Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: coscienza

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senza tradirlo e ribellarvi da lui, avere padrone. Nella  coscienza  della vostra legge di vita, della LEGGE DI DIO, sta dunque
l'Umanità cangi di metodo. A quel che sostengono la sola  coscienza  dell' individuo essere la norma del vero e del falso, ossia
e suddivide in mille sette tutte fondate sui diritti della  coscienza  dell' individuo ;tutte accanite a farsi guerra tra loro, e
parte, agli uomini che rinnegano la testimonianza della  coscienza  dell'individuo per richiamarsi unicamente al consenso
della LEGGE DI DIO, della Verità! E nondimeno, la  coscienza  dell'individuo è santa: il consenso comune dell'Umanità è
nelle conseguenze, perché non si può stabilire la  coscienza  dell'individuo, sola norma della verità, senza cadere
perché vi rassegnate a ignorare - perché mentre la vostra  coscienza  v'avverte che Dio non v'ha dato facoltà senza imporvi di
alla tirannide ed all'anarchia, nella religione della  coscienza  inspirata, non incatenata dalla tradizione. La Nazione deve
legge della vostra vita, Dio v'ha dato due mezzi: la vostra  coscienza  e la coscienza dell'Umanità, il consenso dei vostri
vita, Dio v'ha dato due mezzi: la vostra coscienza e la  coscienza  dell'Umanità, il consenso dei vostri fratelli. V'ho detto
e vi manca il tempo; ma gli uomini che per ingegno e  coscienza  meglio rappresentano, da oltre un mezzo secolo, gli studi
una dottrina di non so quale fatalismo al grido della  coscienza  umana, non valgono a cancellare due testimonianze
dipende nell' ordine delle obbligazioni morali e di  coscienza  dalla Chiesa; anche lo Stato, sia piccolo o grande, potente
che ha la Chiesa. E la Chiesa ha ed ha sempre avuta la  coscienza  di questa sua autorità maravigliosa, e l' ha sempre e verso
che hanno una morale e una coscienza. Laonde la libertà di  coscienza  abbraccia i più preziosi ed i più sacri fra i diritti. A
che lottano col princìpio religioso e con la religiosa  coscienza  de' cittadini. Questo secondo è il sistema della legge
queste interpretazioni subdole e sofistiche, la libertà di  coscienza  è divenuta una coperta e uno strumento d' interessi
è quanto un dire, che quello che molti chiamano libertà di  coscienza  non è tale, ed è anzi il contrario. Rimossa poi questa
tale, ed è anzi il contrario. Rimossa poi questa libertà di  coscienza  finta e bastarda, facilmente apparirà da sé qual sia il
sia il vero significato di questa espressione libertà di  coscienza  , intesa non meno secondo il diritto, che secondo la
legislatori o governi civili, che invocando la libertà di  coscienza  nelle loro leggi e nei loro atti, non si curano di velare
la libertà di coscienza. Il principio della libertà di  coscienza  professato a questo modo non può formare l' oggetto di una
fallaci e ingannevoli sistemi intorno alla libertà di  coscienza  ci si presentano, che noi chiameremo: il sistema legale, il
e questa è l' assoluta e piena libertà religiosa di  coscienza  ch' egli loro promette. Ecco che cosa s' intende nel
legge civile. All' opposto, la questione della libertà di  coscienza  consiste appunto nella ricerca: « Se la legge civile possa
delle leggi di Dio ». Per verità, se la libertà di  coscienza  consiste in questo solo, che « niun cittadino possa mai
al principio della libertà di coscienza, o se la libertà di  coscienza  debba essere subordinata alle leggi civili. Poiché conviene
di cui parliamo) scelgono che il principio della libertà di  coscienza  sia subordinato alla legge civile, non sofferendo che cosa
di buon senso per intendere, che il collocare la libertà di  coscienza  in questo, che « niun cittadino possa mai essere né
a tutte; e allo stesso tempo che offende da molte parti la  coscienza  di tutte le altre classi de' cittadini che hanno una
così: La legge civile per rispettare la libertà di  coscienza  deve adattarsi a quelli che credono meno. E questa è
benissimo la conseguenza, che la legge per la libertà di  coscienza  permetta a coloro che professano quei culti il divorzio, ma
Uniformità di leggi per tutti i culti diversi e libertà di  coscienza  sono esse cose conciliabili? Noi abbiamo anzi dimostrato
il corpo dei cittadini cattolici, quando la libertà di  coscienza  esige che la propria religione rimanga incolume, e da
quando vi fanno delle leggi che torturano crudelmente la  coscienza  cattolica, e poi vi danno per motivo di tali leggi la
e danni gravissimi. Ora, come noi vedemmo, la libertà di  coscienza  sincera e non mentitrice, importa che coloro che professano
in punto di princìpii (7). Il princìpio della libertà di  coscienza  non comparisce solo sulla bocca dei legisti e dei filosofi
calcolo difficilissimo a farsi bene. La libertà di  coscienza  dunque degli utilitari, o è una promessa che non viene
del cammino. Poiché il lettore, rimosse quelle libertà di  coscienza  illusorie, facilmente può da se stesso arrivare a trovare
metterci in altre questioni che con questa della libertà di  coscienza  si complicano; il che ci proponiamo di fare in appresso.
