Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Numero di risultati: 86 in 2 pagine

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Cipí

206603
Lodi, Mario 12 occorrenze
  • 1995
  • Edizioni E. Elle
  • Trieste
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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Cipì p. 9 Nascita di Cipí 12 Il mondo 16 Il buco fondo e nero 19 Prigioniero 22 Alla scoperta del mondo 25 Margherí 30 Gli artigli 33 La fucilata 36

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favole di Federico 6 Mario Lodi, Il soldatino del pim pum pà 7 Gianni Rodari, Prime fiabe e filastrocche 8 Roberto Denti, Orchi Balli Incantesimi 9

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C'era una volta (e c'è ancora) un piccolo paese disteso nel verde e al sole: nel paese c'era un palazzo alto alto e sul tetto del palazzo, nascosta

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le piume per difendersi dalle punte di spillo del freddo: — Quest'anno Palla di fuoco si è ammalato presto. — Il cielo è pieno ormai, l'ora è vicina

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Antonio Baldini, La strada delle meraviglie Anton Giulio Barrili, Capitan Dodèro Floriana Bossi, Il Re del Disordine Carlo Brizzolara, La Minghina bastonata

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vita. Quell'inverno fu terribile; il freddo, la fame e il mistero del signore della notte, che ora vi racconterò, uccisero quasi la metà dei passeri

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della sua compagna. Allora Mamí, commossa, si fece largo per avvicinarsi al figliolo che tanto bene aveva fatto alla piccola patria del tetto, e senza

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e, infilato il verde grembiule di fatica, erano indaffarate a nutrire i frutti che crescevano un poco ogni giorno sotto la carezza del sole. — Palla

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. dove. Piú tardi venne anche Chiccolaggiú, cosí chiamata per la vista acutissima con cui scorgeva un chicco di grano al di là del nastro d'argento in

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sprizzò scintille verdi e continuò: — La notte è incantevole: passa la luna regina del cielo e noi stelline le facciamo ala riverenti come tante damigelle

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! — Mi pare di sentire anche Chiccolaggiú, stamattina, che strilla! Infatti anche Chiccolaggiú, dall'altra parte del tetto, cercava furibonda il

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Passerí disse: — Noi passeri del tetto abbiamo sempre avuto fiducia del signore della notte e ci sembra impossibile che sia un assassino. Io e te

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Lo stralisco

208593
Piumini, Roberto 38 occorrenze
  • 1995
  • Einaudi
  • Torino
  • paraletteratura-ragazzi
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1. La galea scivolava sulla lucente via del mare. Il sole acerbo ne tingeva di rosa la prua, il fianco sinistro e la vela quadrata, gonfia di

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: perché i pennelli erano per lui come dita, e in ogni pennellata versava dolcemente una goccia del suo sangue. Quanto ai paesaggi che immaginava, chissà

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serenità: ma si affollavano e premevano confuse. Immagini, parole, sensazioni del viaggio recente, di Costantinopoli, della fastosa cerimonia, della

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10. L'uomo vestito di nero, di cui Gentile mai seppe il nome e mai ascoltò la voce, lo prelevò prima della mezzanotte del terzo giorno, dopo che, al

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movimenti del volto vivo il divenire della sua grazia. Disegnando lentamente, incertamente, nel silenzio notturno, illuminato dai quattro grandi

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13. Tornando dall'harem, in cui quella notte aveva con mano appena piú ferma distribuito attorno al vuoto misterioso del volto di Amilah alcune

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segreto di Amilah, miniato ogni notte. Per l'uno e per l'altro, benché avesse deciso di essere verso la propria arte più severo ed esigente del solito

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corridoi del palazzo, che in parte Gentile conosceva. Arrivati ad un enorme cancello di legno scuro e lucido, che dava su un chiostro, l'uomo in nero tolse

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18. Quell'invito assoluto, mite, riportò Gentile nel terrore. La puntura al collo non si spostava, come un neo doloroso sulla pelle del pittore. La

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ancora lei. Non mostrava sorpresa, né finta né vera. Il pomo nel collo di Gentile, lentamente, si abbassò e sollevò. I suoi occhi non fissarono quelli del

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, raccontando le ragioni del suo desiderio. Poi, al primo raggio di sole, che caricò d'oro e verde il giardino, proprio mentre una coppia di pavoni

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21. Gentile non rivide piú Amilah. Anche pensandola, per strana contaminazione, l'immagine del volto e del corpo intero di lei appariva lacerata

