duro, dalle labbra carnose, stata un pezzo ad ascoltare, si era alzata con uno scatto da sedere: - Dove vai? - le domandò la baronessa. - Vo' a
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la notizia: - Il vostro palazzo è crollato; Dio Io ha scosso dalle fondamenta e vi ha seppellito tutti - quel giorno farò cantare un Te Deum!... Non
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anche lui nell'idea di liberare tutte le proprietà di famiglia dalle onerose ipoteche che assorbivano il fruttato. Si rivelava della pura razza dei
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scritture sotto braccio! Lui che volevano far interdire perchè rovinava la famiglia! Lui che era stato abbandonato dalla moglie, dalle figlie, dai figli
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dall'alba, ostinato a restare in quell'edificio dalle mura spaccate, dal tetto sconquassato, su quel po' di paglia, che gli serviva di giacigllo, fino
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Tutti lo ricordavano gracile, malaticcio, quasi involtato nella bambagia, con certi vestitini stinti, rattoppati alla meglio dalle inesperte mani
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, impressionata di quel voglio che usciva la prima volta dalle labbra di suo marito, quantunque pronunziato blandamente. E stette imbroncita fino a sera; tornando a
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scavalcò il pancone, per strappar la moglie dalle granfie del marito! Pallido, con gli occhi sbarrati, con la fronte imperlata da fredde gocce di sudore
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, andando attorno per le vie del paese sin dalle prime ore del mattino: tatà taratatà! E così tutta la giornata, e la sera, dopo la vittoria del cavaliere
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, ragazzi! E dalle finestre del Municipio volavano giù nella strada seggiole, tavolini, divani, scrivanie per fare il falò; e volavano registri e carte
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modesta esistenza. Il primo piano, diviso in tre appartamenti, era occupato da un sarto scarso di clienti, e dalle famiglie di un barbiere e di un
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, se ci avete ancora ferma voiontà, penserò io. Questo è affare di noi donne. Don Pietro fu maravigliato di non vedersi assalito dalle domande di donna
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funzionamento della macchina telegrafica. Da un anno e mezzo, egli si scomodava raramente, la mattina, a scendere in ufficio dalle stanze superiori
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buttar giù tutto e cominciare dalle fondamenta! - I quattrini li avete; metteteli fuori. Entràtagli questa pulce nell'orecchio, aveva scritto
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dalle macerie, a buttar giù i muri crollanti, ad ammucchiare le pietre ancora servibili per la prossima costruzione. Il notaio passava lunghe ore colà
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fischiava e pareva volesse schiantar la casa dalle fondamenta. Due, tre inverni di quella sorta, ed essa sarebbe stata sconquassata peggio di prima. I
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dell'abito e rammentargli che si trovava nella casa di Dio. E cascò dalle nuvole il giorno che il canonico Tasca, confessore di Lisa, dopo avergli offerto
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, aiutati dalle ragazze, mettevano a posto gli ultimi mobili, egli si aggirava per le stanze, con le mani dietro la schiena, scotendo in segno di
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, piovesse, nevicasse, faceva ogni mattina, dalle dieci alle dodici quella passeggiata pel sentiero fuori mano che serpeggia su la roccia flno alla cima di
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viso, ed ella non pensava ad asciugarselo; non si accorgeva di trascinare lo scialle cascatole dalle spalle; gesticolava, mostrava i pugni a colui che
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rispettare da tutti! Per ciò Benigna e donna Sara cascarono dalle nuvole la sera che don Franco, tornato a casa tutto accigliato, prima di cavarsi il cappello
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, spaventato dalla vista di quella figura di strega che spandeva acqua dalle vesti e allagava il tappeto della stanza, e che strillava e imprecava contro il
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di guadagnarsi il pane; ma i contadini riarsi dalle febbri, gialli, con lo stomaco gonfio per la malaria e che non potevano comprare neppure una
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colori, legato attorno alla testa, e la gonna tirata in su, nei fianchi, che lasciava vedere i polpacci robusti energicamente modellati dalle grossolane
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lasciò guidare dalle gambe che lo portarono di suo malgrado. La Trisuzza era nell'ultima stanza in fondo e appena lo scorse gli venne incontro. Don
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ricordi che lo assalivano, ridestati dalle parole della ragazza: "Ha fatto tanto bene a tanti!„ Giusto poche settimane addietro, era uscito da un lungo
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incappata nell'altro svergognato di Tinu Mèndola, lusingata dalle canzoni con l'organetto, dai giuramenti di amore, ingannata dalla passione, debole
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questi stanzoni, rischiarati dalla poca luce che penetrava dalle fessure delle tavole, infisse ai finestroni trent'anni addietro come imposte
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