non s' opponga mai né direttamente né indirettamente alla  coscienza  religiosa dei cittadini; 2) Che la libertà di coscienza
coscienza religiosa dei cittadini; 2) Che la libertà di  coscienza  conceduta dalla legge civile sia tale e tanta, quale e
lungo di questa sintesi che vi fa nascere dall' unità della  coscienza  del soggetto percipiente; il che se fosse, non si avrebbe
moveva da questo principio: « tutto si deve rinvenire nella  coscienza  empirica », e biasimava Spinoza unicamente perchè fosse
[...OMISSIS...] Il principio, che non si deve uscire dalla  coscienza  empirica, è certamente specioso. Ma in prima quella parola
superflua, perocchè empirica vale sperimentale, e la  coscienza  è sperimentale di sua natura, giacchè ognuno esperimenta
dannosa, perchè presuppone l' errore che v' abbia una  coscienza  non sperimentale, quasichè avere coscienza non fosse una
che v' abbia una coscienza non sperimentale, quasichè avere  coscienza  non fosse una vera sperienza. E quest' errore, insieme col
tedesche, le quali tutte per poco presuppongono una  coscienza  diversa dalla sperimentale, che chiamano ora razionale, ora
stessa avrebbe loro data la prova della sua erroneità. La  coscienza  infatti suppone una dualità, il soggetto e l' oggetto, e
nel quale punto d' indifferenza egli colloca la sua  coscienza  pura in contraddizione della coscienza empirica. Ma questa
egli colloca la sua coscienza pura in contraddizione della  coscienza  empirica. Ma questa coscienza pura non è coscienza, se
pura in contraddizione della coscienza empirica. Ma questa  coscienza  pura non è coscienza, se teniamo fermo quello che lo stesso
quello che lo stesso Fichte ci ha accordato, cioè che la  coscienza  esiga un soggetto ed un oggetto. E in vero qual coscienza
coscienza esiga un soggetto ed un oggetto. E in vero qual  coscienza  vi può essere, dove manca il principio che sia consapevole,
manca ciò di cui tal principio possa essere consapevole? La  coscienza  pura adunque supposta da Fichte come un antecedente alla
pura adunque supposta da Fichte come un antecedente alla  coscienza  empirica, non essendo per niun modo coscienza, sarà tutt'
di rimanere. Nè basta a trattenerlo il puro nome di  coscienza  attribuito a quel supposto punto d' indifferenza, quando
punto d' indifferenza, quando tal nome non gli conviene. La  coscienza  adunque suppone un soggetto ed un oggetto, ma non in ogni
adunque suppone un soggetto ed un oggetto, ma non in ogni  coscienza  cade il soggetto, il quale non ha coscienza di sè che per
ma non in ogni coscienza cade il soggetto, il quale non ha  coscienza  di sè che per riflessione, come lo stesso Fichte ci
acciocchè egli diventi oggetto di coscienza. Nella  coscienza  adunque, propriamente parlando, non cadono che gli oggetti.
propriamente parlando, non cadono che gli oggetti. Ma la  coscienza  stessa ci dice che un oggetto non è l' altro, nè si può
od immedesimare. Ora gli oggetti che cadono nella  coscienza  sono innumerevoli, e tra questi vi è anche il soggetto che
e ben presto si pronuncia col monosillabo IO. Or come la  coscienza  ci dà la distinzione di tutti i suoi oggetti, così ci dà la
dell' IO da tutti gli altri innumerevoli oggetti che alla  coscienza  appartengono. La coscienza dell' IO ci dice bensì, che
innumerevoli oggetti che alla coscienza appartengono. La  coscienza  dell' IO ci dice bensì, che quest' io è il principio
che io ho con tutte la relazione di conoscenza. Ma quella  coscienza  che mi dice ciò, mi dice del pari che questa relazione non
diversi. Onde, sebbene sia vero che per ispiegare la  coscienza  debbo supporre che un solo sia il principio consapevole, e
tuttavia tanto è lungi che sia necessario, per ispiegare la  coscienza  come vuol Fichte, di condurre tutti i diversi enti ad un
un solo ente, cioè all' IO, che anzi in nessuna maniera la  coscienza  umana potrebbe essere spiegata, se non si suppone diversità
mentre egli crede di trovare la ragion sufficiente della  coscienza  nel ridurre tutti gli enti che cadono in essa ad un solo,
non la si spiega, essendo condizione indispensabile della  coscienza  la pluralità dei suoi oggetti, e l' unità solo di quell'
è infedele al suo principio di non dovere uscire dalla  coscienza  anche in un altro modo, cioè distinguendo, oltre la
anche in un altro modo, cioè distinguendo, oltre la  coscienza  empirica, una coscienza razionale, la quale egli pretende
modo, cioè distinguendo, oltre la coscienza empirica, una  coscienza  razionale, la quale egli pretende di ritrovare nella
razionale, la quale egli pretende di ritrovare nella  coscienza  empirica. Ma come ve la trova? Unicamente per questo
per questo argomento ch' ella è necessaria per ispiegare la  coscienza  empirica . E` dunque una argomentazione che adopera Fichte,
che adopera Fichte, colla quale argomentazione parte dalla  coscienza  empirica in virtù del principio della ragione sufficiente,
della ragione sufficiente, e viene a questa pretesa  coscienza  razionale . Ma qual è questa nuova coscienza? questa cotale
questa nuova coscienza? questa cotale superfetazione della  coscienza  empirica? E` quel punto d' indifferenza di cui abbiamo
ch' egli suppone esistere anteriormente alla vera  coscienza  che è coscienza empirica; dico la coscienza empirica, cioè
suppone esistere anteriormente alla vera coscienza che è  coscienza  empirica; dico la coscienza empirica, cioè sperimentale, in
alla vera coscienza che è coscienza empirica; dico la  coscienza  empirica, cioè sperimentale, in tutta l' ampiezza della
male applicato che « tutto si deve rinvenire nella  coscienza  ». Ora la coscienza stessa lo conduceva fuori di sè,
che « tutto si deve rinvenire nella coscienza ». Ora la  coscienza  stessa lo conduceva fuori di sè, dimostrando d' essere
con parole appiccicate, dando il nome d' Io e di  coscienza  a ciò che non era nè Io, nè coscienza. Quel principio
inteso così « di dover muovere il ragionamento nostro dalla  coscienza  », ma non così « di dover fermarsi entro i cancelli della
», ma non così « di dover fermarsi entro i cancelli della  coscienza  ». Questa seconda è la parte falsa, la giunta arbitraria
de' sensisti e degli idealisti. Ma ond' avviene ciò, che la  coscienza  stessa conduca l' uomo fuori di sè, e il conduca a
a conoscere cose che non cadono in essa? Da questo che la  coscienza  è essenzialmente intellettiva, sorgendo in noi mediante una
esce dalla coscienza, cioè a dire, non prende la sola  coscienza  per oggetto del suo pensare, ma altri ed altri oggetti.
