore vitale. Noah  era  un giovanissimo pantagruele, forte come un cavallo, vorace
e di alamari. I suoi convegni d' amore sembravano uragani.  Era  l' amico di tutti gli uomini e l' amante di tutte le donne.
tutti gli uomini e l' amante di tutte le donne. Il diluvio  era  finito: nel cielo nero di Auschwitz Noah vedeva splendere
Auschwitz Noah vedeva splendere l' arcobaleno, e il mondo  era  suo, da ripopolare. Frau Vitta, anzi Frau Vita, come tutti
Frau Vita, dal corpo disfatto e dal dolce viso chiaro,  era  una giovane vedova di Trieste, mezza ebrea, reduce da
a un tempo con volubilità triestina, ridendo e piangendo:  era  in buona salute, ma ferita profondamente, ulcerata da
anno di Lager, e in quegli ultimi orribili giorni. Infatti  era  stata "comandata" al trasporto dei cadaveri, di pezzi di
buttandosi a capofitto in una attività tumultuosa.  Era  lei la sola che si occupasse dei malati e dei bambini; lo
una attesa che lo trasfigurava. Il suo stato di nutrizione  era  discreto, ma in due giorni subì una metamorfosi struggente,
a far venire un dottore: gli chiesi, in tedesco, se c'  era  qualcosa da fare, se c' erano speranze, e gli raccomandai
incontro, a notte fonda, mentre tutti dormivano. Olga  era  una partigiana ebrea croata, che nel 1942 si era rifugiata
Olga era una partigiana ebrea croata, che nel 1942 si  era  rifugiata nell' astigiano con la sua famiglia, e qui era
si era rifugiata nell' astigiano con la sua famiglia, e qui  era  stata internata; apparteneva quindi a quella ondata di
Italia di quegli anni, ufficialmente antisemita.  Era  una donna di grande intelligenza e cultura, forte, bella e
perfettamente; per gratitudine e per temperamento, si  era  trovata presto amica delle italiane del campo, e più
maschera si fece macabra come un teschio. Il cranio di Olga  era  nudo: lo copriva solo una breve peluria grigia. Erano morti
Birkenau: di queste, cinque sole erano sopravvissute. Vanda  era  andata in gas, in piena coscienza, nel mese di ottobre: lei
porta della baracca  era  affisso un avviso, e tutti si pigiavano per leggerlo: era
era affisso un avviso, e tutti si pigiavano per leggerlo:  era  scritto in tedesco e in polacco, e un prigioniero francese,
e a commentarlo. L' avviso diceva che, in via eccezionale,  era  consentito a tutti i prigionieri di scrivere ai parenti,
uno per ogni prigioniero. L' unica lingua ammessa  era  il tedesco. Gli unici destinatari ammessi erano quelli che
territori occupati, o in Paesi alleati come l' Italia. Non  era  permesso chiedere l' invio di pacchi-viveri, ma era
Non era permesso chiedere l' invio di pacchi-viveri, ma  era  permesso ringraziare dei pacchi eventualmente ricevuti. A
Europa nel terrore di seguire il nostro destino? Chiaro,  era  un trucco, le lettere di ringraziamento col bollo postale
in verità) sostenevano che la faccenda della Croce Rossa  era  verosimile ma non certa, e che sussisteva una probabilità,
fastidiosa che qualcuno mi osservasse. Mi voltai:  era  il mio nuovo compagno di letto. Stava tranquillo a
dei bambini, che non conoscono il pudore dello sguardo.  Era  arrivato da poche settimane con un trasporto di ungheresi e
settimane con un trasporto di ungheresi e di slovacchi;  era  molto giovane, snello e bruno, ed io non sapevo niente di
del coprifuoco. Fra noi, il sentimento della camaraderie  era  scarso: si limitava ai compatrioti, ed anche verso di loro
scarso: si limitava ai compatrioti, ed anche verso di loro  era  indebolito dalle condizioni di vita minimali. Era poi
di loro era indebolito dalle condizioni di vita minimali.  Era  poi nullo, anzi negativo, nei riguardi dei nuovi venuti:
torto, in modo irritante e ridicolo, perché pochi giorni fa  era  ancora a casa sua, o almeno fuori dal filo spinato. Il
vedere il mio foglio, e continuai nel mio lavoro, che non  era  agevole. Si trattava di pesare ogni parola, affinché
tedesco che cosa voleva, e lui mi mostrò il suo modulo, che  era  bianco, e indicò il mio coperto di scrittura: mi chiedeva
discorso arruffato in un linguaggio sommario che in effetti  era  assai più spagnolo che italiano. Non solo non sapeva
sapeva scrivere in tedesco, non sapeva scrivere affatto.  Era  uno zingaro, era nato in Spagna, e aveva poi girato la
in tedesco, non sapeva scrivere affatto. Era uno zingaro,  era  nato in Spagna, e aveva poi girato la Germania, l' Austria
al lettore (ed a me stesso) che il galateo di Auschwitz  era  diverso dal nostro, e inoltre che Grigo, essendo arrivato
dal nostro, e inoltre che Grigo, essendo arrivato da poco,  era  meno affamato di me. Infatti accettò. Io tesi la mano verso
lo ritirò, e mi porse invece un altro brandello di carta:  era  una lettera importante, era meglio stendere una minuta.
un altro brandello di carta: era una lettera importante,  era  meglio stendere una minuta. Incominciò a dettarmi l'
cavò dal petto una fotografia e me la mostrò con orgoglio:  era  quasi una bambina, dagli occhi ridenti, con accanto un
un gattino bianco. La mia stima per lo zingaro crebbe, non  era  facile entrare in Lager nascondendo una fotografia. Grigo,
mi precisò che non l' aveva scelta lui, bensì suo padre.  Era  una fidanzata ufficiale, non una ragazza rapita alla
rapita alla maniera spiccia. La lettera che mi dettò  era  una complicata lettera d' amore e di dettagli domestici.
la bambola doveva mandarla assolutamente. Che trovarla non  era  un problema: l' avrebbe fabbricata sul posto, e mi mostrò
di pane. Mi chiese di indicargli se da qualche parte c'  era  un albero da cui si potesse tagliare un ramo, perché era
c' era un albero da cui si potesse tagliare un ramo, perché  era  meglio se la bambola fosse stata fatta "de madera viva",
alla ragazza una bambola fatta con legno di Auschwitz non  era  come chiamarla qui? Ma Grigo alzò le sopracciglia con aria
si toccò il naso con l' indice e mi disse che caso mai  era  tutto il contrario: la bambola avrebbe chiamato fuori lui,
razione di pane e me la porse insieme con il coltellino.  Era  usanza, anzi legge non scritta, che in tutti i pagamenti a
il pane e l' altro a scegliere, poiché così il tagliatore  era  indotto a fare porzioni il più possibile uguali. Mi stupii
che Grigo già conoscesse la regola, ma poi pensai che essa  era  forse in vigore anche fuori del Lager, nel mondo a me
che le due mezze razioni fossero identiche  era  suo danno, ma avevo tagliato bene, niente da dire. Mi
via Roma, prima dello sventramento spietato degli anni '30.  Era  un lungo locale tenebroso, munito di una sola finestra,
e più basso del livello stradale; a poche porte accanto c'  era  un altro antro parallelo, un caffè-bar che era stato
accanto c' era un altro antro parallelo, un caffè-bar che  era  stato camuffato da grotta, con grosse stalattiti di cemento
sembrava di averne cinque o sei invece di due, e questo  era  così divertente che i bambini dell' epoca, cioè noi, si
in via Roma ha chiamato Monsù Ugotti perfino me. Il nonno  era  un patriarca corpulento e solenne; era arguto, ma non
perfino me. Il nonno era un patriarca corpulento e solenne;  era  arguto, ma non rideva mai; parlava pochissimo, con rare
che in vita sua abbia mai letto un libro; il suo mondo  era  delimitato dalla casa e dalla bottega, distanti tra loro
metri, che lui percorreva a piedi quattro volte al giorno.  Era  un abile uomo d' affari, e in casa un altrettanto abile
moglie, figlie e domestiche. Il personale del negozio  era  una curiosa collezione di esemplari umani anomali. Su uno
dietro alle donne e si ubriacava. Francesco (niente Monsù:  era  l' uomo di fatica) veniva dal Monferrato e lo chiamavano
lo chiamavano S-ciapalfàr, Spaccailferro, perché una volta  era  stato aggredito, aveva divelto una di quelle lunghe
mai espressa con parole dure né tanto meno con ordini,  era  tuttavia indiscussa e indiscutibile. Fra di loro, i
parentela e di altri fattori imprecisabili. "Missià"  era  una cliente noiosa; "te5rdesun" ("tredici-uno") era la
era una cliente noiosa; "te5rdesun" ("tredici-uno")  era  la cliente del tipo più temuto, quella che fa tirar giù dai
l' acquisto delle stoffe, la missione del giovane non  era  finita: doveva rimorchiare la coppia alla bottega degli
dal balcone del magazzino. A quel tempo, via Roma  era  lastricata con deliziose mattonelle di legno, su cui gli
gli zoccoli ferrati dei cavalli da tiro non slittavano, ed  era  percorsa dai binari del tram elettrico. Il nonno ci
stella filante bagnata al di sopra del filo del tram, ed  era  rimasto fulminato. A Carnevale, per eccezione, veniva sul
eccezione, veniva sul balcone del negozio anche la nonna:  era  una donnina fragile, che però portava in viso l' aria
si erano dispersi come i semi di tarassaco nel vento: uno  era  anarchico e profugo in Francia, uno era morto nella Grande
nel vento: uno era anarchico e profugo in Francia, uno  era  morto nella Grande Guerra, uno era un celebre canottiere e
profugo in Francia, uno era morto nella Grande Guerra, uno  era  un celebre canottiere e nevropatico, ed uno (si raccontava
(si raccontava sottovoce a con raccapriccio) quando ancora  era  a balia era stato divorato in culla da un maiale.
sottovoce a con raccapriccio) quando ancora era a balia  era  stato divorato in culla da un maiale.
nuovo capo-baracca  era  tedesco, ma parlava con un accento dialettale che rendeva
i suoi discorsi; aveva una cinquantina d' anni,  era  alto, muscoloso e corpulento. Correva voce che fosse della
stato ferito, ma, poiché il Lager brulicava di spie, non  era  questo un argomento di cui si potesse parlare ad alta voce.
fra le sopracciglia biondicce e cespugliose, e di certo  era  un veterano: era in Lager da sette anni, e sotto al
biondicce e cespugliose, e di certo era un veterano:  era  in Lager da sette anni, e sotto al triangolo rosso dei
piccolo, il numero 14. Prima che ad Auschwitz  era  stato a Dachau, e di Auschwitz era stato uno dei padri
Prima che ad Auschwitz era stato a Dachau, e di Auschwitz  era  stato uno dei padri fondatori: aveva fatto parte della
miei tempi", e pretendono per questo di essere rispettati.  Era  rispettato, infatti: non tanto per i suoi trascorsi, quanto
Si chiamava Otto. Ora, Vladek non si lavava. La cosa  era  notoria, e forniva argomento ai motteggi ed ai pettegolezzi
argomento ai motteggi ed ai pettegolezzi della baracca;  era  anzi una faccenda comica, perché Vladek non era ebreo, era
baracca; era anzi una faccenda comica, perché Vladek non  era  ebreo, era un ragazzo polacco di campagna che riceveva da
era anzi una faccenda comica, perché Vladek non era ebreo,  era  un ragazzo polacco di campagna che riceveva da casa pacchi
da casa pacchi con lardo, frutta e calze di lana, insomma  era  potenzialmente una persona di riguardo: eppure non si
Vladek (che del resto capiva poco il tedesco) non  era  in grado di connettere le cause con gli effetti, o non
oggi al domani. Venne una tiepida domenica di settembre:  era  una delle rare domeniche non lavorative, e Otto fece sapere
spazzolone e poi con gli stracci del pavimento. Vladek, che  era  coperto di lividure e scorticature, stava lì come un palo,
coi cavalli perché non si muovano durante la ferratura.  Era  proprio uno spettacolo buffo, da far dimenticare la fame e
nel suo dialetto a proposito della zuppa che nel mastello  era  rimasta; Vladek era talmente pulito che aveva cambiato
proposito della zuppa che nel mastello era rimasta; Vladek  era  talmente pulito che aveva cambiato colore e si sarebbe
Ce ne siamo andati, concludendo che questo Otto non  era  dei peggio: un altro, al suo posto, avrebbe usato per lo
fosse dei peggio, fu presto confermato. Pochi giorni dopo  era  Kippur, il giorno del perdono e della purificazione, ma
un conto preciso del passare dei giorni, o forse la notizia  era  stata portata da qualcuno dei nuovi arrivati: poiché c'
fila per ricevere la zuppa, come ogni sera; davanti a me c'  era  Ezra, orologiaio di mestiere, cantore il sabato in un
Di esilio in esilio, per cammini che non saprei descrivere,  era  arrivato in Italia, ed in Italia era stato catturato; era
non saprei descrivere, era arrivato in Italia, ed in Italia  era  stato catturato; era alto e magro, ma non curvo; i suoi
era arrivato in Italia, ed in Italia era stato catturato;  era  alto e magro, ma non curvo; i suoi occhi, di taglio
rispettosamente di conservarmela fino a domani sera. Otto  era  alto quanto Ezra, ma due volte più spesso di lui. Aveva già
rimanere aperta. In tutti i suoi anni di Lager non gli  era  mai successo di incontrare un prigioniero che rifiutasse il
ad Ezra con voce un po' meno ruvida e gli chiese cos'  era  questa storia dell' espiazione. Forse che in quel giorno
da quella sera fino alla sera seguente, perché non  era  certo che ne sarebbe seguita la sua morte. Otto gli chiese
il digiuno non erano una questione strettamente personale.  Era  probabile che contribuissero ad ottenere da Dio il perdono
il perdono anche per i peccati commessi dagli altri. Otto  era  sempre più perplesso, disputato fra lo stupore, il riso ed
nei Lager, e prima ancora dalla sua militanza politica, che  era  stata rigorosa. Con voce sommessa, Ezra intervenne, e gli
è usanza leggere il libro del profeta Giona: sì, quello che  era  stato inghiottito dal pesce. Giona era stato un profeta
sì, quello che era stato inghiottito dal pesce. Giona  era  stato un profeta severo; dopo il fatto del pesce, aveva
il ravvedimento al re di Ninive, ma quando questo si  era  pentito delle colpe sue e della sua gente, ed aveva bandito
a diffidare ed a contendere con l' Eterno che invece  era  incline al perdono; sì, al perdono, anche dei niniviti, che
anche io? Ezra rispose che lui, a differenza di Giona, non  era  un profeta, bensì un cantore di provincia, ma che insisteva
dopo. Ma che la zuppa non fosse tenuta in caldo, non ce n'  era  bisogno, che Otto la lasciasse pure raffreddare. Otto
discute di argomenti rituali), secondo alcuni commentatori  era  sconsigliabile far lavorare il fuoco, o i suoi equivalenti,
piuttosto che acida. Otto obiettò ancora che la zuppa  era  assai liquida, era insomma più acqua che altro e quindi
acida. Otto obiettò ancora che la zuppa era assai liquida,  era  insomma più acqua che altro e quindi piuttosto che di un
sacchi di cemento da un magazzino a un altro. Ora Ezra non  era  propriamente un meschugghe: era erede di una tradizione
a un altro. Ora Ezra non era propriamente un meschugghe:  era  erede di una tradizione antica, dolorosa e strana, il cui
e stanco dopo la settimana di peregrinazioni col greco,  era  situato su di una piccola altura, in un sobborgo della
un sobborgo della città denominato Bogucice. A suo tempo,  era  stato un minuscolo Lager tedesco, ed aveva albergato i
ad una miniera di carbone che si apriva nelle vicinanze.  Era  costituito da una dozzina di baracche in muratura, di
di filo spinato, ormai puramente simbolico. La porta  era  sorvegliata da un solo soldato sovietico, dall' aria
i lavatoi erano esterni al recinto, per cui la porta  era  sede di un andirivieni continuo. La sentinella era un
la porta era sede di un andirivieni continuo. La sentinella  era  un mongolo gigantesco sulla cinquantina, armato di mitra e
dagli occhi di fuoco: ma il suo aspetto feroce e barbarico  era  assolutamente incongruente con le sue innocue mansioni. Non
il suo comportamento nei confronti di chi entrava e usciva  era  imprevedibile: a volte pretendeva il "propusk", vale a dire
se li vedeva poi uscire dal buco nel fondo, che pure  era  visibilissimo. Quando faceva freddo, piantava
alla stufa. Quando vi giunsi con Mordo Nahum, il campo  era  occupato da una popolazione fortemente promiscua, di
altri internati militari, altri ancora ex Häftlinge. C'  era  anche un centinaio di donne. Di fatto, l' organizzazione
centinaio di donne. Di fatto, l' organizzazione del campo  era  largamente affidata alle iniziative singole o di gruppo: ma
il campo sottostava ad una Kommandantur sovietica, che  era  il più pittoresco esemplare di accampamento zingaro che si
di accampamento zingaro che si possa immaginare. C'  era  un capitano, Ivan Antonovic Egorov, un ometto non più
elementare abbandonata. L' unico che si curasse di noi  era  il furiere, che pareva essere il più elevato in autorità,
guerra che aveva devastato il loro paese; per loro  era  già finita; Era la grande tregua: poiché non era ancora
che aveva devastato il loro paese; per loro era già finita;  Era  la grande tregua: poiché non era ancora cominciata l' altra
per loro era già finita; Era la grande tregua: poiché non  era  ancora cominciata l' altra dura stagione che doveva
l' altra dura stagione che doveva seguire, né ancora  era  stato pronunciato il nome nefasto della guerra fredda.
