15. La Terra ha dunque press'a poco la forma di una immensa palla il cui giro abbraccia non meno di 40000 chilometri: per farvi una idea di questa
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224. Oltre alle 12 costellazioni zodiacali, noi abbiamo dunque le seguenti costellazioni boreali:
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30. La Terra è dunque d'ogni intorno circondata
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Bisogna dunque andar in cerca di qualche causa che dia ragione di quel che vediamo. Noi ne troviamo due, o, a dir meglio, possiamo supporne due
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Ma noi ora sappiamo che il Sole è fermo e che il suo moto apparente è effetto di quello reale della Terra; dunque, per porre le cose nel loro
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, si muove nel piano di quest'altro circolo; dunque i punti P, 0 si muovono o più propriamente girano in piani diversi.
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La Luna compie dunque una rotazione nello stesso tempo che impiega a fare una rivoluzione.
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Non conviene dunque illudersi su questi, che abbiam chiamato avvicinamenti di Marte alla Terra; sono vicinanze relative, e la Luna, che pure dista da
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Così stando dunque disposte le cose; essendo giunta l'estate dell'emisfero Nord, e la grande inondazione boreale essendo arrivata alla massima
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Anno 386 tra λ e φ del Sagittario, luogo indicato positivamente, dove dimorò dall’Aprile al Luglio 386. Era dunque fissa.
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La scintillazione delle nebulose non è dunque un criterio rigoroso di decomponibilità in istelle, cioè in corpi solidi e composti come noi rilevammo
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Il fatto dunque era nuovo e non spiegabile coi moti già noti della Terra. Essendo allora recente la scoperta di Roemer della propagazione successiva
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Risulta dunque che dando alle stelle di prima grandezza la parallasse di un decimo di secondo, avremo per esse il tempo della luce = 32 anni, e per
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Anche allo sguardo più disattento salta all’occhio l’enorme agglomeramento delle stelle in alcune regioni e la loro scarsezza in altre. Se dunque
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abbiano maggior vicinanza reale. Se dunque si cerchi la densità relativa dello strato stellare Herscheliano nei vari piani paralleli al piano
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Sono dunque, questi mezzi artificiali, semplici aiuti alla nostra incapacità, ma essi in fondo non ci fanno punto meglio comprendere l
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tutto. Gli spettri del secondo ordine essendo di natura solare può dunque asserirsi senza tema di errare che queste stelle hanno non solo la stessa
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Ad 8h 10m la testa della cometa, considerata nel crepuscolo ancor forte, sembra stare esattamente in mezzo a β e γ e Ursae minoris (dunque = 2m, 5
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Il lume della testa ad occhio nudo uguaglia ε e η dell’Orsa maggiore (secondo Argelander ε = η = 2m, 0: tale è dunque la stima dello splendore
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Lo splendore della testa supera due gradi quello della stella Polare (dunque 1m, 8).
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La testa sembra circa 3 gradi più splendente che la Gemma (dunque 1m, 7).
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(dunque 1m, 7).
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numeri danno dunque non la lunghezza della coda secondaria, ma un limite inferiore di questa lunghezza.
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australe, cioè quello che precedeva nel moversi della cometa attraverso lo spazio. Si direbbe dunque che i getti non siano sempre i fattori più
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della Terra nel piano dell’orbita. Abbiamo dunque qui indizio positivo, che la curvatura della coda I giacesse fuori del piano dell’orbita. Sul che
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da una massa male contornata e non sempre omogenea rispetto allo splendore delle varie sue parti. Potremo dunque dire che nello stadio telescopico la
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Applicando queste medesime idee alla coda principale, arriveremo ad un soddisfacente risultato. Ammettiamo dunque, che la causa della deviazione stia
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piano dell’orbita; generalmente dunque non sarà contenuta in questo piano. È possibile, entro limiti assai larghi, determinare una direzione tale
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Galileo. La Cometa 1862 III ha dato dunque in favore della esistenza di una forza repulsiva (qualunque ne sia la causa e la natura) la dimostrazione più
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Le ordinate sono contate positivamente verso il nord, e negativamente verso il sud. I numeri qui addotti mostrano dunque nel modo più evidente, che
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repulsione relativa agirà nel senso opposto al Sole. La Cometa avrà dunque la figura di un conoide parabolico, come assai volte è stato osservato.
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apparente della Cometa, dedurne la figura vera. Al calcolo della forza repellente manca dunque il primo e più necessario fondamento.
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Ad occhio nudo la testa della cometa è precisamente uguale a Piazzi VI 201, o forse un grado di più (dunque 4m, 7). Nel cannocchiale da teatro la
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occhio nudo pare alquanto più luminosa della stella Piazzi VI 201, forse 3 gradi di più (dunque 4", 5).
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14h 50m, tramontata la Luna. — Ad occhio nudo la testa della Cometa pare superi di circa mezza grandezza Piazzi VI 201 (dunque 4m, 3). Nel
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Secondo Argelander γ Cephei = 3m, 3, δ Ursae Majoris 3m, 3: dunque si ha per la Cometa:
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Secondo Argelander γ di Cefeo è di 3m, 3. Dunque la Cometa sarebbe della grandezza 3, 6.
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Considerata ad occhio nudo la Cometa nel crepuscolo finiente parve eguale a γ Cephei (dunque della grandezza 3m, 3). Nel cannocchiale da teatro si
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Lo splendore complessivo della testa parvemi esattamente = δ Ursae Majoris (dunque di 3m, 3).
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Minoris 3m, 0: dunque grandezza estimata della testa della Cometa 2m, 5).
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, che dal 1582 seguiva il calendario riformato da papa Gregorio XIII, era il 4 gennaio 1643. Non è vero, dunque, che nacque nello stesso anno e quasi
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metro dunque non ne risentì, ma i sensi di colpa tormentarono inutilmente il bravo scienziato fino alla morte.
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Le Verrier non era interessato all’osservazione astronomica. La formazione matematica lo portò dunque verso ricerche teoriche, condotte su dati già
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di Mercurio fino a 45 milioni di chilometri dal Sole senza avvistare nessun “vulcanoide”. Le Verrier prese dunque una brutta cantonata.
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un passo oltre. Collocò termometri nei vari colori e anche uno al di là del rosso, dove non si vedeva luce. Il termometro salì. Dunque c’era una
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specchiava nei pozzi. Cioè non proiettava ombre, e dunque stava allo zenit. Non era così ad Alessandria: al solstizio estivo le ombre erano corte ma
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C’è dunque un sacco di materia invisibile. Ma quanta? E di che cosa è fatta?
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antigravità che equivale alla “costante cosmologica” introdotta e poi ripudiata da Einstein. La costante cosmologica è dunque tornata in auge e ora è
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cerchio lui comprende, sì come questo gli altri”, e nel canto successivo aggiunge: “parendo inchiuso da quel ch’elli ‘nchiude”. Dunque Dio e le sfere
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di sua madre Sofia con l’astronomo, il quale dunque sarebbe il vero padre di quel re danese. Tale vicenda scabrosa avrebbe spinto il figlio naturale a
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