uomo in quant' è consapevole. E` dunque vero che « Io, come  coscienza  di me, come uomo conscio, sono in quanto so di me »; ma non
sè stesso; prova solo, che l' uomo pone l' Io, cioè la  coscienza  di sè, quando dice me (2). L' Io adunque precisamente non è
» », non hanno valore, se non tradotte in quest' altre: La  coscienza  di me stesso comincia in me con un atto mio proprio di
di gravissimi errori, in quelle parole che « « non v' ha  coscienza  se non si divide in soggetto ed oggetto, in ispirito e
in ispirito e natura » ». Primieramente può cadere nella  coscienza  il solo oggetto, e non il soggetto; cioè io posso esser
il mondo, non è necessaria a spiegare la esistenza di una  coscienza  e di un Io. Questa considerazione è importantissima.
per altre vie. In terzo luogo è del tutto falso, che la  coscienza  si divida in soggetto ed oggetto. Anzi la coscienza stessa
che la coscienza si divida in soggetto ed oggetto. Anzi la  coscienza  stessa ci attesta, che tanto il soggetto quanto l' oggetto
due parti in cui ella si divide. In quanto al soggetto la  coscienza  ci dice, ch' egli è quello che è consapevole, ma non è la
sono derivazioni. Molto meno l' oggetto può essere la  coscienza  o parte di lei. Anzi è la coscienza stessa che ci attesta,
oggetto può essere la coscienza o parte di lei. Anzi è la  coscienza  stessa che ci attesta, che altro è lei stessa, altro i suoi
consapevoli, altro ciò di cui ci rendiamo consapevoli. La  coscienza  è un nostro atto o abito; ma l' oggetto, di cui ci rendiamo
quasi che, se fossero veramente parti della coscienza, la  coscienza  stessa nol dovesse sapere ed attestare. Dobbiamo dunque
della coscienza, essendo privo di essere, è NULLA. 2 Ma la  coscienza  è un atto dell' uomo stesso riflettente sul proprio essere
della ragione sufficiente dell' esistenza dell' umana  coscienza  non si può acquetare nell' Io puro ed astratto di Fichte;
esistere: dunque non v' è un Io che ponga sè stesso; 2 la  coscienza  di sè può aversi senza bisogno che esista il mondo
bisogno che esista il mondo materiale; 3 Quando anco la  coscienza  non potesse essere senza il mondo, ciò non prova che l' Io
della resistenza come condizione dell' azione e della  coscienza  che l' Io vuol porre. E quanto poi non è arbitraria e
descrivono prima come produzioni di un Io precedente senza  coscienza  di sè, e tuttavia ASSOLUTO e INFINITO. Veramente chi ha
di sè, e tuttavia ASSOLUTO e INFINITO. Veramente chi ha  coscienza  (presso di loro sarebbe l' Io empirico) è qualche cosa di
bisogno per porre sè medesimo: è una legge della sua  coscienza  »: quasichè, quando il filosofo dichiara una cosa
a sè stesso nel mondo, egli dovette per legge della sua  coscienza  imaginare i suoi genitori e i suoi antenati » ». Ma datemi
contraddizione manifesta) col supporre un Io anteriore alla  coscienza  e causa di questa (1). Intanto però non si considerava, che
di questa (1). Intanto però non si considerava, che è la  coscienza  stessa quella che ci dice che ella non crea le cose, ma non
è il punto, donde parte ogni coscienza, e dove ogni  coscienza  di nuovo ritorna e si concentra. Qui si rileva l' errore
[...OMISSIS...] . Colle quali parole voleva dire, che la  coscienza  essendo limitata, e non potendo mai pervenire a levare da
Quest' Io puro di Fichte non ha coscienza, appartenendo la  coscienza  all' Io empirico. Ma un assoluto, e un Dio senza coscienza,
presupposto, perchè altramente non si poteva spiegare la  coscienza  ». Onde, mentre l' Io evidentemente esprime un individuo
vita divina estrinsecata e divenuta umanità ha perduto la  coscienza  di essere vita di Dio? Simili domande si potrebbero fare ad
conosce per veruna esperienza, nè cade in modo alcuno nella  coscienza  dell' uomo. Egli adunque con ciò: 1 Era uscito dalla sfera
D' altra parte il Dio di Fichte era fuori della  coscienza  umana, e non si poteva intuire. Secondo Schelling adunque,
durate erano stati sufficienti a stancarli. Perché senza  coscienza  d'una Legge di dovere, senza fede in una missione imposta
senza aver conquistato il benessere. No, senza Dio, senza  coscienza  di legge, senza moralità, senza potenza di sacrificio,
fra individui liberi, fra nazioni libere, capaci di  coscienza  della loro missione. Credo che l'uomo deve mangiare e
uomini d'essere ben nudriti e alloggiati; bensì perché la  coscienza  della vostra dignità e il vostro sviluppo morale non
i vostri atti e la vostra vita: come potreste avere  coscienza  di cittadini e zelo per lo Stato e affetto sincero alle
nome, educazione, lavoro e retribuzione proporzionata e  coscienza  e missione d'uomini mentre infondete in essi il sentimento
vita di castori non d'uomini. La libertà, la dignità, la  coscienza  dell'individuo spariscono in un ordinamento di macchine
forse un giorno quando ogni uomo rifletterà nella propria  coscienza  la legge morale dell'umanità; la Famiglia durerà quanto
vengono da un core che v'ama e sono scritti colla  coscienza  del vero. Amate, rispettate la donna. Non cercate in essa
solo essere ideale, intuìto dalla mente, non dà all' uomo  coscienza  di sè, e che alla formazione di lei si esige uno stimolo o
dire che l' uomo dovrebbe tosto essere mosso a formarsi la  coscienza  di sè medesimo, perchè gli è cosa piacevole; giacchè la
