Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: conte

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Decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 - Nuovo codice della strada.

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Stato 1 occorrenze
  • 1992
  • LLI - Lingua legislativa Italiana
  • diritto
  • ITTIG
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Conte, Ministro per i problemi delle aree urbane

«Corriere dei Piccoli» 5, Anno LXXXIV (31 Gennaio 1992)

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AA. VV. 2 occorrenze

Caprotten KUESTA FOLTA DEL CONTE DACULA E DELLA SUA ORRIDA MAGIONE NON RESTERÀ CHE CENERE! AH AH AH... PROMETTEN!

E QUESTA ZERA, FORSE, ESSERE ARRIVATEN MOMENTO: ASSEMBLEA DA ME CONVOCATEN, DECIDERÀ DI DISTRUGGERE DANNATO CONTE E IL SUO TETREN CASTELLO! EH EH EH!

Sogni d’inverno

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Loy, Rosetta 1 occorrenze

Torre dove era stato rinchiuso il conte di Essex e i ritratti dei re decapitati, la carrozza della regina Vittoria, l'Orto Botanico e quello

LE NOVELLE DELLA NONNA. Fiabe fantastiche

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Perodi, Emma 24 occorrenze
  • 1992
  • Newton Compton Editori s.r.l.
  • prosa letteraria
  • UNIFI
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dice che da quei libri avesse appreso la scienza e l'arte di scrivere in versi. Il Conte lo stimava poco, poiché egli non si compiaceva che in

Sire di Narbona, - e subito incominciò: - Tanti e tanti anni fa, quando il conte Guido Novello era signore di Poppi e di molte altre castella del

quale prese a dire: - C'era una volta una contessa Guidi, per nome Gualdrada, figlia di un conte di Porciano. Questa ragazza era abbastanza brutta, e

, e la neve, caduta in abbondanza, faceva sperare ai cacciatori buona preda. Per questo il conte Guido, preceduto dai falconieri e seguito dai paggi

Tosinghi gli rispondeva: - Messer il Conte, non avrete a lagnarvi di me. E così lo chetava. Venne il giorno delle nozze, che furon celebrate con tutta

, la sorella di un conte Guidi di Poppi, che era stata maritata a Firenze, tornò inaspettatamente a casa del fratello, senza nessuna scorta, a piedi

tutelare della famiglia. La Regina, lieta anch'essa, incominciò a dire: - C'era una volta a Porciano un certo conte Sigismondo, il quale non aveva

scala. Le due donne scesero, e la Regina, per contentare i nipotini, prese a dire: - Tanti, tanti anni fa, un certo conte Alessandro di Romena sposò

trovatore provenzale, per nome Amato, il quale da alcuni mesi si trovava nel castello del conte Neri, a Fronzola. Costui, appena ebbe udito le prime

tollerato che amato. Anzi, se non fosse stato per la benevola intromissione di madonna Bona, madre del conte Alessandro, questi gli avrebbe più volte

verseggiatori, e il conte Romano, che era uomo molto dotto, non si appagava di quello che essi scrivevano e si guardava bene dal dare a uno di quei tanti

del Conte; addio! Nel sentire che il pellegrino era informato di quello che recava nascostamente nel baroccio, Piero rimase di sasso, e la sua bella

famiglia aveva cagionato l'abbandono di Buona. Il conte di Poppiano e il conte di Romena erano fra loro nemici acerrimi; questa inimicizia era nata

. Queste tendenze del figlio erano di grave cruccio al fiero conte Guido, il quale temeva che l'erede del suo nome non sapesse difendere i feudi della

, né buona di carattere, ma di questo il conte Beltramo se ne accòrse soltanto quando l'ebbe menata a casa sua, a Caprese, e allora non c'era più

Costanza aveva dato come scorta ai figli, offrirono il loro cavallo al conte Tendegrimo, ma questi rifiutò e, rispondendo al fratello, disse: - È

conte Marco Saccone, signore del paese, stava giù in un piccolo orticello e parlava con il futuro sposo della compra di un cavallo. La vedova e la

giullare, dunque, vedendosi privato del suo cavallo, chiese un compenso al conte di Porciano, il quale gli diede una borsa piena d'oro, ingiungendogli di

sentendo vicina la sua fine, andò un giorno dal conte Orlando, che era il padrone del castello, e gli espose il miracolo, pregandolo di far nota la virtù

persona, il quale stava per condurre in moglie la bella Olimpia, unica figlia del conte Donoratico. Adalberto vedeva con segreta invidia questo matrimonio

che metà dell'impresa. Se non fai l'altra metà io non posso mantener la promessa. - Come sarebbe a dire? - domandò il Conte irato. - Non ti lasciar

spinse a domandare all'oste chi si lagnava così insistentemente, e seppe che l'infelice era la figlia stessa del Conte, che la matrigna, donna vana e

il canto del conte Ugolino, quello dei Serpenti, e non so più quali altri. Non sapeva neppur leggere, ma li diceva così bene da farci piangere. Ella ci

forte castello, Neri Capponi con molte truppe; e il conte Francesco Guidi, che fu l'ultimo signore della rôcca, scese a patti con gli assedianti per

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