navi. E tuttavia, sotto le apparenze sciatte ed anarchiche,  era  agevole ravvisare in loro, in ciascuno di quei visi rudi e
della disciplina meccanica e servile dei tedeschi.  Era  agevole intendere, vivendo fra loro, perché quella, e non
avesse da ultimo prevalso. Uno dei capannoni del campo  era  abitato solo da italiani, quasi tutti operai civili, che si
a cui venni indirizzato per essere "preso in forza",  era  invece molto diverso. Il ragionier Rovi era diventato
in forza", era invece molto diverso. Il ragionier Rovi  era  diventato capocampo non per elezione dal basso, né per
non sapeva vivere. Aveva subito incominciato a tessere:  era  fondamentalmente sciocco, e non sapeva una parola di
parola di tedesco né di russo, ma fin dal primo giorno si  era  assicurati i servizi di un interprete, e si era presentato
giorno si era assicurati i servizi di un interprete, e si  era  presentato cerimoniosamente al comando sovietico in qualità
vistoso cartello "Comando Italiano _ Colonnello Rovi"; si  era  circondato di una piccola corte di sguatteri, scritturali,
di lui, curavano (anche con la forza, il che di rado  era  necessario) che i suoi ordini fossero eseguiti, lo
momento che doveva trattare con gente in uniforme. Se ne  era  combinata una non priva di fantasia, abbastanza teatrale,
non so dove, che sembravano di orbace, e forse lo erano: si  era  fatto cucire mostrine al bavero, filetti dorati sul
maniche, ed aveva il petto pieno di medaglie. Peraltro, non  era  un tiranno, e neppure un cattivo amministratore. Aveva il
che non giunge al possesso e non lo desidera, Rovi  era  benevolmente tollerato, se non proprio stimato, nell'
stimato, nell' ambiente della Kommandantur. Inoltre,  era  legato al capitano Egorov da un paradossale, impossibile
redditizia ma molto numerosa: veniva come me da Buna, ed  era  arrivato a Katowice già da qualche settimana, seguendo vie
SS. Perciò Leonardo non aveva fruito di alcun privilegio:  era  stato sottoposto ai lavori manuali più duri, e aveva
precario. Sopportava male la fatica e il gelo, ed  era  stato ricoverato in infermeria infinite volte, per edemi ai
generale. Per tre volte, in tre selezioni di infermeria,  era  stato scelto per la morte in gas, e per tre volte la
al limite del collasso. L' infermeria di Bogucice  era  sistemata nella stessa scuola che albergava il Comando
il Comando russo, in due camerette abbastanza pulite.  Era  stata creata dal nulla da Marja Fjodorovna. Marja era una
Era stata creata dal nulla da Marja Fjodorovna. Marja  era  una infermiera militare sulla quarantina, simile a un gatto
movenze agili e silenziose. Del resto, dai boschi veniva:  era  nata nel cuore della Siberia. Marja era una donna energica,
dai boschi veniva: era nata nel cuore della Siberia. Marja  era  una donna energica, brusca, arruffona e sbrigativa. Si
i molteplici canali della borsa nera, parte ancora (ed  era  la parte maggiore) cooperando attivamente al saccheggio dei
quasi parenti, mi spiegò. Io "Primo" e lei "Prima": "Prima"  era  il suo cognome, la sua "famìlia", Marja Fjodorovna Prima.
potevo prendere servizio. Scarpe e vestiti? Mah, non  era  un affare semplice, ne avrebbe parlato con Egorov e con
di buonora, quando veniva da noi in rapida ispezione,  era  già ubriaco e pieno di letizia): tuttavia, qualche
molto officiosa mi comunicò che, "per ordine di Mosca",  era  necessario che l' attività dell' ambulatorio fosse
o prescritti. In sé, la cosa non sembrava insensata; ma  era  necessario definire alcuni particolari pratici, che
_ Galina! _ Galina avrebbe risolto la situazione. Galina  era  una delle ragazze aggregate alla Kommandantur: conosceva il
la nostra collaborazione. Galina aveva diciott' anni, ed  era  di Kazàtin, in Ucraina. Era bruna, allegra e graziosa:
Galina aveva diciott' anni, ed era di Kazàtin, in Ucraina.  Era  bruna, allegra e graziosa: aveva un viso intelligente dai
dai tratti sensibili e minuti, e fra tutte le sue colleghe  era  la sola che vestisse con una certa eleganza, e che avesse
Tuttavia, dopo qualche settimana di lavoro comune, si  era  stabilita fra noi una atmosfera di tenue confidenza
Galina mi fece capire che la faccenda dei verbali non  era  poi tanto seria, che Marja Fjodorovna era "vecchia e matta"
dei verbali non era poi tanto seria, che Marja Fjodorovna  era  "vecchia e matta" e le bastava che i fogli le venissero
comunque coperti di scrittura, e che il dottor Dancenko  era  affaccendato in tutt' altre faccende (note a Galina con
In piena guerra, due anni prima, sotto il Caucaso dove si  era  rifugiata con la famiglia, era stata reclutata da quella
sotto il Caucaso dove si era rifugiata con la famiglia,  era  stata reclutata da quella stessa Kommandantur; reclutata
al Comando per scrivere a macchina alcune lettere. C'  era  andata e c' era rimasta; non era più riuscita a sganciarsi
per scrivere a macchina alcune lettere. C' era andata e c'  era  rimasta; non era più riuscita a sganciarsi (o più
alcune lettere. C' era andata e c' era rimasta; non  era  più riuscita a sganciarsi (o più probabilmente, pensavo io,
pensavo io, non aveva neppure tentato). La Kommandantur  era  diventata la sua vera famiglia: la aveva seguita per decine
aveva una divisa, e neppure una qualifica né un grado: ma  era  utile ai suoi compagni combattenti, era loro amica, e
né un grado: ma era utile ai suoi compagni combattenti,  era  loro amica, e perciò li seguiva, perché c' era la guerra, e
combattenti, era loro amica, e perciò li seguiva, perché c'  era  la guerra, e ognuno doveva fare il suo dovere; il mondo poi
la guerra, e ognuno doveva fare il suo dovere; il mondo poi  era  grande e vario, ed è bello girarlo quando si è giovani e
tutto sbrindellato, le faceva la serenata sulla chitarra.  Era  una ragazza di campagna, sveglia, ingenua, un po' civetta,
controllo quotidiano dei pidocchi. Quest' ultimo servizio  era  necessario in quei paesi e in quei tempi, in cui il tifo
petecchiale serpeggiava endemico e mortale. L' incarico  era  poco attraente: dovevamo girare tutte le baracche, e
Il Ferrari, al cui cognome si addice l' articolo perché  era  milanese, era un portento di inerzia. Faceva parte di un
al cui cognome si addice l' articolo perché era milanese,  era  un portento di inerzia. Faceva parte di un gruppetto di
per il Comando russo e per il ragionier Rovi. Ma il Ferrari  era  trattato dai suoi colleghi con palese disprezzo, e si
e si trovava quindi relegato in una solitudine forzata.  Era  un ometto sulla quarantina, magro e giallo, quasi calvo,
assente. Passava le sue giornate sdraiato sulla branda, ed  era  un lettore infaticabile. Leggeva tutto quanto gli capitava
non in russo: sai che il russo non lo capisco bene _. Non  era  già un poliglotta: anzi, era praticamente analfabeta. Ma
non lo capisco bene _. Non era già un poliglotta: anzi,  era  praticamente analfabeta. Ma "leggeva" ugualmente ogni
differenziali, o calcolare le orbite degli asteroidi.  Era  dunque un individuo singolare: e me lo confermò la sua
Ho seguito per molti anni la scuola dei ladri di Loreto. C'  era  il manichino coi campanelli e il portafogli in tasca:
il pane bisognava che mi mettessi in proprio. _ C'  era  la guerra, lo sfollamento, la borsa nera, un mucchio di
la borsa nera, un mucchio di gente sui tranvai.  Era  sul 2, a Porta Lodovica, perché da quelle parti nessuno mi
perché da quelle parti nessuno mi conosceva; vicino a me c'  era  una con una gran borsa; in tasca del cappotto, si sentiva
gran borsa; in tasca del cappotto, si sentiva al tasto, c'  era  il portafoglio. Ho tirato fuori il saccagno, piano piano
conosceva, e non conosceva neppure quella della tasca. Non  era  neanche della polizia, era una che non c' entrava per
neppure quella della tasca. Non era neanche della polizia,  era  una che non c' entrava per niente. Sta di fatto che il tram
Da allora, il Ferrari iniziative non ne aveva più prese.  Era  il più remissivo e il più docile dei miei clienti: si
Ma l' indomani i pidocchi, chissà come, c' erano di nuovo.  Era  così: non prendeva più iniziative, non opponeva più
La cucina del campo di Bogucice, per verità, non  era  scarsa: ci veniva assegnata la razione militare russa, che
di mezzogiorno all' infermeria. La cucina dell' infermeria  era  gestita da due "maquisardes" parigine, operaie non più
la popolazione di Katowice ci guardava con simpatia, e ci  era  concesso ingresso libero sui tram e nei cinematografi. Ne
vinceva di beltà le più leggiadre donzelle di Roma, e forse  era  altera e non vaga di amori, ma quando occhio di donna s’era
e di simpatia. Un lampo dell’occhio scambiatosi da que’ due  era  bastato a fissare il loro destino per tutta la vita. Ora
conto dei giorni e degli anni. Delle quattro mura fra cui  era  rinserrato conosceva ogni ruga, crepa e grumo: le aveva
sempre qualcosa, e del resto non aveva altro da leggere.  Era  stata proprio la sua arte a condurlo al carcere. La
proprio la sua arte a condurlo al carcere. La corporazione  era  forte, rigida nella sua ortodossia, riconosciuta dall'
ortodossia, riconosciuta dall' Imperatore, e il suo dettato  era  chiaro: la materia era infinitamente divisibile. La sua
dall' Imperatore, e il suo dettato era chiaro: la materia  era  infinitamente divisibile. La sua immagine era l' acqua, non
la materia era infinitamente divisibile. La sua immagine  era  l' acqua, non la sabbia; sostenere che ci fossero quei
sostenere che ci fossero quei granelli ultimi, gli atomi,  era  eresia. Forse chi spendesse la vita a dividere l' acqua
ritrattare. L' occhio della mente gli diceva che la materia  era  vacua e rada, come il cielo stellato; granelli minuscoli
Memnone sapeva che la pietra mentiva, e sapeva che questo  era  il nocciolo dell' arte, smentire il mentito. Ricordò quanto
ben sigillata non escono né l' aria né l' acqua. Ma lui  era  sicuro che esisteva un' aria più sottile, un etere capace
solo rape. Ora il cibo che gli veniva porto dallo spioncino  era  rozzo, ma lui lo avrebbe potuto affinare. Lacerò un lembo
scartandone le parti più spesse. Dopo qualche mese, o forse  era  un anno?, gli effetti si fecero sentire. Dapprima fu solo
spinse. Provò un formicolio, e vide che il dito penetrava.  Era  una doppia vittoria: la conferma della sua visione, e la
lentissima, e nello stesso tempo fu invaso dalla nausea:  era  un turbamento doloroso, percepiva il sasso nel suo cervello
finché sentì i piedi staccarsi dal pavimento. Quanto  era  spessa la parete? Forse una tesa: la superficie esterna non
poteva essere lontana. S' accorse presto che la sua destra  era  emersa: la sentiva muovere libera nell' aria, ma stentò a
al suolo, da un' altezza di tre tese; non si fece male, ma  era  ancora intriso di macigno, pietroso, impedito. Doveva
invischiarsi: correre, senza fermarsi mai. Fino a quando?  Era  questa la libertà? Questo il suo prezzo? Trovò Ecate. Lo
Questo il suo prezzo? Trovò Ecate. Lo aveva atteso, ma  era  una vecchia; lo fece sedere e parlare, e subito lui sentì
con la testimonianza del fatto? La materia, anche la sua,  era  penetrabile, dunque discreta, dunque fatta d' atomi:
a Memnone giacente: spalla di montone, legumi. Il montone  era  coriaceo, e gli fu impossibile masticarlo. Mascella, carne
aveva esplorato la pietra del carcere, ne esplorò la pelle:  era  rimasta giovane, la sentì morbida, tesa e profumata.
Abbracciò la donna, allegro di quel vigore ridestato:  era  un effetto imprevisto, un prodotto marginale ma felice
 era  in preda ad un'angoscia infinita. Le notizie, giunte
estenuato, avanti alla sua casa. Egli lo aveva rialzato, si  era  preso cura di lui, gli aveva offerto cibo ed una ciotola di
e raccontato all'agricoltore la propria sventura. Egli  era  stato pure un agricoltore assiduo, laborioso. Aveva
grato per quelle cure, per quei lavori assidui, non si  era  rifiutato di mantenere l'onesto lavoratore ed egli si era
era rifiutato di mantenere l'onesto lavoratore ed egli si  era  trovato bene'in quel bell'angolo d'Umbria. Era stato cosi
ed egli si era trovato bene'in quel bell'angolo d'Umbria.  Era  stato cosi felice, colla moglie sana, robusta, lavoratrice
maggiore, la chieda, l'abitazione di Dio sulla terra.  Era  così felice d'essere agricoltore, di possedere la sua
rampollo e parte; fibra del corpo amoroso di lei, ed  era  grato a Dio, che lo aveva voluto figlio d'Italia,
dato una patria, una famiglia, la sua fede. Ed ora tutto  era  perduto. La moglie assassinata, i figli morti o
dagli avi: Genserico, i Vandali, Odoacre, Teodorico, che  era  piombato tra le fiamme del vulcano Stromboli, Attila. Dio!