ha esperienza. Continuando, noi dunque osserveremo: Che la  coscienza  non appartiene alla scienza d' intuizione , ma a quella di
l' uomo gode del possesso della verità (quando ha la  coscienza  di possederla). Quello che si dice del godere si deve dire
ed a godere dell' unione col suo termine, ossia ad avere la  coscienza  del suo proprio godimento. Il primo di questi due principŒ
la coscienza, e nel sonno stesso, durante il quale la  coscienza  è perduta. Perocchè non si può certo dire che il diletto
è passato. Quando dunque l' uomo appetisce di perdere la  coscienza  di sè stesso, passando dallo stato di veglia a quello di
di proprio: si studia di non omettere nulla, vuole aver  coscienza  di ogni passo del suo ragionare, vuole persuadersi che
ferma l' attenzione (benchè non sempre neppur colà), e la  coscienza  non si acquista di quelle cose dove non cade la
dei quali niuna sensazione ci si presenta, chè nè la nostra  coscienza  ce l' attesta, nè l' analogia la congettura, non potendosi
sempre, non in ogni azione della sua animalità l' uomo ha  coscienza  che un sentimento ne sia il principio. A cui noi facciamo
l' individuo animale, tanto più si sottraggono alla  coscienza  intellettiva. La seconda risposta si è che l' obbiezione si
sopra una falsa supposizione. Di vero, molti confondono la  coscienza  col sentimento, riguardano quella come un elemento di
tanta meditazione, quanta loro basti a convincersi che  coscienza  e sentimento sono cose diversissime, la prima appartenente
ogni nostro sentimento, ma di alcuni ci possiamo formare la  coscienza  senza difficoltà, altri con somma difficoltà possiamo
il discorso gli domandiamo subitamente se egli ha  coscienza  d' aver sulla mano una mosca, egli dirà di sì, ma non
la sua attenzione, bastò che egli volesse, e la  coscienza  fu. L' uomo non riflette come questa sua coscienza
e la coscienza fu. L' uomo non riflette come questa sua  coscienza  incominci, e crede di averla sempre avuta, non di aversela
di aversela pur allora formata. Ora è facile acquistare la  coscienza  dei sentimenti nuovi, attuali e vivaci; all' incontro è
fin anche la morte? Quante volte non accade che siamo senza  coscienza  dello stato della nostra pelle rilasciata e traspirante, e
pelle rilasciata e traspirante, e rimaniamo pure senza  coscienza  dell' impressione dell' aria, che la raffredda e costipa, a
quantunque non sia egualmente facile acquistare la  coscienza  di tutti, perchè o tenui o indistinti, o sì eccessivi che
di cui gli uomini non si sogliono formare che una  coscienza  assai oscura (2). Ora, le prime sensioni sono effetti dell'
del sentimento di continuità. Sottratto dunque alla nostra  coscienza  il sentimento fondamentale di continuità, si rimane
dell' uno è partecipata dall' altro. Diminuzione di  coscienza  di proprie forze è diminuzione di forze. Così, se l'
e della sua debolezza, che consiste nella scemata  coscienza  delle proprie forze, nella diminuzione del sentimento
forze, nella diminuzione del sentimento intellettivo; chè  coscienza  fa sentimento, e sentimento fa forza. E qui si noti che
intellettuali, talora si toglie solamente all' uomo la  coscienza  delle sensioni; tal' altra sembra che restino veramente
tutti e tre questi sentimenti, ma il solo oggetto della  coscienza  è il sentimento armonico ed uno, fondamento dell'
uno ed armonico, e però senza di questo non può avere  coscienza  d' alcun sentimento. La seconda questione poi, quella della
- Il pensiero di sè stessa è dunque un pensiero, che non ha  coscienza  di sè. - Appunto. - All' incontro ella sa di pensare, ha
di sè. - Appunto. - All' incontro ella sa di pensare, ha  coscienza  di pensare cose al tutto diverse da sè, sia poi che s'
da sè, sia poi che s' inganni o no in questa scienza o  coscienza  che ha del suo pensiero. - Certo. - Ora, si può sapere,
ha del suo pensiero. - Certo. - Ora, si può sapere, aver  coscienza  di pensare una cosa senza pensarla? Per esempio, se voi
senza pensarla? Per esempio, se voi sapete, ossia avete  coscienza  di pensare il diavolo, è possibile che voi crediate o
diavolo, è possibile che voi crediate o sappiate, o abbiate  coscienza  di pensare propriamente il diavolo, senza che abbiate
i fatti più manifesti della natura, a distruggere la  coscienza  del genere umano, e con un preteso ragionamento della mente
l' autorità del ragionamento e le testimonianze della  coscienza  intellettiva, che di ogni ragionamento è la base. Eppure
3) la stessa rappresentazione. Tutto ciò mi attesta la  coscienza  di me stesso. Se dunque esiste la rappresentazione, il che
è evidentemente falso, perocchè l' Io non ha sempre attuale  coscienza  di sè stesso. 2) Ho detto che il principio intelligente,
l' anima umana, ma l' anima già svolta e pervenuta alla  coscienza  di sè; quando anteriormente a quest' anima, conscia di sè,
in questo stato è da cercarsi la natura umana, giacchè la  coscienza  non è naturale all' uomo, ma acquisita. Intanto coll' atto
quando non si conosca che l' ente intelligente precede la  coscienza  che si forma di sè, e quando si muova dall' errore che l'
risulti dall' atto stesso con cui egli acquista  coscienza  di sè; la quale coscienza potendosi replicare secondo i
