accanto una figura femminile. Era una donna di mezza statura, col volto pallido e allungato, sciupato dall'età, dalle sofferenze; ma in quel volto
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mi supplicava. Eppure ci amavamo: la maga pallida dalle labbra di carminio, che ci scherniva, si metteva fra noi e ne faceva gelare il sangue, e
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distratto la svelta figura di sua moglie, tutta vestita di nero, tutta scintillante di perline nere. La freschissima brezza marina entrava dalle quattro
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tristezza, dalle lagrime che non sgorgano, il sogno, il sogno che trasporta, che trascina, che travolge: costoro, tutti costoro, per gli occhi che
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Io mi rammento, signore e signori, di un assai vecchio e assai malinconico libro di Carlo Dickens, intitolato I tempi difficili. Emana dalle pagine
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? Non certo dalle ultime; altrimenti gli occhi non avrebbero avuto buon gioco. Bisognava pensar dunque alle più vicine. E se per avventura fosse stata la
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. - Son già i manovali. - Che manovali? - esclamò il signor Ascanio, coll'aria di uno che caschi dalle nuvole. - I manovali dello sgomberatore. - Ah! e
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, davanti alla sua scrivania monumentale, il cui piano, foderato di panno rosso, era per la dodicesima volta libero dai soliti fasci di carte e dalle
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rumori diversi che gli rompevano il sonno. Le finestre troppo alte, avevano certe intelaiature che non sigillavano, e il vento, passando dalle commessure
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, antipatiche, eterne. Il signor Ascanio ad ogni tanto riaccendeva il lume, per guardar l'orologio. Ma sì, appena il tocco; e l'aurora dalle rosee dita non
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cuoio rosso, dalle punte affilate e volte all'insù come due piccoli uncini. Una mantellina corta, a foggia di clamide, gli si rigirava intorno al petto
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ottener tutto dalle forze di un uomo, - Graziosa, la storia! oh, tanto graziosa! - esclamò il signor Ascanio, con quel suo piglio sarcastico. - È tutta qui
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