pugno di questi barbari aveva assalito la sua casa; egli si  era  messo alla difesa, ma era stato atterrato. Lo avevano
assalito la sua casa; egli si era messo alla difesa, ma  era  stato atterrato. Lo avevano creduto morto ma non lo era; e
orribili eventi sull'animo del lavoratore assiduo dei campi  era  stata troppo atroce. Non potè, non volle rimanere. Essa
e dalla moglie uccisa; il grande eccidio di quanto gli  era  più caro al mondo, lo spronavano a correre, a fuggire; non
infido cominciavano a risentire le nausee del mal di mare.  Era  durante la notte che lo Yacht doveva avvicinarsi alla costa
trovarsi appunto la notte al luogo determinato; con Orazio  era  convenuto che dovesse segnalare la sua presenza accendendo
il vento dapprima temuto dai nostri Argonauti  era  ora ardentemente desiderato poiché lo Yacht privo di
e perdersi. Cadeva la notte, la costa co’ suoi pericoli  era  vicina e Thompson alla disperazione avvertì la signora che
la signora che il solo rimedio per evitare un naufragio  era  quello di dar fondo all’àncora. Giulia, coraggiosissima in
della costa. L’osservazione del capitano di dar fondo  era  giusta, ma in quel paraggio, che bastimento potrebbe tenere
e di quanti oggetti si trovavano sulla coperta, nulla vi  era  rimasto. Poco prima di giorno un maroso gigantesco come una
la sua opera di distruzione. Quando il capitano Thompson  era  d’avviso di cercare un porto per ripararsi voleva dire che
cercare un porto per ripararsi voleva dire che la necessità  era  estrema non essendo lui, come la maggior parte de’ suoi
Diceva bene! In casa sua il Re  era  proprio lui! LA REGINA DORMIGLIA: Disse, però, anche
Come Musiker, faceva parte della banda del campo, ed  era  quindi un Kapo anomalo dalle doppie funzioni, che alla fine
tromba e rincorrere la schiera per riprendere il suo posto.  Era  un uomo volgare ma non particolarmente violento, ben
in bella scrittura una poesiola augurale. Naturalmente  era  in olandese, lingua che non conosco, ma per uno dei curiosi
con un chimico tedesco, uno dei miei padroni di allora:  era  afflitto da sensi di colpa, e mi chiedeva qualcosa come un
personali di Goldbaum, che certo nessun libro nominava.  Era  una prova piccola ma concreta. Gli avevo risposto il poco
concreta. Gli avevo risposto il poco che sapevo: Goldbaum  era  morto durante la terribile marcia di trasferimento dei
Questo nome è tornato a galla pochi mesi fa. Il "Sistema"  era  stato pubblicato in Inghilterra, e una certa famiglia Z.,
una lettera complicata. Un loro zio, Gerhard Goldbaum,  era  stato deportato, non sapevano dove, né avevano più avuto
di un cognome molto comune, tuttavia una delle nipoti  era  disposta a venire a Torino a parlarmi, per verificare se
cercai di mobilitare quanto di Goldbaum ricordavo. Non  era  molto: appartenevamo alla stessa squadra, ambiziosamente
in qualche altra specializzazione tecnica. Il suo tedesco  era  limpido: senza dubbio era stato un uomo civile e di buona
tecnica. Il suo tedesco era limpido: senza dubbio  era  stato un uomo civile e di buona cultura. Rilessi le lettere
dato che avevo dimenticato: il Goldbaum che lui ricordava  era  un fisico dei suoni, come me era stato esaminato, e poi
Goldbaum che lui ricordava era un fisico dei suoni, come me  era  stato esaminato, e poi assegnato a un laboratorio di
a colloquio da un gentilissimo funzionario sovietico:  era  venuto a sapere che io avevo lavorato da prigioniero in un
recarmi a Londra in aprile: un loro viaggio in Italia  era  inutile, avremmo potuto vederci là. Vennero all'
di abbagliamento; a distanza di quasi mezzo secolo, il viso  era  quello, coincideva perfettamente con quello che io, senza
quella sofferenza. E fu sciolto anche il nodo dell' Olanda.  Era  una conferma ulteriore: la nipote mi disse che al tempo
che al tempo dell' annessione dell' Austria Gerhard si  era  rifugiato in Olanda, dove, ormai padrone della lingua,
nazista. Apparteneva alla Resistenza olandese; come me,  era  stato arrestato come partigiano, e poi riconosciuto come
in ottimo umore e salute. Eravamo contenti perché c'  era  il sole, perché ci sentivamo liberi, per il buon odore che
dalla terra, e anche un poco perché a due chilometri c'  era  gente non malevola, anzi arguta e disposta al riso, che ci
inurbato e cittadino romano "fin dal tempo di Nerone")  era  moralmente e tecnicamente attrezzato per la vita precaria
precaria del vagabondaggio e del furto agricolo. La scelta  era  netta: o il rientro immediato nel consorzio civile, o il
vuoto. Fu fatto un rapido censimento dei nostri averi. Non  era  molto: otto rubli fra tutti. Era difficile stabilire quale
dei nostri averi. Non era molto: otto rubli fra tutti.  Era  difficile stabilire quale fosse il loro potere d' acquisto,
e un carretto fino a Staryje Doroghi. Forse il danaro  era  poco, ma avremmo potuto provare a offrire qualche capo di
un po' spazientito per la ottusità di quella gente: non  era  forse una telega? _ Tjeljega! _ mi corresse il barbone, con
na Staryje Doroghi. Noi pagare. Otto rubli. L' offerta  era  irrisoria: l' equivalente di due uova per trenta più trenta
sdraiati sui non troppo morbidi sacchi del barbone.  Era  comunque molto meglio che viaggiare a piedi: potevamo fra
fra l' altro godere a nostro agio del paesaggio. Questo  era  per noi insolito, e stupendo. La pianura, che il giorno
prima ci aveva oppressi con la sua solenne vacuità, non  era  più rigorosamente piatta. Era increspata in lievissime,
la sua solenne vacuità, non era più rigorosamente piatta.  Era  increspata in lievissime, appena percettibili ondulazioni,
stagni e paludi, grandi e piccole. Il terreno scoperto  era  sabbioso, e irto qua e là di selvagge macchie di arbusti:
mitica marcia verso l' orizzonte opposto a quello da cui  era  sorto. Il Signor Unverdorben sapeva sul Moro assai più cose
di noi: apprendemmo in quella occasione che il Moro non  era  (o non era soltanto) un vecchio lunatico. L' involto aveva
apprendemmo in quella occasione che il Moro non era (o non  era  soltanto) un vecchio lunatico. L' involto aveva un perché,
una figlia, una sola, ormai quasi cinquantenne, e questa  era  a letto paralizzata: non sarebbe guarita mai. Per questa
pervenirle; per lei sola aveva lavorato tutta la vita, ed  era  diventato moro come il legno di noce e duro come la pietra.
a Staryje Doroghi. Staryje Doroghi fu una sorpresa. Non  era  un villaggio; o meglio, un minuscolo villaggio esisteva, in
a noi destinato, a tutti noi millequattrocento italiani,  era  un unico gigantesco edificio, isolato ai margini della
Si chiamava "Krasnyj Dom", la Casa Rossa, e in effetti  era  rossa senza economie, di dentro e di fuori. Era una
in effetti era rossa senza economie, di dentro e di fuori.  Era  una costruzione veramente singolare, cresciuta senz' ordine
per sci. Ma anche qui, come a Sluzk, nulla o quasi nulla  era  rimasto del mobilio e dell' attrezzatura; non solo mancava
conduceva in nessun luogo. Intorno alla Casa Rossa non v'  era  alcuna recinzione, sia pure solo simbolica come a Katowice.
recinzione, sia pure solo simbolica come a Katowice. Non vi  era  neppure un servizio di sorveglianza vero e proprio: davanti
alcuna consegna nei riguardi degli italiani. Il suo compito  era  solo quello di impedire che altri russi venissero di notte
ma di rado si occupavano di noi. Chi si occupava di noi  era  un gruppetto di ufficiali italiani, ex prigionieri di
lenzuola e coperte. Neanche da parte nostra, tuttavia, c'  era  ragione di lamentarsi. Eravamo trattati esattamente come i
stagione, i malati erano pochissimi, e il nostro incarico  era  una sinecura. Chi voleva, se ne poteva andare. Parecchi lo
settimana o mese di vagabondaggi: poiché, se il campo non  era  né sorvegliato né cintato, lo erano invece, e fortemente,
lo erano invece, e fortemente, le lontane frontiere. Non vi  era  da parte russa alcuna velleità di pressione ideologica,
tentativo di discriminazione fra noi. La nostra comunità  era  troppo complicata: ex militari dell' ARMIR, ex partigiani,
indifferenza. Eravamo italiani, e tanto bastava: il resto  era  "vsjò ravnò", tutto uguale. Dormivamo su tavolati di legno
russo ci fece cortesemente osservare che il nostro reclamo  era  infondato. Sulla testata del tavolato si potevano ancora
quei posti prima di noi: che giudicassimo noi stessi, c'  era  un nome ogni cinquanta centimetri. Lo stesso si poteva
giorno: pane di segala, poco lievitato, umido e acido: ma  era  molto, ed era il loro pane. E la "kasa" quotidiana era la
di segala, poco lievitato, umido e acido: ma era molto, ed  era  il loro pane. E la "kasa" quotidiana era la loro "kasa": un
ma era molto, ed era il loro pane. E la "kasa" quotidiana  era  la loro "kasa": un blocchetto compatto di lardo, miglio,
alla settimana, poi, veniva distribuito il pesce, "ryba".  Era  pesce di fiume, di dubbia freschezza, pieno di spine,
farne? Pochi fra noi si adattarono a mangiarlo così com'  era  (così facevano molti russi): per cuocerlo, ci mancavano i
sale e l' arte. Presto ci convincemmo che la miglior cosa  era  rivenderlo ai russi medesimi, ai contadini del villaggio o
altro strumento, di utilità meno ovvia: una siringa. Non c'  era  da sperare di trovarne una al villaggio russo, e perciò
tenete. Anche se è un po' malandata, non fa niente. Ce n'  era  una infatti, da venti centimetri cubi, scheggiata e
della siringa non durò a lungo: la vita a Staryje Doroghi  era  troppo oziosa perché non vi proliferassero il pettegolezzo
fu incontrato nel villaggio dal Rovati, suo concorrente:  era  senza secchio e vendeva pesci, ma erano pesci stranissimi,
per molte scoperte scientifiche, la pensata della siringa  era  scaturita da un insuccesso e da una osservazione fortuita.
aveva barattato pesce al villaggio contro una gallina viva.  Era  tornato alla Casa Rossa persuaso di avere fatto un ottimo
e grossa. Senonché, dopo di averla ammazzata e spennata, si  era  accorto che qualcosa non andava; la gallina era
si era accorto che qualcosa non andava; la gallina  era  dissimmetrica, aveva la pancia tutta da una parte sola, e
alla palpazione qualcosa di duro, mobile ed elastico. Non  era  l' uovo: era una grossa cisti acquosa. Cesare,
qualcosa di duro, mobile ed elastico. Non era l' uovo:  era  una grossa cisti acquosa. Cesare, naturalmente, era corso
uovo: era una grossa cisti acquosa. Cesare, naturalmente,  era  corso ai ripari, ed era riuscito a rivendere subito l'
acquosa. Cesare, naturalmente, era corso ai ripari, ed  era  riuscito a rivendere subito l' animale nientemeno che al
chilometri di distanza. Ma un giorno ritornò nero in viso;  era  senza pesce, senza soldi e senza merce: _ Mi sono fatto
ispido come un porcospino, e scendeva solo per i pasti. Gli  era  successa un' avventura diversa dalle solite. Me la raccontò
commerciale ne avrebbe sofferto. Infatti, il pesce non gli  era  stato strappato con la violenza da un russo ferocissimo,
primo tempo aveva cercato di lasciare intendere: la verità  era  un' altra. Il pesce lo aveva regalato, mi confessò, pieno
Il pesce lo aveva regalato, mi confessò, pieno di vergogna.  Era  andato al villaggio, e, per evitare clienti già bruciati in
e, per evitare clienti già bruciati in precedenza, non si  era  fatto vedere nella strada principale, ma aveva preso un
anzi, una baracca di mattoni a secco e lamiera. Fuori c'  era  una donna magra vestita di nero, e tre bambini pallidi
di nero, e tre bambini pallidi seduti sulla soglia. Si  era  avvicinato e le aveva offerto il pesce: e quella gli aveva
anche fatto entrare nella baracca, e nella baracca non c'  era  niente, solo delle cucce di paglia come in un canile. A
degli occhi tali, che Cesare aveva buttato giù il pesce ed  era  scappato come un ladro.
poi non più, si sentiva come impermeabile. Ma l' esame  era  importante, il più importante del biennio, e quella sera di
se aveva regalato all' umanità due guerre mondiali. Amelia  era  di razza sostanzialmente umana, e con la nonna Letizia non
una gita in val di Lanzo aveva commesso un' imprudenza ed  era  stata fecondata da polline di larice: la nonna Gianna era
era stata fecondata da polline di larice: la nonna Gianna  era  nata così. Poveretta, lei non ne aveva colpa, ma come
lei non ne aveva colpa, ma come Amelia la ricordava  era  poco gradevole. Era fortuna che l' eredità umana avesse
colpa, ma come Amelia la ricordava era poco gradevole.  Era  fortuna che l' eredità umana avesse prevalso, come del
avviene di regola, tuttavia chiunque si sarebbe accorto che  era  una disfilattica: aveva la pelle scura, ruvida e squamosa,
voce spenta, quasi un soffio, e con una lentezza irritante.  Era  incredibile che avesse trovato marito: forse solo per le
che si cambiavano il naso. L' avevano provato sui topi,  era  innocuo. Sicuro, innocuo, come i defoglianti, quelli di
una coperta corta, che se la tiri da una parte .... Non  era  questo che interessava ad Amelia: avrebbe voluto sapere
quel tempo. Ordinato sì, ma forse un po' insipido,  era  quasi impossibile fare confronti. Quanto alla storia dell'
alla storia dell' ipostenone, la sapevano anche i bambini:  era  indistruttibile, ma se n' erano accorti troppo tardi,
nel latte, nel pane e nel vino. Adesso il mondo ne  era  pieno, e tutte le difese immunitarie erano cadute. Era come
ne era pieno, e tutte le difese immunitarie erano cadute.  Era  come se la natura vivente avesse perso la sua diffidenza:
Tutte le donne in età feconda dovevano stare molto attente.  Era  una vecchia storia: Amelia aveva sonno, diede la buonanotte
preparò la borsa per il giorno dopo e si mise a letto.  Era  una buona dormitrice: aveva spesso pensato che la sua
... qualche cosa di vero ci poteva essere: se una donna  era  poco pulita, e la pulce era maschio, poteva scattare la
ci poteva essere: se una donna era poco pulita, e la pulce  era  maschio, poteva scattare la trappola. Su questi argomenti
argomenti la Chiesa Restaurata non scherzava: l' anima  era  sacra, e l' anima c' era dappertutto, anche negli embrioni
Restaurata non scherzava: l' anima era sacra, e l' anima c'  era  dappertutto, anche negli embrioni di un mese, e a maggior
al parto, anche se di umano non avevano gran che. E poi c'  era  chi diceva che la condizione femminile era migliorata! Si
che. E poi c' era chi diceva che la condizione femminile  era  migliorata! Si fece coraggio ed entrò nell' Istituto di
uscì poco dopo, allegro e soddisfatto: tutto bene, Mancuso  era  garbato e sensato, lui in cinque minuti se l' era cavata
Mancuso era garbato e sensato, lui in cinque minuti se l'  era  cavata con un 29. No, niente trappole, lui era stato
minuti se l' era cavata con un 29. No, niente trappole, lui  era  stato interrogato sulle guerre d' Uganda, e quello prima di
afflittive. Ritornò il bidello e chiamò Amelia. Mancuso  era  sulla quarantina, piccolo, nervoso, nero d' occhi e di
i baffetti, radi e rigidi. Parlava talmente veloce che  era  difficile seguirlo: spesso bisognava fargli ripetere le
le stava a cuore, e non solo per ragioni personali: le  era  sempre parso ingiusto che nelle scuole di tutti i livelli
a quello che a lei appariva aperto? Di solito, agli esami  era  timida e legata, ma quel giorno non riconosceva se stessa:
di germi invisibili ed infiniti, ed in ogni germe  era  scritto un messaggio pieno di destino, scagliato nella
al momento in cui la ferrea barriera fra specie e specie  era  andata infranta, ed ancora non si sapeva se per il bene o
pure. Ecco il libretto. Arrivederci _. Per parlare, si  era  cacciata la noce fra la guancia e la mandibola. Amelia
fino a sera nessuno a casa l' avrebbe aspettata. Mancuso  era  un asino, su questo non c' era discussione. Forse aveva
avrebbe aspettata. Mancuso era un asino, su questo non c'  era  discussione. Forse aveva delle scusanti, forse la storia
Forse aveva delle scusanti, forse la storia del criceto  era  vera, ma guai ad andare troppo in là con le
un treno, va processato e non perdonato, anche se suo nonno  era  un caprone. Non siamo razzisti, ma dire che un somaro è un
villano è un villano, non è razzismo, chiaro? Il sentiero  era  piano, ombroso e solitario, e camminando Amelia si calmò.
