colonna che dalla Kashütte, a nord–est del paese di Predil, scendeva verso questa località, venne battuta e dispersa.
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Sono confermate le notizie di gravi danni arrecati dalla nostra scorreria del 14 contro le opere di difesa nemiche sulle posizioni dominanti la conca
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Anche sul Carso colonne nemiche di truppe e carriaggi furono efficacemente battute dalla nostra artiglieria.
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Nella conca di Plezzo venne ripreso il tiro contro il forte Hermann, di cui ormai non resta in piedi che la casamatta, dalla quale parte ancora
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costantemente infranti dalla salda resistenza delle nostre truppe. Ieri la posizione cadeva in nostro possesso. Il presidio, divisosi in gruppi, tentò
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Analoga felice operazione compieva al passo di Cevedale 3267 m. indi assaliva una colonna nemica che occorreva dalla Schaubachhütte Sulden e la
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» non è rientrato dalla incursione.
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Nella zona della Tofana con attacco di sorpresa, favorito dalla nebbia, i nostri alpini espugnarono un forte trinceramento nemico sulle pendici della
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dalla testa di ponte, di Ciffik–Idris, le nostre truppe assalivano e sconvolgevano le linee nemiche fra Samar e Frakuta, mentre una squadriglia di
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sulla sinistra ad est del torrente Maso, indi lanciò contro di esse tre successivi attacchi, infranti dalla nostra resistenza.
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Arrestato l’impeto dell’avversario, i nostri sostenuti dalla tenace difesa di un reparto di retroguardia, ripiegarono ordinatamente sulla ferrovia da
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ripiegare di un centinaio di metri dalla vetta del monte. La posizione abbandonata è tenuta sotto il fuoco di interdizione delle nostre artiglierie.
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onta che l’avversario, rimessosi dalla sorpresa, moltiplicasse i suoi ritorni offensivi.
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Più a nord, favorito dalla nebbia, il nemico riuscì ad occupare due posti di osservazione sulla cresta Monte Mantello ‒ Punta San Matteo.
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A Monte Corno, in Vallarsa, un tentativo di sorpresa nemica fu sanguinosamente sventato dalla nostra artiglieria e da riparti d’«arditi» che
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Macedonia: Nella giornata del 25 nostre truppe agendo in perfetta cooperazione cogli alleati ripresero l’avanzata dalla linea precedentemente
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Figura sinistra e sudicia, dalla voce sepolcrale; egli grugniva: — ’Nchióstroo ’a scrivee!
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Il cialdonaro, il venditore notturno di cialdoni dalla voce stentorea che gridava: — Cialdonâroo, cialdonii: quattro per un bajocco!
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"I carciofolari erano cantori e suonatori d’arpa; specie di bardi girovaghi, nativi per lo più degli Abruzzi, così chiamati dalla stessa parola
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Due ragazzi, tenendo un pezzo di corda uno a una estremità e uno all’altra, o formando con lo spago una specie di sega che ricavano dalla prima
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Passatempo che consiste nell’indovinare quale è il millesimo di una moneta da un soldo che lo scommettitore tiene in mano dalla parte dell’arma
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. Venditore e compratore litigano; e ci va naturalmente di mezzo la cocuzza, rappresentata dalla testa del povero giocatore preferito, che si busca scosse in
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I giocatori (due, quattro, sei) fanno il tocco. Il preferito dalla sorte batte il suo bottone, o il suo soldo, contro il muro, il quale soldo, di
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nocchie o di osse di albicocche, di pesche, ecc. Uno dei giocatori, al quale tocca di tirare pel primo (dalla distanza stabilita con un segno in
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Era un giuoco comunissimo, e per lo più si faceva da adulti, in cinque, sei, sette, e in quanti si voleva. Si fa la conta; a colui designato dalla
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Otto giorni prima, per le strade che dovevano essere percorse dalla processione, passavano i Mannatari delle varie confraternite, a due a due con
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madrimonio sconcruso, così lo descrive: "Si giuoca a Roma dalla plebe, percuotendo colla parte più acuta d’un uovo allessato (ôvo tosto) sulla stessa parte d
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non poteva esser preso dalla forza pubblica chi si ricoverava in luogo sacro. Chi viene preso o perde il posto, passa nel mezzo, e il giuoco seguita.
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nessuno, la quale sia principiante per la lettera stabilita dalla conta, paga un pegno.
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Un buon numero di fanciulle fanno ruota tenendosi per mano. Una di loro, designata dalla sorte, vien posta nel mezzo del circolo e deve fingere di
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ritornarla di nuovo indietro e così di seguito; sempre però cercando nasconderla agli occhi del giocatore, il quale è stato dalla conta designato a scoprire
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nun fai t’ammazzo qui". Colui che è pizzicato, all’ultima parola della canzoncina, leva dalla colonna la mano pizzicata e si comincia da capo; finchè
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acchiappare uno dei compagni prima che sia giunto dalla mamma, questo è obbligato a mettersi al suo posto; se no, si deve rimettere in ginocchio egli
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sedere quello che dalla sorte fu condannato a star per primo in berlina. Il capo-giuoco va attorno al circolo, e, ad uno ad uno, domanda a tutti perchè
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scelto dalla mamma, torna di bel nuovo a domandargli quel numero che vuole, ripetendo: "Mazza-bbubbù, Quante corne stanno quassù?". E fino a tanto che il
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due soldi dalla tasca del compagno A e andarli a deporre in quella del compagno C. Ciò stabilito, il capo-giuoco invita la conta a presentarsi. E mentre
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rappresenta il colore richiesto. Il giuoco segue così fino alla fine; e la difficoltà sta nel trovare, tra i componenti di esso, i colori desiderati dalla
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Si fa la conta, e colui il quale viene dalla conta designato, si chiama bùzzico. Costui correndo deve acchiappare uno de’ suoi compagni, il quale per
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bruciandosi i diti lascia spegnere o cadere il cerino, dà un pegno, per riavere il quale deve poi fare una penitenza, imposta per lo più dalla più gentile
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Il fanciullo designato dalla conta è il nonno. Cammina curvo, facendosi sostegno del bastone, come se veramente fosse un vecchio cadente. Gli altri
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Il giocatore designato dalla conta prende in mano la mazzarócca, la quale è un fazzoletto contorto e poi raddoppiato e annodato da una parte, nella
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margini laterali, altrimenti il tiro è nullo, e bisogna ricominciare da capo. Poi rigetta il sassetto alla seconda e salta dalla prima alla seconda
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Si fa in parecchi ragazzi. Dei tre designati dalla sorte, uno fa il diavolo zoppo, e deve camminare con un sol piede; il secondo fa da portiere, e il
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Colonna in Roma, reduce dalla battaglia di Lepanto. Francesco Albertonio nella Relatione dell’entrata fatta dall’Ecc.mo M. Ant. Colonna, dice: "Dopo
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compagni: Tirateme. E quelli posano ciascuno la pallina sul limite, ossia su quel segno stabilito. La conta, a un palmo dalla buca, tira con la sua
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funicella chiamata sparacina, che, sfilandosi dalla mano del giocatore serve a far roteare lo strumento stesso. Questa funicella ha un’estremità a guisa di
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destinato a sorte dalla cônta s’inginocchia davanti a lui, e mette la testa tra le sue gambe, in modo da non poter vedere nulla; tutti gli altri, a breve
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, utensili, oggetti d’arte, novità e derrate di ogni regione e ragione... Si era ben lontani dal lusso delle vetrine, dalla varietà delle così dette
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