Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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TAVOLOZZA

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Praga, Emilio 50 occorrenze

TAVOLOZZA

Versate amici il nettare divino! Bruna è la notte, e la face scintilla: spumeggi in cor coll'ispirato vino la musa brilla! Splende la face e

TAVOLOZZA

Primi rancori, puerili pianti, capitomboli miei sul pavimento, rabbuffi delle serve intolleranti, e fiabe delle mie notti sgomento; giocatoli

TAVOLOZZA

Quando muoiono i fiori ai davanzali, e quando i vetri la nebbia accarezza, e le rondini in mar battono l'ali, e del negro fanciul di val Vegezza il

TAVOLOZZA

Il lungo e magro professor di greco, che quasi odiar mi fece il divo Omero, fu stamane a vedermi al mio studietto. La tavolozza mia si tinse a nero

TAVOLOZZA

al mattino un puro gelsomino; quando, coll'alba, discendean, sull'ali dei sogni, a' miei guanciali, palpiti strani e idoleggiate torme di seducenti

TAVOLOZZA

Schiudesti appena il tuo logoro ombrello, e giù d'urti e di inchieste ti circonda di pescatori un garrulo drappello, e dura legge è pur che si

TAVOLOZZA

Ecco una landa solitaria e bella come la speme di un morente. Il cielo è di un vivido azzurro e senza velo; contadina che spigoli sul prato, né carro

TAVOLOZZA

Ma chi di voi parlerà… degnamente, osterie che i pittor ricoverate? Delle vostre cucine è nume un niente frammisto di cipolle e di patate! Sognate

TAVOLOZZA

Una mesta mi additarono giovinetta a brun vestita, e mi dissero: - É la Rita che ha perduto il genitor! - Pochi mesi sorvolarono, la rividi in una

TAVOLOZZA

L'ho visto il quadro ... è bello, è sorprendente! Che gagliardo color, che forma pura! ... Però nel fondo non capisco niente, e l'argomento mi mette

TAVOLOZZA

Oh bello è pure, al soffio dell'aura mattutina, il Corso, ove s'esercita la boria cittadina quando sui tetti e i platani da lunge il sol si specchia

TAVOLOZZA

Ma ritornato dalla lunga gita alla casa paterna, a' tuoi diletti, d'alme memorie l'anima arricchita, e la valigia piena di abbozzetti: come lieto

TAVOLOZZA

Donne, voi somigliate alla natura che, se sorride, gli uomini innamora, e desta la mestizia e la paura, quando minaccia e quando si scolora. Ma

TAVOLOZZA

gaia parola, e ripetendola in ritornelli scuciti e belli. Era una canzonetta che parlava d'amore, chiesto e richiesto ai petali d'un fiore: e un fior

TAVOLOZZA

vivi ancora, o vi dice : è l'ultim'anno ? Quest'auretta carezzevole, vecchierelli, vi innamora, o vi strazia col pensiero ch'ella è muta in cimitero? Oh

TAVOLOZZA

Spesso io contemplo in estasi la vecchia libreria, la fida amica, l'anima della stanzetta mia, e, quando mesto io veglio, parmi udirla cantare le

TAVOLOZZA

CANZONE DI UN MISANTROPO E beata è colei che non si sarà scandolezzata di me. Evangel. S. Matteo, c. XI., v. 6. Come un raggio di sol su un vecchio

TAVOLOZZA

Datemi un nappo, datemi dei versi; le imposte aprite, entrino i venti e il sole: quanti fantasmi nel cervel dispersi! Che musica di forme, e di

TAVOLOZZA

- No, mia diletta, non ho più quattrini, per mutarteli in nastri e in cappellini: siamo a Natale, e le mie due sorelle aspettano un mio dono a farsi

TAVOLOZZA

- A messa mi volete alle sett'ore? No, guardate lassù che amena vetta! Domani io sarò là sul primo albore, a cogliere per voi timo e violetta. E se

TAVOLOZZA

Coppie eleganti della vaga festa, c'è alla porta una folla di signori di vario sesso, di diversa vesta, amici che vi aspettano di fuori. Son tanti i

TAVOLOZZA

Vengono al mar quando la luna accende per gli spazi tranquilli il mesto vel; vengono al mar quando la nebbia stende le bianche braccia e lo congiunge

TAVOLOZZA

Preda dei vermi languidi, sarà vendetta mia, per entro all'ossa putride studiando anatomia, nuda veder l'origine d'ogni mia pena, il cor! E la ragion

TAVOLOZZA

Che fantasima d'abate ho scontrato stamattina, sul sentier della collina! Pover'uom, per esser frate, era magro e curvo e smorto: certo il pranzo

TAVOLOZZA

Chi partìa dalla bella laguna verso il golfo che pari non ha, e dell'arte l'intatta fortuna ricercava alle cento città; chi movea dall'avello di

