, patrona sua. Ha il nome di Bellini uno dei più deliziosi giardini pubblici d'Italia, da cui si vedono l'Etna e il mare; a Bellini è dedicato il Teatro
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secolo una regione della patria, a cui erano legati dai più cari ricordi della prima giovinezza. Quali mutamenti in questi quarant'anni! Basta dire che
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quella di Roma fra le mura di Aureliano e poco minore di quella che ebbe Parigi sotto Napoleone III - quella Siracusa contro cui si spezzò la potenza
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spaventino lettori: non avranno ancora da subire la descrizione di quel famosissimo teatro greco, in cui è la scena meglio conservata di tutti i
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Vittorio Alfieri, pag. 190. nella sua vita: "deliziosissimi momenti mi furono ed utilissimi quelli, in cui mi venne fatto di raccogliermi in me stesso, e
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la curva che deve percorrere la seconda falange, intorno alla quale si è messo l' anello di cuoio B, cui sta attaccata la corda che solleva il peso
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che fa provare una vera sensazione interna che ci commuove in modo particolare, ed i cui elementi provengono da azioni intellettuali più elementari
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la forza motrice nella macchina della civiltà. Tutti sono artefici dell'edifizio sociale per varie ragioni, fra cui primissima quella della
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solletico si richiede una grande sensibilità; per cui nè tutti gli individui nè tutte le parti del corpo possono dare questo piacere. La pianta dei piedi
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, per cui la fede non troverebbe alcuna ferita da rimarginare, alcuna piaga da medicare. L'amore per la verità è un sentimento, il quale può esser
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pirotecnica morale, hanno un comune elemento che le riscalda e le illumina: il piacere, essenza misteriosa e primitiva intorno a cui si può scrutare
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piacere di cui sono suscettibili; ma noi non possiamo leggere la gioia che in quelli la cui fisonomia più si avvicina alla nostra. Nei pesci e nei
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, e servono a definire lo stato in cui ci troviamo. L'intelletto non può avere la necessaria calma per analizzare il piacere che ci innonda, e non
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è sempre minore nella donna. Essa è dotata di una maggiore sensibilità e di sentimenti più squisiti, per cui è fornita di molti materiali atti a
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questi, per cui spesso diventano insensibili ad altri piaceri, che hanno trascurati per abbandonarsi alle gioie predilette. Qualche volta la monomania
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tenersi chiusi a lungo nelle loro case, per cui le gioie più pacate della famiglia e la calma della meditazione vi si possono godere assai meglio che
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di cui oscilla la materia che ci plasma. Per ripetere lo stesso concetto con una forma che più si avvicini al mondo delle sensazioni, direi che l'uomo
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Tutti gli esseri vivi e sensibili devono godere. Vi hanno due vie aperte a dimostrarlo. Il piacere ha in sè la propria ragione fisiologica, per cui
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piacere è il fine primo ed ultimo a cui tendono tutti gli esseri viventi. 9. Il piacere è la negazione del dolore. 10. Il piacere è il contravveleno
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donna è dotata di una sensibilità più squisita dell'uomo, per cui sente assai più fortemente tutte le influenze degli oggetti esterni. Nell'atto della
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contatto dei due sessi. Nella copula abbiamo un eretismo straordinario, che viene spento da un proporzionato piacere , per cui si ha poco sviluppo di
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stracchino di Gorgonzola, nel quale crescono rigogliose infinite crittogame, fra i cui boschetti fors'anche vanno pascolando le larve di alcuni insetti e
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modo con cui deve mangiare e bere, onde averne il massimo piacere e non disturbare l'ordine dei suoi lavori. La parte meno progredita dell'umanità si
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nuovi elementi intellettuali; per cui i sensi si fanno meno sensuali e più istrumentali. Nel tatto il piacere è per eccellenza locale ed è ristretto
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disgustosi, per cui ama vedere il verde presso l'azzurro, il giallo spiccato presso il rosso più petulante; un altro si diletta degli oggetti più strambi
