da allagare il pavimento; e doveva subito subito riposarsi e mangiare anche qualche cosa di sostanza, per rimettersi in forze. Desolato, consultava i
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anni; maccheroni, salsicciotti, polli arrosto, bistecche, pasticcini, frutta, insomma ogni cosa. La gente non sapeva più dove riporli. Tutti mangiarono a
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Re fu fatato. — E ora bella ragazza, dovreste prestarmi una scure. — Eccola. — Che cosa è quest' unto? — È I' olio della cote dove è stata affilata
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. — La sera tornò Re Sole, e lei gli domandò: — Maestà, che cosa avete visto nel vostro viaggio? — Ho visto tagliar la testa a una Regina e strangolare
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padre, che sarebbe stato felice di vederla Regina, le domandò: — Non ti senti nulla? — Nulla. Che cosa dovrei sentirmi? - Il povero Re, gli parve di
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contento, ma chiamò un mago e gli raccontò ogni cosa: — Come va questa faccenda? — Maestà, la faccenda è. piana. Quell' uomo possiede l' anello
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ogni cosa. — Come va questa faccenda? — Maestà, la faccenda è piana. Quell'uomo ha avuto un chiodo incantato della fata Regina, e l' ha piantato sulla
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. Che darti? Il mio sonaglino. — Che cosa vuoi me ne faccia ? Tienlo caro. Un giorno forse, ti servirà. - La Reginotta le staccò dal collare il
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e certi occhietti piccini piccini. Il Re non aveva voglia di ridere; ma come vide quello sgorbio, non seppe frenarsi. — Che cosa voleva? — Maestà
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. — Che cosa ti senti, figliuola mia? — Maestà, non mi sento nulla; ma.... chi dà la sua parola la dovrebbe mantenere. — Come? Lei dunque voleva quel
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riprendervi quel che mi deste l' altra volta. — Che cosa ti diedi? — Un bel calcio nella schiena. - Il Re esitava: avea vergogna di ricevere un calcio in quel
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sformate, chi avrebbe avuto il coraggio di riportarle alla Regina? Tizzoncino tornò a casa piangendo e rammaricandosi. — Che cosa è stato, figliuola
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covasse la Regina. - La cosa parve strana. Ma la Regina, curiosa, disse: — Lo coverò io. - E se lo mise in seno. Dopo ventidue giorni, sentì rompersi il
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! - La cosa era troppo strana, e il galletto diventò prezioso. Tutti lo guardavano con rispetto; qualcuno anche con un po' di paura. Ed esso se n
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parecchi mesi il Reuccio tornò ad essere malinconico. Voleva star solo, non parlava con nessuno. — Che cosa avete, figliuolo mio? — Maestà, nulla
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di stoppa. Il Re e la Regina erano proprio inconsolabili. Radunarono il Consiglio. della Corona. — Che cosa poteva farsi? — Maestà, fate un bando
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giunse al palazzo del mago, e picchiò tre volte al portone. — Temerario, temerario! che cosa vieni a fare fin qui? — Se tu sei mago davvero, devi
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aveano spento le fiamme, si fece coraggio e si presentò: — Maestà, perdonate; la colpa non fu mia; fu del mago traditore. Ora è un'altra cosa. Caviamo di
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cosa, le guardò dietro. — Maestà che portate addosso ? — Porto la mia disgrazia! — E raccontò com' era andata. — E tutto questo per Serpentina
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aveva detto: — Soldino mio, vo' cento lire! — Il Re non volle neppure ascoltare la povera donna, che voleva raccontargli come stesse la cosa, e la fece
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presentarsi: — Sua Maestà che cosa comandava? — Comando e voglio la tua figliuola per sposa. Lei diventerà Regina e tu ministro di palazzo reale. — Maestà, c
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e l'abbracciò, gridando: — Sarai Regina! sarai Regina! — Fu un lampo. E, invece della ragazza, che cosa si trovò fra le braccia? Un ceppo bitorzoluto