strano: Amelia si conosceva bene, e sapeva che quel modo  era  strano. Anche se comune a molti e a molte, e non tutti col
di desiderio. Pochi lo soddisfacevano (via, non sempre  era  facile soddisfarlo), ma anche insoddisfatto, quel desiderio
vario, così vivo e sottile, li arricchiva e li nobilitava.  Era  stupido fermarsi alla superficie, al moralismo puritano, e
fra le catastrofi. Da più di un secolo l' umanità si  era  ubriacata di profezie catastrofiche: ora, la morte nucleare
di profezie catastrofiche: ora, la morte nucleare non  era  venuta, la crisi energetica sembrava superata, l'
energetica sembrava superata, l' esplosione demografica si  era  estinta, e a scorno di tutti i profeti il mondo stava
disfilassi, che nessun futurologo aveva pronosticata. Ed  era  strano, strano e meraviglioso, che la natura sconvolta
sua coerenza. Insieme con la fecondità fra specie diverse  era  nato il desiderio; talvolta grottesco e assurdo, talvolta
Certo, c' erano i rosicchiamenti di Mancuso (forse non  era  che un maleducato), ma ogni anno, ogni giorno, nascevano
se mi capitasse come alla bisnonna!" Ebbene, perché no?  Era  meglio Fabio o il ciliegio? Meglio Fabio, senza dubbio, non
rientrato a casa dalla prigione, quando suonò il telefono.  Era  Gilberto, ed era regolarmente entusiasta: possedeva il
dalla prigione, quando suonò il telefono. Era Gilberto, ed  era  regolarmente entusiasta: possedeva il Mimete da venti
aveva realizzate, e le altre che aveva in animo di fare; si  era  comperato il testo del Peltier, "Théorie générale de l'
e Eisenlohr, "The Mimes and other Duplicating Devices"; si  era  iscritto ad un corso accelerato di cibernetica ed
dopo il telefono squillò nuovamente: la voce di Gilberto  era  carica di emozione, ma recava un inconfondibile accento di
il pacchetto di sigarette, il libro, eccetera); poi si  era  stancato, aveva portato il Mimete in officina e lo aveva
impossibile, e neppure tanto difficile. Detto fatto, si  era  fatto spedire dalla NATCA, non so con quali pretesti, 200
profilati e guarnizioni, e dopo sette giorni il lavoro  era  compiuto. Aveva costruito una specie di polmone
idea detestabile di duplicare sua moglie, mi disse, non gli  era  venuta che in seguito, vedendo Emma dormire profondamente.
umane. Mi raccontò, come se fosse la cosa più naturale, che  era  innamorato di Emma, che Emma gli era indispensabile, e che
cosa più naturale, che era innamorato di Emma, che Emma gli  era  indispensabile, e che perciò gli era sembrata una buona
di Emma, che Emma gli era indispensabile, e che perciò gli  era  sembrata una buona cosa averne due. Forse me lo raccontò in
in buona fede (Gilberto è sempre in buona fede), e certo  era  ed è innamorato di Emma, a modo suo, puerilmente, e per
appunto, "per vedere che effetto fa". Gli chiesi se non gli  era  venuto in mente di consigliarsi con Emma, di chiederle il
capelli: aveva fatto di peggio, il sonno profondo di Emma  era  stato provocato, le aveva somministrato un sonnifero. _ E
portava gli abiti di Emma__I con disinvoltura; ovviamente,  era  identica alla titolare sotto ogni aspetto: viso, denti,
seconda, se si considera il caso vagamente analogo di Eva.  Era  nata dormendo, poiché il Mimete aveva duplicato anche il
anche il sonnifero che correva per le vene di Emma-I, e si  era  svegliata "sapendo" di essere Emma Perosa in Gatti, unica
i suoi racconti e i suoi tentativi e perciò non si  era  stupita eccessivamente quando era stata informata dell'
tentativi e perciò non si era stupita eccessivamente quando  era  stata informata dell' arbitrario atto creativo a cui doveva
riflettere che la loro identità, originariamente perfetta,  era  destinata a non durare: anche se Gilberto si fosse
manifestazione di preferenza per una delle due donne (ed  era  una ipotesi assurda, perché Gilberto è un pasticcione e un
preferenza, anche minuscola, il fragile equilibrio a tre  era  votato al naufragio. Esposi a Gilberto queste mie
Gli feci presente inoltre che la sua posizione legale  era  per lo meno dubbia, e che io ero finito in prigione per
dubbia, e che io ero finito in prigione per molto meno:  era  coniugato con Emma Perosa, anche Emma-II era Emma Perosa,
molto meno: era coniugato con Emma Perosa, anche Emma-II  era  Emma Perosa, ma questo non cancellava il fatto che le Emme
Perosa erano due. Ma Gilberto si dimostrò inaccessibile:  era  stupidamente euforico, in uno stato d' animo da sposo
pensava visibilmente ad altro. Invece di guardare me,  era  perduto nella considerazione delle due donne, che proprio
Lo farò io, il duplicato: col Mimete, stasera stessa _.  Era  molto fiero di questa sua trovata, e sospetto che abbia
livello di urbanità e di cortesia formale, ma la tensione  era  evidente. Gilberto non mi invitò a casa sua: venne da me, e
Gilberto non mi invitò a casa sua: venne da me, e non  era  più euforico affatto. Mi narrò quanto era successo. Me lo
da me, e non era più euforico affatto. Mi narrò quanto  era  successo. Me lo narrò in modo assai maldestro, poiché
ad esprimere i propri sentimenti. Il viaggio in Spagna  era  stato ad un tempo divertente e faticoso. A Siviglia, dopo
una giornata dal programma sovraccarico, una discussione  era  sorta, in un clima di irritazione e di stanchezza. Era
era sorta, in un clima di irritazione e di stanchezza.  Era  sorta fra le due donne, sull' unico argomento su cui le
opinioni potevano divergere, ed in effetti divergevano.  Era  stata opportuna o no, lecita o illecita, l' impresa di
Emma-II aveva detto di sì; Emma-I non aveva detto nulla.  Era  bastato questo silenzio a dare il tracollo alla bilancia:
alla bilancia: da quell' istante la scelta di Gilberto  era  stata fatta. Provava davanti ad Emma-I un imbarazzo
il suo affetto per la moglie legittima. La rottura non  era  ancora avvenuta, ma Gilberto sentiva che non avrebbe potuto
maligna e triste davanti alla mia facile profezia che si  era  avverata. Non mi sarei mai aspettato di vedermi piovere in
piovere in ufficio, un mese dopo, un Gilberto radioso.  Era  nella sua miglior forma, loquace, rumoroso, visibilmente
compiaccio, e ti elogio per la tua modestia; d' altra parte  era  ora che tu mettessi testa a partito. _ No, guarda: non mi
di formulare accuse bisogna andare cauti. Il fornitore  era  la W., grande e rispettabile industria tedesca, uno dei
e tutta la propria capacità defatigatoria. Ma non c'  era  modo di evitare la controversia: le altre partite di resina
bene con quella stessa partita di nerofumo, la resina  era  di un tipo speciale, che solo la W. produceva, e noi
della questione, e pochi giorni dopo giunse la risposta:  era  lunga e pedante,consigliava artifici ovvi che noi avevamo
quanto la prima, e firmata dallo stesso Doktor L. Müller.  Era  un po' più pertinente della prima, riconosceva (con molte
di cui, fino a quel tempo, nel mondo delle vernici non si  era  mai sentito parlare. L' ignoto dottor Müller ci invitava a
internazionale e di una riesportazione. Müller. C'  era  un Müller in una mia incarnazione precedente, ma Müller è
sott' occhio una particolarità dell' ultima lettera che mi  era  sfuggita: non era un errore di battuta, era ripetuto due
particolarità dell' ultima lettera che mi era sfuggita: non  era  un errore di battuta, era ripetuto due volte, stava proprio
lettera che mi era sfuggita: non era un errore di battuta,  era  ripetuto due volte, stava proprio scritto "naptenat", non
aerei alleati a sconquassare la fabbrica di Buna: non c'  era  un vetro intero, mancavano l' acqua, il vapore, l' energia
l' acqua, il vapore, l' energia elettrica; ma l' ordine  era  di incominciare a produrre gomma Buna, e i tedeschi non
che i ricchi romani importavano dalla Grecia. Lavorare  era  tanto impossibile quanto inutile: il nostro tempo se ne
piuttosto autorevole, perché tutti lo salutavano per primi.  Era  un uomo alto e corpulento, sui quarant' anni, dall' aspetto
un campione di naftenato di vanadio, e mi accorsi che non  era  facile: il prodotto non era di fabbricazione normale,
vanadio, e mi accorsi che non era facile: il prodotto non  era  di fabbricazione normale, veniva preparato in piccoli
da uomo a uomo, a fare i conti con uno degli "altri"  era  stato il mio desiderio più vivo e permanente del
il mio desiderio più vivo e permanente del dopo-Lager.  Era  stato soddisfatto solo in parte dalle lettere dei miei
non conoscevo l' altra facciata, e che probabilmente non  era  implicata se non sentimentalmente. L' incontro che io
con tanta intensità da sognarlo (in tedesco) di notte,  era  un incontro con uno di quelli di laggiù, che avevano
le misure, e per dire "dunque?" Se questo Müller  era  il mio Müller, non era l' antagonista perfetto, perché in
per dire "dunque?" Se questo Müller era il mio Müller, non  era  l' antagonista perfetto, perché in qualche modo, forse solo
di solidarietà professionale. Forse ancora meno: forse si  era  soltanto risentito per il fatto che quello strano ibrido di
strano ibrido di collega e di strumento, che pure insomma  era  un chimico, frequentasse un laboratorio senza l' Anstand,
altri intorno a lui non avevano sentito neppure questo. Non  era  l' antagonista perfetto: ma, come è noto, la perfezione è
sul dottor Müller: quanti anni aveva? quale aspetto? dove  era  stato durante la guerra? La risposta non tardò molto: gli
con una lettera di accompagnamento in cui gli chiedevo se  era  veramente lui il Müller di Auschwitz, e se ricordava "i tre
piano tecnico la questione sembrava bene avviata, ma non  era  chiaro il destino del lotto difettoso di resina:
La risposta "privata" continuava a farsi attendere, il che  era  irritante e snervante quasi quanto la contesa aziendale.
all' Anstand. Non avrebbe risposto mai. Peccato: non  era  un tedesco perfetto, ma esistono tedeschi perfetti? o ebrei
su elegante carta intestata in caratteri vagamente gotici.  Era  una lettera di apertura, breve e riservata. Sì, il Müller
di apertura, breve e riservata. Sì, il Müller di Buna  era  proprio lui. Aveva letto il mio libro, riconosciuto con
il mio libro, riconosciuto con emozione persone e luoghi;  era  lieto di sapermi sopravvissuto; mi chiedeva notizie degli
degli altri due "uomini del laboratorio", e fin qui non c'  era  nulla di strano, poiché erano nominati nel libro: ma
a me rispondere, e mi sentivo imbarazzato. Ecco: l' impresa  era  riuscita, l' avversario accalappiato; era davanti a me,
Ecco: l' impresa era riuscita, l' avversario accalappiato;  era  davanti a me, quasi un collega verniciaio, scriveva come me
me su carta intestata, e si ricordava perfino di Goldbaum.  Era  ancora assai sfuocato, ma era chiaro che voleva da me
perfino di Goldbaum. Era ancora assai sfuocato, ma  era  chiaro che voleva da me qualcosa come un' assoluzione,
sconto sulla fattura di una resina difettosa. La situazione  era  interessante, ma atipica: coincideva solo in parte con
Pannwitz? Perché i bambini in gas? Ma sentivo che non  era  ancora il momento di superare certi limiti, e gli chiesi
eufemismi, parlare di pudore, ribrezzo, ritegno. Paura  era  la parola: come non mi sentivo un Montecristo, così non mi
mi giunse a casa la lettera che attendevo: ma non  era  come la attendevo. Non era una lettera modello, da
la lettera che attendevo: ma non era come la attendevo. Non  era  una lettera modello, da paradigma: a questo punto, se
meno rotonda. È raro che giaccia in un piano. La lettera  era  lunga otto pagine, e conteneva una fotografia che mi fece
e conteneva una fotografia che mi fece trasalire. Il viso  era  quel viso: invecchiato, ed insieme nobilitato da un
distratta e momentanea, "perché ha l' aria così inquieta?"  Era  visibilmente opera di uno scrivente inesperto: retorica,
"contro cui si spuntano le armi della notte": la frase  era  mia, ma ripetuta da lui mi suonava ipocrita e stonata.
dal generale entusiasmo per il regime di Hitler", si  era  iscritto in una lega studentesca nazionalistica, che poco
in una lega studentesca nazionalistica, che poco dopo  era  stata incorporata d' ufficio nelle SA; aveva ottenuto di
di esserne congedato, e commentava che "anche questo  era  dunque possibile". Alla guerra, era stato mobilitato nell'
che "anche questo era dunque possibile". Alla guerra,  era  stato mobilitato nell' antiaerea, e soltanto allora,
potuto (come me!) far valere la sua qualità di chimico, ed  era  stato assegnato alla fabbrica di Schkopau della IG-Farben,
Schkopau della IG-Farben, di cui la fabbrica di Auschwitz  era  una copia ingrandita: a Schkopau aveva provveduto ad
non mi spiegavo la strana familiarità col dottor Müller.  Era  stato trasferito ad Auschwitz con le ragazze solo nel
assegnati solo i lavori più umili, e la compassione non  era  tollerata". Era stato assegnato alle dirette dipendenze del
i lavori più umili, e la compassione non era tollerata".  Era  stato assegnato alle dirette dipendenze del Doktor
una pessima opinione del suo superiore, e mi precisava che  era  morto nel 1965 di un tumore al cervello. Era lui Müller il
precisava che era morto nel 1965 di un tumore al cervello.  Era  lui Müller il responsabile dell' organizzazione del
di diffidenza reciproca e di stanchezza mortale,  era  del tutto fuori della realtà, e solo spiegabile con un
con un molto ingenuo wishful thinking postumo; forse  era  una circostanza che lui raccontava a molti, e non si
la poteva credere ero proprio io. Forse, in buona fede, si  era  costruito un passato di comodo. Non ricordava i due
parere plausibili. Aveva saputo della mia scarlattina, e si  era  preoccupato della mia sopravvivenza, specialmente quando
i prigionieri venivano evacuati a piedi. Il 26 gennaio 1945  era  stato assegnato dalle SS al Volkssturm, l' armata
de Principe", nessuna accusa alla IG-Farben: il mio uomo  era  tuttora dipendente della W., che ne era l' erede, e non si
il mio uomo era tuttora dipendente della W., che ne  era  l' erede, e non si sputa nel piatto in cui si mangia.