atto stesso con cui egli acquista coscienza di sè; la quale  coscienza  potendosi replicare secondo i numeri delle riflessioni,
E a porsi in un tempo piuttosto che in un altro? Giacchè la  coscienza  di ogni uomo ha pur cominciato in un dato tempo. Qual
eterna di lui, del manas intelligente, il quale ha la  coscienza  delle cose; e sostengono che tutto il resto è vuoto, cioè
lo spirito coll' Io; e posciachè l' Io è uno spirito che ha  coscienza  di sè e si pronuncia, perciò aveva confuso lo spirito colla
perciò aveva confuso lo spirito colla coscienza; nella  coscienza  stessa di sè aveva riposto la natura dello spirito, e
una modificazione dell' Io, perocchè l' Io, essendo la  coscienza  di sè, non potrebbe non essere conscio della propria
è apparenza o sostanza. L' Io è la coscienza, ed è pure la  coscienza  quella che attesta che il Non7Io non è l' Io. La stessa
l' Io, e che fa conoscere il Non7Io; se ciò che attesta la  coscienza  è un' apparenza, anche l' Io è un' apparenza non meno che
identificabile collo stesso Io. Ebbene, il Non7Io ha egli  coscienza  di sè? Non può essere, poichè egli è opposto all' Io, e l'
nè poco che l' introdurre qualche cosa che non fosse la  coscienza  distruggeva il fondamento d' una tale filosofia, ammise l'
d' una tale filosofia, ammise l' Io e il Non7Io, cioè la  Coscienza  e la Non7Coscienza; e pretese di trovare un movimento, che
che cangiasse la Non7Coscienza in Coscienza, e la  Coscienza  in Non7Coscienza. A questo fine egli doveva immaginare
l' Io », perchè il Non7Io (la Natura) vuole conseguire la  coscienza  di sè; e con questa aggiunta distrugge e rinnega tutti i
può essere più mortale. Schelling dunque riconosce che la  coscienza  non è essenziale all' ente, e che questo può averla e non
dell' identità assoluta . Se non è assurdo che fuori della  coscienza  esista qualche cosa, come mai si potrà identificare questo
alla speciosa ragione, che « tutto deve contenersi nella  coscienza  », e volendosi pure fare una identità del consapevole e
Io supremo, al quale nell' atto del sentire vien meno la  coscienza  di sè stesso. Come spiega il bello estetico? E` per lui l'
E` per lui l' Io supremo, che nell' artista, perdendo la  coscienza  di sè, ritiene la coscienza solo delle opere belle prodotte
che nell' artista, perdendo la coscienza di sè, ritiene la  coscienza  solo delle opere belle prodotte e individuate. Ma quale
adduce di questo perdersi o di questo limitarsi della  coscienza  dell' Io? Niuna affatto; nè egli rende alcun perchè dei
nè egli rende alcun perchè dei tempi, in cui questa  coscienza  ora si oscuri, ora s' illumini. Di più, come prova egli che
benchè inconsapevoli, debbano uscire dall' Io, che è la  coscienza  stessa? La ragione non è altra che quella di Fichte, essere
e dice: Questo Non7Io ha un conato ad acquistare la  coscienza  di sè, perchè è prodotto dall' Io, e perciò lo ha nelle
è una contraddizione in termini, perocchè viene a dire una  coscienza  senza coscienza. La coscienza, che non è coscienza, è il
è inconsapevole ad un principio unico, che ora acquista la  coscienza  ed ora la perde, è impossibile. In primo luogo tutti questi
può perdere la coscienza, e in tal caso, non avendo la  coscienza  per sua propria essenza, egli non è infinito, mancandogli
maggiore dei pregi; o il principio unico non può perdere la  coscienza  di sè, ma solo dei suoi atti e delle sue produzioni, e in
propria di lui, è il Non7Io tendente ad acquistare la  coscienza  e ridiventare Io. Abbiamo esaminato i principŒ di natura
giungere il pensiero, è quella in cui egli acquista la  coscienza  di sè. Il pensiero consapevole adunque, come l' ultimo
detto che non può essere innata con noi, perchè ne avremmo  coscienza  (2), che è la solita ragione dei sensisti, la cui
lavoro o tendesse direttamente a restringere la libertà di  coscienza  potrebb'essere respinta, governativamente, dalla Nazione.
con un atto d'analisi libera e pura, distinse nella  coscienza  del pensiero la coscienza dell'essere, gli volle con quella
libera e pura, distinse nella coscienza del pensiero la  coscienza  dell'essere, gli volle con quella affermazione dell'io,
E` dunque un errore anche il credersi obbligato in  coscienza  a rinunziare a tali consolazioni sensibili, o ai sentimenti
particolari affetti sensibili, e « il sentirsi rimordere la  coscienza  di disubbidire a Dio »facendo il contrario. E la prova che
nell' orazione, sarà poca custodia dei sentimenti, sarà una  coscienza  dormigliosa e torpida, che non si fa scrupolo di commettere
Molinari, e a una discreta prudenza, secondo quello che la  coscienza  vi dirà. Quello che è importantissimo, e che non si deve
di virtù, l' una e l' altra operazione s' accompagna colla  coscienza  di un proprio ingrandimento; e questo può facilmente
bambini confermano quanto ho affermato nel « Trattato della  Coscienza  » sull' esistenza d' una moralità anteriore alla coscienza,
quale vi sia dolore e piacere e niuno conoscimento, niuna  coscienza  di essi. Pure tale è il modo di essere delle bestie, e
coscienza. Or, come dunque e quando si forma l' uomo quella  coscienza  di sè stesso che egli poi esprime col monosillabo IO?