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Regina non rinveniva dallo sbalordimento: — Ma che cosa avete fatto tante ore lì dentro? — Ho visitato tutto il palazzo. Di fronte al palazzo di Testa
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, che cosa hai tu fatto da attirarci addosso tanti guai? — La Regina non ne poteva più, e confessò ogni cosa: che avea detto come le fate non potrebbero
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contadino, che, invece di cento, ne aveva portati un mezzo migliaio. — E giusto, — rispose il Re. E gli fece un bel regalo. Saputasi la cosa, tutti
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più intatto un solo capo; pareva che un esercito di topi fosse stato a divertirvisi coi suoi dentini distruttori. Nè valeva il rinnovare ogni cosa
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, dovreste farmi un favore! — Parla, che cosa vuoi? — Vorrei delle fiabe nuove. Voi, che ne avete dei magazzini, dovreste darmene qualcuna. — Fiabe nuove non
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? Vuoi dell' oro? — Tenetevi ogni cosa. Sarà quel che sarà! - E andò via. Il Re disse al cardellino — Ora che ti ho tra le mani, ti vo' martoriare. - Il
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venne ad aprire. — Che cosa volete? E chi è costui ? Temerario, come osi di venire da me! — E voleva scacciarlo via. Quelli la rabbonirono e le esposero
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. — Cardellino, perchè non canti più? — Ho il mio padrone che piange. — E perchè piange? — Perchè non ha quel che vorrebbo. — Che cosa vorrebbe
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in mano, lo portava seco dovunque. A tavola, Ranocchino dovea mangiare nel piatto di lei. — Una cosa sconcia! — diceva la Regina. Ma quella era figlia
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la corrente la travolse. — Non è vero! Non è vero! — C'era una volta.... 6 Allora il Re le raccontò per filo e per segno ogni cosa. E la Regina partì
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domandò: — Chi siete? che cosa volete? Son io, figliuola mia; siam venute per te! — Dall' allegrezza stava per saltar dalla finestra. - Ascolta
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, e chiese di vederle. Osservò minutamente ogni cosa e poi disse: — Maestà, vi manca il meglio. — Che cosa mi manca — L'albero che parla. — Infatti
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cosa è stato, lucertolina — Mi hanno rotto la coda e non ritrovo il pezzettino. O, se tu me lo trovassi, ti farei un gran regalo. — La Reginotta
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. — O fornaie, guardate che bel lume di luna, guardate! — C' è più bel lume in casa. - Eh, la cosa non era liscia! Le vicine si misero a spiare e a
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Consiglio di corona: — Che cosa doveva fare? L'Uomo selvaggio era terribile: poteva devastare tutto il regno. — Maestà, — disse uno dei ministri — cerchiamo
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! - Ma nessuno lo voleva, un cosino a quella maniera! S' affacciò alla finestra la figlia del Re. — Che cosa vendete, quell' uomo? — Vendo questo bimbo
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vecchiarella: — Fate la carità! — Quella per la noia di cavar le mani di tasca, rispose: — Non ho nulla. — La vecchiarella andò via- brontolando. — Che cosa
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accettato neanche in regalo: da che lo avea lui, non sapevan che cosa fare per strapparglielo di mano. — Compare, volete disfarvi di questi quattro sassi? C
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loro; gli pareva che le bestie e gli uccelli notturni, con quei loro strani gridi e canti, tramassero qualche cosa contro di lui. Il cuore gli batteva
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testa. — Zingara, che cosa vedi da farti scrollare la testa? — Maestà, veggo guai! — E non c' è rimedio? — Maestà, bisognerebbe interrogare una più
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casa tutto contento, disse alle figliuole: — La vostra fortuna è trovata! - E raccontò ogni cosa. Allora la maggiore si fece avanti, ringalluzzita: — La
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