Durante il suo breve soggiorno ad Auschwitz, lui "non  era  mai venuto a conoscenza di alcun elemento che sembrasse
a quel tempo, presso la maggioranza silenziosa tedesca,  era  tecnica comune cercare di sapere quante meno cose fosse
dalla fabbrica di Buna. Poco prima del collasso finale,  era  stato catturato dagli americani, e rinchiuso per qualche
scriveva, a non avere "keine Ahnung", a non rendersi conto.  Era  ritornato presso la sua famiglia a fine giugno 1945. Il
delle sue annotazioni, che io avevo chiesto di conoscere,  era  sostanzialmente questo. Percepiva nel mio libro un
necessità di un incontro, in Germania o in Italia, dove  era  pronto a raggiungermi quando e dove io lo gradissi:
data della lunga lettera privata, oltre alla stessa firma;  era  una lettera conciliante, riconoscevano il loro torto, e si
a qualsiasi proposta. Facevano capire che non tutto il male  era  venuto per nuocere: l' incidente aveva messo in luce la
cliente fosse destinata. Che fare? Il personaggio Müller si  era  "entpuppt", era uscito dalla crisalide, era nitido, a
Che fare? Il personaggio Müller si era "entpuppt",  era  uscito dalla crisalide, era nitido, a fuoco. Né infame né
Müller si era "entpuppt", era uscito dalla crisalide,  era  nitido, a fuoco. Né infame né eroe: filtrata via la
di rispetto per lui: non è comodo essere monocoli. Non  era  un ignavo né un sordo né un cinico, non si era adattato,
Non era un ignavo né un sordo né un cinico, non si  era  adattato, faceva i conti col passato e i conti non gli
altri onesti tedeschi incontrati in spiaggia o in fabbrica,  era  tutto a suo favore: la sua condanna del nazismo era timida
era tutto a suo favore: la sua condanna del nazismo  era  timida e perifrastica, ma non aveva cercato
si andrebbe molto lontano dal suo senso profondo. Eppure  era  meglio questo rifugiarsi nei luoghi comuni che non la
mi chiamò al telefono dalla Germania. La comunicazione  era  disturbata, e del resto ormai non mi è più facile
più facile comprendere il tedesco al telefono: la sua voce  era  faticosa e come rotta, il tono concitato. Mi annunciava che
avanzato, aveva sospettato che il giochetto dell' ambra  era  un segno da decifrare: che esso era l' annunciazione per
giochetto dell' ambra era un segno da decifrare: che esso  era  l' annunciazione per enigma di una forza che avrebbe mutato
sono venuto a conoscenza molti anni fa in modo drammatico.  Era  estate. Nel cortile della fabbrica c' era un serbatoio
modo drammatico. Era estate. Nel cortile della fabbrica c'  era  un serbatoio fuori terra che conteneva dieci tonnellate di
Intanto il liquido continuava a defluire: sul terreno si  era  formata una pozza accesa che si stava dilatando rapidamente
a certi limiti. Fra quel serbatoio e il rubinetto c'  era  infatti un tratto di tubo piuttosto sottile; l' operaio
aver aperto il rubinetto d' un solo colpo, e il liquido si  era  elettrizzato nel breve percorso. Quello era il primo
e il liquido si era elettrizzato nel breve percorso. Quello  era  il primo prelievo della giornata, ma l' ora era avanzata e
Quello era il primo prelievo della giornata, ma l' ora  era  avanzata e c' era il sole; quindi il liquido aveva sostato
primo prelievo della giornata, ma l' ora era avanzata e c'  era  il sole; quindi il liquido aveva sostato a lungo nel tubo e
forse fra il rubinetto e il liquido stesso, e l' accensione  era  avvenuta. Un pericolo sottile, dunque: non ovvio, non
questa forza, per eccesso di zelo e per ignoranza.  Era  la mattina di un 31 dicembre e la fabbrica era chiusa. Mi
ignoranza. Era la mattina di un 31 dicembre e la fabbrica  era  chiusa. Mi telefonò il custode di correre subito; sulla
di correre subito; sulla strada, davanti all' ingresso, si  era  capovolto un rimorchio carico di benzina, e lui non sapeva
la motrice, essa pure carica di benzina, e con essa  era  sparito nella nebbia. Il rimorchio era coricato su un
benzina, e con essa era sparito nella nebbia. Il rimorchio  era  coricato su un fianco, sul lato della strada opposto alla
della strada opposto alla fabbrica, e dal coperchio (che  era  mal chiuso, o si era sbullonato per la scossa) usciva
alla fabbrica, e dal coperchio (che era mal chiuso, o si  era  sbullonato per la scossa) usciva benzina a fiotti. Faceva
i vigili del fuoco; ci consultammo, la prima cosa da fare  era  raddrizzare il rimorchio, ma per questo ci voleva una gru;
prato, il che fu fatto in un baleno, dopo di che il prato  era  diventato candido e faceva un bellissimo vedere. Mentre
il famoso additivo? Dissi al tenente dei vigili che  era  prudente riempire la camera d' aria con gas inerte. Dentro
introdurre l' anidride e richiudere. Il tenente approvò;  era  ormai notte, ed iniziammo l' operazione alla luce dei
l' altro, scaricammo nel mezzo serbatoio (l' altra metà  era  ancora piena di benzina che per l' inclinazione del veicolo
poi richiudemmo il coperchio. Intanto il freddo si  era  fatto più intenso e la nebbia più fitta; il resto del
tubi di gomma dello schiumogeno, perché la miscela che vi  era  contenuta stava gelando. Il rimorchio ribaltato, coperto di
giorni dopo appresi che il pericolo a cui eravamo scampati  era  più serio di quanto immaginassimo. In un altro libro,
avvenuto in olanda: erano morte decine di persone, ed  era  stato scatenato dall' uso improprio di un estintore ad
Fabi e dei Cincinnati, l’emporio delle meraviglie umane,  era  per Giulia un incantesimo. Conosceva ogni cosa bella di
sapeva apprezzare i capolavori e il suo compito quotidiano  era  copiarli. Fra i grandi maestri essa s’era fatta un idolo
i tratti del viso, lo sbattere delle palpebre che le  era  così frequente quando qualcosa la imbarazzava. «Adesso
Chi li comprava adesso quegli orecchini? Perché  era  chiaro che i soldi qualcuno doveva tirarli fuori. Io basta,
crepuscolo tenace dell'estate nel nord la coronava di luce.  Era  poverissima allora, per pagarsi il biglietto fino a Londra
sul palmo. Asia li guardava, di colpo indifferente perché  era  anche orgogliosa. Faceva sempre così, come se fosse chiaro
Faceva sempre così, come se fosse chiaro che tutto le  era  dovuto e nella semioscurità di quell'antro sembrava a
troppo forti quelle gambe, lunghe, senza grazia. Asia  era  andata a guardarsi in un vecchio specchio appeso al muro
tutto quello che avevo. Altro che i guanti di Harrods.  Era  povero anche Federico, se non come lei. Avevano trovato
stanze dietro Kensing-ton Square e anche se il quartiere  era  bello l'edificio cadeva a pezzi e si saliva su per una
per una stretta scala di ferro. In fondo al lungo corridoio  era  la stanza di Asia e vicino una specie di bagno con un
con un lavabo di cucina in pietra. Una parte delle scale  era  crollata durante i bombardamenti e sui gradini ricostruiti
nella grande vasca centrale. La principessa Elisabetta si  era  da poco fidanzata con Filippo di Edimburgo e ovunque
Ma sapeva che in fondo le perdonava quasi tutto perché  era  tanto povera e tanto orgogliosa e quel marito con i soldi
povera e tanto orgogliosa e quel marito con i soldi non  era  troppo facile da trovare. Asia addentava il pane e gli
delle capre! Lei voleva vedere tutto, la Torre dove  era  stato rinchiuso il conte di Essex e i ritratti dei re
Botanico e quello spaventoso Museo delle Cere dove Federico  era  uscito a metà lasciandola incantata davanti alla
curiosità. E questo, oltre naturalmente la sua bellezza,  era  fatto per attrarre. Il fisico stesso, impacciato e
assecondava questo suo vizio o virtù. Il più disarmato  era  Carlo (prendeva per buona ogni sua meraviglia quasi lui
quasi lui fosse stato Abelardo e lei Eloisa) e si  era  visto paziente tutto il Museo delle Cere contentandosi di
poteva allora diventare dura, sgarbata. Ma neanche questo  era  troppo sicuro, non si poteva mai sapere. Dio, come la odio
sicuro, non si poteva mai sapere. Dio, come la odio si  era  detto quel giorno Federico quando l'aveva vista uscire dal
dove c'era un buon odore di carta inglese e la luce  era  quella giusta per sfogliare un libro, il silenzio
abbracci? Così erano andati al cinema e a Asia  era  venuto sonno (capitava ogni tanto e finiva per
avevano litigato dicendosi le cose più atroci. Il pretesto  era  stato dei più stupidi, Asia non era stata neanche nominata.
più atroci. Il pretesto era stato dei più stupidi, Asia non  era  stata neanche nominata. Ancora a letto si erano girati e
non poteva essere altrimenti; e sul cuscino la stanchezza  era  precipitata come piombo insieme alla gelosia e al furore,
sulla sua smilza giacchetta. Appena a casa lei se li  era  avvolti in un asciugamano quasi fosse un turbante e ancora
asciugamano quasi fosse un turbante e ancora in sottoveste  era  entrata in camera loro. Voleva un maglione e aveva scelto
fra quelli di Carlo ammucchiati su una seggiola. Poi si  era  seduta sul letto di Federico, le gambe nude nella
niente bella. Federico stava per picchiarla, lei se ne  era  accorta e il sangue le era affluito al viso. Ma non voleva
stava per picchiarla, lei se ne era accorta e il sangue le  era  affluito al viso. Ma non voleva cedere e lo guardava negli
viso indifeso, di grande bambina. Il mattino dopo il cielo  era  stato ancora nuvolo ma loro avevano preso lo stesso il
chiesa del King's College suonava un organo, la chiesa  era  vuota e Asia si era seduta su un alto scranno intagliato: e
College suonava un organo, la chiesa era vuota e Asia si  era  seduta su un alto scranno intagliato: e Hàndel, la navata
dall'altro. Perdersi e ritrovarsi. A Federico quel gioco  era  sembrato idiota e si era messo a camminare per conto suo:
ritrovarsi. A Federico quel gioco era sembrato idiota e si  era  messo a camminare per conto suo: studenti passavano remando
arrivare fino al Trinity College ma a un certo punto si  era  quasi scontrato con una delle ragazze olandesi e senza che
mangiato. Dopo gli aveva riso nella bocca, Federico si  era  sentito goffo, la ragazza lo aveva turbato. «Ann» l'aveva
«Ann» l'aveva chiamata carezzandole il viso, lei si  era  messa a ridere «I am not Ann, I am Elke!» Si sarebbero
Ma quel giorno a Cambridge, dopo quel bacio, Federico si  era  detto se ci sta, anche stasera. Così mi tolgo questa
e sono poi le migliori, le più sensuali. Quella sera stessa  era  andato a letto con lei. Tutto era successo molto in fretta,
Quella sera stessa era andato a letto con lei. Tutto  era  successo molto in fretta, attenti a non fare rumore, e
in fretta, attenti a non fare rumore, e quando Federico  era  tornato nella casa di Kensington, Asia lo stava aspettando.
del corridoio e lo aveva fatto entrare in camera sua. Non  era  mai successo prima e Federico aveva sentito un tuffo al
un tuffo al cuore. Asia aveva richiuso piano la porta e si  era  stesa sul letto «Vieni qui, accanto a me» aveva detto. Non
riso piano «Ma che fai, stenditi cosi come sei». La luce  era  spenta e in quella poca che arrivava dalla strada Federico
grande e bianca, i piedi nudi stesi diritti. Il letto  era  stretto e lei si era spinta contro la parete per fargli
i piedi nudi stesi diritti. Il letto era stretto e lei si  era  spinta contro la parete per fargli posto e come Federico le
contro la parete per fargli posto e come Federico le si  era  allungato accanto gli aveva preso una mano per
mano per appoggiarsela sul corpo, poco sotto il seno. Ma  era  inutile tentare un qualsiasi avanzamento, le sue dita forti
della sua pelle con il leggero avvallamento dell'ombelico:  era  una sconfitta piena, totale. Una macchina era passata
era una sconfitta piena, totale. Una macchina  era  passata riverberando i fari sul soffitto e per un attimo
Federico guardava il suo profilo e con l'indice della mano  era  passato lungo la linea del naso, la breve curva delle
forte le dita. La felicità, perché di felicità si trattava,  era  simile a brividi sulla pelle. Portava sfinimento, sonno.
sulla pelle. Portava sfinimento, sonno. Quando Federico si  era  risvegliato Asia dormiva con la faccia contro il muro e le
bussava alla porta perché aveva bisogno del bagno). Asia si  era  girata, aveva freddo e la mano era scesa a cercare la
del bagno). Asia si era girata, aveva freddo e la mano  era  scesa a cercare la coperta, gli occhi si erano aperti a
ridendo. «Sciocco, nel tuo, dai vattene». Si divincolava ma  era  quasi un gioco, le parole uscivano dalle labbra impastate
forza, vattene» la voce lagnava ma la fessura dello sguardo  era  nella semioscurità un piccolo animale, un insetto pronto a
Carlo Angrisani non avrebbe mai saputo di quella notte.  Era  stato tanto sicuro che Federico l'avrebbe passata dalla
testa che sembrava di legno, una testa da pupazzo tanto  era  piccola e tonda con i capelli irsuti. Allo strappo di
strappo di Federico aveva avuto un sussulto ma nulla si  era  scomposto, il respiro aveva subito ripreso il suo sibilo
nostri ed altrui, con danno di tutti. Anche a Pasquale  era  successo poche volte, e sempre la consapevolezza di avere
al volo e trafitta sul foglio come una farfalla,  era  stata accompagnata in lui da una sensazione curiosa, da un'
intorno, docili e vigorosi. In un quarto d' ora il lavoro  era  fatto: ma a Pasquale questa folgorazione, questo processo
il parto si succedevano quasi come il lampo e il tuono, non  era  stato concesso che cinque o sei volte nella vita. Per sua
che cinque o sei volte nella vita. Per sua fortuna, non  era  poeta di professione: svolgeva un lavoro tranquillo e
Li avvertì anzi con un' intensità inconsueta: il fischio  era  penetrante e il brivido era poco meno di un tremito
inconsueta: il fischio era penetrante e il brivido  era  poco meno di un tremito convulso, che scomparve subito
subito lasciandolo pieno di vertigine. Il verso-chiave  era  lì, davanti a lui, come scritto sul muro, o addirittura
e sembrava che fremesse, appunto come una cosa viva.  Era  la poesia più bella che Pasquale avesse mai scritto. Stava
sembrava quasi che il foglio di velina da copie su cui  era  scritta stentasse a reggerne il peso, come una colonna
Il mattino dopo scappò in ufficio con precipitazione.  Era  impaziente di rileggere, perché sapeva bene quanto sia
dopo. Aprì il cassetto e non vide la velina: eppure, ne  era  sicuro, l' aveva lasciata sopra tutte le altre carte. Frugò
poi con metodo, ma si dovette persuadere che la poesia  era  sparita. Cercò negli altri cassetti, poi si accorse che il
Cercò negli altri cassetti, poi si accorse che il foglio  era  proprio lì davanti a lui, nel vassoio della corrispondenza
all' opera fondamentale della propria vita? Pasquale  era  sicuro che i suoi futuri biografi non lo avrebbero
e mezzo, e quando ritornò alla sua scrivania la copiatrice  era  guasta. L' elettricista la riparò per le quattro, ma la
la riparò per le quattro, ma la carta sensibile  era  esaurita. Per quel giorno non c' era niente da fare:
ma la carta sensibile era esaurita. Per quel giorno non c'  era  niente da fare: ricordando l' incidente della sera prima,
la precisa sensazione che non ci sarebbe riuscito mai. Lui  era  un altro, altro da quel momento: non era più lo stesso
riuscito mai. Lui era un altro, altro da quel momento: non  era  più lo stesso Pasquale, e non lo sarebbe ridiventato mai,
al muro, alla sua sinistra, a pochi palmi dalla sua testa.  Era  chiaro: qualche collega gli aveva voluto fare uno scherzo
o averne usata poca. Notò che la carta, sul rovescio,  era  leggermente granulosa. Mise la velina nel sottomano, e per
in quattro e lo infilò nel portafoglio: dopo tutto, non c'  era  motivo di non portarlo a casa. Lo avrebbe copiato a mano,
Contrariamente al suo solito, gli parve definitiva: non c'  era  da cambiare né un verso né una sillaba. Comunque, prima di
specialmente sul rovescio. Lo sfiorò con le labbra: non c'  era  dubbio, dalla carta sporgevano delle minuscole asperità,
che sembravano messe in fila. Prese una lente, e vide che  era  proprio così: sul rovescio sporgevano come dei pelini, e
rasa, e parve a Pasquale che vibrassero perfino un poco.  Era  ora di andare in ufficio, e Pasquale era perplesso. Non
perfino un poco. Era ora di andare in ufficio, e Pasquale  era  perplesso. Non sapeva dove mettere la poesia: aveva capito
la colla e vi incollò sopra la velina: l' "Annunciazione"  era  opera sua, alla fine dei conti, roba sua, sua proprietà. Si
roba sua, sua proprietà. Si sarebbe visto chi dei due  era  il più forte. Andò in ufficio pieno di collera, e non
poesia. Non sarebbe più scappata: come avrebbe potuto? Non  era  scappata, infatti. Ne trovò i brandelli incollati all'
del foglio originale. Il resto dell' "Annunciazione" se n'  era  andato, sotto forma di truciolini, di minuscoli ritagli
luna  era  già tramontata e nel vento della tarda sera l' Aniene
la bella conca di Subiaco stesse attento al suo discorso,  era  Giovanni Selva. Seduto presso il parapetto della terrazza,
così e non si arriva mai a conoscerla bene." Un mese non  era  ancora trascorso dalla sera della riunione in cui si era
era ancora trascorso dalla sera della riunione in cui si  era  parlato di una lega fra i cattolici progressisti. Nessuna
attribuirsi ad altra origine. Il professore Dane  era  stato richiamato in Irlanda dal suo arcivescovo. Egli si
stato richiamato in Irlanda dal suo arcivescovo. Egli si  era  subito recato da un cardinale di curia, inglese, per
Sua Eminenza gli aveva aperto gli occhi. Il colpo  era  venuto da Roma dove si era malissimo disposti verso di lui.