sentimento, l' uomo più non esiste; l' uomo non ha la  coscienza  di se stesso fino che non ha la coscienza di essere
l' uomo non ha la coscienza di se stesso fino che non ha la  coscienza  di essere intelligente. Acciocchè dunque arrivi a formarsi
Questa pena o incipiente rimorso è la culla della sua  coscienza  morale; nasce la coscienza in quell' ora appunto, nella
rimorso è la culla della sua coscienza morale; nasce la  coscienza  in quell' ora appunto, nella quale il bambino sa d' aver
esprimere acconciamente colla formola « segui la tua  coscienza  ». La coscienza non è ancora una regola di operare, ma
acconciamente colla formola « segui la tua coscienza ». La  coscienza  non è ancora una regola di operare, ma semplicemente una
del suo stesso profitto, nasce facilmente il guasto della  coscienza  del fanciullo. I doveri dei genitori e degl' istitutori
e degl' istitutori relativamente alla formazione della  coscienza  del bambino sono gravissimi e difficilissimi ad adempirsi:
enti. Ma vediamo oggimai i doveri degl' istitutori verso la  coscienza  incipiente del fanciullo. In prima abbiamo detto che se
Non vi ha però ancora in esso alcun principio di  coscienza  morale. E` venuto al quart' ordine delle sue intellezioni,
tentazione e nella caduta, spunta il primo albore della  coscienza  nell' animo suo, mediante il rimorso sentito o almen
I doveri adunque degli educatori relativamente alla  coscienza  incipiente del fanciullo, consistono nel manifestare al
una creatura intelligente; e debbono tener l' occhio alla  coscienza  che già sta per nascere in quel piccolo essere umano, e la
senza il quale non si arriverà giammai a mantenere la sua  coscienza  del tutto pura, verace, perfetta, consiste nel fargli
: ecco ciò che massimamente importa, acciocchè la  coscienza  non sia falsata nella sua formazione: ecco il desiderio, il
già pienamente formato? L' uomo, prima ancora di avere una  coscienza  formata di se stesso, ha una sufficiente notizia degli
appartiene al senso morale , e non propriamente alla  coscienza  morale ; ma quando l' uomo giunge nel suo sviluppo
suo rimorso; il quale diventa con ciò anco figlio della sua  coscienza  morale. Il rimorso dunque coll' atto dell' imputazione si
che sono in noi, da noi violati; il secondo rimorso della  coscienza  , perchè nasce dal giudizio con cui imputiamo a noi stessi
morale, tuttavia vi ha qualche cosa che stimola la  coscienza  e la provoca, e puossi chiamare l' albòre della coscienza.
si conchiuda, che il gran principio morale: « segui la  coscienza  »al quint' ordine d' intellezioni non è ancor formato nell'
oggettivamente, perchè l' uomo non avea per ancora la  coscienza  di sè stesso. Era dunque il soggetto uomo, qual soggetto
dell' Etica, può vedere il nostro « Trattato della  coscienza  (1) ». Iddio si è già cominciato a conoscere dal fanciullo
si considerano nell' età, in cui l' uomo non ha ancora la  coscienza  di se stesso, il concetto dell' Io, e poi nell' età
Innanzi adunque a quel tempo, nel quale l' uomo si forma la  coscienza  di se stesso, l' intelligenza dell' Io; egli opera bensì
delle sue operazioni. Ma tosto, che egli si è formata la  coscienza  di sè, egli può mettere questo sè a segno e scopo fisso del
del vero egoismo (1). Egli è vero che anche prima della  coscienza  di sè possono cadere nell' uomo de' falli morali, ma
io, questo secondo modo di peccare suppone quasi sempre la  coscienza  di me; egli è un modo di peccare che almeno per lo più
sostanziale (ciò che sono io stesso), debbo anco avere la  coscienza  mia propria per concepirlo; la quale in ogni caso mi nasce,
nell' atto stesso dell' elezione. Così avviene, che per la  coscienza  di se stesso l' uomo possa introdurre nella sua perversione
intendimento, il che è quanto dire l' essersi formato la  coscienza  di sè, è da una parte come l' aver trovato uno scoglio,
è possibile, fino a tanto che l' uomo non siasi formata la  coscienza  di se medesimo. Ella è questa coscienza che fa sì, che l'
siasi formata la coscienza di se medesimo. Ella è questa  coscienza  che fa sì, che l' uomo possa giudicare se medesimo, possa
Fra i vantaggi morali poi, che viene traendo l' uomo dalla  coscienza  di se stesso, si è quello della memoria delle cose passate
memoria delle cose passate e del calcolo delle future. La  coscienza  di se stesso importa la coscienza della propria identità
calcolo delle future. La coscienza di se stesso importa la  coscienza  della propria identità ne' vari tempi; la cognizione della
cui effetto, se prevalesse, sarebbe quello (ne abbiano essi  coscienza  o no), di scavare, come accennammo, il fondamento alla
tanti andirivieni di parole, ed in tante contraddizioni: la  coscienza  gli inquieta. Sono arditi perchè non sono soli. Il signor