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, accompagnarono per due giorni e due notti la navigazione. L'alba del terzo giorno apparve nuziale: luce e spazio, altezza e profondità, colori e vento

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quattro, a seconda non solo della durezza dei muri, o delle pieghe dei manti, ma della cortesia della gente, del sapore del vino e di altre allegrie

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4. Lavorò Filippo, con l'aiuto di fra Diamante, a molte opere in Prato, ma non quella del monastero di Santa Margherita, il perché lo vedremo: e

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chiesa. Solo piccoli spostamenti del capo su e giú accompagnavano i passaggi della preghiera. La luce del pomeriggio maturo, attraverso il rosone

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9. — Filippo, la tua salute è buona? — chiese fra Diamante. Erano al fresco del monte, fuori Prato, a respirare l'aria fresca con cui il bosco fitto

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10. La chiara stanzetta riceveva dalla soglia, e in parte minore dalla finestrella, la luce del chiostro fiorito. Su uno sgabello al centro, a

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appassionata. Liberando la mente con ostinate ripetizioni di preghiere, sforzandosi di ricacciare memoria e fervore del mattino, riuscí a compiere la metà

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Tre volte, come il gioco voleva, cantò e toccò a velocità crescente la fronte, il naso e i denti con la punta del dito, sorridendo.

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, come facevano le bambine, spostando rapidamente la mano sul volto. E poi, sempre toccandosi, riassunse in una le due parti del gioco:

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Le mani, svelte salendo al capo, incontrarono la stoffa tesa e liscia del velo. Le abbassò, e tacque. Portò ancora lo sguardo alla collina, poi più

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ancora una forza decisiva, una invincibilità. L'idea venne pianamente, liberamente, senza fatica: per una di quelle grazie del pensiero e del desiderio

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giovani del borgo che avessero mostrato interesse o attenzione verso la fuggita, e la badessa a dire con sdegno rispettoso che forti e precise eran le

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. — Sei tu Sakumat, il pittore? — E questa è la mia casa, uomo delle montagne. Chi sei? E perché mi cerchi? — Io sono Kumdy, uomo di bastone del burban

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, un'intensa striscia azzurra, a tratti increspata, splendeva sotto il diverso azzurro del cielo. Nuvole gonfie ne coprivano una parte, venendo da lontano

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Sakumat vicino al letto del figlio. — Gli accade cosí a lunghi intervalli, — disse il burban guardando la faccia del bambino addormentato. - A volte

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il fiore giallo sulla pergamena. Cosí potrai sbagliare, e non ci sarà danno. Quando i tuoi fiori andranno bene, mi aiuterai a fare quelli del prato

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sulle sensazioni del corpo, si facevano raccontare i suoi sogni. Quando i medici erano presso Madurer, Sakumat si allontanava dal palazzo e compiva i

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al figlio l'intera giornata. Intorno, Sakumat aveva spento lentamente le tinte estive del prato. L'erba rigogliosa aveva mutato colore; i fiori si

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pregiate. Il pittore si inchinò. Aveva la barba ormai quasi del tutto bianca. Gli ultimi mesi passati nella stanza di Madurer gli avevano imbiancato

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2. Passò la limpida costa d'Arcadia, il fischiante stretto di Cerigo: poi, con la prua ormai a Nord, la gran luce di Zea e del Capo d'Oro. A Sciro il

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3. Madurer era un bambino pallido ma non infelice. Sebbene avesse quasi undici anni, la vita rinchiusa aveva rallentato la fioritura del suo corpo, e

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complice ammiccamento sul procedere ampolloso del Doge. — Del resto, fratelli Bellini, — continuò il Reggitore con un movimento delle bianche mani

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complicò, ricevette affluenti di essenze piú grevi, umane ed animali, fumi e sangue: mentre la limpidezza del mare s'avvaporava di luce e la superficie

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durante il giorno, tingendo in sfumature sempre diverse la preziosa fioritura dei disegni. Nel pieno del pomeriggio, mentre avveniva la cerimonia di saluto

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profumato che scivolava nello stretto come una seconda corrente, portando gli odori dell'Asia a mescolarsi con quelli del Mediterraneo. Sulla costa di fronte

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8. Gentile taceva, perché non toccava certamente a lui iniziare la conversazione. — Penserai che io sia qui per parlare del ritratto, - disse

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