raggiunto dal conte di Trencabar che, vedendo tutta quella confusione, interpellò il capitano. "Che succede?" "La vedetta ha avvistato degli uomini in mare
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I In cui si fa conoscenza con alcuni dei principali personaggi di questa storia pag. 7 II In cui si apprende che il conte di Trencabar ha un figliolo
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attualmente il conte di Trencabar." I quattro che si trovavano nelle immediate vicinanze di Maracaibo in un punto dove sorgevano numerose le case coloniche, fra
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Indignata ed offesa con il conte di Trencabar, governatore di Maracaibo che non soltanto ha fatto impiccare i suoi due nipoti, il Corsaro Rosso e il
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! Son stato attaccato da cinquanta bucanieri e li ho sconfitti!" "Davvero?" domandò il conte di Trencabar sarcasticamente. "E come va che nessuno dei
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cosa importante?" domandò colui che il capitano aveva chiamato governatore e che altri non era se non il conte di Trencabar. "Naturale" rispose il
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conte," disse "dovete darmi retta... È l'unica cosa che ci sia da fare..." Il capitano Kid rientrò in fretta con un biglietto fra le dita. "Capitano
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che umore vuoi che sia il Corsaro Nero?" rispose il nostromo Nicolino, stringendosi nelle spalle."Nero... Da quando quel maledetto conte di Trencabar
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Spagna e Viceré delle Colonie Spagnole nel Nuovo Mondo. Il Viceré stava parlando con il conte di Trencabar. "La vostra ospitalità è veramente squisita
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... Qualcuno si affaccia..." Infatti, dalla finestra che si era aperta si sporse il conte di Trencabar che si rivolse verso il corpo di guardia, posto
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gettarsi nel canneto seguita da Jolanda e dal maggiordomo Battista. Il conte di Trencabar stava arrivando di corsa seguito da due camerieri negri che
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Davanti alla porta della lussuosa camera da letto destinata al Viceré, il conte di Trencabar si stava congedando dal suo illustre ospite. "Ecco
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il conte di Trencabar. "Avrete sognato." "Sognato, eh?" proruppe il Viceré al colmo della stizza. "Ebbene, andiamo a vedere se ho sognato o no!" E si
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uscire Giovanna, Jolanda e il maggiordomo che vennero fatti appoggiare ad un muro mentre i soldati si schieravano di fronte a loro. Il conte di
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! Eccovi la mappa..." Il sergente prese la mappa e la esaminò attentamente. "Secondo i rilievi del conte Raul," disse "questa città incas dovrebbe
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In casa Sernici era tornata la ricchezza di prima. Il conte, che aveva fatto coraggiosamente tanti sacrifizi, pur di pagare fino all' ultimo soldo i
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sostenere il conte Sernici, e quanto avrebbe dovuto soffrire per arrivare al punto d' accomodare tutte le sue faccende, dando alla famiglia il benessere
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stanze, e la contessa sgridar forte la Letizia, perchè aveva preso il viziaccio di lasciar ogni tanto la porta delle scale mezzo aperta, e il conte
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povero Moschino! - disse il conte; e gli carezzò la pelle ardente come quella di un uccellino. Moschino s' arrischiò d' andare co' suoi, sperando che
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. - In fatti la contessa, che si sentiva un poco meglio, s' alzava, sorretta dalla Letizia e dal conte: i topini scesero giù dal letto, e andarono a
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cose buone. Dodò pigliava i suoi bocconi, serio e grazioso, dal piatto stesso del conte e della contessa, ammirato e lodato, non soltanto dalla Rita e
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smettere, la contessa disse alla Letizia: - Letizia, va' a dire al cuoco che oggi il dolce dev' esser fatto per me e per il conte soltanto: i bambini non
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monachina. Moschino, lui, era l'idolo di tutti. Perfino il conte Sernici, un grave banchiere, così occupato de' suoi affari da aver appena tempo di mangiare e
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fa e due ne pensa! - esclamò il conte prendendo in mano il topo, e tenendolo in piedi sur una tavola in atto di fargli una ramanzina co' fiocchi. E
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Il conte divertendosi quanto i suoi ragazzi, osservava quel musetto malizioso di sorcio mal avvezzo, che gli piantava in viso i suoi occhiolini furbi