aveva aperto gli occhi. Il colpo era venuto da Roma dove si  era  malissimo disposti verso di lui. Soltanto per un riguardo
gli aveva consigliato di partire da Roma, dove il caldo  era  già molesto, e di ammalarsi un po' più sul serio a
dove lo avrebbero lasciato tranquillo. Don Clemente non si  era  più visto. Giovanni era andato a trovarlo a Santa
tranquillo. Don Clemente non si era più visto. Giovanni  era  andato a trovarlo a Santa Scolastica, dove il monaco gli
che teneva in Pavia un corso di religione per gli adulti,  era  stato imposto di tacere. Il giovane di Leynì era stato
adulti, era stato imposto di tacere. Il giovane di Leynì  era  stato colpito per mezzo della sua famiglia. La sua pia,
"Dubiti delle tue idee?" disse Maria. La domanda non  era  sincera. Ell'aveva, malgrado il suo grande amore, una
il sentimento affettuoso della fraternità umana non  era  vivace in lui. Sentiva, non volendolo quasi confessare a sé
comune anche dei cuori umani migliori. Quello di Giovanni  era  temprato così, non poteva dare la carità sublime di cui
aiuto." "Chiamala" diss'egli. Noemi venne. Una leggera nube  era  passata quel giorno fra lei e Giovanni. Caso raro, avevano
ma di Giovanni che meditasse di convertirla; e il sospetto  era  trapelato, quel giorno, discorrendo i due della
coscienza, col desiderio sincero e puro della Verità,  era  incolpevole davanti a Dio; ma che se un sentimento estraneo
Jeanne le aveva scritto sotto il suggello del segreto, si  era  aperta con Maria solo fino al confine dello stretto
a Giovanni di accompagnarla. La sua prima confidenza si  era  fermata qui. Adesso ruppe tutti i suggelli dell'amicizia e
tutti i suggelli dell'amicizia e parlò. La povera Dessalle  era  più infelice che mai. Nel breve soggiorno a Subiaco aveva
aveva incontrato l'antico amante. Esclamazione di Giovanni:  era  dunque proprio don Clemente? No, era l'uomo venuto alla
di Giovanni: era dunque proprio don Clemente? No,  era  l'uomo venuto alla villa col Padre la sera dell'arrivo di
il garzone ortolano di Santa Scolastica, colui che non  era  più al monastero, colui del quale si parlava già in tutta
potevano intendere il perché di quel tramortimento che si  era  visto. L'incontro era poi avvenuto l'indomani al Sacro
perché di quel tramortimento che si era visto. L'incontro  era  poi avvenuto l'indomani al Sacro Speco. Noemi ne sapeva
ad opere di carità e che nessuna relazione diretta  era  più possibile fra loro. Adesso la Dessalle scriveva da
scriveva da villa Diedo, il soggiorno veneto dove si  era  ricondotta col fratello da Roma, due giorni dopo aver
di pezzenti in casa, visitarli nei loro tugurii, no! Questo  era  sciocco, era inutile, era noioso, era ridicolo, era
casa, visitarli nei loro tugurii, no! Questo era sciocco,  era  inutile, era noioso, era ridicolo, era pazzesco, era
nei loro tugurii, no! Questo era sciocco, era inutile,  era  noioso, era ridicolo, era pazzesco, era clericale. C'erano
tugurii, no! Questo era sciocco, era inutile, era noioso,  era  ridicolo, era pazzesco, era clericale. C'erano altre
Questo era sciocco, era inutile, era noioso, era ridicolo,  era  pazzesco, era clericale. C'erano altre difficoltà.
era inutile, era noioso, era ridicolo, era pazzesco,  era  clericale. C'erano altre difficoltà. Ell'avrebbe desiderato
Corriere sul "Santo di Jenne" dove si diceva che il Santo  era  giovine e aveva lavorato da bracciante nell'orto di Santa
aveva lavorato da bracciante nell'orto di Santa Scolastica.  Era  lui, dunque! Supplicava Noemi di andare a Jenne, di
di chiedergli per lei l'elemosina di un conforto. Noemi  era  risoluta di andare. Vorrebbe Giovanni accompagnarla? Nel
nuda e scoscesa. Poi si parlò del Santo. Tutta la valle ne  era  piena. La corrispondenza letta dalla Dessalle diceva che
tutte le montagne e le valli. Il giorno di poi egli si  era  visto capitare un giovine vestito da converso benedettino,
aveva l'incarico di recargli una lettera. Questa lettera  era  dell' Abate di Santa Scolastica e diceva: "Vi mando un
farà parlare di Jenne in tutto l'universo mondo." Anche vi  era  scritto che questo giovine era nato principe grande di
l'universo mondo." Anche vi era scritto che questo giovine  era  nato principe grande di sangue di re, e che per servire Dio
grande di sangue di re, e che per servire Dio in umiltà si  era  fatto ortolano per tre anni a Santa Scolastica. E
ortolano per tre anni a Santa Scolastica. E l'arciprete si  era  come impazzito per la commozione di questo fuoco sognato e
di questo fuoco sognato e di questo fuoco arrivato, e gli  era  venuta una grandissima febbre. L'indomani era giorno di
e gli era venuta una grandissima febbre. L'indomani  era  giorno di festa. Degli altri due preti che stanno a Jenne
di festa. Degli altri due preti che stanno a Jenne uno  era  infermo e l'altro se n'era andato a Filettino due giorni
benedettino e del sogno e ogni cosa. La gente del paese  era  andata in Chiesa per udir la messa del benedettino che
vi vuole in Chiesa! Ma che! diceva Torquato. Il discorso  era  niente, era la voce, era il viso, erano gli occhi! Il buon
in Chiesa! Ma che! diceva Torquato. Il discorso era niente,  era  la voce, era il viso, erano gli occhi! Il buon uomo ne
che! diceva Torquato. Il discorso era niente, era la voce,  era  il viso, erano gli occhi! Il buon uomo ne parlava come se
Iddio è dentro di voi, adoratelo in silenzio. La gente  era  entrata, una moltitudine. Eran caduti in ginocchio, tutti,
tutto questo, aveva baciato il suo ospite e nel baciarlo  era  guarito della febbre. Ecco portare infermi al Santo, in
portando acqua. Il Santo aveva stesa la mano e la mula si  era  chetata sull'atto. Il racconto del guardaboschi fu riferito
stipendio che mi offrivano  era  ai limiti della sopravvivenza, ma la sistemazione
principesca. Il colorificio in cui avrei dovuto lavorare  era  vetusto, squallido, pieno di macerie e di fango; ma poco
poco lontano, rinchiuso fra due collinette verdeggianti, c'  era  un dinamitificio che durante la guerra era stato
verdeggianti, c' era un dinamitificio che durante la guerra  era  stato rammodernato. Qui, nella foresteria, mi venne
il razionamento della carne e del burro: quel diritto non  era  un piccolo privilegio. Fino a pochi mesi prima, il
privilegio. Fino a pochi mesi prima, il dinamitificio non  era  stato un sito tranquillo. C' erano stati attacchi aerei,
di esplosivo, razzie dei tedeschi (proprio per loro, anzi,  era  stata attrezzata la foresteria: l' abitarvi mi sembrava in
e i fattorini, erano mutilati o sfregiati. Ora la bufera  era  passata, e si respirava un' aria cimiteriale di pace e d'
respirava un' aria cimiteriale di pace e d' oblio. La mensa  era  gestita da una coppia di coniugi di mezza età, efficienti,
e ritornava con generi alimentari legali ed illegali.  Era  alto, magro e solenne, e mi ricordava l' ingegnoso
mio vicino di tavola. Mi volsi all' altro mio vicino, che  era  il medico di fabbrica; ma questi ignorò il mio sguardo e
una ragazza sulla trentina, ma con il corpo già sformato:  era  pallida, biondiccia, e non guardava i commensali negli
si prepara a raccontare una bella storia: _ Quella che si  era  fatta le calze di fulmicotone". "Qui il segreto
che qui producevamo fulmicotone: nitrocotone, insomma.  Era  un mestiere da Far West, lo accettavano solo i disperati, i
se no, brucia in un lampo, con una bella fiamma gialla.  Era  un pezzo che Milio stava dietro a Marisa: le portava dei
corda e gli diceva un po' sì e un po' no, perché Milio  era  ricco ma beveva, e aveva anche avuto a che fare con la
ha cominciato a farsi vedere in giro con Clemente: Clemente  era  un bel ragazzo, ma timido, e siccome zoppicava un pochino
Mancava tutto; il magazzino del cotone da nitrare  era  guardato di giorno e di notte da due sentinelle, ma le
aveva il coraggio, o aveva dei principi4, o anche solo non  era  svelto a scappare. "Sei un salame, _ gli disse Milio: _
dal lavoro, e si spaventò più di lei. Delle calze non c'  era  più traccia, neppure dentro le scarpe, perché il
ricoverare in ospedale a Torino; per fortuna il primario  era  mio amico, così non ho avuto troppa difficoltà a insabbiare
punizione la meritava sicuro, ma non fino a quel punto. Non  era  un' aquila, l' ho interrogato; non si rendeva conto, voleva
ai due uomini, li ho convinti che per loro la cosa migliore  era  che si togliessero di mezzo fino a guerra finita; così sono
dieci, ma Stefania non volle sentire ragioni. Alle otto  era  già al telefono: gli ricordò che era troppo tempo che
ragioni. Alle otto era già al telefono: gli ricordò che  era  troppo tempo che trovava pretesti, un po' la pioggia, un
pretesti, un po' la pioggia, un po' che il programma  era  scadente, un po' che doveva andare a un comizio, un po' le
col dirgli chiaro e tondo che le promesse si mantengono.  Era  una ragazza con molte virtù, ma quando si cacciava un' idea
molte virtù, ma quando si cacciava un' idea in capo non c'  era  verso. Nicola veramente non ricordava di averle mai fatto
tutti i venerdì compilavano le schedine del Totoglad; si  era  trovato d' accordo con lei che non bisogna appartarsi,
appartarsi, darsi delle arie da intellettuali; e poi, che  era  un' esperienza da farsi, una curiosità che una volta nella
bronci, rifiuti. Forse anche con qualcosa di peggio, c'  era  in giro quel suo cugino con la barba bionda .... Si vestì,
I viali erano deserti, ma al botteghino di San Secondo c'  era  già la coda. Lui odiava le code, ma si mise ugualmente in
code, ma si mise ugualmente in fondo alla fila. Alla parete  era  appeso il manifesto, coi soliti colori volgari. Erano sei
Non che sapesse molto della sua tecnica; sapeva che  era  bravo, che lo pagavano un' enormità, che andava a letto con
hanno espulso per ...? Prese due biglietti in tribuna: non  era  il caso di badare al risparmio. Tornò a casa e telefonò a
sarebbe passato a prenderla alle due. Alle tre lo stadio  era  già pieno. La prima entrata era annunciata appunto per le
due. Alle tre lo stadio era già pieno. La prima entrata  era  annunciata appunto per le tre, ma alle tre e mezza non si
e il colorito abbronzato. Nicola gli chiese se quel ritardo  era  normale. _ Si fanno sempre aspettare. È incredibile:
prendono subito delle arie da prima donna. Ai miei tempi  era  diverso, sa. Invece dei paraurti di gommapiuma c' erano i
dei paraurti di gommapiuma c' erano i rostri, mica storie.  Era  difficile farla franca. Riuscivano solo gli assi, quelli
anni. Si sentì un mormorio sugli spalti, ed entrò il primo.  Era  molto giovane, ostentava sicurezza ma si vedeva che aveva
diede un' occhiata al programma) si chiamava Blitz, ed  era  tarchiato e glabro. Ci furono varie schermaglie con l'
glabro. Ci furono varie schermaglie con l' Alfasud che gli  era  stata sorteggiata come avversario, l' uomo era abbastanza
che gli era stata sorteggiata come avversario, l' uomo  era  abbastanza destro e riuscì a tenersi largo per due o tre
via fra i fischi del pubblico. Il vicino di Nicola  era  indignato, diceva che quel Blitz, che poi si chiamava
diceva che quel Blitz, che poi si chiamava Craveri,  era  un simulatore, che si faceva ferire apposta, che avrebbe
ma Nicola apprese che quell' impresa spettacolare non  era  veramente pericolosa. Si chiamava "la rodolfa" perché l'
l' aveva inventata un gladiatore che si chiamava Rodolfo:  era  poi diventato famoso, aveva fatto carriera politica e
diventato famoso, aveva fatto carriera politica e adesso  era  un pezzo grosso del Coni. Seguì, come d' abitudine, un
cui si distaccò un breve grido strozzato di Stefania che si  era  stretta a lui. Il pilota sembrava accecato: invece di
urlava una parola che Nicola non capiva, ma il suo vicino  era  rimasto tranquillo, e gli spiegò che chiedevano al
arena il grande Lorusso, Nicola si accorse che Stefania si  era  fatta molto pallida. Provava un vago rancore contro di lei,
di vomito, ma alle sue domande rispose ruvidamente che  era  la salsiccia che aveva mangiato a cena. Rifiutò di prendere
e lasci il segno. Questo, nel palmo della mano operante,  era  il nostro segno: di chimici ancora un poco alchimisti,
laboratorio aveva in sé qualcosa del rituale iniziatico. C'  era  il camice bianco, per ragazzi e ragazze: solo qualche
o desideroso di apparire tale, lo portava grigio o nero. C'  era  la spatola nel taschino, insegna della corporazione. C' era
era la spatola nel taschino, insegna della corporazione. C'  era  la cerimonia della consegna della vetreria: fragile, sacra
faceva un tic sinistro e si incrinava. Se l' incrinatura  era  piccola, si faceva finta di niente, sperando che alla
che alla riconsegna il magazziniere non la notasse; se  era  grossa, il pezzo veniva messo all' asta: a qualcosa poteva
poteva ancora servire. Poteva servire a quello a cui  era  andata male una preparazione, o che aveva seminato un
è serio ed impegnativo, ed anche in sede di corteggiamento  era  difficile scrollarsi di dosso l' ansia che vi era connessa.
era difficile scrollarsi di dosso l' ansia che vi  era  connessa. C' era un vivace scambio di informazioni,
scrollarsi di dosso l' ansia che vi era connessa. C'  era  un vivace scambio di informazioni, consigli e lamenti. Era
era un vivace scambio di informazioni, consigli e lamenti.  Era  strano: essere rimandati a un esame orale non era certo
lamenti. Era strano: essere rimandati a un esame orale non  era  certo gradevole, ma veniva preso sportivamente, sia dall'
sia dall' interessato, sia dai suoi colleghi;  era  più un infortunio che un fallimento, era una disavventura
dai suoi colleghi; era più un infortunio che un fallimento,  era  una disavventura da raccontare con una certa allegria,
ci si prende una distorsione sciando. Sbagliare un' analisi  era  più brutto: forse perché, inconsciamente, ci si rendeva
analisi quantitativa, nella sua variante detta ponderale,  era  un esercizio estenuante. Il pedagogo, professore o
e sotto rigide modalità; raccoglierlo tutto (spesso  era  un lavoro di ore) su un filtro; lavarlo; essiccarlo;
snervanti tempi morti e un' attenzione maniaca; non  era  un lavoro attraente, assomigliava troppo a quanto potrebbe
riportato nel 1940 all' esame di analisi quantitativa non  era  meritato, o meglio, veniva a premiare un merito ambiguo. Mi
meritato, o meglio, veniva a premiare un merito ambiguo. Mi  era  venuto in mente di compilare i risultati ottenuti dai miei
erano multipli interi di un certo valore. Non c'  era  nulla di metafisico, ed il significato era chiaro: per
valore. Non c' era nulla di metafisico, ed il significato  era  chiaro: per risparmiare tempo e fatica, il professore,
dove si preparavano i quiz materializzati: sì, la buretta  era  lì, bene in vista, ancora piena della soluzione azzurrina.
il lavoro casalingo e quello di laboratorio: quest' ultimo  era  solo un po' più preciso nelle prescrizioni, ma l' analogia
solo un po' più preciso nelle prescrizioni, ma l' analogia  era  evidente, e il disagio della novità proporzionalmente
e il disagio della novità proporzionalmente minore. Fra noi  era  diventato gradevole costume che alle cinque le colleghe
si  era  levato alla prima luce per portare le capre al pascolo.
voleva venire al pascolo con lui. Pensò che il formaggio  era  poco, ma pensò anche che il giorno era lungo, il pascolo
che il formaggio era poco, ma pensò anche che il giorno  era  lungo, il pascolo lontano, e il silenzio lassù troppo
si deve, ma Sinda aveva già provato diverse volte e non gli  era  mai venuto mal di ventre; aveva insegnato a Diuka come si
insegnato a Diuka come si faceva a cavarle dal guscio, ed  era  sicuro che Diuka non lo avrebbe tradito. In cielo non c'
sicuro che Diuka non lo avrebbe tradito. In cielo non c'  era  una nuvola, ma ristagnava una foschia abbagliante: non c'
una nuvola, ma ristagnava una foschia abbagliante: non c'  era  vento (non c' era mai vento), e l' aria era umida e calda
una foschia abbagliante: non c' era vento (non c'  era  mai vento), e l' aria era umida e calda come in un forno da
non c' era vento (non c' era mai vento), e l' aria  era  umida e calda come in un forno da pane. Proseguirono per il
e videro il mare, velato di bruma, lucido fermo e lontano.  Era  un mare senza pesci, buono solo per il sale: la salina era
Era un mare senza pesci, buono solo per il sale: la salina  era  abbandonata ormai da dieci anni, ma sale se ne poteva
se ne poteva ancora cavare, benché misto a sabbia. Sinda c'  era  stato una volta, con suo padre, molti anni prima; poi suo
una volta, con suo padre, molti anni prima; poi suo padre  era  partito a caccia e non era più ritornato. Il sale, adesso,
molti anni prima; poi suo padre era partito a caccia e non  era  più ritornato. Il sale, adesso, lo portavano qualche volta
qualche volta i mercanti, ma poiché nel villaggio non c'  era  nulla con cui scambiarlo, venivano sempre più di rado.