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le ore di ebbrezza. Il discendente degli Incas beve la torbida chicha, su cui nuota l'olio pingue del frumentone, che fu masticato per formare il
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. L'altro l'ho già accennato: era un marsigliese di cinquant'anni, con un busto di Patagone e le gambe corte, di cui una arcata, che strascicava; e aveva
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Torino, come un gran cerchio luminoso che corra sul mare col piroscafo, e in cui girano, brillano cento visi conosciuti, e par dì sentire le visa e le
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sdegno dello stomaco doveva aver già fatto il grande repulisti, desiderato da ogni buon comandante, delle solite frutte cattive di cui s'impinzano a
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formarsi una folla, di mezzo a cui si alzò uno scroscio di risa e parve che partisse una notizia; la quale rapidamente propagandosi, propagò la risata fino
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ad altro che agli affetti o agli interessi che avevan lasciati in Europa o da cui erano attesi in America, là, su quelle quattro tavole sospeso copra
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lentamente. Ricordo quella conversazione, tutta di carattere marino schietto, per la crudele tortura a cui mise il povero avvocato mio vicino. Fu prima la
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, maturano e cadono con la stessa rapidità con cui s'avvicendano le stagioni sul piroscafo, dove si passa in tre settimane dalla primavera all'autunno. La
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zona torrida, la grande innaffiatrice del mondo, nel cui regno navigavamo da due giorni. E non durò che pochi minuti. La vôlta cupa delle nuvole si
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a bocca aperta, e sclamare man mano che si cangiavano: - Che peccato! - come allo svanire d'un sogno incantevole. Erano monti d'oro, da cui
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gli altri giorni, uomini con cravatte straordinarie, barbe fatte, camicie di bucato, colli da cui eran cadute le scaglie. La folla s'era come
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combattuto e che combatteranno per la terra in cui non poterono o non potranno vivere, io non v'ho mai amati, non ho mai sentito come quella sera che dei
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immaginato. Per effetto dell'agglomerazione in cui erano costretti a vivere, e delle grandi differenze d'indole e di costumi che passavan fra di loro
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l'altro, anche davanti a quel pericolo sconosciuto da cui poteva uscire la morte. S'erano detti a vicenda con gli occhi: - Io so che non
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Se è vero che in ogni lunga navigazione v'è una così detta "giornata del diavolo" in cui tutto va alla peggio, e il piroscafo diventa un inferno, io
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e irritati di quel letto di Procuste, in cui erano costretti a studiar lo spagnuolo da tre settimane. Che sorridessero non c'era che la signora
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torvo del consueto, in cui si leggeva che quella mattina ci avrebbero fatto peggio che delle spostature. Perchè, insomma, eravamo noi che rubavamo loro
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Dove andare? Sei ore eterne dovevano passare prima di notte. Rientrai nel salone, e cominciai a sfogliare l'album di bordo, in cui varii passeggieri
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Quei tristi inneggiavano al vento pampero, a cui dovevano quelle otto ore di morte. Ma il vento pareva che fosse caduto quasi del tutto, benché il
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l'orgoglio con cui, molto tempo dopo, per tutta la vita, avrebbero raccontato d'aver fatto fronte a quel pericolo senza paura. Era stupefacente la disinvoltura
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stanchi irritati da non poterne più di quella perpetua danza di linee, di quel continuo accorciarsi, piegarsi e ritorcersi a cui s'è costretti dall'angustia
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sua bocca da cui pareva che non uscisse più alito, errava ancora quel suo sorriso leggerissimo, d'una mestizia e d'una dolcezza infinita. Quando passò
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avrebbero potuto campare onestamente in patria, e che non emigravano se non per uscire da una mediocrità, di cui avevano torto di non contentarsi; ed anche
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riuscita troppo al di sotto dell'ideale per cui s'era battuto. Un'Italia di declamatori e d'intriganti, appestata ancora di tutta la cortigianeria antica
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di miserie, di birbonate e d'ingiustizie. In un crocchio, in cui pareva che dominasse come una nota d'allegria amara, ridevan della rabbia che
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