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che desiderava. Ma non per questo dimostrava minore affetto o minore riconoscenza ai suoi padroni, specie al conte, che aveva preso a volergli bene
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- Bravo Dodò! - esclamava il conte, mentre la Rita e Nello, vedendo quell' armeggìo, si tenevano i fianchi dal ridere. Forse un solo vizio aveva Dodò
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due topi trovaron la stanza al buio, e aspettarono un pezzo prima che il conte venisse a tavola. Nel salotto della contessa s' udiron de' passi, delle
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' è quella bestia? - Il conte entrava appunto in quel momento. - Che ha? che le accade? - gridò subito al visitatore. - Ma guardi un po' che m' ha
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persona? PACIERE. Ebbene? Niente. Sorrido a un ricordo mio, d'un'antica edizione del Conte di Carmagnola del Manzoni, che ebbi tra mano da ragazzo
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CAMILLO BENSO, CONTE DI CAVOUR. L'opera per la preparazione della rivincita durò dieci anni, e Vittorio Emanuele II fu in essa mirabilmente
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episodi di eroismo. La nave Re d'Italia, al comando del conte Faà di Bruno, dopo un'impari lotta contro quattro navi nemiche, lacerata dallo sperone
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Roma. - Giuseppe Garibaldi 239 La ritirata di Giuseppe Garibaldi 241 L'assedio di Venezia 242 Vittorio Emanuele II 245 Camillo Benso, conte di Cavour
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disse il conte «perché tu hai dato a me, che cavaliere già sono, un'idea molto opportuna per il nostro viaggio. Quanto a te, se non ti basterà una
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Narco degli Alidosi, conte di Castel del Rio, viveva di caccia e spada nella sua bella valle, là dove finisce la Vena del gesso. La gente, la vedeva
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graziosi fiori della primavera, dei boccioli di aprile, dei morbidi petali del...» «Vuoi dire che puzza, Blabante?» lo interruppe il conte, ciglioso. «Non
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faccio, ripestando lo stesso sentiero, la stessa erba?» E passò il tempo che passò. «Quanti altri maledetti giri ho fatto, Blabante?» gridò il conte
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cavaliere. Così rispose il conte: «Se lo vuoi, lo sarai, buon Blabante. Ma gridami il perché di questo nuovo desiderio, giacché io ti conosco da sempre e
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lontano dalla caverna. Così quando il conte chiamò: «Blabanteeee...» e per tutte quelle vocali gli uscì fuori l'aria necessaria, sia per senso diretto
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occhi della masca, restò dove era e disse: «Mi chiamo Blabante, signora. E sono al seguito di Narco, il mio conte». «Senti senti! Storta una cosa, se ne
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cielo con i colori dell'immobilità. Dopo un'ora di sforzo tremendo, il conte si accasciò. «È stato il primo tentativo, mio signore» disse Blabante
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Cavalca cavalca, il conte e Blabante traversavano dopo tre giorni le terre ferraresi, per boschi di pioppo brulicanti al vento. Mentre stavano a
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adesso, Blabante» disse poi il conte «se questa è quella stessa visione, stiamole ben attenti... Ma guarda come è viva e vera! Non più di sette passi di
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campare per un mese e un giorno. Quando avrai fatto e avrai dato, ti darò la risposta». «Così sia, mago» disse il conte. «La prima prova ti sembrerà
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conte, ma sei di quelli che non mi piacciono! E poi... so che hai il fiato un po' pesante... Ma vieni: ti farò cantare, ti farò ballare, e poi ti
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di essere Narco, conte di Castel del Rio?» «Il nome, amico mio, nessuno lo può togliere all'uomo, eccetto Dio. Ma il potere e il comando, quello si può
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, fuori di vista, ciuffi di canapa fina imbevuti d'anice. Però, quando il conte gli alitò nel naso a occhi spalancati, il medico cominciò a piangere
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, scacciati da per tutto dove si presentavano. Il conte di Erbach finalmente diede loro asilo. Suo marito fu poco dopo fatto professore ad Idelberga. La
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lucida fiamma quando essa, andata sposa del conte Ottavio Fenaroli, potè comparire nel mondo, e fare apprezzare le rare sue doti. Nel comporre ella
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Vittoria, dalla quale il bisavolo suo, il conte Ruggiero d'Altavilla era penetrato con l'aiuto della Vergine Maria in Palermo, assediata inutilmente
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