TAVOLOZZA

Spesso una voce incognita mi dice: - O giovinetto, perché dolente hai l'anima, e pallido l'aspetto? Di desidèri inutili, oh, non ascolta il grido

TAVOLOZZA

oblia! Vieni e vedrai, specchio di un tuo sorriso, la tavolozza mia tutta splendore, e sentirai, commosse al dolce viso, le fosche tele sussurrar d'amore

TAVOLOZZA

Ma bello è quando parlano, seguendo del pennello la corsa affaccendata, e fra loro in famiglia discorrendo, di tutti i casolar della borgata. - To

TAVOLOZZA

Sù, la vostra canzone intonate bruni figli del lido ridente, e nell'alto la barca guidate, che già brilla la luna nascente. Già la luna nascente

TAVOLOZZA

- Amor ci suscita, ma come, e donde?- Le razze intrecciansi, nessun risponde. Inconscie reclute, travolte in guerra, piovono l'anime su questa terra

TAVOLOZZA

Uom, tu che nasci in maschera, e mascherato muori, osi insultar, se incognito è anch'esso il Dio, che adori? Vorresti tu conoscerlo ed affisarlo

TAVOLOZZA

Metti un gaio color sul tuo pennello, e dipingimi un cielo al primo albore; poi fra le piante e i fior di un praticello, un somarello - che canti

TAVOLOZZA

Pensate a un uom, prigione alla locanda, con una pioggia che a torrenti cade! Se costui Cristo al diavolo non manda É paura d'entrambi che lo invade

TAVOLOZZA

La mia ganza, una bimba assai devota, e credo, a molti parroci ben nota, venne a narrarmi, tutta addolorata, l'ira del prete che l'ha confessata

TAVOLOZZA

Oh tesor negli scrigni giacenti, oh dovizie all'azzardo diffuse, e cui spesso sbadata profuse una man che ignorava il dolor! Oh metallo alle belle

TAVOLOZZA

O notturno splendore, o vergine divina! Tu che commuovi, sorridendo, il core dell'uomo e dell'oceano, solitaria dei cieli, adoro la tua luce, amo i

TAVOLOZZA

Son solo: il portico dell'osteria mi manda i cantici dell'allegria, qui, dove mesto tra stranie mura, penso alla incerta e fosca età ventura. Quei

TAVOLOZZA

- Per la deserta strada, o viaggiatore, dove t'affretti ai raggi della luna? una madre lasciasti, il genitore e sposa e bimbi, per cercar fortuna? La

TAVOLOZZA

Oh non passate mai, plebi frementi, femmine folleggianti in carnevale, cori festosi e musiche plaudenti, non passate dinnanzi all'ospitale! Lasciate

TAVOLOZZA

cavalieri: una truppa di guerrieri che la morte insiem colpì! Ecco vergini e matrone dalla nobile sembianza, che di sguardi malinconici intersecano la stanza

TAVOLOZZA

, è salubre questa brezza che l'onda c'invia, che arrivando per libera via le miserie dell'uom non sfiorò! Vieni meco: i fanciulli del lido sono belli

TAVOLOZZA

Vi conterò la storia della morta per cui suonano adesso la campana - era una tosa piccolina e smorta che abitava vicino alla fontana. Toccava appena

TAVOLOZZA

consiglia a oscillar sì dolcemente? Forse è ver che di voi guida cìascuna, quaggiù nel mondo vedovo, un'anima alla meta in compagnia? A noi l'antica

TAVOLOZZA

- Levatemi le coltri! ... è maggiorana, che bisogna piantar nel mio giardino Ascolta ... a festa suona la campana ... ma che fa qui in un angolo il

TAVOLOZZA

Quando in marzo fuggirono le insegne giallonere, e alle nostre bandiere risero i tre color; noi cantavamo, pargoli, l'Inno di Pio nono, che dei

TAVOLOZZA

Quella ciarliera, Angelica, fante di casa mia, mi narrava di un Tizio morto di apoplessia, e raccontar credevasi un'alta verità, dicendo: " Quel buon

TAVOLOZZA

vedovo vide di un fior; scandalezzata, l'innamorata condusse subito dal confessor. E minacciato dal padre irato il cor del giovane s'ingelidì ; oh

TAVOLOZZA

Un cielo grigio, una mesta campagna che uniforme svanisce all'orizzonte, un placido canal che l'accompagna, e qualche donna che scende alla fonte

TAVOLOZZA

tenebrore. La tua vergine allora, in abbandono, ti stringe il core che di gioia piange, e, innebriato, ti risvegli al suono della pioggia che a' tuoi vetri

TAVOLOZZA

Ho il canto dell'ùpupa, ho il viso di un prete, le penne di un passero sfuggito alla rete, fanciulla, per essermi sì cruda e severa? Se' tu

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