in tasca, andava sparando sul percorso del corteo; dalle finestre piovevano pezzi di carta colorata e di tratto in tratto tutti si fermavano, mentre
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lo adulava, lo trovava spiritoso. Riuniti in molti, parte ospiti della principessa, parte convenuti dalle vicine villeggiature, ai giovani veniva
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al quarto piano - una gente tranquilla che badava ai casi proprii - pareva sempre come se fosse morsicata dalle vespe. Essa non faceva altro che
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cavarne quel po' di crino e le molle ancora sane. - To', guardate chi s'affaccia: don Felice! - La vera testa dalle corna d'oro! Don Felice era piccolo
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ordinazioni dalle pratiche, o di comperare i finimenti, restava fuori un'intera giornata, preferendo di spasseggiarsela sul corso, squadrando la gente
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, arrischiava due soldi al giuoco, e salutava ogni volta con un senso di sodisfazione le sue stanzette dalle vôlte basse come un mezzanino, dalle imposte tarlate
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dagli usci e dalle finestre, ammiccando e ridendo, e i monelli e i passanti si fermavano a guardar lo sposalizio: le donne con le vesti larghe, azzurre
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portinaio guardava con occhi aperti gli astanti, mezzo intontito dalle grida di donna Vincenza. - Correte alla polizia, a chiamare un delegato, le
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fuori un po' di formaggio, di quello che vi dà il pecoraio del pascolo? Ma le quistioni grosse erano pel vino. - Brrr!.. - faceva Alfio, scostando dalle
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