al di sopra delle opere del Predil. Anche il forte Hermann, a settentrione di Plezzo, ebbe dai nostri tiri colpita una cupola.
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ricognizione arditamente spinta fin presso le opere nemiche dell’Alto Cordevole ha potuto constatare i rilevanti danni prodotti dai nostri tiri sul forte
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Accampamenti nemici a Nabresina furono efficacemente bombardati dai nostri aviatori.
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lancio di bombe a mano e di tubi esplosivi. L’avversario fuggì abbandonando armi e munizioni che furono raccolte dai nostri.
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Arrestato ogni volta dal nostro fuoco, fu contrattaccato alla baionetta e disperso dai valorosi alpini del battaglione Valle Brenta che inflissero
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Il nemico che in qualche punto era riuscito a penetrare nelle nostre trincee fu poi dai nostri immediati contrattacchi nettamente ricacciato ovunque.
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La violenza delle azioni, che costarono gravi perdite al nemico, attesta della importanza che esso annette al possesso delle due alture dai nostri
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, furono tutti valorosamente ributtati dai nostri con gravi perdite per l’avversario.
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Le nostre unità, sebbene attaccate da idrovolanti e battute dai fuochi delle batterie antiaeree, ritornarono incolumi ai propri campi.
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vennero colpite con grande efficacia dai nostri aviatori.
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Alla fine, verso mezzodì, l’avversario battuto e respinto, desistè dai suoi infruttuosi tentativi.
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Sul Carso le retrovie nemiche vennero colpite dai nostri aviatori con circa tre tonnellate di bombe.
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precedente. Fu costantemente respinto dai bravi difensori che catturarono 73 prigionieri, tra i quali due ufficiali.
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velivoli nemici, colpiti dai nostri aviatori, precipitarono in fiamme a Cotici (est di S. Martino del Carso) e ad oriente di Kal (Alt. di Bainsizza).
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Durante la giornata 4 tonnellate di bombe ad alto esplosivo lanciate dai nostri aviatori hanno provocato distruzioni ed incendi negli impianti
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attaccato dai nostri, dovette ripiegare dopo aver subito perdite rilevanti. Sulla Zugna Torta, in Vallarsa e sulle pendici nord del Monfenera, i nostri
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Reparti nemici furono messi in fuga dai nostri piccoli posti allo Stelvio e al Tonale.
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In Val Concei (Giudicarie) e in Val d’Astico, nuclei avversari furono respinti dai nostri avamposti. In Val Frenzela pattuglie in ricognizione
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posto di vedetta antistante, riuscì a porre piede sulla quota 703, ma ne fu subito ricacciata dal presidio e dai rincalzi con accanita lotta a corpo
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cucina, gli utensili, le stoviglie; quelli stessi che si dicono de la pupazza, e che si comperano dai venditori di giuocattoli. Tale refezione è
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Si fa in parecchi ragazzi. La conta viene posto dai compagni in un luogo dal quale essi non possono esser veduti. Ciò fatto, si allontanano per
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una breve e squillante modulazione di cornetta le sacramentali parole gridate con solennità dai banditori, ad ogni fermata, nelle piazze e nelle
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colpiranno, gli dice: — Gattacéca, d’indove ne vienghi? — Da Milano. — Che mme porti? — Pane e ccacio. — Me dai gnente a mme? — No. — Brutta Gattacecaccia
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"Più che un giuoco è una penitenza, e più che dai ragazzi si fa dagli adulti. I giocatori si dispongono in circolo, e in mezzo a loro si mette a
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; ne fa tre, quattro, cinque parti, maggiori o minori, a piacimento; e senza farsi vedere dai giocatori, nasconde quelle piccole somme sotto a qualcuno
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Sopra cinque pezzetti di carta si scrive: sorcio, gatto, re, reggina e bbattente o bboja. Poi essi vengono gettati in aria e raccolti dai cinque
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essendo fatti secondo le regole dell’arte, erano dai conoscitori male giudicati. Quindi d’allora, per i falegnami, ogni mobile male costruito è un
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dai varii giocatori; se al contrario i soldi caduti in terra mostrano il santo, ossia l’esergo della moneta, allora il giocatore perde e fa come si
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, tenendo l’altro sospeso, e caccia fuori il sassetto, senza però toccare col piede le righe della Campana, nè far uscir fuori il sassetto dai due
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portiere: — A mmomenti. Se sta a mmette la camicia. Allora la mamma, seguìta dai suoi compagni, fa un giro cantando con essi in coro: "Se sta a mmette
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pallina, e ognuna che ne coglie se la prende. Alla lor volta, le Palline che non sono state colte, dal segno in cui si trovano, devono essere dai loro
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dovrò forse allo studio che ho posto a purgarla dai pregi propri alle opere dello stesso genere, evitando note, chiose, confronti, citazioni e fin la
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Mora est. Raccogliendosi, salvi dai colpi, intorno alla mamma, i dispersi giocatori le vanno chiedendo con una speci e di cantilena: Pane, cacio e
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la spia. Soffione: Spia. Spago: Paura. Spazzacampagna: Trombone adoprato dai Briganti. Spazzacampagne: Briganti. Spicchio d’ajo: Mannaja. Spónga: Chi
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vecchia Roma". E ciò anche per non rifare inutilmente un lavoro del quale non c’è più bisogno. "In Roma — egli scrive — fin dai tempi della così detta
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