non la puoi bere. Proseguirono il cammino: ormai la salita  era  finita, e il pascolo era in vista, poco più alto di loro, a
il cammino: ormai la salita era finita, e il pascolo  era  in vista, poco più alto di loro, a un' ora di cammino. I
si accorse che quella cosa stava cambiando aspetto. Adesso  era  tutta fuori dell' orizzonte, era più vicina, e sembrava uno
cambiando aspetto. Adesso era tutta fuori dell' orizzonte,  era  più vicina, e sembrava uno di quei funghi globosi che si
Dal villaggio, infatti, il mare non si vedeva: ne  era  separato da una catena di balze scoscese, e Sinda correva
anche essere stato il primo a portare l' annuncio. C'  era  una scorciatoia, nota a lui solo, ma non la prese perché
la cosa appariva enorme, da togliere il respiro: la cima  era  alta fino al cielo, e dalla cima pioveva acqua a torrenti
pochi, poi tutti. Vennero i molti, troppi bambini, ma non  era  di loro che c' era bisogno. Vennero le vecchie, e le
Vennero i molti, troppi bambini, ma non era di loro che c'  era  bisogno. Vennero le vecchie, e le giovani che parevano
quello che Sinda più attendeva. Ma Daiapi stesso, che pure  era  il più vecchio del villaggio, non aveva che cinquant' anni,
ripetizioni accanto al fuoco. La Nutrice, di questo  era  certo, era già venuta altre volte al villaggio: due volte,
accanto al fuoco. La Nutrice, di questo era certo,  era  già venuta altre volte al villaggio: due volte, o forse
più antiche, se pure ve n' erano state, ogni memoria si  era  perduta. Ma di certo Daiapi sapeva, e con lui tutti
grandi; poi, mentre già il cielo si oscurava, e la pianura  era  spazzata da un vento mai visto, prese un piccone e una pala
e di fragore, e rimase librata a picco sopra le loro teste.  Era  più grande dell' intero villaggio, e lo coprì con la sua
Sinda lo assaggiò: sembrava latte, anzi crema, ma non era.  Era  denso e insipido, e saziava in un momento: Sinda vide che
tetti che avevano resistito. La parte bassa del villaggio  era  allagata: due donne erano affogate, e così pure molti
del villaggio sapeva leggere. Sul rovescio del foglio  era  una ridicola serie di disegni: un uomo nudo e magro,
dei disegni, e convocò gli uomini sulla piazza, ma  era  troppo tardi: nei due giorni successivi otto uomini e due
un inventario, e si vide che, senza contare il latte che  era  andato perduto o si era mescolato con la terra o col
che, senza contare il latte che era andato perduto o si  era  mescolato con la terra o col letame, ne rimaneva ancora
seccato dal sole, rinvenne un oggetto mai visto prima.  Era  lucido come l' argento, più duro della selce, lungo un
lungo un piede, stretto ed appiattito; ad una estremità  era  arrotondato a formare un disco con un grosso intacco
 era  nato e cresciuto in un paese che si chiamava Lantania e che
e condiscepoli e alla maggior parte dei suoi concittadini.  Era  diversa da tutte le altre: su un fondo viola vivo si
Nel paese di Bertrando non c' erano vulcani; però ce n'  era  uno nel paese confinante, la Gunduwia, con cui la Lantania
uno nel paese confinante, la Gunduwia, con cui la Lantania  era  da secoli in guerra aperta o comunque in un rapporto di
che l' annessione del vulcano da parte dei gunduwi  era  stata una impresa banditesca, e che il primo dovere di ogni
impresa banditesca, e che il primo dovere di ogni lantano  era  quello di addestrarsi militarmente, di odiare la Gunduwia
terremoti disastrosi, non aveva importanza: lantanico  era  e lantanico doveva tornare. Del resto, come non odiare un
perfettamente: più brutta non avrebbe potuto essere,  era  piatta e sciocca, goffa come colori e come disegno. Niente
lussuriosi e bacchettoni, temerari e codardi. Bertrando  era  un giovane dabbene, rispettoso delle leggi e delle
separati, odiosi fino alla nausea se accostati. Bertrando  era  un ragazzo sensibile ed emotivo, e la vista della bandiera
intensa e qualche vertigine. Una volta, a un concerto, si  era  trovato vicino a una ragazza graziosa che, certo per
su Bertrando anche il suono della lingua gunduwica, che  era  aspro, gutturale, quasi inarticolato. Gli sembrava
terra giallobruna di pervertiti e di degenerati? Eppure c'  era  stato un professore che aveva preteso di dimostrare che il
bugie. Non che la frontiera tra i due paesi fosse ermetica.  Era  ben sorvegliata, da entrambe le parti, da guardie che
le parti, da guardie che sparavano volentieri, ma c'  era  un varco, e ogni tanto delegazioni commerciali lo
e la loro espressione tipicamente subdola. Bertrando s'  era  avvicinato per sentire se era vero che puzzavano, ma la
subdola. Bertrando s' era avvicinato per sentire se  era  vero che puzzavano, ma la polizia glielo aveva impedito.
dovevano puzzare. Nel subconscio dei lantani, da secoli s'  era  stabilito un nesso etimologico fra Gunduwia e puzzo (kumt,
fra Gunduwia e puzzo (kumt, in lantanico). Per contro,  era  noto a tutti che in gunduwico latnen sono i foruncoli, e ai
a precipitarsi a comprare il biglietto d' ingresso, ma  era  già troppo tardi: dovette rassegnarsi a spendere il
a spendere il quintuplo presso i bagarini. La giornata  era  splendida e lo stadio gremito; non c' era un alito di
La giornata era splendida e lo stadio gremito; non c'  era  un alito di vento, e le due bandiere pendevano flosce dai
che ivi formavano mosaico. Per buona sorte Giulia non  era  confusa come il nuovo compare e col contegno suo freddo ma
occupò tutto il vasto convento dei Carmelitani Scalzi, che  era  stato eretto nel 1622 sotto il governatore Mendozza.
1622 sotto il governatore Mendozza. Secondo il Torri, ove  era  quel monastero sorgeva la casa della famosa Guglielmina
altrove, ma in termini volutamente vaghi. Lorenzo  era  ancora vivo quando io stavo scrivendo "Se questo è un
il grande cantiere in cui entrambi lavoravamo. Lorenzo non  era  un prigioniero come noi, anzi, non era un prigioniero
Lorenzo non era un prigioniero come noi, anzi, non  era  un prigioniero affatto. Ufficialmente, faceva parte dei
di cui la Germania nazista pullulava, ma la sua scelta  era  stata ben poco volontaria. Nel 1939 dipendeva come muratore
muratore da un' impresa italiana che lavorava in Francia.  Era  scoppiata la guerra, tutti gli italiani in Francia erano
fosse passato alla fase produttiva, e qui il danno  era  molto maggiore. La direzione degli stabilimenti aveva
avevo mai visti prima. Il muro che i due stavano tirando su  era  già alto, e loro lavoravano su un' impalcatura. Io stavo a
spalla. Io provai, con risultati miserabili: lo slancio non  era  sufficiente e il bugliolo ricadde a terra spandendo metà
reato: ma parlammo ugualmente, e ne venne fuori che Lorenzo  era  di Fossano, che io ero di Torino, ma che a Fossano avevo
compagni laggiù e più tardi i suoi parenti in Italia. Non  era  sposato, era sempre stato solo; il suo lavoro, che aveva
e più tardi i suoi parenti in Italia. Non era sposato,  era  sempre stato solo; il suo lavoro, che aveva nel sangue, lo
invaso fino ad ostacolarlo nei rapporti umani. Da principio  era  stato muratore al suo paese e nei dintorni, cambiando
lavorare in Francia, sulla Costa Azzurra, dove lavoro ce n'  era  sempre: non aveva passaporto né documenti, partiva a piedi,
del cantiere, ed allora il pericolo crebbe. Il pericolo  era  che fossimo visti insieme: la Gestapo aveva occhi
insieme: la Gestapo aveva occhi dappertutto, e chi di noi  era  visto parlare con un "civile" per ragioni non giustificate
già in partenza piccoli e magri, e il nostro fabbisogno  era  inferiore. Era una zuppa strana. Ci trovammo dentro
piccoli e magri, e il nostro fabbisogno era inferiore.  Era  una zuppa strana. Ci trovammo dentro noccioli di prugna,
per lo smacco, ed inoltre atterriti, perché la gavetta  era  di Lorenzo, e c' era inciso sopra il suo nome. Il ladro
inoltre atterriti, perché la gavetta era di Lorenzo, e c'  era  inciso sopra il suo nome. Il ladro avrebbe potuto
se ne sarebbe procurata un' altra, ma io sapevo che non  era  vero: era la sua gavetta di quando aveva fatto la naia, se
sarebbe procurata un' altra, ma io sapevo che non era vero:  era  la sua gavetta di quando aveva fatto la naia, se l' era
era la sua gavetta di quando aveva fatto la naia, se l'  era  portata dietro in tutti i suoi viaggi, certamente l' aveva
tanto girò per il Lager finché identificò il ladro, che  era  molto più forte di noi, e si portava dietro senza alcun
con le buone o con le cattive, dalle mani del ladro, che  era  polacco come lui. Elias era il nano erculeo che ho
dalle mani del ladro, che era polacco come lui. Elias  era  il nano erculeo che ho descritto in "Se questo è un uomo" e
un uomo che aiutasse altri uomini per puro altruismo  era  incomprensibile, estraneo, come un salvatore venuto dal
estraneo, come un salvatore venuto dal cielo: ma  era  un salvatore aggrondato, con cui era difficile comunicare.
venuto dal cielo: ma era un salvatore aggrondato, con cui  era  difficile comunicare. Gli offrii di fare avere una somma a
da lavoro, di cuoio, erano rotte, nel suo campo non c'  era  ciabattino, e nella città di Auschwitz la riparazione
di quella scarlattina che mi salvò la vita, Lorenzo  era  tornato a lavorare vicino a noi, ed io potevo di nuovo
suo passo lungo, sicuro e lento. Mi porse la gavetta, che  era  storta ed ammaccata, e mi disse che la zuppa era un po'
che era storta ed ammaccata, e mi disse che la zuppa  era  un po' sporca. Gli chiesi una spiegazione, ma lui scosse il
il suo campo aveva subito un' incursione aerea. Una bomba  era  caduta vicino a lui ed era esplosa nella terra molle; aveva
un' incursione aerea. Una bomba era caduta vicino a lui ed  era  esplosa nella terra molle; aveva sepolto la gavetta e a lui
rotto un timpano, ma lui aveva la zuppa da consegnare, ed  era  venuto al lavoro ugualmente. Lorenzo sapeva che i russi
che aveva lavorato con lui sull' impalcatura. Peruch  era  friulano, e stava a Lorenzo come Sancio a Don Chisciotte.
chi non si cura del rischio ; Peruch, piccolo e tarchiato,  era  invece inquieto e nervoso, e volgeva di continuo il capo
di continuo il capo intorno intorno, a piccoli scatti.  Era  strabico: i suoi occhi divergevano fortemente, quasi che
troppa paura del mondo incomprensibile e sinistro in cui  era  stato scaraventato. Porgeva il cibo e subito scappava via,
si fermavano nei villaggi, dove per due muratori c'  era  sempre qualche lavoro da fare. Si riposavano lavorando, e
mitragliera, ma non li colpì. Passato il Brennero, Peruch  era  quasi a casa, e prese verso levante. Lorenzo proseguì,
e trovò mia madre, a cui intendeva portare mie notizie.  Era  un uomo che non sapeva mentire; o forse pensava che mentire
sul lavoro, o infine uccisi dai tedeschi in fuga (il che  era  vero quasi alla lettera). Per di più, aveva saputo dai miei
che al momento dell' evacuazione del Lager io ero ammalato.  Era  meglio che mia madre si rassegnasse. Mia madre gli offrì
compresi che il suo margine di amore per la vita si  era  assottigliato, era quasi scomparso. Aveva smesso di fare il
il suo margine di amore per la vita si era assottigliato,  era  quasi scomparso. Aveva smesso di fare il muratore; andava
anche all' aperto nel rigido inverno del '45_46. Beveva ma  era  lucido; non era un credente, non sapeva molto del Vangelo,
nel rigido inverno del '45_46. Beveva ma era lucido; non  era  un credente, non sapeva molto del Vangelo, ma mi raccontò
soltanto me. Aveva altri protetti, italiani e non, ma gli  era  sembrato giusto non dirmelo: si è al mondo per fare del
mondo per fare del bene, non per vantarsene. A "Suìss" lui  era  stato un ricco, almeno rispetto a noi, e aveva potuto
almeno rispetto a noi, e aveva potuto aiutarci, ma adesso  era  finito, non aveva più occasioni. Si ammalò; grazie ad amici
in ospedale, ma non gli davano vino e lui scappò.  Era  sicuro e coerente nel suo rifiuto della vita. Fu ritrovato
dopo, e morì all' ospedale in solitudine. Lui, che non  era  un reduce, era morto del male dei reduci.
all' ospedale in solitudine. Lui, che non era un reduce,  era  morto del male dei reduci.
