L’artiglieria nemica dal Monte Panarotta in Val Sugana rinnovò il bombardamento su Borgo, ormai deserto, e dalle adiacenze di Cherz in Val Cordevole
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In Valle Boden Rienz nella giornata del 2 le nostre truppe respinsero con pieno successo un attacco tentato in forze dal nemico.
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Nelle acque dell’Isonzo venne raccolta una mina galleggiante lanciata dal nemico con l’evidente scopo di distruggere taluni dei ponti in nostro
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molte munizioni e di altri numerosi materiali abbandonati dal nemico.
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bosco Varagna, dal margine del quale le nostre linee di tiratori disturbano i lavori di riattamento del forte di Vezzena.
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Sul Carso, il fuoco aggiustato delle nostre artiglierie snidò truppe austriache dal bosco di Monte Cosich, che furono poi inseguite con efficaci tiri
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In Carnia nella giornata del 23, dopo l’intensa azione di fuoco d’artiglieria contro tutto il nostro fronte dal Pal Piccolo al Pizzo Avostanis, il
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seguito un cannone, raggiungeva, all’alba del 20 una vetta emergente dal ghiacciaio a 3251 metri a sud della Königs Spitze. Di lì, irradiati drappelli
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Arrestato ogni volta dal nostro fuoco, fu contrattaccato alla baionetta e disperso dai valorosi alpini del battaglione Valle Brenta che inflissero
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respinto. Una compagnia nemica fu nettamente annientata dal nostro fuoco.
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completamente distrutto dal nostro fuoco. I pochi superstiti presi prigionieri confermarono le gravi perdite subite dall’avversario nelle azioni dei passati
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Velivoli nemici lanciarono bombe su Auronzo senza farvi vittime nè danni. Alcuni idrovolanti, spintisi verso Ravenna, furono ricacciati dal fuoco
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Nella giornata le truppe attesero a rafforzare e ad ampliare le linee raggiunte. Lungo tutta la fronte dal Vippacco al mare continuò vivo il duello
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Sulla rimanente fronte azioni intermittenti delle artiglierie, ostacolate dal mal tempo.
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Sul Carso, nella passata notte, respingemmo insistenti tentativi fatti dal nemico per avvicinarsi alle nostre linee.
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Un violento tentativo di contrattacco avversario venne soffocato dal nostro fuoco.
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preparato dal fuoco di artiglieria.
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Un velivolo nemico, colpito dal nostro tiro antiaereo precipitò nei pressi di Duino.
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maggiori forze il tentativo di sloggiarci dal monte San Gabriele.
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Alla testata di Val di Genova, all’alba di ieri, un attacco in forze, eseguito dal nemico contro una nostra piccola guardia, a sud di cima Zigolon
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Sull’Altipiano di Bainsizza, violenti concentramenti di fuoco e ripetuti tentativi di attacco, eseguiti dal nemico contro le nostre posizioni in
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aerologiche, divenute decisamente avverse, e dal tiro nemico intensissimo e ben diretto, venne brillantemente compiuta e gli obbiettivi furono colpiti
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Dal giogo dello Stelvio al monte Rombon proficua attività dei nostri nuclei esploranti e moderate azioni d’artiglieria.
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A nord del Monfenera un forte tentativo di irruzione nelle nostre linee avanzate venne arrestato dal presidio che, con successivo contrattacco, mise
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In Conca Laghi (Posina) un grosso riparto avversario, appoggiato dal fuoco di numerose batterie attaccò un nostro posto avanzato, ma venne ributtato
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posto di vedetta antistante, riuscì a porre piede sulla quota 703, ma ne fu subito ricacciata dal presidio e dai rincalzi con accanita lotta a corpo
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avanzato antistante alla posizione di Monte Corno. Venne ricacciato in disordine dal nostro fuoco di repressione.
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una ostinata difesa tentata dal nemico nella regione ad ovest di Kruscevo. Infrante le successive resistenze di forti retroguardie, a cavallo della
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Bazzàrro: Bazar. Astracàne: Astracan, città della Russia. Setaccio: Spagnolo: Sedazo. Giannetta: Dal Turco: Ginetta. Schina: Tedesco: Skina. Ghèghene
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Dal giorno dell’Ascensione in poi questo venditore, quasi sempre un contadino marchigiano, va la mattina, vendendo la gioncata che tiene in un
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Si fa la conta; quello cui va il punto del conto va sotto. Si fa una riga in terra, per indicare il punto dal quale si deve spiccare il salto
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Anche questo giuoco si fa come i due precedenti; soltanto varia in questo, che il giocatore che mandò la sua moneta più distante dal maróne (che in
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le mani in modo che nulla possa vedere. Il paziente, stando così curvo, deve tenere il piede destro levato, il quale piede sarà sostenuto dal
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!". "Venite tutti dal Moretto Che guarisce il mal di petto Cor un soldo che voi stendete D’ogni mal salvi sarete, ecc.".
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indovina chi è il sorcio, allora è condannato dal re a buscarsi dal boja o bbattente la dose di mazzaroccate che egli comanderà. Viene chiamato il boja, il
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: Due soldi e mezzo. Dall’ebraico Va-chezî: mezzo. Ghìmene: Tre. Dall’ebraico Ghimel: tre. Ghìmeme-vaghézzi: Tre e mezzo. Dal vernacolo ebraico: Va
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"Si udiva talora per le vie una lugubre cantilena di voci argentine, interrotta frequentemente dal suono di un campanello. Era — è sempre il Moroni
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La moneta, di cui si è parlato nel precedente giuoco Maróncino, che non viene mossa, è lanciata in alto dal padrone di essa: nell’aria deve brillare
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volta una forma di cacio), attorno al quale disco si avvolge una funicella, la cui estremità è tenuta in mano dal giocatore, per lanciarlo con più
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Si fa in parecchi ragazzi. La conta viene posto dai compagni in un luogo dal quale essi non possono esser veduti. Ciò fatto, si allontanano per
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diciannove sedie. Colui il quale rimane in piedi paga il pegno ed esce dal giuoco. Allora si toglie un’altra sedia e si ricomincia.
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compagno a spostarlo dal ferro, ed occupare il suo posto, o ad acchiapparlo. Chi tocca il ferro dice che sta ar sagro, perchè non può esser preso, come
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Abbemus: Abbiamo. Abbeterno: Ab eterno. Agnusdeo: Reliquia di cera impastata con terra bagnata dal sangue de’ Martiri. Alleluia: Aleluja. Ammènne
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’ultimo, cioè colui che mandò la sua moneta più distante dal maróne, raccoglie le monete, e fattone un mucchio, le situa dove vuole, affinchè il primo
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poi a prendere il posto occupato dal paziente e il giuoco ricomincia.
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pallina, e ognuna che ne coglie se la prende. Alla lor volta, le Palline che non sono state colte, dal segno in cui si trovano, devono essere dai loro
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questi s’ingegna d’indovinare, la cosa che deve eseguire è costantemente seguìta dal suono di un campanello o da altro suono che il capo-giuoco farà
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eravi eretto un sodalizio di compagni e collaboratori de’ missionari, detto dei Mantelloni, dal lungo mantello nero che indossavano, dopo la disciplina
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Madonna, dall’Angelo e dal Diavolo, e che difficilmente si trovan tutti tra coloro che giuocano. Finito il giuoco, i giocatori che stanno in paradiso
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costretti non di rado dal Governo ad esercitarsi nel mestiere delle spie. "Tutti i rivenditori di biscotti o i ciambellari — dice uno scrittore
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