UNA FAMIGLIA DI TOPI CONTESSA LARA UNA FAMIGLIA DI TOPI ROMANZO PER I FANCIULLI ILLUSTRATO DA ENRICO MAZZANTI TERZA EDIZIONE FIRENZE R. BEMPORAD &
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qualcosina. Il libro era pieno di figure, inframezzate a' racconti. C' era, fra le altre, la storia d'un bastimento francese, narrata da un vecchio marinaro
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Tra le poche famiglie rimaste fedeli ai conti Sernici (poichè, pur troppo! nella sventura si trova di rado chi abbia tanto buon cuore da starci
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grazia a dipendenti e inferiori. Appunto per codesta sua buona grazia, che non sempre le signore posseggono, ella era adorata e servita più volentieri da
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contessa Sernici, stava per lo più, mentre i suoi bimbi cicalavano, seduta a un elegante tavolinetto da lavoro, tutto ingombro di sete e di fili d
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ritrovavano rimpiattato in un cantuccio lontano, Moschino fu invasato dall'idea di conoscere il mondo, il mondo immenso che stava di là da que' confini. Ragù e
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l'appartamento dei Sernici fosse al primo piano; saltella, saltella, arrivò in fondo; e allora gli si parò innanzi un largo androne, che da un lato menava
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va avanti di questo passo, tornerò a casa una volta la settimana! - La signora contessa aveva risposto da prima un po' seccamente; poi, pensando a
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: una notte oscura, umida, piena di paure. Quanto tempo poteva egli essere stato lontano da casa? Non abituato a que' calcoli, lo ignorava affatto
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spavento.... Sentiva di non aver più nulla da sperare, e le sue sofferenze, a mano a mano che il tempo passava, diventavano così acute, da fargli quasi
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sempre più da presso: - Moschino! Moschino mio!... - Era la Rita. Un singhiozzo le rispondeva. Era Nello. La Letizia, anch' essa turbata, consigliava ai
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contessa se lo prese su le ginocchia, gli mise un asciugamano sotto, e, con un paio di forbicine da ricamo, cominciò a levar via quel bel pelino
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zampate da' suoi persecutori, si lasciò sdrucciolare giù dalla tavola sul grembo della Rita. - Sì, sì, sta' lì, Moschino mio, povero Moschino
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si fa perdonar tutto, a furia di grazia e di furberia. - La Lilia poco si faceva vedere: andava frugacchiando un po' da per tutto in casa, secondo il
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Ma Vittorio da quell' orecchio non ci sentiva; e continuò a dar la caccia alla Ninì, finchè sua madre non lo chiamò ..a pranzo. Era un ragazzo di
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A quando, a quando, da poco più di un mese, la Lilia scompariva, nè si facea più vedere per ore e ore: e ciò accadeva anche se Rita e Nello
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' era fatta pallida la punta del naso; la Lilia tremava per paura che suo fratello non assalisse quell' altro con tanti morsi, da lasciarlo lì mezzo
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topina, e la guardavano premurosi da tutte le parti. Dodò capiva bene la lingua dei padroni, ma non poteva parlarla; quand'an- che, però, l' avesse parlata
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uscita, vivente e sorridente, al colpo di bacchetta d' una fata, da un ventaglio di carta di riso con le stecche di lacca intarsiate. Nello, egli
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capelli incipriati, graziose nelle vesti cilestrine e color di rosa; Turchi barbuti da' pantaloni larghi, dal turbante bianco, con in bocca una pipa
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. - Chi vuol esser sano, dev' esser pulito - ripeteva la contessa ai suoi ragazzi, ch' ella soleva lavare e strofinare da capo a piedi ogni mattina. E
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sofferte nella nostra vita da zingari. - Ragù, rassicurato su l' avvenire, dichiarò, volgendo qua e là la testina con gli occhi lucenti che piacevano
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servirsi da sè; che non istà bene. - Infatti la Caciotta e Ragù se ne stavano acquattati, girando gli occhietti brillanti ora su l' uno ora su l' altro
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Caciotta! - In quel frattempo la Letizia aveva preso la topina in mano, e l' andava palpando da tutte le parti. - Ora capisco! - gridò alla fine. - Sa
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alcuno, a domandare notizie e a recare conforti alla moglie. Da quel giorno, la Caciotta fu trattata nella famiglia Sernici con ogni sorta di premure
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da pappagallo. Nello, per non essere da meno della sorella, dichiarò che, quanto a lui, da che Ragù e la Caciotta erano entrati in casa, aveva quasi
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qualche sofà, in atto di conversare, e avevano come un fremito ne' musetti, e gli occhi ancor più lustri del solito. Dodò, da filosofo, dopo che i suoi
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file di lanterne di carta colorata che pendevan da tutti i cordami; e sul ponte ballavano ufficiali e signore, gli uni nelle divise scintillanti d
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qua e là della merenda dei bimbi; ma se la contessa non chiudeva il proprio tavolino da lavoro, sparivano per incanto anche le matasse di seta e di
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ciascun individuo di quella bizzarra famiglia di topi. Ninì, fra tutti, era davvero la più seria e malinconica. Fin da piccolina non ischerzava mai di suo
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monachina. Moschino, lui, era l'idolo di tutti. Perfino il conte Sernici, un grave banchiere, così occupato de' suoi affari da aver appena tempo di mangiare e
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' era fatta una cuccia di giornali vecchi, dove andava a sonnecchiare dopo la colazione fino all' ora del pranzo. Fin da' primi giorni aveva dimostrato
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; ma glielo perdonavano in grazia della sua molta saggezza e del molto grasso che gli era venuto, da farlo parere un padre guardiano. Era un po' pigro
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come al solito, o quando parla accompagnata da' suoni del pianoforte? - Oh quando parla co' suoni, è più dolce! - Bravo: fa' conto che tutt' i giorni
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, divenuto a un tratto pensoso. Poi soggiunse: - Eppure, vedi, il mondo ha da esser qualcosa di bello, se c' è de' topi che rischiano di incappare
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mano nella scansìa per impadronirsi del topo e punirlo. Ma la contessa fu più lesta; Dodò corse da lei, che lo prese ridendo e se lo mise nel petto
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