 Era  gennaio. Enrico mi venne a chiamare subito dopo pranzo: suo
Enrico mi venne a chiamare subito dopo pranzo: suo fratello  era  andato in montagna e gli aveva lasciato le chiavi del
suo fratello non gli aveva propriamente lasciato le chiavi:  era  questa una formulazione compendiaria, un eufemismo, di
al solito, non aveva nascosto le chiavi, e neppure se le  era  portate dietro; inoltre, aveva dimenticato di rinnovare ad
a non perdere l' occasione. Avevamo sedici anni, ed io  era  affascinato da Enrico. Non era molto attivo, e il suo
Avevamo sedici anni, ed io era affascinato da Enrico. Non  era  molto attivo, e il suo rendimento scolastico era scarso, ma
Non era molto attivo, e il suo rendimento scolastico  era  scarso, ma aveva virtù che lo distinguevano da tutti gli
a volta platoniche, darwiniane, bergsoniane più tardi; non  era  volgare, non si vantava delle sue capacità sportive e
delle sue capacità sportive e virili, non mentiva mai.  Era  consapevole dei suoi limiti, ma non accadeva mai di
un malumore): "Sai, credo proprio d' essere un idiota".  Era  di fantasia pedestre e lenta: viveva di sogni come tutti
slogarsi articolazioni, finché arrivò ai metri ",50 che si  era  prefissi, e poi smise. Più tardi, volle una certa donna, e
una scorciatoia, mi farò un grimaldello, forzerò le porte".  Era  snervante, nauseante, ascoltare discorsi sul problema dell'
dell' essere e del conoscere, quando tutto intorno a noi  era  mistero che premeva per svelarsi: il legno vetusto dei
questo moscerino? No, e neppure di comprenderlo: questa  era  una vergogna e un abominio, bisognava trovare un' altra
collerico personaggio di cui Enrico non parlava volentieri,  era  studente in chimica, e aveva installato un laboratorio in
struttura evoluta di un mammifero. Anche il laboratorio  era  rudimentale: non nel senso di residuo atavico, bensì in
di residuo atavico, bensì in quello di estrema povertà. C'  era  un bancone piastrellato, poca vetreria, una ventina di
idee confuse. Ci sembrava "embarras de richesse", ed  era  invece un altro imbarazzo, più profondo ed essenziale: un
ci incantava e ci intimidiva. Il vetro, per noi,  era  ciò che non si deve toccare perché si rompe, e invece, ad
primo nostro avversario. Nel laboratorio della Crocetta c'  era  tubo di vetro da lavoro, di vari diametri, in mozziconi
un becco Bunsen e ci mettemmo a lavorare. Piegare il tubo  era  facile. Bastava tenere fermo uno spezzone sulla fiamma:
punto il tubo si poteva piegare: la curva che si otteneva  era  ben lontana dalla perfezione, ma in sostanza qualcosa
forma nuova, arbitraria; una potenza diventava atto, non  era  questo che intendeva Aristotele? Ora, anche un tubo di rame
tubo di vetro arroventato possedeva una virtù unica: quando  era  diventato cedevole si poteva, allontanando rapidamente i
fiamma. Sottili e flessibili, come la seta. Ma allora, dove  era  scomparsa la rigidità spietata del vetro massiccio? Allora,
Il tubo di vetro si poteva anche soffiare: questo però  era  molto meno facile. Si riusciva a chiudere l' estremità di
assumevano l' iridescenza delle bolle di sapone, e questo  era  un segno sicuro di morte: la bolla scoppiava con un
con un tenue brusio di cocci d' uovo. In qualche modo,  era  una giusta punizione; il vetro è vetro, e non avrebbe
eravamo in laboratorio con un altro scopo. Il nostro scopo  era  quello di vedere coi nostri occhi, di provocare con le
preparare l' ossidulo d' azoto, che sul Sestini e Funaro  era  ancora descritto col termine poco proprio e poco serio di
si riempì in breve di una nebbia irrespirabile, che non  era  esilarante per nulla; interrompemmo il tentativo, per
a scaldare questo sale esplosivo meno che cautamente. Non  era  né semplice, né troppo divertente. Mi guardai intorno, e
Ecco quanto avremmo fatto: l' elettrolisi dell' acqua.  Era  un' esperienza di esito sicuro, che avevo già eseguito
stava scritto lì. Enrico non sembrava tanto convinto, ma  era  ormai buio, e noi mezzo assiderati; ci lavammo le mani,
In dolce ossequio alla teoria, il barattolo del catodo  era  quasi pieno di gas, quello dell' anodo era pieno per metà:
del catodo era quasi pieno di gas, quello dell' anodo  era  pieno per metà: lo feci notare ad Enrico, dandomi più
condotti nel segreto della mia camera. Ma Enrico  era  di cattivo umore, e metteva tutto in dubbio. _ Chi ti dice
per "transfert") del laboratorio, anzi, appunto perché non  era  in condizione di vantare altri numeri, avrebbe dovuto
un' ipotesi, e per aver scatenato una forza della natura.  Era  proprio idrogeno, dunque: lo stesso che brucia nel sole e
parecchi giorni Isabella  era  inquieta: mangiava poco, aveva qualche linea di febbre, e
applicandole la pomata, la madre si accorse che la pelle  era  ruvida: si stava coprendo di peli, fitti, rigidi, corti e
e mandarono a chiamare il medico. Il medico la visitò.  Era  giovane e simpatico, e Isabella notò con stupore che all'
se avesse vinto un premio alla lotteria. Annunciò che non  era  niente di grave, ma che doveva rivedere certi suoi libri e
non erano peli, anzi, ma penne che stavano crescendo.  Era  ancora più allegro del giorno avanti. _ In gamba, Isabella,
tra i compagni di scuola della bambina, perché la faccenda  era  contagiosa. _ Ma se è contagiosa è una malattia! _ disse il
e per me! Che proprio fosse una fortuna, Isabella non ne  era  tanto convinta. Le penne crescevano rapidamente, le davano
Le penne crescevano rapidamente, le davano noia quando  era  a letto e si vedevano attraverso la camicetta. Verso marzo
attraverso la camicetta. Verso marzo la nuova ossatura  era  già ben visibile, e a fine maggio il distacco delle ali dal
visibile, e a fine maggio il distacco delle ali dal dorso  era  quasi completo. Vennero fotografi, giornalisti, commissioni
Non osava parlare con i genitori per non spaventarli, ma  era  in allarme: va bene, avrebbe avuto le ali, ma chi le
vedere. Erano intonate con il colore dei capelli (Isabella  era  bionda): in alto, verso le spalle, macchiettate di bruno
Unicef, e venne anche dalla Svezia una fisioterapista: si  era  sistemata nell' unica locanda del paese, capiva male l'
già volare: di notte ormai non sognava altro. La svedese  era  severa, le aveva fatto capire che doveva ancora attendere,
forza che quasi la spaventava. La gravezza del suo corpo le  era  venuta in odio; sventolando le ali la sentiva ridursi,
ridursi, quasi annullarsi: quasi. Il richiamo della terra  era  ancora troppo forte, una cavezza, una catena. L' occasione
una catena. L' occasione venne verso Ferragosto. La svedese  era  tornata in ferie al suo paese, e i genitori di Isabella
e si trovò sui prati ripidi dell' altro versante: non c'  era  nessuno. Si fece il segno della croce, come quando ci si
tenne distese lungo i fianchi. Chi aveva detto che volare  era  difficile? Non c' era nulla di più facile al mondo, aveva
i fianchi. Chi aveva detto che volare era difficile? Non c'  era  nulla di più facile al mondo, aveva voglia di ridere e di
quota, agevolmente, senza sforzo. Anche mutar direzione  era  facile come un gioco, si imparava subito, bastava torcere
leggermente l' ala destra e subito voltavi a destra: non c'  era  neppure bisogno di pensarci, ci pensavano le ali stesse,
piaciuto atterrare sulla piazza, ma appunto, la gente  era  troppa, e aveva paura di prender terra malamente e di farsi
Isabella, tre ragazzi e una bambina; alla domenica mattina  era  divertente vederli rincorrersi a mezz' aria intorno al
un poco anche del suo amante, che in tanta confusione  era  rimasto alquanto eclissato e confuso. Muzio anche da
raccolto bambino, salvato e nutrito con tanto affetto,  era  morto ed avea, pria di morire, trasmesso al cardinale F...
questo rasserenarsi dell’orizzonte del nostro mendico,  era  dovuto poi al cambiamento di temperatura politica, occorso
modo indecoroso, rientravano in possesso di casa loro. Non  era  indifferente per il cardinale A... il poter dire «anch’io
si smarriva, rendendosi quasi impercettibile. La navicella  era  chiusa, immobili le ruote, la coda timoniera costantemente
e la gondola cittadina, in onta alle prescrizioni, si  era  slanciata nell'aria a fanali spenti. L'esploratore due o
nell'aria a fanali spenti. L'esploratore due o tre volte si  era  provato ad inseguirla, ma al momento di raggiungerla,
momento di raggiungerla, improvvisamente il suo chatvue si  era  annebbiato, e le ruotelle del suo brik aveano preso a
guerra non  era  ancora finita, ma Sante aveva già il cuore in pace. Discese
tanto per andare all' osteria non gli serviva di sicuro.  Era  un pezzo che non andava all' osteria con calma: perché
che non mancano mai: come in tempo di pace. Quando uscì  era  buio, il buio spesso dell' oscuramento nelle notti senza
buio spesso dell' oscuramento nelle notti senza luna. Non  era  ubriaco, solo un po' allegro, anzi solo di buon umore, non
del contrabbandiere e del bracconiere, e si accorse che non  era  un passo di paesani: era pesante e duro, un passo di gambe
bracconiere, e si accorse che non era un passo di paesani:  era  pesante e duro, un passo di gambe stivalate, e infatti la
stivalate, e infatti la voce che disse "Alt, chi va là"  era  una voce tedesca. Sante pensò alla pistola e si chiamò
avevano il parabello a tracolla. Gli chiesero chi era, se  era  del paese, e Sante rispose con delle fandonie preparate da
un po' di pane e formaggio glielo avrebbe trovato. La casa  era  a venti minuti dal paese, su per una mulattiera a
il progetto che Sante stava rimescolando nella sua testa,  era  una bella cosa, meglio non avere a che fare con gente
dei partigiani e dei fascisti, che aveva famiglia, che  era  invalido da un braccio, che lavorava in fabbrica e che era
era invalido da un braccio, che lavorava in fabbrica e che  era  in licenza per malattia, sì, era convalescente, ancora un
lavorava in fabbrica e che era in licenza per malattia, sì,  era  convalescente, ancora un po' indebolito. I tedeschi
l' asma ma lo avevano fatto abile lo stesso, e l' altro  era  stato ferito nei Balcani e allora lo avevano sbattuto in
in Italia, come se fosse un ospedale, e invece .... In casa  era  tutto spento: dormivano tutti, e per il momento era meglio
In casa era tutto spento: dormivano tutti, e per il momento  era  meglio non svegliarli. Sante, a bassa voce, invitò i
a parlare sommesso, ma i tedeschi non capivano che quello  era  un invito a fare altrettanto, e rispondevano a voce alta,
Sante sentì tramestare nella camera di sopra e decise che  era  meglio mettersi al lavoro. Si voltò, aprì il cassetto della
attenti, ma sempre con le mani levate, disse che ormai  era  finita, che avevano solo da non attentarsi a fare delle
niente affatto. Sante cercò timidamente di insistere: che  era  roba rubata lì in paese, lui forse sapeva perfino quando e
aveva solo diciassette anni, e per un servizio come quello  era  meglio avere un compagno più pratico. Il comando era a due
quello era meglio avere un compagno più pratico. Il comando  era  a due ore di cammino e durante il percorso Sante ebbe tempo
Sante ebbe tempo di pentirsi della sua scelta: Angelo  era  un tipo spiccio, e Sante dovette sudare quattro camicie per
presi lui, da solo, erano selvaggina sua, roba sua, e non  era  giusto che fossero degli altri a decidere il loro destino.
a decidere il loro destino. Otto giorni dopo la guerra  era  finita, e Sante, Ettore, e diversi altri paesani stavano
che scortavano verso Asiago cinque o sei prigionieri. Uno  era  un fascista, aveva le manette e la faccia gonfia e livida;
Yacht ed ai suoi compagni di solitudine. Orazio, siccome  era  convenuto con Giulia, accese un bel fuoco sulla spiaggia
conseguente dell’onde lo persuasero ben tosto che  era  inutile pensare all’imbarco durante quella notte. Orazio
sera il signor Rook non  era  a Biarritz. Secondando l'impulso della sua originalità
freneticamente per una spaccata degna del Moulin Rouge,  era  venuta dopo il rôle, a sedersi accanto a William, non punto
di toglierlo per un momento a quello spleen incurabile che  era  la sua gran malattia, il suo tormento atroce. Ecco: ora
delle sue prodigalità generose. William Rook quella sera  era  quasi felice. Eppure, se qualcuno avvicinandosi gli avesse
divina scintilla d'amore. Anche la storia del signor Rook  era  una storia dolorosa così. Oh, non bisognava risalire molto
melodiosa canzone: egli chiamava lei la sua diletta Sarita.  Era  così piccola e sottile l'amatissima! Una cosina minuscola
in giardino, quando egli passava tornando dal lavoro.  Era  sempre un po' tardi e faceva buio: nell'angolo più remoto
Davvero? - Sì, dice che sei onesto e lavoratore. Ahimè! non  era  bastato essere onesto e lavoratore. Una sera, la bambina
essere onesto e lavoratore. Una sera, la bambina adorata  era  giunta con una notizia crudele. - Sai, Willy? - Che? -
E lo dici così, Sarita? Non t'importa dunque di me? Essa  era  rimasta stupita. Come poteva impensierirsi per un viaggio
Come poteva impensierirsi per un viaggio tanto breve? Poi,  era  assolutamente indispensabile, bisognava veder Parigi; tutte
ne parlavano sempre. Il babbo voleva quel viaggio, essa ne  era  felice; perchè non ne sarebbe stato egli pure felice? Sei
straziante di speranze e di sconforto; poi, dopo un anno  era  giunta una notizia tristissima. La diletta, l'adorata si
notizia tristissima. La diletta, l'adorata si faceva sposa!  Era  bastato un anno e la traversata dell'Atlantico, perchè
alla catena per rendersi degno di lei: in un anno  era  diventato capo imprenditore per tutte le miniere
imprenditore per tutte le miniere carbonifere del Colorado,  era  stato accolto nei consigli di amministrazione delle
s'era fatto un nome a forza di sudori e di sacrifici. A che  era  servito? Sarah prendeva marito! Ah, la vecchia Europa
prendeva marito! Ah, la vecchia Europa fatale! Il colpo  era  stato così brusco, la scossa tanto forte e inattesa, che
ch'ella si maritasse? Non sarebbe più stata sua, questo  era  tutto! A che conoscere il nome del fortunato cui sarebbero
il caso. Un giorno, per una combinazione non cercata, gli  era  venuto fra le mani un giornale dove si parlava del prossimo
che la forza d'animo non bastava a dargli. Anche questo  era  inutile. Datosi anima e corpo al lavoro, diventato in breve
breve uno dei più forti proprietari degli Stati Uniti, non  era  riuscito a dimenticare la spergiura, e sovente gli era
non era riuscito a dimenticare la spergiura, e sovente gli  era  accaduto nell'ebbrezza di una voluttà comprata a prezzo
di Sarah, ma egli non l'aveva veduta mai; invece si  era  incontrato un giorno col duca d'Eboli in uno di quei clubs
Ormai ne sapeva anche troppo. Sarah si credeva felice, ma  era  stata sventurata assai. Che importava? Non se l’era forse
assai. Che importava? Non se l’era forse meritato?  Era  un giusto castigo per la spergiura. Eppoi, non era egli
Era un giusto castigo per la spergiura. Eppoi, non  era  egli pure assai infelice? Soffrisse anch'essa dunque, per
Ogni frase, ogni parola della conversazione udita, gli  era  tornata alla mente, per parecchi giorni, straziandolo di
desiderio. Sì, sì, anche di desiderio. Vederla! Chissà come  era  diventata! Chissà qual donna era sorta dalla bimba? qual
Vederla! Chissà come era diventata! Chissà qual donna  era  sorta dalla bimba? qual madre? Dio, Dio! la sua diletta
dalla bimba? qual madre? Dio, Dio! la sua diletta adorata  era  madre! Lo fosse stata per lui! Con quale impeto di
di tentativi inutili, di desiderî subito repressi e vinti,  era  partito da Parigi, quasi fuggendo, per sottrarsi al
come l'Ebreo della leggenda, sempre in cerca di pace,  era  riuscito, se non a dimenticare, almeno a stordirsi,
il fare minuziosi programmi, il consultare guide e carte,  era  un surrogato tollerabile, oltre che poco faticoso e
surrogato tollerabile, oltre che poco faticoso e costoso:  era  insomma una forma di voyeurismo che ritenevamo consentita,
ne avevamo un paio solo, destinato al capocordata.  Era  rimasto vago se, quella volta, il prestigio e la
ma questa è un' altra storia. Quando scendemmo a Chiesa  era  già quasi notte. Entrammo nel più modesto fra gli alberghi
levataccia, ma sentimmo bussare nervosamente alla porta.  Era  la cameriera, o forse la figlia dei padroni: una ragazza
Scendemmo, più incuriositi che allarmati. Nel vestibolo c'  era  un maresciallo, ed a prima vista ci sembrò che fosse
almeno quanto l' alcool. Il fascicolo che aveva in mano  era  un numero della "Gazzetta Ufficiale" datato di qualche mese
razza ebraica" che l' albergatore gli aveva trasmesse, gli  era  concessa la gioia insolita di tradurre in atto una rara e
Istituto Geografico Militare; comunque meno di dieci. Non  era  dunque uno zelante funzionario? Pareva che si aspettasse un
consentiva scappatoie. A Chiesa non potevamo pernottare,  era  inutile che insistessimo (in realtà, noi non avevamo
il massimo rispetto per la legge, ma che l' autorità  era  rappresentata da lui: a lui, e non a noi, spettava decidere
il maresciallo ci pensò su e disse che l' unica soluzione  era  di portarci in camera di sicurezza, ma l' albergatore
l' indomani molto presto per la montagna. L' albergatore  era  intelligente, e lasciò cadere il discorso; sollevò invece
tutto il paese lo sapeva, e sul tavolaccio c'  era  solo posto per due: sarebbe stato disumano. Il maresciallo
del pernottamento; e che anzi rimaneva da discutere se non  era  a loro carico anche la cena, perché l' avevamo consumata
la cena, perché l' avevamo consumata quando l' illecito  era  già stato commesso, e se non era stato scoperto prima era
quando l' illecito era già stato commesso, e se non  era  stato scoperto prima era colpa loro e non nostra. Il
era già stato commesso, e se non era stato scoperto prima  era  colpa loro e non nostra. Il maresciallo non si divertiva
fare rapporto alla Tenenza, o magari anche (il caso  era  nuovo) alla Divisione a Milano, aspettare il mandato
alla cassa, frugò e ci rese i quattrini: disse che così  era  più semplice e più decoroso. Il maresciallo disse che per