al bene ed a Dio e pendente al male ». ( Tratt. della  Coscienza  f. 37) » il che esprime meno di un' avversione positiva,
poi da' teologi? Nel brano stesso del « Trattato della  Coscienza  » citato dal Signor C. se ne dà la spiegazione e l'
sarà quel che trovasi alla faccia 169 del « Trattato della  Coscienza  », che così dice: [...OMISSIS...] . I teologi razionalisti
soccorsi, com' io ho dimostrato (nel « Trattato della  Coscienza  » facc. 165 e segg.). Laonde nell' uomo giustificato non ha
ad Eusebio » e ciò che si dice di esso nel « Trattato della  Coscienza  ». Ma questa pretesa contraddizione non è altro che un suo
un atto personale, quando all' opposto nel « Trattato della  Coscienza  » si ammette una volontà, che stretta dagl' impulsi
libero , leggendovisi: [...OMISSIS...] nel « Trattato della  Coscienza  » all' incontro si parla di un consentire necessario della
anco libera volontà, di cui si parla nel « Trattato della  Coscienza  » e il libero consenso, di cui si parla nella « Risposta ad
e quella mala qualità e disposizione dell' anima di cui la  coscienza  ci manca e in cui il peccato originale risiede; stringendo
a credere a quanto dice la fede, eziandio che nol dica la  coscienza  diretta ed immediata. In fatti delle cose che giaciono in
consapevoli; ma è consopito nel fondo dell' anima, dove la  coscienza  non giunge, e tuttavia viene il tempo che quel peccato
mitigarsi lo stesso fomite della concupiscenza; benchè la  coscienza  nol dica all' uomo immediatamente; bastando che gliel dica
ma non distacca l' uomo da Dio. Onde nel « Trattato della  Coscienza  » noi spiegavamo il parlare dell' Apostolo seguendo i Padri
ma solo la natura. Dunque, come dissi nel « Trattato della  Coscienza  », non possono mai mancare all' uomo battezzato le forze,
associati strettamente insieme, abbiano più viva la  coscienza  della loro dignità e grandezza, siano incoraggiati da
loro dignità e grandezza, siano incoraggiati da questa  coscienza  a formare un corpo fra loro e col loro capo visibile, il
fino che il superiore a cui spetta mandare, non giudica in  coscienza  di averla, non è già obbligata la società ad assumere l'
con piena libertà secondo le regole , come credono in  coscienza  davanti al Signore, senza che influisca sopra di loro
non un desiderio solo assoluto, che è quello di avere una  coscienza  pura, di portare la giustizia in noi, e di vivere
Ella sente un non so quale timore in se medesimo nato dalla  coscienza  della propria debolezza. Ed in vero è ragionevole qualunque
applicare al caso, che me l' ha fatta profferire. La mia  coscienza  e l' amicizia congiunta colla più sincera stima che ho per
alla sua saviezza. Io mi sono creduto in dovere di  coscienza  di fare ciò, e desidero ancora che Ella voglia accettare il
di meditare. Questo del meditare, quello di esaminare la  coscienza  e quello di pregare con intelligenza e attenzione, sono i
tutta la persona. In secondo luogo, due brevi esami di  coscienza  avanti pranzo e la sera. In terzo luogo gioverebbe che
tale difetto, le ammonizioni scambievoli, le aperizioni di  coscienza  frequenti, le domande a Dio particolari rivolte ad ottenere
Essi sembrano essere intimoriti dalle gravi obbligazioni di  coscienza  che impongono. Ma l' Altezza Vostra non ha che a rileggere
già sono obbligatorie per altre leggi. Con meno vincoli di  coscienza  di questi non si può erigere nessuna congregazione
crederlo, e tengo per certo che nè pur la vostra intima  coscienza  lo crede. Per quanto esamino i motivi del vostro
nelle mie opere, e nominatamente nel « Trattato della  Coscienza  », che come credo, si prende specialmente di mira, s'
che io stimai bene d' adoperare nel « Trattato della  Coscienza  » come nelle altre mie opere per ridurre le questioni
ritenga sempre, che questa mia persuasione dettatami dalla  coscienza  insieme e dalla cognizione non leggera delle materie nei
san Paolo detto ingenuamente d' essere proceduto con buona  coscienza  , Anania, giudicandolo temerariamente, gli fece dare uno
la riflessione soverchia su tali cose, gli esami di  coscienza  troppo minuziosi; e invece studio grande della libertà
su di ciò l' attenzione de' genitori, gravando la loro  coscienza  della libertà di conversare conceduta ai loro figliuoli con
della canonizzazione. Di più, gli uomini non potrebbero in  coscienza  dare loro un tal titolo, senza esporsi a mentire; perocchè
non dir unico! Quanto poco si va al fondo per scrutinare la  coscienza  dei chierici; ond' entrano nel sacerdozio assai spesso
mondani, senz' alcuna sodezza di vera virtù! Privi della  coscienza  della propria dignità, senza pur intendere la propria
peccato. Fu retta l' intenzione con cui furono scritte, la  coscienza  mi rende questo testimonio. Noi dobbiamo rimanere
che altrettanto non fui innanzi al decreto: la mia  coscienza  non mi rimprovera nulla: « Deus autem est qui iudicat ».
