Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Piccolo trattato di tecnica pittorica

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De Chirico, Giorgio 34 occorrenze
  • 1928
  • Fondazione Giorgio e Isa De Chirico
  • Milano
  • trattato di pittura
  • UNIFI
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è sufficientemente tesa. Fatto questo si metta a bollire a fuoco lento, in un recipiente qualsiasi, della colla di pesce, o colla gelatina che dir si

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olio qualsiasi (piuttosto della terra rossa o della terra di Siena bruciata, anche con il nero d’avorio si ottiene un buon risultato). Il colore dev

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È noto a tutti quale sicurezza per la buona conservazione della pittura offra la vernice. Molti pittori moderni preferiscono lasciare ai loro quadri

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In quanto al nero ho l’abitudine di usare della polvere di carbonella macinata con l’olio di papavero; è un colore che ha poco corpo ma però in

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Alla Biennale Fiorentina nel 1922, quando esposi una serie di pitture con il gruppo Valori plastici in una sala sotterranea e priva della luce del

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Bisogna macinare soltanto la quantità di colore necessaria per il lavoro della giornata; la tempera magra dura poco e dopo un paio di giorni i colori

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sulla tecnica della pittura.

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preoccupano ma, cionondimeno, ogni qualvolta mi capita di rivederne sono stupito io stesso della bellezza e perfezione con cui sono eseguiti; e sono

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un trattato di pittura. Così pure si può modificare in più o meno la proporzione della gomma di ciliegio, della vernice, ecc., senza paura di gravi

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L’inconveniente della tempera di ciliegio è che dà una materia un po’ fragile; con tale tempera è meglio non dipingere su tela tirata sopra il telaio

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in mesticheria la gomma di ciliegio, si può semplicemente chiedere della gomma d’albero. Spesso d’altronde capita che i mercanti tengano mescolate

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nella proporzione già detta, ma sempre della stessa emulsione con cui dopo si deve dipingere.

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elasticità; la prima essendo una conseguenza della seconda. Permette un fare alquanto fluido e un modellato largo in toni chiari e brillanti che ricorda la

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scioglie a bagnomaria della cera vergine nell’essenza di trementina (a parti eguali) e con un pennello morbido e flessibile si dà a tutto il dipinto

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Lo svantaggio di questa tempera, come quella a colla, è di scurire alquanto sotto l’azione della vernice.

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. Permette una lunga lavorazione e sopporta anche un impasto denso; non si rischiano le screpolature. Ha le stesse qualità della tempera con l’olio di

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In linea generale a proposito della tempera si può dire che questa, sia essa magra o grassa, è sempre una pittura più pura della pittura a olio.

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La tempera grassa è meno pura della tempera magra ma in compenso è più solida, si può lavorare più a lungo e i colori sotto l’azione della vernice

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La pittura a olio offre molte risorse che con la tempera non si possono avere. Essendo una pittura più grossolana della tempera permette ogni genere

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’ asciugare, ma prima che l’impasto sia completamente asciutto si unisce ancora passandoci sopra il palmo della mano e premendo forte. Poi si lascia asciugare

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Poi per il panno rosso e lo sfondo si procederà nello stesso modo; si osserverà bene il colore e il tono della parte più in luce, si rifarà tale tono

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Con questo sistema feci circa otto anni fa alla Galleria degli Uffizi una riuscitissima copia della Sacra Famiglia di Michelangelo; tale copia orna

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e della penna. Questo permette curiose ricerche di effetti come per esempio ombre ottenute incrociando sottilissimi tratti di pennello come avviene

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e lasciando come sfondo la preparazione grigia della tela che finito il lavoro si rischiarerà leggermente in alto sfregandovi un po’ di bianco. Gli

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Il bianco, base della tavolozza, può servire usato puro o in sfregature e velature ad ammorbidire il modellato di un dipinto e a dare a questo un

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il sistema della carta assorbente; in questo caso l’aggiunta d’olio o di glicerina è inutile.

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asciutto, è sempre consigliabile inumidire la parte ove si deve lavorare e ciò non soltanto per la buona conservazione della pittura ma anche perché la

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Non bisogna macinare colori a vernice in quantità eccessiva. Meglio è farne la quantità necessaria per il lavoro della giornata. Durante le lunghe

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Si piglia una tela non assorbente, cioè preparata a olio, della grana che si vuole; soltanto si stia attenti che se la grana è alquanto grossa il

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Io credo dunque che anche senza ricorrere alle ricette della tempera e alle grandi raffinatezze tecniche, ma limitandosi ai sistemi facili e

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Per l’impasto della preparazione si userà essenza di trementina con qualche goccia di siccativo di Courtrai. Per evitare di dover cercare parecchie

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trasparire, il fatto della sua chiarezza non ha importanza.

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Non ho la pretenzione di colmare, con il presente volumetto, tali lacune. Invitato da Giovanni Scheiwiller a scrivere qualcosa sulla tecnica della

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sono molti pittori moderni che professano una specie di ostentato disprezzo per i segreti e le ricette della tecnica pittorica che essi definiscono

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Fra Gherardo

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Pizzetti, Ildebrando 16 occorrenze

La scena si riapre. Una strada, fuor delle porte della Città. A sinistra la casa di Gherardo: cioè il muro di cinta del cortile, col portone nel

La rende nelle braccia, va sino alla porta della sua casa, con un calcio l'apre, ed entra.

Appoggiato a uno stipite della porta di casa dei Putagi, Gherardo segue con occhi smarriti il moto ondeggiante della folla che esce per le tre

Gherardo ha assistito al breve assedio dei due soldati dal cortile della sua casa. Due tre volte ha mosso il piede, per andare e intromettersi, ma

Accosciato sull'ammattonato, la testa sul braccio appoggiato alla panca, Gherardo dorme. Due guardie armate di picca stanno ai lati della porta

della piazza davanti al Palazzo.

Il cortile della casa di Gherardo. A sinistra la facciata della casa, una casa di pietra bigia, a un solo piano oltre quello terreno. Sopra la porta

nel mezzo della strada si getta in ginocchio.

E Gherardo, che alla promessa cantata dal popolo esaltato nella fede si è rialzato e rizzato in piedi, ora avanza sulla strada alla testa della

Il crepuscolo avanza. Gherardo va sino alla porta della sua casa, e si lascia cadere seduto sul primo scalino. La fanciulla s'è fermata vicino al

porta dei Putagi, ingrossando il gruppo sul pianerottolo. In mezzo a loro Fra Gherardo, che non ha alcuna particolare insegna del suo grado e della sua

È notte. Il silenzio è rotto soltanto da rari lontanissimi echi di voci. Da sotto il portico della casa là in fondo una donna miseramente vestita

folla, e una parte si schiera ai lati della scalinata davanti al Palazzo. I trombetti del Comune escono sulla spianata davanti al Palazzo e risuonano

All'ordine del Vescovo, due dei famigli si pongono ai lati di Gherardo e lo fanno avanzare, la faccia rivolta al popolo, sino al limitare della

confessione del peccatore, si leva una voce a intonare lo spunto di una lauda sacra. E un'altra voce segue, che continua della prima il pensiero e il canto. E

dall'interno della casa una voce chiama "Gherardo". E Mariòla, vestita succintamente, appare sulla loggetta, e richiama, con voce timorosa e tremante

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