[...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.49 Quando noi con retta  coscienza  cerchiamo di servire il Signore conviene riposarsi in lui,
l' onore e il peso del cardinalato, e che fui obbligato in  coscienza  a sottomettermi. Se dunque come tutte le cose sembrano
della prima operazione della grazia in noi, noi non abbiamo  coscienza  alcuna. Per intendere la ragione del non essere noi
spirito umano. Primieramente, noi non abbiamo un' attuale  coscienza  di nessuna cosa di quelle che avvengono in noi, di nessuna
opposto non è punto difficile l' avvertire in noi e l' aver  coscienza  de' suoi effetti, quali sono i frutti dello spirito che l'
E quanto più la religione sarà piantata e impressa nella  coscienza  dell' umana mente, tanto più sperimenterà l' uomo la sua
questi uomini che fin qui abbiamo descritto, si facessero  coscienza  di non nuocere mai alla perfezione della persona umana, un
mente e coll' ignoranza: e quante volte non avviene che una  coscienza  erronea dia occasione di acquistare un merito? Certo colui,
confessato sempre e che ha parlato sempre altamente nella  coscienza  dell' uman genere, di tutti i popoli e di tutte le sètte,
e della coscienza; e l' identità del sentimento e della  coscienza  dipende dall' identità dell' anima. Cangiate dunque l'
la stessa. Questo giudicio rimesso in fine del conto alla  coscienza  de' governanti, non solo nei governi assoluti ma ben anco
i casi la sorte della moltitudine è rimessa per intero alla  coscienza  dei governatori: questa coscienza e i lumi di cui è
è rimessa per intero alla coscienza dei governatori: questa  coscienza  e i lumi di cui è fornita, qualunque sia, è l' unica
della corporea, ritrovare un risarcimento innanzi alla  coscienza  della sua dignità corrispondente al valore di alcuni giorni
la stessa. Questo giudicio rimesso in fine del conto alla  coscienza  de' governanti, non solo ne' governi assoluti, ma ben anco
popolo: è un fatto innegabile che il popolo ha una profonda  coscienza  del proprio stato, e che questa coscienza di sè è la causa
ha una profonda coscienza del proprio stato, e che questa  coscienza  di sè è la causa generale ne' diversi tempi de' suoi
che il popolo in altri tempi mosso appunto da questa  coscienza  della propria impotenza intellettuale riconosceva la
di lumi e coll' aumento dei lumi acquistò insieme una  coscienza  di maggior potenza intellettuale, e questa potenza fece sì
interessi come assai più ne' grandi, l' effetto di una  coscienza  pura ed innocente, incapace perciò di temere: che è sempre
la stessa. Questo giudicio rimesso in fine del conto alla  coscienza  de' governanti, non solo nei governi assoluti ma ben anco
i casi la sorte della moltitudine è rimessa per intero alla  coscienza  dei governatori: questa coscienza e i lumi di cui è
è rimessa per intero alla coscienza dei governatori: questa  coscienza  e i lumi di cui è fornita, qualunque sia, è l' unica
della corporea, ritrovare un risarcimento innanzi alla  coscienza  della sua dignità corrispondente al valore di alcuni giorni
la stessa. Questo giudicio rimesso in fine del conto alla  coscienza  de' governanti, non solo ne' governi assoluti, ma ben anco
popolo: è un fatto innegabile che il popolo ha una profonda  coscienza  del proprio stato, e che questa coscienza di sè è la causa
ha una profonda coscienza del proprio stato, e che questa  coscienza  di sè è la causa generale ne' diversi tempi de' suoi
che il popolo in altri tempi mosso appunto da questa  coscienza  della propria impotenza intellettuale riconosceva la
di lumi e coll' aumento dei lumi acquistò insieme una  coscienza  di maggior potenza intellettuale, e questa potenza fece sì
interessi come assai più ne' grandi, l' effetto di una  coscienza  pura ed innocente, incapace perciò di temere: che è sempre
suo corso; questa verità che si mescolò per così dire colla  coscienza  stessa dell' uomo, che divenne una porzione della sua
che nutriti alla fede ne sentono nel fondo della pura  coscienza  la verità, e splende in loro il lume di Dio, quanto per
pure nei trattati morali, specialmente in quello della «  Coscienza  » dove si torna sullo stesso argomento. Si può cominciare
». 9 L' anima in ciascun uomo è unica. - S' argomenta dalla  coscienza  dell' Io. 10 Difficoltà. - Questione dell' identità. - L'
si favellava. NB . Allorquando considero l' anima colla  coscienza  di se stessa ed involgo la coscienza nella stessa essenza
l' anima colla coscienza di se stessa ed involgo la  coscienza  nella stessa essenza dell' anima, allora commetto una di
« che voi non facciate peccati »; avvegnachè chi ha la  coscienza  monda, tiene altresì un animo sereno, una mente tranquilla,
e pochi conseguentemente si formano di ciò qualche distinta  coscienza  atta ad essere espressa in parole. Questi pertanto sono i
sarà illustrato dalla luce del suo Spirito, e avranno  coscienza  di possederlo, e così di essere veramente figliuoli di Dio
dica di quelli che assumono il Santissimo Sacramento colla  coscienza  o colla volontà di peccato mortale (oltre il sacrilegio che
sotto forma di religione, il cattolicismo colla stessa  coscienza  di sè lo ripudia. Nel cattolicismo cammina la ragione a
l' antica filosofia, che vi era assai poco considerata la  coscienza  , e non si deduceva la dottrina dell' anima dall' anima
in noi gli abiti della scienza, senza che noi n' avessimo  coscienza  [...OMISSIS...] . La risposta a queste difficoltà consiste
alienazione che egli aveva dalla divinità; era la profonda  coscienza  della colpa originale che in lui parlava (2). Un' altra
un contratto positivo fra Dio e l' uomo dopo il peccato. La  coscienza  dell' uomo mostravagli dover essere Iddio irato a lui
dogma della Religione diedero opera, ebbero egualmente  coscienza  di tentare con ciò un' impresa criminosa. V' ebbero in
esplicitamente il vero, e dannò quella loro dottrina, la  coscienza  del delitto che comettevano, rimanendo pertinaci in tale
Dottrina del peccato originale (2), nel Trattato della  Coscienza  (3), nell' Antropologia (4), e ne' Principii della Scienza
noi ne abbiamo addotti i testimoni nel Trattato della  Coscienza  (3), e molti altri se ne potrebbero aggiungere. Così quando
ne viene da questo, che l' uomo veda la natura divina, la  coscienza  e la ragione dicendoci il contrario; dicendoci cioè che l'